Un disegno del XIX secolo che mostra la Cittadella di Tripoli che domina la città
Un disegno del XIX secolo che mostra la Cittadella di Tripoli che domina la città

Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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BENEDETTO ZACCARIA Di Genova. Di famiglia nobile. Fratello di Manuele.

di Chio (Khios) e di Focea (Qara Borum).

1240 ca. + 1308

Anno, meseStato, in proprioAvversarioAzioni intraprese ed altri fatti salienti
1256
Novembre

Appare tra i firmatari dell’accordo tra Genova ed il castellano di Santa Igia in Sardegna mediante il quale i genovesi devono acquistare vasti territori nei pressi di Cagliari.

1259GenovaVenezia

Combatte i veneziani in Levante. A seguito della distruzione della colonia di Acri in Terrasanta i genovesi armano 20 galee e gliene danno il comando assieme con un altro ammiraglio. I veneziani affrontano costoro con 20 galee agli ordini di un Querini e si presentano davanti al porto di Tiro (Sur) dove sono ancorate le sue galee. Benedetto Zaccaria assale gli avversari con 10 galee; non viene seguito dall’altro genovese per cui viene catturato. Imprigionato a lungo a Venezia soffre parecchi disagi: prima di essere liberato deve promettere di non combattere i veneziani in futuro.

1264

E’ incaricato dai genovesi con Simonetto di Camilla di condurre una missione diplomatica presso l’imperatore d’Oriente Michele VIII Paleologo affinché la colonia genovese, che occupa un quartiere a Costantinopoli, non sia relegata ad Eraclea nel Mar di Marmara. La missione non ha successo.

1267

Con il fratello Manuele ottiene dall’imperatore bizantino Michele Paleologo, tornato amico dei genovesi, la città di Focea (Qara Borum), nei pressi di Smirne (Izmir) con le sue immediate dipendenze. Si trova in tal modo a controllare alcune miniere di allume;  diviene feudatario dell’impero. Con il fratello assume il controllo diretto di tutte le fasi intermedie tra l’estrazione e la vendita del minerale; al riguardo impianta una tintoria a Genova presso il Bisagno. La vendita ed il trasporto dell’allume permettono ai due fratelli un movimento d’affari attivo ed esteso: la produzione media è di 13000 cantari l’anno. La loro attività commerciale comprende anche il commercio di frumento, acquistato in Ucraina ed in Bulgaria, successivamente trasferito dall’Asia Minore ai mercati europei. Nei viaggi di ritorno sono caricati tessuti lombardi, fiamminghi e della Champagne per essere distribuiti sui mercati orientali; non mancano anche i trasporti di armi, del sale e di schiavi. Il fratello Manuele concentra i suoi interessi verso l’ attività mercantile; Benedetto, al contrario, inizierà anche una fortunata carriera diplomatica e militare che lo porterà attraverso tutto il mondo del Mediterraneo e nelle acque inglesi. Possiede a Genova un palazzo nei pressi del Bisagno e davanti alla riva del Mar Ligure; altre proprietà immobiliari sono ancora a Genova in borgo Santo Stefano ed in Piazzalunga ed a Pera; dispone pure di un emporio a Caffa sul Mar Nero.

…………………In proprio

Si dà alla guerra di corsa con il fratello. Base logistica è Focea. Arma la nave “Tartarin”, depreda le coste, cattura molti legni dei corsari latini di Romania. Coloro che sono fatti prigionieri sono uccisi o vengono accecati. Diviene molto ricco; dispone di alcune galee che servono sia per i traffici mercantili (spola tra Genova ed il Levante, tra il Mar Nero, la Spagna e la Francia) che per la pirateria. La nave più utilizzata dallo Zaccaria è la “Dovizia”: più che per le proporzioni la galea (140 rematori) deve la sua forza alla robustezza dei fianchi ed alla solidità delle sue incavigliature. Quando poi il commercio e la guerra non tengono impegnate tutte le navi i fratelli Zaccaria le cedono a terzi in accomandita o le danno a nolo ad altri mercanti. Nel 1277 sue sono le navi che trasportano l’allume di Focea ai centri tessili delle Fiandre: si tratta della prima testimonianza certa di un viaggio di navi “mediterranee” verso le Fiandre e l’Inghilterra..

1280

Approda a Zante (Zakinthos) con 2 galee: su una di queste, ormeggiata fuori del porto, vi sono uomini e merci caricate per Ancona, comune con il quale la Serenissima è  al momento in guerra. Il conte di Zara (Zadar) Scopolino Tiepolo ordina un’ispezione a bordo di tale imbarcazione: questa si sottrae all’obbligo e fugge verso Ancona. I veneziani trattengono il capitano della galea dopo averlo invitato a pranzo;  lo fanno condurre a Venezia. Benedetto Zaccaria chiede che gli siano risarciti i danni.

1281
LuglioViene segnalato a Pera.
Settembre

Si reca a Cipro (Kypros);  stipula con il re dell’isola Enrico di Lusignano nuove convenzioni.

1282
Maggio settembre

Si porta in missione diplomatica in Spagna con l’arcivescovo di Sardi per conto dell’imperatore bizantino Michele Paleologo. Sbarca a Portfangos in Catalogna. Si sposta in Castiglia per chiedere la mano di una principessa per Andronico Paleologo erede al trono di Costantinopoli.  La situazione della Catalogna, dilaniata dalla guerra civile, consiglia gli ambasciatori a fare un rapido rientro. Nel viaggio di ritorno, a settembre, Benedetto Zaccaria si incontra con il re Pietro d’ Aragona per un ‘analoga richiesta; è promesso del denaro; sono, probabilmente, avviati  negoziati e  trattative che troveranno sfogo più tardi nei Vespri siciliani. I colloqui si chiudono per ora senza alcun risultato concreto.

1284
Aprile giugnoGenovaPisa

E’ richiamato a Genova per combattere i pisani. Salpa dalla città ai primi del mese con 30 galee armate a sue spese. A fine mese presso l’isola di Tavolara 13 navi pisane sono catturate;  una è affondata da un convoglio mercantile di cui fa parte una sua galea. Lo Zaccaria naviga a Porto Pisano e ne assedia la rocca; poiché il porto è ben difeso da una catena e da alcuni forti si mette ad incrociare nel Tirreno. A fine giugno si dirige all’isola di Gorgona; perlustra le acque della Corsica e della Sardegna. Le navi mercantili di Genova sogliono solcare  con più frequenza e sicurezza il Tirreno.

Luglio

Comprende che per colpire a morte gli avversari bisogna paralizzare il loro commercio, separare Pisa dalle colonie sarde e di Levante, tagliare i rifornimenti marittimi alla città. Navi di Venezia, Amalfi e catalane esercitano il contrabbando a favore dei pisani. A metà mese lo  Zaccaria, di ritorno dalla Corsica, intercetta sulle coste toscane una galea veneziana approdata in precedenza a Piombino, città controllata dai pisani. La nave è spedita a Genova per accertare se le lane trovate a bordo sono di provenienza pisana o meno: i veneziani protestano e l’imbarcazione viene loro restituita. Benedetto Zaccaria, da parte sua, non se ne dà per inteso e blocca nei pressi di Cagliari la galea di Crescimbene Ferro noleggiata dai pisani: il comune di Genova ne ricava un utile di 4366 lire. Cattura anche una nave catalana, la cui vendita frutta 4960 lire. I pisani allestiscono una flotta di 65 galee e di 11 galeoni e ne danno il comando al podestà, il veneziano Alberto Morosini: tra i comandanti di tale armata vi sono pure il conte Ugolino della Gherardesca, il figlio di costui Lotto ed il nipote Anselmuccio. Alberto Morosini decide di uscire di sorpresa da Porto Pisano con l’obiettivo di annientare la squadra di Benedetto Zaccaria e di piombare all’improvviso su Genova. Una tempesta inchioda la flotta sulle foci dell’Arno per molti giorni cosicché fallisce l’effetto sorpresa. Benedetto Zaccaria si trova nel porto di Tizzano in Corsica dove si sta  preparando per assalire Sassari; alla notizia fa vela senza indugio su Genova, si posiziona  sulla Riviera di Levante. Alberto Morosini esce dall’Arno con la sua armata; punta su Albenga, sulla Riviera di Ponente, nel tentativo di tagliare la strada all’avversario. I pisani si pongono di fronte a Genova: da Varazze vengono loro contro 58 galee e 8 battelli agli ordini del capitano del popolo Oberto Doria. La sera medesima lo Zaccaria lascia Portofino ed entra in Genova: il ricongiungimento delle due flotte convince i pisani al ritiro.

Agosto

Lo Zaccaria si dirige a Porto Pisano con 30 galee; fa ammainare le vele e segue più attardato il grosso dell’armata. Alberto Morosini lascia il porto ed attacca Oberto Doria, che dispone di 63 galee ed 8 battelli. I pisani, usciti la mattina, sono coperti di armi pesanti e sono imbarcati su navi appesantite da baliste e da scudi corazzati. I genovesi ne approfittano per trattenere gli avversari sotto il solleone fino a sera; a questo punto, distribuito pane e vino ai marinai, iniziano il combattimento. Lo scontro avviene nelle vicinanze dello scoglio della Meloria: 74 galee pisane contro 63 genovesi ed 8 battelli. I pisani si difendono con accanimento; lo Zaccaria (30 galee) sbuca da dietro l’isola in cui si è schierato non visto dagli avversari ed assale a sua volta i pisani. I nemici dispongono di 2 stendardi, uno dei quali è issato sulla nave ammiraglia. Il capitano genovese fa legare una catena agli alberi di 2 galee e le fa passare una a destra ed una a sinistra dell’ammiraglia: nell’urto il pennone viene falciato e cade il drappo vermiglio che raffigura l’immagine della Madonna. Nello stesso tempo la galea “San Matteo”, con a bordo 250 uomini tutti partigiani dei Doria, tra cui i generi dello Zaccaria Paolino e Niccolò Doria, aggredisce la nave nella quale sventola la bandiera del comune. A seguito di lunghi sforzi ne viene abbattuta l’asta di ferro. Inizia la rotta per gli avversari; le ali della flotta pisana si danno alla fuga puntando verso il litorale. Una di queste è comandata da Ugolino della Gherardesca. 7 galee pisane vengono affondate, 33 catturate; più di 9000 sono i prigionieri compresi Alberto Morosini, il figlio di Ugolino  Lotto e Fazio della Gherardesca. I morti, d’ambo le parti, sono tra i 4000 ed i 5000. Le galee rientrano vittoriose a Genova;  a causa delle forti perdite non sono accolte nella città con particolari festeggiamenti. Secondo altre fonti tale è la soddisfazione in Genova per la vittoria, da stabilire che in ogni anno il sei agosto sia celebrato con solenne processione mediante la consegna di un palio d’oro alla chiesa di San Sisto. Lo stendardo principale è invece deposto nella chiesa di San Matteo.

1285
Giugno luglio

Affianca il capitano del popolo Oberto Spinola, con cui è imparentato, per dare il colpo di grazia ai pisani con 65 galee ed un galeone. Ai primi del mese si colloca davanti a Porto Pisano; i genovesi vengono coadiuvati a terra dai fiorentini e dai lucchesi. L’assedio dura quaranta giorni; al suo termine Oberto  Spinola rientra a Genova con un nulla di fatto. Come conseguenza il comandante sarà obbligato a dimettersi dalla carica prima della scadenza del suo mandato. Solo lo Zaccaria si è distinto in tale conflitto allorché con la galea “Dovizia” assale il forte del Fanale costruito su una secca nelle vicinanze di Livorno. I suoi uomini si portano sotto la torre; la sua galea “Divitia”, ricoperta per l’occasione di fasci di funi così da attutire i colpi, riesce a stanare la guarnigione della torre demolendone le pareti dall’interno. Il presidio comandato da Gainello Rosso è costretto alla resa. A luglio, alla testa di 10 galee, scorre il medio Tirreno con lo scopo di bloccare ogni rifornimento a Porto Pisano e di garantire la sicurezza della navigazione ai legni genovesi o quantomeno a quelli diretti a Genova.

1286
MaggioGenovaCorsari pisani

Ottiene per sei mesi il comando di una squadra per combattere i corsari pisani che procurano gravi danni alla marina mercantile genovese partendo dalle loro basi site nelle coste della Sardegna meridionale e nell’arcipelago toscano. Divide la sua flottiglia di 10 galee in due squadre: una è affidata a Nicolino di Petraccio ed al fratello Nicolino. Tale squadra ha l’incarico di ripulire i mari della Sardegna. Lo Zaccaria con le restanti 5 galee si dirige verso Tunisi sempre alla ricerca dei corsari pisani. Presso il golfo di Tunisi si imbatte nella saettia “Il leopardo” e la obbliga a gettarsi sull’arenile: i marinai sono catturati dai saraceni mentre egli si appropria della nave. Ritorna indietro per la Sicilia e le coste della Basilicata; giunge in tempo per recuperare una piccola nave genovese di cui si sono impadroniti gli avversari nel golfo di Napoli. L’imbarcazione viene venduta ad Ischia ad alcuni cittadini privati veneziani insieme con l’equipaggio. Lo Zaccaria dà alle fiamme la nave priva di sartie ed assedia Ischia per ottenere dagli abitanti la consegna di un battello corsaro ivi ancorato: lascia l’isola solo dietro la promessa che esso sarebbe stato incendiato. Si ricongiunge a Piombino con l’altra squadra che, da parte sua, ha catturato 2 navi di Gaeta con a bordo merci di contrabbando dei pisani. Insieme proseguono per Portovenere.

Ottobre

Alla scadenza del semestre di comando rientra a Genova: è sempre più coinvolto nei suoi affari privati. Simone Mallone gli cede una grossa partita di frumento perché non è in grado di saldare con denaro un debito nei suoi confronti. Sempre nell’anno i suoi affari subiscono alcuni gravi danni; a maggio, infatti, una sua nave naufraga in una secca con il suo carico di allume ed a novembre, un’altra sua nave, battente bandiera catalana ed anch’essa carica di allume, è costretta da una tempesta a rifugiarsi a Porto Pisano. I pisani, saliti su 3 galee, si impossessano del bastimento e confiscano la merce trasportata; è, viceversa, lasciato libero l’equipaggio dietro il pagamento di un riscatto.

1287
LuglioGenovaPisa

Si congiunge davanti a Porto Pisano con Nicolino di Petraccio che comanda 4 galee ed un galeone per dare la caccia ai corsari pisani. Benedetto Zaccaria, a bordo della sua galea “Dovizia”, entra tra le due torri che difendono l’accesso del porto militare: è ferito gravemente ad una gamba nel corso dell’azione. Nicolino di Petraccio riesce a spezzare con l’urto di una galea la catena che sbarra l’altro porto; entra nel bacino e dà fuoco alle fortificazioni ed alle navi che vi si trovano. Le catene spezzate, portate a Genova come trofeo della vittoria (insieme con alcuni pezzi di balista e 6 prigionieri) sono appese nella chiesa di San Lazzaro. Saranno restituite alla città di Pisa nel 1860 per essere murate nel Camposanto affrescato dall’Orcagna e dal Gozzoli.

1288
Giugno dicembre

Alla morte di Boemondo VII Tripoli di Siria (Tarabulus) si proclama libero comune. La città chiede soccorsi ai genovesi per potere respingere un eventuale attacco dei saraceni dall’Egitto: in cambio promettono loro la signoria della terza parte della località che i genovesi avrebbero già dovuto ricevere fin dal giorno della conquista della località da parte dei crociati. Lo Zaccaria è inviato in soccorso di Tripoli di Siria con 2 sole galee: gli viene conferito il titolo di vicario del comune genovese oltre mare con poteri molto ampi. Salpa da Genova; giunto nelle acque di Chiarenza (Glarentza), porto della Morea di fronte all’isola di Zante, è informato che la sorella di Boemondo VII, di nome Luciana, sposata con Najut de Toucy ammiraglio di Carlo d’Angiò, ha lasciato i porti pugliesi con 5 galee.  Lo Zaccaria naviga velocemente a Focea e vi fa allestire la sua galea “Dovizia” ed altre 2 navi mercantili provenienti dal Mar Nero. Giunge nei pressi di Tripoli di Siria mentre la sua antagonista sbarca ad Acri munita di lettere di raccomandazione del papa per i tre ordini militari (dei cavalieri di San Giovanni, dei Templari e dei cavalieri dell’ordine teutonico) e per i baroni del territorio. Irrompe nel porto superando il blocco predisposto con 4 galee armate dai templari, dagli ospitalieri di San Giovanni, dal regno di Gerusalemme e, congiuntamente, da veneziani e pisani. Gli abitanti, che sono sul punto di cedere, accolgono con gioia il loro liberatore. Gli avversari ripiegano su Acri. Lo Zaccaria conclude con il comune una convenzione che prevede per i genovesi il diritto di nominare un podestà di loro scelta per il governo della città e, verosimilmente, l’incorporazione della località nello stato genovese. Genova non accoglie di buon grado tale notizia perché teme le intimidazioni del sultano d’Egitto e non vuole rovinare le esistenti relazioni commerciali. Benedetto Zaccaria, instancabile, si reca a Cipro e conclude con il re Enrico di Lusignano un trattato di amicizia militare e commerciale: questo non verrà mai ratificato dai genovesi  provocando una seria crisi nei rapporti tra i due stati. Contatta, anche, il re d’Armenia Leone (Lewin II) per concludere un’alleanza simile a quella cipriota (esenzione dai diritti sulla compravendita degli schiavi e del bestiame, nonché dal controllo doganale in entrata insieme con la determinazione dei dazi da pagarsi sulla vendita e l’esportazione di alcune merci). Durante l’assenza dello Zaccaria riprendono vigore a Tripoli di Siria i nemici della sua politica riavvicinatisi alla contessa Luciana. Raggiunge la città;  da qui si porta a Tiro per intimare alla contessa di comparire davanti a lui a Tripoli di Siria; in caso contrario minaccia, pur non avendone i poteri, l’intervento della flotta genovese. E’ creduto; i due si incontrano nel castello di Nefin e, poi, entrano insieme nella località.

1289
FebbraioTripoli di SiriaEgittoIl sultano d’Egitto Kelaun lascia il Cairo con 200000 fanti e 40000 cavalli. Lo Zaccaria si reca a Costantinopoli ove conduce Jolanda di Monferrato promessa sposa di Andronico Paleologo.
Marzo aprileIn proprioEgitto

Si dirige alla difesa di Tripoli di Siria. Prima che la città ceda a fine mese di fronte al primo attacco generale, imbarca nelle sue galee ed in una nave parte degli abitanti che conduce a Cipro. La località viene rasa al suolo, i difensori vengono uccisi, donne e bambini sono ridotti in schiavitù. Lo Zaccaria punta, indi, sull’Armenia e vi si incontra con il nuovo re Hethun: ottiene per i genovesi nuovi sgravi doganali ed un fondaco; non porta, viceversa come sperato, soccorsi per combattere i saraceni. Mentre è ancora in Armenia giunge da Caffa con 3 galee il genero Paolino Doria. I due navigano di conserva verso occidente. Si dà alla guerra di corsa con Paolino Doria. Presso l’isola di Candia (Kriti) avvista una nave saracena proveniente da Alessandria (Al Iskandariyah); la assale e ne vince la resistenza; sono uccisi molti musulmani trovati a bordo. La nave ed i prigionieri vengono condotti a Genova allo scopo di rendere inevitabile la guerra contro il sultano. Quest’ultimo, per rappresaglia fa arrestare tutti i mercanti genovesi che si trovano nei suoi stati, e confisca i loro beni.

Maggio

Nel periodo i genovesi sono in pace con il sultano Kelaun. Viene, pertanto, inviato in Egitto dal comune Alberto Spinola con una galea nella quale sono caricati i prigionieri e le merci rapinate. L’ambasciatore è costretto a sottoscrivere un documento nel quale si afferma che nulla è stato sottratto dalla preda; viene, inoltre, obbligato a risarcire i danni, a sconfessare l’operato dello Zaccaria e del Panzano, altro corsaro, ed a promettere che costoro sarebbero stati dichiarati ribelli ed espulsi da Genova. A metà mese viene accordata ad Alberto Spinola una nuova convenzione che assicura ai genovesi grandi vantaggi.

1290Fa ritorno a Genova. Lascia la città per recarsi in Spagna.
1291
Marzo agostoCastigliaMarocco

Il re di Castiglia Sancio IV lo manda a chiamare per combattere l’emiro del Marocco Abu Yaqub: deve fornire 12 galee per il cui mantenimento gli sono assicurate 6000 doppie il mese. Il fratello Manuele nei primi mesi percorre la Riviera di Ponente per arruolare gli equipaggi di 2 galee; ne sono armate 7 che salpano da Genova a metà marzo per la Spagna; si uniscono alle sue navi 5 galee di marinai di Siviglia (Sevilla) per completare il numero prestabilito dal contratto. Non gli è riservato il titolo di ammiraglio maggiore (almirante mayor de la mar) a quel tempo attribuito ai fratelli Diaz de Castaneda. Principia le sue crociere catturando qualche saettia. Le navi musulmane sono molto più leggere delle galee da guerra genovesi, corazzate nei fianchi, cariche di uomini e di baliste: prima che queste ultime possano avvicinarsi ai nemici le navi musulmane fanno in tempo ad attraversare lo stretto di Gibilterra ed a portare in salvo sull’altra sponda i loro trasporti di soldati o di vettovaglie. Radunato un consiglio di guerra Benedetto Zaccaria decide di supplire alla pesantezza delle sue galee con l’aumento della forza di propulsione incrementando il numero dei rematori. Infatti mentre fino a quel momento su ogni banco di voga prendono posto due rematori si stabilisce che, in particolari circostanze, ve ne siano tre per banco. Ai primi di agosto va incontro con le sue 12 galee rinforzate alla flotta musulmana che dispone di 20 galee e di 8 legni minori. Le navi genovesi-castigliane remano lentamente in modo che i marocchini non immaginino il nuovo sistema di voga adottato. Quando gli avversari sono ad un tiro di balestra i rematori sono sollecitati al massimo, raggiungono i saraceni e li inseguono fin sulla riva africana dello stretto di Gibilterra. L’emiro, con tutto il suo esercito, assiste impotente da terra alla rotta della sua armata. 12 galee marocchine vengono catturate dai vincitori e sono condotte per il Guadalquivir a Siviglia; il resto si salva a terra. Molti  mori sono uccisi appena sbarcati nel lido dai loro stessi connazionali non si sa se per errore o per l’ira della disfatta. Dall’altra parte dello stretto il re di Castiglia fa subire la medesima sorte ai prigionieri. Per la grande vittoria di Marzamosa Benedetto Zaccaria si aggiudica dal re di Castiglia la concessione di Porto Santa Maria, nell’estuario del Guadalquivir, a condizione di tenere sempre pronta una galea armata per la difesa di Cadice (Cadiz) e di Siviglia; gli è pure concesso il titolo di ammiraglio maggiore.

1292
…………………Fa parte di un‘ambasciata di Genova presso il re di Cipro.
EstateCastigliaMarocco

Si scaglia con la flotta contro Tarifa, roccaforte marocchina in Europa con Algesiras. Viene affiancato da Berenguer de Montolui, già vice di Ruggero di Loria, che comanda le navi catalane. Prosegue nella tattica di blocco rigoroso, isola lo stretto e toglie agli assediati ogni speranza di soccorso mentre da terra il re Sancio, con l’aiuto del sovrano di Granada Ibn-al-Ahmar, assale la città da terra.

OttobreTarifa si arrende a metà mese.
1293

Continua a comandare l’armata castigliana. Le relazioni con il sovrano e quelle con i suoi luogotenenti peggiorano sempre più. Di 7 galee condotte a suo tempo in Spagna, 4 sono guidate da Juan Mathe de Luna per conto del re di Castiglia; le altre 3 rimangono al genovese che mantiene l’incarico di ammiraglio maggiore riconfermatogli più volte: per molti mesi, fino al maggio 1294 gli verrà pagato regolarmente il relativo soldo. Il sovrano si preoccupa di rafforzare l’elemento spagnolo nelle armate di Castiglia e fa allestire sempre più nuove navi dai catalani.

1294
Luglio

L’autorità dello Zaccaria perde di consistenza e di valore; il de Luna, viene nominato “adelantado mayor de la frontera” ed esorbita presto dalle sue funzioni assumendo di fatto la direzione delle operazioni non solo terrestri, ma anche di quelle navali. A luglio scade il contratto di servizio delle 3 galee genovesi; lo Zaccaria ha l’intenzione di non rinnovarlo proprio in un momento in cui Tarifa è assediata dai mori. Il de Luna ordina di sequestrare a forza tali navi: è eletto ammiraglio maggiore ed allo Zaccaria viene anche tolto Porto Santa Maria. I marinai saranno poco dopo rilasciati.

…………………FranciaInghilterra

Passa al servizio del re di Francia Filippo il Bello. Viene nominato ammiraglio. Vuole rendersi edotto della quantità di navi esistenti nei porti francesi; l’arsenale di Rouen, su sua indicazione, riceve un’impostazione molto simile a quello di Siviglia. Redige per conto del sovrano un progetto di blocco navale dell’Inghilterra cinquecento anni prima di quello napoleonico. In esso raccoglie i risultati delle sue ricerche ed i piani di combattimento per il futuro. Consiglia di portare la guerra nel paese nemico: oltre l’ordinaria lotta in mare propone un sistematico programma di devastazioni dell’Inghilterra che va dal saccheggio dei porti avversari e l’incendio delle navi ivi ancorate, allo sbarco sulle coste per dare il guasto alle campagne ed alle città colte impreparate. In un contesto di questo tipo, avverte, non si deve accettare mai la battaglia; l’obiettivo è solo quello di portare le depredazioni con improvvisi colpi di mano da un punto all’altro sguarnito di difese. Stima che per una campagna similare sia necessario spendere 63800 lire tornesi con esclusione degli stipendi degli ufficiali. Con tale somma è prevista una squadra di 20 uscieri, di 4 galee e di 24 battelli: gli uscieri devono portare a bordo 400 cavalieri con altrettanti scudieri appiedati; nelle navi dovrebbero essere imbarcati 4800 fanti di marina; 2 delle galee dovrebbero servire da scorta agli uscieri in navigazione; le altre 2 galee dovrebbero essere adibite a compiti di vettovagliamento. Sulla fine dell’anno il re di Francia non ha pronti che 13 uscieri, 7 dei quali sono stati allestiti a Rouen. Altre navi sono di proprietà di Benedetto Zaccaria. Per raggiungere il numero prefissato il genovese, in modo pragmatico propone di ridurre a forma di uscieri 4 grandi galee praticando ad esse un’ apertura nel fondo, e di acquistare un usciere mercantile che si trova a La Rochelle. Ancora una volta adatta l’armamento alle reali esigenze tattiche: se nelle guerre contro i mori procura alle sue navi una maggiore velocità mediante l’invenzione del terzarolo, in Francia le appesantisce sostituendo alle galee i grossi uscieri per il trasporto di truppe e di cavalli.

1295
Estate

L’armamento navale francese supera di gran lunga ogni prospettiva. Si raduna nei porti di Rouen e di Harfleur una flotta di 57 galee e galeotte e di 223 navi con un equipaggio di 7000 uomini: altre navi sono noleggiate dall’Hansa tedesca, dai fiamminghi, dagli spagnoli. A giugno arrivano anche 20 galee da Marsiglia (Marseille) capitanate da Guglielmo dei Mari. Per la prima volta Benedetto Zaccaria non si trova a bordo delle navi che combattono, non si sa se per la cattiva salute o perché preferisce coordinare da terra i movimenti della flotta. Hanno il comando operativo della cavalleria e dell’armata Giovanni d’Harcourt e Matteo di Montmorency.

…………………

L’anno si conclude con una serie di sconfitte: i piani di Benedetto Zaccaria vengono nella sostanza disattesi a causa dell’effettuazione di sbarchi troppo prolungati sulla costa inglese (con strage degli assalitori) e con la sconfitta in mare di Winchelsea nei pressi di Dover: la flotta è costata 158000 lire tornesi e non è riuscita a tenere lontano i nemici dai litorali francesi.

1296
…………………In proprioVenezia

Torna a Focea dopo un lungo periodo di assenza. La città è colpita dalle incursioni dei pirati cristiani e musulmani e da quelle dei veneziani: questi ultimi devastano la Focide. Lo Zaccaria raggiunge la località per rafforzarne le difese

Agosto

In Francia il conflitto continua. Le navi transalpine vanno a caccia delle navi mercantili inglesi; sono pure assaliti per terra e per mare i possedimenti inglesi in Guienna. A fine mese il re Edoardo I è obbligato ad emanare un decreto con il quale si proibisce alle navi cariche di lana, di pelli lanose, di cuoio o di qualunque altra mercanzia di lasciare l’Inghilterra per recarsi nel continente.

1297
Marzo

Le sue incursioni  tendono a paralizzare il commercio delle Fiandre mentre a terra le città sono assalite dall’esercito francese. Bruges, Lilla, Ypres e Thourout resistono. La vittoria sembra vicina allorché il conte di Fiandra defeziona nel campo avversario spezzando il blocco commerciale. Alla fine del giugno 1298 si giunge ad una tregua tra le parti.

Agosto

Lo Zaccaria è segnalato a Lilla (Lille) per sottoporre nuovi piani all’approvazione di Filippo il Bello. Gli è concessa nell’occasione una rendita ereditaria di 200 lire tornesi.

Novembre

A fine mese riceve dal balivo di Rouen 1000 lire tornesi a fronte delle spese per la flotta.

1298
Gennaio

Raggiunge La Rochelle per riscuotere 7000 lire tornesi sempre per il medesimo scopo.

Aprile

Gli sono affidati sempre 7000 lire tornesi per le stesse necessità. Fatto il conto degli incassi e delle spese per gli anni 1296-98 lo Zaccaria è riconosciuto creditore del Tesoro per la somma di 12000 lire tornesi, 4000 delle quali gli saranno pagate a fine luglio ed altre 4000 alla fine d’ottobre. Gli è, infine, riconosciuto uno stipendio di 500 lire tornesi l’anno che egli prima ed i suoi discendenti poi, continueranno a riscuotere fino al 1314.

…………………

 

1300
Gennaio

Torna a Rouen; di lì a poco lascia il servizio del re di Francia per fare ritorno a Genova. Prima di abbandonare il paese regolarizza la sua posizione con il Tesoro versando la somma di 240 lire tornesi e 18 soldi di cui è debitore.

1301
…………………

Nasce a Genova la crociata delle donne stimolata dalle prediche del francescano savonese Filippo Busserio. I capitali necessari dovrebbero essere forniti da un gruppo di nobildonne della città appartenenti alle maggiori famiglie, sia guelfe che ghibelline. Lo Zaccaria viene chiamato a guidare tale crociata; consegna al Busserio alcune lettere per il papa Bonifacio VIII che sta ad Anagni. Il genovese conosce il pontefice perché tempo addietro ha avuto con lui  rapporti di amicizia.

Agosto

Bonifacio VIII proclama la crociata ed avoca a sé la direzione dell’impresa; chiede, inoltre, a Benedetto Zaccaria che prima della partenza si rechi da lui per informarlo sui piani operativi; ordina, pure, che con la conquista non si ricostruisca più Tripoli di Siria. Tale proibizione è una doccia fredda per i suoi piani. Egli non si muove da Genova e la crociata delle donne resta una pia intenzione.

1304In proprioPirati

Focea è ridotta come una città assediata, soffocata dal mare sia dai corsari musulmani che da quelli cristiani. Chio giace parimenti indifesa in preda ai pirati: con la condiscendenza tacita dell’imperatore di Costantinopoli Andronico Paleologo lo Zaccaria si impadronisce con un colpo di mano di tale isola e ne passa senza indugi alla difesa. Riatta le mura della capitale. L’imperatore gli concede Chio in signoria per dieci anni: l’unico vincolo è quello di inalberare la bandiera greca sulle mura e di dichiararsi, in tal modo, vassallo dell’impero. Chio diviene, pertanto, non solo una base commerciale di primo ordine ma anche un baluardo ed un porto di avvistamento contro corsari e pirati. L’isola, d’altra parte, è l’unica produttrice di mastice: gli Zaccaria hanno in tal modo praticamente il monopolio nella produzione e nella distribuzione anche di questo bene.

1306
Marzo

Ritorna a Genova. Partecipa ad un consiglio che deve deliberare sulla richiesta d’alleanza fatta dai savonesi.

1307
MarzoSi parla di un suo viaggio a Focea.
1308Muore a Genova agli inizi dell’anno.

CITAZIONI

-“Celebrato come il grande maestro dell’arte della guerra navale”. Manfroni

-“Il più valoroso della sua casa.” Canale

-“Grand homme d’affaires.” Balard

– “Ammiraglio e diplomatico eguagliato da pochi, amico di Bonifacio VIII, congiunto del narratore Percivalle Doria, capace all’ occorrenza di maneggiare la penna anche lui, come nel famoso progetto d’invasione dell’Inghilterra preparato per Filippo il Bello, mercante che con termini moderni potrebbe dirsi re dell’allume e del mastice al suo tempo.” Vitale

-“Il più valente ammiraglio (di Genova).” Cardini

-“Si diportò da valoroso ed esperto capitano, e molto..operò a vantaggio della patria e della religione.” Crollalanza

-“Un grande ammiraglio genovese…Amico di Bonifazio VIII; congiunto del trovatore Percivalle D’Oria e capace egli stesso, quando occorra, di maneggiare la penna; parente degli ulissidi Vivaldi e del geografo Andalò di Negro; mercante, ammiraglio e diplomatico uguagliato da pochi, questo grande genovese avrebbe meritato altrattanta attenzione quanta ne dedichiamo a ognuno dei tirannelli di Romagna e del Veneto, o ai meno significativi fra gli epigoni della scuola siciliana…E’ giusta..l’accusa di irrequieta volubilità che tanti storici moderni gettano addosso al dinasta di Focea: il quale, se cambiò spesso sovrani e bandiere, non lo fece mai senza una ragione logica e politica, e non venne mai meno alle sue convinzioni…Benedetto Zaccaria non era uno stratego irrigidito negli schemi e nelle tradizioni. Per questo aveva saputo distinguersi nella guerra di blocco come in quella di corsa, nelle battaglie in grande stile come nel rastrellamento dei pirati. Mutati gli avversari, anch’egli era pronto a mutare i metodi, adattandosi alle particolari esigenze del tempo e del luogo.” Lopez

-Con il fratello Manuele “Uomini astuti e industriosi e di gran negozio in traffici e magistri ed esperti.” Sanudo

-“Autre grand marin. S’il n’avait pas la fougue de Roger de Loria, le génois Benoit Zaccaria avait montré sa maitrise dans toutes les mers où il avait été mandé.. Et c’est sans doute à son état-major qu’on doit les premières cartes marines, les portulans” De la Roncière

-“ Uomo audace ed abilissimo, che forse la storia non ha premiato con tutta la fama dovutagli” Bragadin

-” Ex mégaduc, vainqueur des Pisans.” Joubert

-” Hombre de gran serenidad y pericia.” Condeminas Marascò

-“Autore di un piano navale consegnato a fine secolo al re di Francia Filippo IV il Bello, incentrato sul modo di razziare le coste inglesi: uno dei più antichi piani bellici che ci sono rimasti…Uno dei più brillanti ammiragli genovesi del tempo, grande mercante d’allume.” Musarra

-“Di nobile famiglia, mercante di successo, che aveva rilevanti interessi a Focea importante centro di produzione dell’allume, usato nella lavorazione delle pelli e dei tessuti.” Escher

-“Le dit sire Benoit Zacarie, ja soit seque il fust. i sage home de mer et soutil, toute fois avoit il en sa compagnie jenovés plusours, sages et soutils mareniers, quy avoient sodees du roy de Castille, et se conseilla a yaus de poer  engineer le guallies des sarazins, et entre mont de paroles dites yaus lor conseil fu de faire le bans de lor guallies si loins que iii. homes peussent seir desus, et les labourerent tost et hastivement, et mirent de lor suvresaillant a voguer, iii. par banc, quy se dit treseul (terzarolo).” L. Minervini, riportato da Musarra

-“Ammiraglio e diplomatico eguagliato da pochi, amico di Bonifacio VIII, congiunto del narratore Percivalle Doria, capace all’occorrenza di maneggiare la penna anche lui, come nel famoso progetto d’invasione dell’Inghilterra preparato per Filippo il Bello, mercante che, con termini moderni, potrebbe dirsi re dell’allume e del mastice del suo tempo. Traeva l’allume dalle ricche miniere di Focea, ceduta a lui e al fratello Martino, al principio della sua carriera, dall’imperatore d’Oriente; ed era località importantissima per la posizione strategica all’ingresso del porto di Smirne sulla costa dell’Asia Minore, e per quel prezioso prodotto che lo Zaccaria portava in Occidente con le proprie navi. E poiché l’allume serve ai tintori, fondò a Genova una tintoria alla foce del Bisagno; esempio di quella che oggi si direbbe integrazione dell’industria. Sulla fine della vita, venuto in possesso di Scio, creò quasi il monopolio del mastice dell’isola, il più prezioso allora conosciuto….Scrive come ammiraglio di Francia un trattato di naumachia (con relativi preventivi di spesa).” Airaldi

Fonte immagine in evidenza: wikimedia

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