Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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ENRICO PUCCI Di Firenze.
1545 – 1595 (novembre)
Anno, mese |
Stato, in proprio |
Avversario |
Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1592 |
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Gennaio |
Chiesa |
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Ha il comando della squadra pontificia dal papa Clemente VIII. |
Marzo aprile |
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Si mette in viaggio per scortare un grosso convoglio di 4000 fanti destinati alla guardia di Avignone (Avignon) minacciata dagli ugonotti. La squadra (che trasporta anche 400000 scudi) sbarca il cardinale de Joyeuse a Villafranca (Villefranche), nel nizzardo, e prosegue senza fermarsi sino alla torre di Buccari. |
Maggio |
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Nel ritornare a Villafranca è sorpreso da un fortunale lungo le coste della Provenza (Provence): una galea naufraga sugli scogli. Ripara a Marsiglia (Marseille); ritorna a Capo Rosso dove è successo l’incidente e recupera le ancore e parti della galea distrutta. Tocca ancora Villafranca; da qui conduce il cardinale de Joyeuse a Collioure, nel Rossiglione (Rossillon), allora controllato dalla corona di Spagna. |
………… |
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Naviga a Genova ed a Livorno; in Sicilia, dove riceve grandi onori dal viceré; giunge a Napoli e vi è accolto dal comandante della flotta il principe di Castelvetrano; rientra a Civitavecchia. |
1593 |
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Gennaio febbraio |
Chiesa |
Briganti |
Asseconda le truppe pontificie comandate da Celso Celsi e da Flaminio Delfini (5000 uomini tra fanti, cavalli ed artiglieri) per dare la caccia ai briganti che infestano le Marche, l’Umbria e la Campagna romana quali Marco Sciarra, Prete da Guarcino, Francesco Alfani, Curzio d’Ascoli, Angelo Boncambi, i fratelli Attavanti ed altre bande. Enrico Pucci naviga nel Tevere e conduce a buon termine le operazioni: alcuni dei banditi sono impiccati, molti vengono avviati al remo. |
Marzo luglio |
Chiesa |
Corsari barbareschi |
Vi è carestia a Roma: Enrico Pucci ha il compito di recarsi in Sicilia con le sue navi e di farvi incetta di frumento da trasportare negli stati della Chiesa. Tutte le navi che incontra cariche di tale derrata, di qualsiasi nazionalità siano, sono costrette a scaricare le loro stive a Civitavecchia. Nello stretto di Messina insegue e cattura 2 brigantini barbareschi occupati nella medesima sua operazione di incetta forzosa di frumento. Tornato a Roma e informato che al Monte Argentario sono presenti alcuni legni corsari, salpa in direzione nord. Dopo una lunga caccia raggiunge 3 galeotte algerine con 80 corsari: costoro sono legati al remo al posto dei forzati cristiani mentre sei cristiani sono liberati. |
Agosto |
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Sorprende lungo la costa amalfitana 2 fregate tunisine; le insegue e le fa sue al largo di Salerno. Da solo, in sostanza, si impossessa di 7 navi mentre nello stesso periodo le galee dell’ordine di Malta catturano solamente un brigantino nelle acque di Licata ed una saettia per un totale di 27 schiavi. |
Novembre |
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Si incontra a Livorno con Francesco da Montauto, comandante delle galee dell’ordine di Santo Stefano, per trattare i termini di una lega più grande, comprendente la Spagna, ed affrontare in modo più adeguato i turchi. |
1594 |
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Aprile |
Chiesa |
Impero ottomano |
Salpa da Marsiglia e da Barcellona; si dirige a Civitavecchia: rifornisce la squadra di vettovaglie, vi imbarca truppe da sbarco e si porta a Napoli. |
Maggio luglio |
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Si trova a Messina; nell’attesa che giunga il comandante della flotta cristiana Giovanni Andrea Doria scorre lungo le coste della Morea e nell’arcipelago: obiettivo, quello di occupare un’isola e di utilizzarla come base logistica ai danni dei turchi. E’ informato che Sinan Pascià è uscito dai Dardanelli (Canakkale Bogazi) per attaccare le coste calabresi e siciliane. |
Agosto |
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Punta immediatamente verso la Calabria e la Sicilia informando le autorità militari del prossimo arrivo degli ottomani. Entra nel porto di Messina dove non vi è ancorata alcuna nave cristiana. Si sposta a Palermo: la città è in preda alla confusione; continue sono le risse tra i soldati pontifici e quelli spagnoli. Enrico Pucci decide allora di punttare su Malta dove si trova il capitano delle galee dell’ordine gerosolomitano, reduce anch’egli da un’ inconcludente visita a Messina. |
Settembre |
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Sinan Pascià devasta le coste calabresi con 70 galee e molte navi minori; mette a sacco Reggio Calabria e si ritira. Solo a fine mese compare a Messina la flotta cristiana di Giovanni Andrea Doria (74 galee, di cui 7 pontificie). |
1595 |
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Luglio |
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Si trova a Messina. |
Settembre |
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Esce dallo stretto di Messina, costeggia la Calabria e giunge fino allo Jonio. A Capo Spartivento incontra la flotta di don Pietro di Toledo di ritorno dall’impresa di Patrasso (Patrai). Supera una tempesta di tre giorni che mette in pericolo la navigazione delle sue galee. |
Novembre |
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Tocca Palermo, Napoli, Genova. Tornato a Roma si ammala gravemente: si sospetta di veleno. Muore a fine mese munito dei conforti religiosi. Viene sepolto nella chiesa di Santa Maria della Minerva tra le cappelle del Crocifisso e quella di San Tommaso. |
CITAZIONI
-“ Buon soldato e miglior marino…Tenne quattro anni l’alta carica del generalato alla marina, dove crebbe lode al sovrano, ed a sé stesso fama di senno, di giustizia, di bravura. Egli dalle precedenti ordinanze e consuetudini compilò il regolamento dei marinari: codice perpetuo della disciplina, anche nei tempi successivi. Egli chiamò seco il grande scrittore dell’arte navale (Bartolomeo Crescenzio), cui si rivolgono anche adesso gli studiosi di ogni paese; e n’ebbe contracambio di lode alla sua persona, e di utilità all’armamento. Egli a sterminare la peste dei banditi, a punire l’oltraggio dei pirati, a reprimere i conati degli ottomani. Egli al soccorso nelle distrette della fame, al trasporto delle milizie in Avignone, allo studio delle fortezze di asilo pei greci, al trasporto degli ambasciatori, a tutte le necessità straordinarie, e ad ogni maniera di pubblico servigio.” Guglielmotti