Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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ENRICO PESCATORE/ENRICO DI MALTA (Enrico il Pescatore, Enrico de Castro). Considerato di Genova, in quanto discendente della famiglia dei da Castello. Conte di Malta e di Malea (in Morea). Signore di Gozo. Genero di Guglielmo Grasso, parente di Alamanno da Costa. Corsaro.
+ 1230 ca.
Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
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Discendente della nobile famiglia genovese dei Di Castello, acquista un’autorità sempre maggiore nei circoli della corte di Palermo, divenendo rapidamente uno dei membri più influenti del governo del regno di Sicilia. Si insedia come conte di Malta. |
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1204 | |||
Agosto | Genova | Pisa |
I pisani occupano Siracusa. I genovesi si accingono a riconquistare la città in quanto è stata loro concessa dall’imperatore Federico Barbarossa; si collegano a tal fine con Enrico Pescatore. Il corsaro si muove da Malta, ha il comando di 20 navi e di molte galee; cattura nei pressi del porto, 2 grosse navi (la “Florio” e la “Rosa”) a Ranieri di Manente giunto in soccorso dei pisani. Enrico Pescatore entra nel porto ed assedia Siracusa con scale ed altre macchine da guerra. Dopo sette giorni ottiene il controllo della città con l’aiuto di Alamanno da Costa. |
1205 | |||
Luglio |
Giunge a Messina con Guglielmo Porco ed il figlio di Alamanno da Costa Benvenuto. Insieme sorprendono il pisano conte Benedetto, in viaggio verso Palermo alla ricerca di soccorsi. Nel combattimento muoiono più di 70 pisani ed il capitano avversario viene fatto prigioniero. Solo Paganello di Porcaria riesce a salvarsi con la fuga. |
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Dicembre |
Interviene contro Raniero di Manente e Paganello di Porcaria che con 10/14 navi e 12 galee stanno assediando Siracusa. Giunge a Messina con 4 galee, alcune taride (navi onerarie) ed una grande quantità di denaro; vi trova 2 galee genovesi di ritorno dal Levante, la “Luna” di Ugolino da Levanto e la “Papagaso” di Giovanni della Turca. A Lui si si collegano anche Zaccaria da Castello, proveniente da Portovenere con una galea, il conte Anfuso, Guglielmo Porco, Donodidio Bove e Giovanni di Camugio. Sono così armate 16 galee, più vari legni, alla cui testa muove alla volta di Siracusa. I pisani lo affrontano con la loro flotta: vince gli avversari a seguito di un lungo scontro; conquista loro 7 galee (per le fonti genovesi tutte le galee, più altre 5 di loro alleati sulle quali sono imbarcati su ciascuna 20 soldati pisani). Dalla città escono nel frattempo i difensori guidati da Alamanno da Costa; costoro mettono in fuga l’esercito pisano intento alle operazioni di assedio da terra. Rientra a Genova. Nel porto è sorpreso da un fortunale nel cui corso vanno perdute 4 navi cariche di bottino. |
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1206 | In proprio | Venezia |
Incrocia con una grossa nave (la “Leopardo”, catturata ai pisani da Alamanno da Costa) e 2 galee maltesi, con a bordo più di 200 soldati. In Levante con la sua flottiglia; spedisce Armanno Visconti ed Alberto Gallina all’inseguimento di in 2 grandi navi veneziane, la “Falcone” e la “Rosa”, in navigazione verso Costantinopoli. I genovesi si mettono alla loro caccia tallonandole giorno e notte. Gli uomini della “Rosa” approfittano della bonaccia, fanno affondare la loro imbarcazione, più piccola dell’altra, e salgono tutti con parte delle loro merci sulla “Falcone”. Prima che la “Rosa” affondi del tutto i genovesi estraggono da questa più di 200 balle di prezioso panno di scarlatto e di fustagno. Con la “Leopardo” e le altre galee Enrico Pescatore si mette anch’egli all’inseguimento della “Falcone”; la raggiunge e se ne appropria dopo un combattimento durato alcuni giorni. Il bottino consiste in denaro, 1200 corazze e molte armi. Sono fatti prigionieri più di 900 uomini. La flottiglia tenta poi di approdare a Tiro ed a Acri senza riuscirvi per la forte presenza della Serenissima in loco. Conquista il castello di Nefir, presso Tripoli di Siria; riesce in tal modo ad ottenere dal conte di Tripoli il ripristino degli antichi diritti genovesi a Tripoli di Siria ed a Antiochia. Rivolge successivamente la sua attenzione alla conquista dell’isola di Candia (Kriti). I pochi uomini che ne sono alla difesa cedono in breve tempo al suo assalto. I veneziani reagiscono con un’armata di 30 galee. Invia 2 galee a Genova alla ricerca di soccorsi; li ottiene grazie all’aiuto fornitogli da Arnaldo Baldovino. Gli sono procurati navi, marinai, soldati, una grande quantità di biscotto ed un prestito di 3000 lire genovesi per assoldare 100 cavalieri. Enrico Pescatore assale nuovamente Candia con 5 navi e 24 galee; ne espelle le truppe di Ranieri Dandolo con l’aiuto degli abitanti di La Canea (Khania), se ne insignorisce di fatto anche se formalmente ne offre il dominio all’ imperatore d’Oriente. Fa ricostruire le mura della capitale Candia (Iraklion); rafforza le difese costiere mediante la costruzione di 14 castelli tra cui Mirabello, Malvesin, Bonifacio, Castel Nuovo, Belvedere, Pediada, Castel Temene e Paleocastro. |
1207 |
Ranieri Dandolo si assicura il possesso di Corfù (Kerkira) dopo avere battuto il genovese Leone Vento; il corsaro, fatto prigioniero dagli uomini della Serenissima, viene impiccato. Il Dandolo si impadronisce anche di Corone (Koroni) e di Modone (Methoni) sorvegliate con poche navi dal genovese Belmondo. Enrico Pescatore lascia Candia assieme con i greci; attacca battaglia con Ranieri Dandolo, lo sconfigge e lo fa prigioniero; per le fonti veneziane sarà, al contrario, il Dandolo a catturare il Pescatore. In ogni caso Enrico Pescatore viene sconfitto a Spinalunga; subito dopo, è attaccato in Candia. I veneziani espugnano uno ad uno i quattordici castelli fatti edificare da Enrico Pescatore nell’isola. Il corsaro si riduce nel castello di Paleocastro che sarà conquistato dalla Serenissima l’anno successivo. E’ costretto ad abbandonare l’isola. |
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1208 | Invia a Genova con 2 galee Arnado Burdino alla ricerca di soccorsi al fine di contrastare i veneziani. Gli sono inviati in aiuto navi, galee, cavalieri ed altra gente armata, nonché una grande quantità di biscotto e 3000 lire in denaro per l’acquisto di 100 cavalcature. Sbarca a Candia ed inizia a combattere gli avversari. E’ catturato Ranieri Dandolo, che governa l’isola per conto della Serenissima. Costui muore dopo pochi giorni: Enrico Pescatore fa restituire il suo corpo ai veneziani affinché sia sepolto. Il cadavere è trasportato per mare a Venezia da 3 galee, che sono catturate e condotte a Siracusa da Benevenuto da Costa, figlio di Alamanno. | ||
1210 | |||
Aprile luglio | In proprio | Venezia |
Giunge a Genova la domenica delle Palme. Ravviva l’alleanza con i genovesi che gli forniscono 8 galee, una galeazza, 3 navi, 100 cavalieri ed una notevole quantità di munizioni e di denaro per la somma di 23000 lire genovesi, raccolte con un apposito prestito forzoso; altre 18000 lire gli sono date in mutuo da privati. In cambio promette un quartiere ai genovesi in tutte le città di Candia, l’esenzione da tutte le imposte ed un tributo annuo: dichiara, infine, il comune suo erede nel caso che non abbia figli maschi. L’impresa non ha successo. Sebbene aiutato da Alamanno da Costa deve accontentarsi di abbordare qualche nave mercantile e di fomentare una nuova sollevazione della popolazione candiota. Minaccia, alla fine, nei pressi dell’isola 2 navi della Serenissima cariche di mercanzie; ne è assalito e la sua nave viene abbordata; catturato, è condotto prigioniero a Venezia. I suoi avversari rientrano in possesso di Candia. |
1211 | Genova | Marsiglia |
Con Guglielmo il Porco cattura nei pressi di Capo Palos la nave marsigliese “Barra” e la nave “Gustavino”, entrambe provenienti da Ceuta. le due imbarcazioni sono condotte in Sicilia. |
1212 |
Si impossessa di una nave veneziana. Una tregua triennale, conclusasi tra genovesi e veneziani, lo costringe ad abbandonare definitivamente Candia. I genovesi lo minacciano delle più aspre sanzioni nel caso in cui non desisti dagli attacchi alla Serenissima. |
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1218 |
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Marzo | Impero | Si trasferisce a Genova con una galea; da qui prosegue per terra alla volta della Germania. Raggiunge l’imperatore Federico II di Svevia, dal quale ottiene il rinnovo dei privilegi posseduti dai genovesi in Sicilia. | |
1220 |
Diviene grande ammiraglio di Sicilia al posto di Guglielmo Porco. Sotto la sua guida la marina siciliana riacquista rapidamente la primitiva efficienza. |
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1221 | |||
…………. | Saraceni |
I saraceni conquistano in Sicilia Girgenti. L’imperatore organizza una spedizione contro costoro che si sono arroccati sui monti. Viene assediata Jato, caposaldo degli avversari. La località è conquistata. Nell’inverno la guarnigione lasciatavi viene assalita a tradimento e distrutta sino all’ultimo uomo. Il Pescatore non riesce ad impedire una nuova sollevazione dei saraceni residenti in Sicilia. |
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Estate | Impero | Egitto |
Si imbarca con Gualtieri di Palearia (ex cancelliere del regno di Sicilia ed ora vescovo di Catania) alla testa di una flotta di 40 galee allo scopo di liberare i crociati della quinta crociata dall’assedio posto dai saraceni a Damietta (Dumyat). Ai primi di settembre si avvicina alla città; gli aiuti giungono in ritardo. Il sultano Mansurath ha infatti posto il suo accampamento nei pressi della città e con la sua flotta di 37 galee sulla foce del Nilo ha impedito ogni precedente tentativo di soccorso. I crociati allo stremo, non avvertiti del suo arrivo, nel frattempo sono stati costretti ad arrendersi per mancanza di vettovaglie. |
1223 | |||
Marzo | Impero | Rafforza la flotta siciliana per coadiuvare l’imperatore nella sua crociata in Terrasanta. | |
1228 | Lascia Brindisi al comando di 40 galee allo scopo di trasportare Federico II diretto in Terrasanta per la sua crociata non riconosciuta dallo stato della Chiesa. A Pasqua è prevista la partenza da Acri per la Puglia. La popolazione della città, su istigazione degli aderenti al partito pontificio, rincorre Federico II, diretto verso la flotta, gettando lordure contro di lui ed i suoi uomini. Più tardi è seguito anche dal Pescatore, che ha il compito di scortare con le sue navi da Acri a Brindisi la regina di Gerusalemme Isabella Iolanda, sposata per procura dallo stesso Federico II, al fine di potersi fregiare del titolo di re di Gerusalemme. | ||
1230 | Muore. Peire Vidal, trovatore di spicco, in una visita in Sicilia compone alcuni sirventesi in suo onore. |
CITAZIONI
-“Famoso capo de’ corsari, per nome il Conte Alemanno.” Da Canal
-“Homo fiero ad ogni male prompto…Era de presto inzegno.” Sabellico
-“Vir egregius et amator Ianuensium honoris.” Belgrano-Imperiale
-“Era il secondo venturiero del mare che si faceva principe col solo aiuto della propria spada, precorrendo l’audacia fortunata dei condottieri del rinascimento.” Lopez
-“Altro celebre corsaro.” Franchi
-“Altro famoso corsaro ligure.” Bragadin
-“Valoroso e potente.” Giustiniani
-“Huomo di bassa conditione..huomo valoroso.” Basilicata
-“Genoese privateer.” Crowley
-“Qui reçoit en fief l’ile de Malte dans les années 1195-1200. Présenté comme un terrible pirate, en particulier par les sources pisanes et vénitiennes à qui il prend la Crète, le trouvère Peire Vidal le décrit comme un combattant astucieux et valereux qui fait la gloire de Genes.” Limousin
-“C’est à une figure comme celle d’Enrico Pescatore qu’est inféodée, par le souverain sicilien, l’ile de Malte, devenue entre la fin du XIIe et le début du XIIIe, la base d’appui des offensives souabes (sveve) et génoises. Pirate pour quelque-uns, courageux guerrier pour d’autres, Enrico navigue er combat sur les mers avec une flotille, au service de son roi et de sa patrie, Genes; lesquels légitement ses entreprises, parce qu’elles soutiennent leurs dessins politico-commerciaux…Les vers du trouvière languedocien Peire Vidal s’opposent .. aux affirmations vénitiennens; il décrit Enrico comme: “Larcs es et arditz e cortes, et estela dels Genoes, e fai per terra e per mar tots ses enemiches tremelar.” Ce n’est donc pas un brigand, mais un héros des mers qui inspire la terreur à ses ennemis, un combattant astucieux et valereux qui est la gloire de Genes. Ses relations avec la mére-patrie et le royaume de Sicile font de ses faits d’armes une guerre de course, et, donc, légale.” Simbula
-“Uomo egregio e amante dell’onore dei genovesi.” Pane — —“Corsaro di vasta fama…Con la sua flottiglia e le sue smisurate ambizioni, fu uno dei più pericolosi corsari d’alto mare…Le imprese di Enrico furono celebrate in versi dal grande trovatore Peire Vidal, che fu attivo presso la sua corte: “E’ un generoso e intrepido cavaliere, l’astro di Genova, che fa tremare ogni nemico, in terra e in mare…Il mio diletto figlio, il conte Enrico, ha distrutto tutti gli avversari, ed è per i suoi amici un tal baluardo che chiunque lo desideri può giungere e partire senza nulla temere.” Abulafia
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