Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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JACOPO D’APPIANO Principe di Piombino. Cavaliere di Santo Stefano. Fratello naturale d’Alfonso.

1539 – 1585 (maggio)

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1544

Giugno

 Piombino

Corsari barbareschi

Ai primi del mese Barbarossa fa tappa all’isola d’Elba. I corsari la mettono a ferro e fuoco a causa del ruolo di primo piano avuto dai prigionieri elbani in occasione della conquista di Tuniasi da parte degli imperiali nel 1535. In tale occasione i d’Appiano hanno condotto via con loro un figlio di Sinan aggregato, di seguito, alla loro famiglia.  Barbarossa assale Piombino  chiedendo la liberazione del giovane. Jacopo d’Appiano si rifiuta inizialmente  di consegnarlo al corsaro barbaresco, con la scusa che il figlio di Sinan è ora di religione cristiana in quanto è stato battezzato. Il guasto apportato dal corsaro ottomano al territorio di Piombino, e quello precedente all’isola d’Elba,  lo convincono a cedere in breve tempo.

1545

Succede al padre Jacopo alla signoria di Piombino. Per la sua giovane età è sottoposto alla tutela dell’imperatore Carlo V e di un consiglio di reggenza presieduto dalla madre.

1548

Carlo V vende il principato di Piombino al duca di Toscana Cosimo dei Medici. Jacopo d’Appiano si ritira con la madre a Genova. Ottiene la protezione dei genovesi che, ripetutamente, intervengono per impedire che Piombino cada nelle mani del Medici.

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Si reca alla corte imperiale per lagnarsi della spoliazione subita. Con l’appoggio di ministri contrari al duca e del confessore di Carlo V, ottiene l’investitura di Piombino con l’esclusione dell’isola d’Elba.

1552

Gennaio agosto

Firenze

Francia

L’imperatore, in occasione della guerra di Siena, trasferisce nuovamente ai fiorentini lo stato di Jacopo d’Appiano, presidiato da milizie spagnole, dietro il pagamento di 16000 ducati. Anche l’ Appiano cede i suoi diritti sulla città al duca di Firenze in cambio di 200000 ducati. Gli è dato il comando della flotta ducale.

Settembre ottobre

Le sue galee trasportano soldati e materiali a Piombino per mettere in stato di difesa la città contro eventuali incursioni dei turchi. Aiuta la flotta di Andrea Doria nell’occupare una torre presso Orbetello; accoglie a Livorno don Pietro di Toledo, comandante delle truppe nella guerra di Siena. Incrocia lungo l’arcipelago toscano e cattura qualche nave di non molta importanza, il cui possesso è sufficiente nel rifornirlo di schiavi per le sue galee.

Novembre

Salpa da Livorno e conduce a bordo le fanterie toscane, destinate a combattere i francesi in Corsica.

1553

Agosto

Con 4 galee difende Cosmopoli (Portoferraio) dall’attacco congiunto di francesi e turchi. I turchi sbarcano a ridosso del Capo Bianco; Jacopo d’Appiano esce dal porto e vi fa sbarcare 50 archibugieri. Il loro fuoco, unitamente a quello dell’artiglieria della guarnigione comandata da Lucantonio Cuppano, costringe gli attaccanti a ritirarsi con la perdita di 40 uomini. Di seguito si collega a Genova con 45 galee di Andrea Doria e si porta alla difesa di Calvi in Corsica. Si trova all’assedio di San Fiorenzo (Saint-Florent); blocca il golfo e bombarda la città. Tuttavia, a causa della presenza della peste a bordo viene presto richiamato in Toscana. Ritorna alla guerra di Siena.

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E’ impegnato alla difesa di Orbetello con la sua piccola squadra. All’avvicinarsi di 150 vele turche e francesi (quest’ultime sono 20), si rifugia a Portoferraio.

1554

Febbraio

Imbarca a Livorno Federico da Montauto con le truppe rientrate dalla Corsica, si reca all’isola d’Elba per raccogliervi artiglierie e scale e sbarca uomini e materiali sulla costa grossetana. Deve poi portarsi con le galee a Castiglione della Pescaia ed a Massa Marittima per impadronirsi di tali località. I venti contrari e le violente tempeste obbligano le sue galee a retrocedere. Non hanno successo due suoi tentativi di sbarco.

Agosto

Incrocia con le sue 4 galee le coste della Maremma, specialmente quelle del canale di Piombino, per impedire che via mare giungano vettovaglie e rinforzi a Piero Strozzi. Segue a Civitavecchia Andrea Doria allorché quest’ultimo decide di non ostacolare i progetti degli avversari.

1555

Viene sostituito da Marco Centurione nel comando della flotta ducale (5 galee ed una galeotta) e nell’appalto delle navi.

1557

Maggio

Con il trattato di Lione (Lyon) ottiene da Filippo II la restituzione di Piombino ai danni di Cosimo dei Medici; Portoferraio rimarrà, al contrario, al duca di Firenze.

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Cede al granduca di Toscana l’appalto della miniera di ferro presso Rio, sita nell’isola d’Elba.

1559

Agosto

Rientra nel suo stato accompagnato dalla moglie Virginia Fieschi.

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Si allontana da Piombino al cui governo lascia lo zio Gerolamo; si reca in Germania, dove ottiene dall’imperatore Ferdinando l’investitura imperiale e la legittimazione del figlio naturale Alessandro.

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Rientra a Piombino e continua ad alienarsi le simpatie popolari, negando franchigie ed immunità concesse dai suoi predecessori e da lui stesso al momento in cui ha preso possesso dello stato.

1562

Aprile

Gli abitanti di Piombino si ribellano al suo governo.

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Accondiscende alle richieste popolari e riconosce le tradizionali immunità e guarentigie. Poco dopo, in ogni caso, abbandona Piombino; l’Appiano si rifugia prima a Genova e poi a Firenze. L’intervento del re di Spagna Filippo II, sollecitato dagli abitanti di Piombino, lo riconcilia apparentemente con i suoi sudditi.

1563

Maggio

Entra a far parte dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano.

1564

Luglio

Toscana

Corsari barbareschi

E’ nominato luogotenente di Giulio dei Medici gran maestro dell’ordine. Parte da Livorno con 6 galee. Naviga lungo le coste della Corsica e della Sardegna e dà la caccia ai corsari barbareschi; fa qualche piccola preda, si dirige su Napoli e vi imbarca un colonnello di fanti spagnoli destinato all’impresa del Pennone di Velez de la Gomera.

Agosto settembre

Raggiunge a metà mese Gibilterra con i fanti spagnoli e quelli toscani comandati da Chiappino Vitelli. Alcuni equipaggi sono in uno stato così malandato, che Jacopo d’Appiano deve lasciare nel porto, agli ordini del capitano Marinelli, gli ammalati a bordo della “Santa Maria” e della “Toscana”: queste galee, peraltro, sono meno delle altre atte alla navigazione e per tale motivo sono state trasformate in navi ospedale. Si muove verso Cartagena e Malaga per unirsi con la flotta cristiana: 15 galee di Spagna agli ordini del capitano generale don Garcia di Toledo; 5 di Malta comandate dal Goiù; 8 portoghesi agli ordini di Francisco Barreto; 10 toscane; 3 sabaude guidate da Andrea Provana; 12 genovesi capitanate da Giovanni Andrea Doria; 11 di Napoli con Sancho de Leyva; 11 di Sicilia; molte altre di privati armatori, quali Marcantonio Colonna, Marco Centurione e Giorgio Grimaldi. In totale si tratta di 93 galee con 12000 soldati. Ai primi di settembre, l ’Appiano, con altri capitani, protegge con i pezzi di bordo lo sbarco delle truppe tese alla conquista della fortezza del Pennone di Velez de la Gomera. Sono piantate le artiglierie su uno scoglio vicino;  dopo un bombardamento di tre giorni, vi è la resa di difensori. Viene respinto un debole assalto dei mori e degli arabi accorsi in soccorso degli stessi. Lasciato nel forte un presidio di 1500 uomini, gli alleati si ritirano.

1565

Maggio

Ha ai suoi ordini 9 galee. Lascia Livorno e si dirige verso la Corsica per scorrerne le acque. La sua presenza si rivela molesta ai genovesi per cui si trasferisce nel canale di Piombino dove sorprende una galeotta barbaresca. Il capitano di questa viene ucciso, sono fatti schiavi i suoi occupanti e sono liberati dal remo 80 cristiani.

LuglioToscanaImpero ottomano
Giunge a Messina con le galee del granducato: trasporta truppe da portare in soccorso di Malta, assediata da Piali Pascià.

Agosto settembre

Cattura con la sua squadra una galeotta presso l’isola di Favignana; accompagna don Garcia di Toledo, quando costui tallona la flotta turca che si sta ritirando dall’assedio dell’isola.

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Torna a Livorno con grande pericolo a causa dei fortunali che gli impediranno di entrare nel porto fino agli ultimi giorni dell’anno. Rimane alla guardia delle coste toscane; impiega pure le galee nel trasporto di materiali da Livorno a Portoferraio.

1566

Ottobre

Toscana

Corsari barbareschi

Occhiali imperversa nel Tirreno con 5 galee e si mette in agguato tra la Corsica e la Sardegna, pronto ad assalire i legni in navigazione da o per Livorno. Jacopo d’Appiano esce con 4 galee ed ingaggia con gli avversari uno scontro presso le Bocche di Bonifacio. Dopo sette ore di lotta Occhiali è costretto a prendere il largo con 3 galee mentre altre 2 rimangono in potere dei cavalieri di Santo Stefano. Sono fatti 310 prigionieri; sono altresì liberati dal remo 220 schiavi cristiani. I toscani lamentano la perdita di 70 uomini ed il ferimento di altri 90; anche le loro navi subiscono vistosi danni. Al loro ritorno a Livorno un comune commento è quello che sembrano più vinti che vincitori.

1568

In crociera nelle acque della Corsica. In uno scontro con i corsari barbareschi sono danneggiate 3 galee della sua squadra (40 morti tra soldati e marinai, di cui 3 capitani, ed un numero maggiore di feriti). Torna a Livorno ove viene accusato di essersi appropriato di parte del bottino, di non sapere farsi rispettare, di imbrogliare sul vitto e, soprattutto, di scarsa combattività. Viene privato del comando a seguito di un’inchiesta. Questa termina con la rimozione di 4 capitani; l’imprigionamento di molti cavalieri dell’ordine di Santo Stefano e la messa in catene di 2 comiti. L’Appiano, alla fine, riottiene il comando.

1574

Mantiene buoni rapporti con la repubblica di Genova: fa sì che il figlio Alessandro, destinato alla sua successione nella signoria di Piombino, sia preso sotto la protezione della repubblica come suo cittadino. Con il granduca Francesco dei Medici definisce la questione del dominio di quest’ultimo sull’isola d’Elba.

…………………

Inizia alcune trattative che riguardano la cessione al granducato delle isole di Montecristo e di Pianosa, divenute nido di corsari.

1585

Maggio

Muore. Sposa le due sorelle Ridolfi, nipoti del papa Leone X, Maria d’Aragona, figlia del duca di Villa Hermosa, ed Elena Salviati.

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