Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

A - B - C - D - E - F - G - H - I - J - K - M - N - O - P - Q - R - S - T - U - V - W - Y - Z

 

Cerca nel sito:

ALFONSO D’APPIANO Fratello naturale di Jacopo.

  • 1575 ca.

  •  

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1566

Toscana

Impero ottomano

Ha il comando di 3 galee del ducato di Toscana. Si porta a   Messina. Con Cesare Cavaniglia trasporta a Malta vettovaglie e munizioni. Si trasferisce, successivamente, nell’ Adriatico e si collega con le galee spagnole di don Garcia di Toledo per difendere le coste pugliesi. Con il ritiro dei turchi fa ritorno a Messina.

1567

Toscana

Corsari barbareschi

A guardia delle coste toscane. Ha pure il compito con le sue galee di trasportare materiali da Livorno a Portoferraio. Riceve l’ordine di unirsi con 8 galee alla flotta di Giovanni Andrea Doria e di recarsi a Barcellona al fine di imbarcare le truppe del duca d’Alba. Il raduno delle milizie conosce un ritardo; l’Appiano ne approfitta con il Doria per dare la caccia ai corsari che infestano le isole Baleari. I due capitani si dirigono verso le Pitiuse, si imbattono in 8 galeotte algerine e ne catturano 3. L’Appiano ed il Doria ritornano a Barcellona, vi imbarcano le milizie spagnole e le conducono al porto di Villafranca (Villefranche) nel nizzardo. Libero dal servizio a favore degli alleati, naviga verso l’isola di Formentera e vi avvista le precedenti 5 galeotte algerine. Ne insegue una con la sua capitana, se ne impadronisce e fa prigioniero Mehemet Celebi, che anni prima ha conquistato la galea fiorentina “Lupa” a Los Alfaques. Il corsaro viene messo in catene.

1568

 

 

 

Aprile maggio

 

 

Imbaldanzito dal successo si prefigge l’obiettivo di compiere una spedizione ai danni di località della Barberia. Prende accordi con un rinnegato, un funzionario di grado elevato di Bona (Annaba): costui gli promette di farlo entrare in città senza colpo ferire. A fine mese l’Appiano salpa da Livorno con 8 galee: a bordo, oltre ad un distaccamento di cavalieri di Santo Stefano vi sono anche 800 fanti agli ordini di Luigi da Dovara. Giunto in Corsica, insegue una galeotta turca e la costringe ad arenarsi sulle coste della Sardegna; di notte punta verso l’Africa. Il libeccio gli impedisce di sbarcare, per cui è costretto a ritornare in Sardegna. Da lì, ricevute disposizioni da Livorno, si porta a Palermo per imbarcare Eleonora di Toledo, figlia di don Garcia, che deve sposarsi con Pietro dei Medici, ultimogenito di Cosimo. Prima di toccare terra, presso le isole Egadi si imbatte in 2 fuste corsare; le blocca e ne fa schiavi i marinai; vengono liberati i rematori cristiani. Sbarca gli ospiti e le milizie del Dovara a Livorno, lascia nel porto 2 galee che più delle altre hanno sofferto per una tempesta, e con le restanti 6 si indirizza alla volta della Corsica dove il corsaro Caragiali, con 5 galeotte, è impegnato a saccheggiare le coste di tale isola e quelle della Sardegna. Scova l’avversario a Capo Corso; lo attacca; cattura 2 galeotte dopo un cruento combattimento che dura sette ore. Sono fatti 310 prigionieri; 220 sono i cristiani liberati, vittime di precedenti imprese del Caragiali. L’Appiano, tuttavia, subisce notevoli perdite. Muoiono 70 soldati e tre capitani di galea, fra i quali il Rucellai che comanda la padrona e due altri capitani; vi sono 90 feriti tra i quali lo stesso Appiano, colpito da una freccia o da un colpo di archibugio ad una gamba. Le galee toscane hanno lottato in modo disordinato: l’Appiano viene, inoltre, accusato con i capitani superstiti di essersi appropriato di parte del bottino, di non sapersi fare rispettare, di imbrogliare sul vitto, di vendere autonomamente gli schiavi e, soprattutto, di non avere voglia di combattere. E’ demandato ad Aurelio Fregoso il compito di condurre un’inchiesta al riguardo. Poiché l’Appiano è ferito, viene privato del comando; il suo posto lo prende lo stesso Fregoso che riconduce la sua squadra nelle acque corse e dà vanamente la caccia ai corsari. L’inchiesta termina con la rimozione di qualche capitano, l’imprigionamento di molti cavalieri e la messa alla catena di due comiti.

1569

Toscana

Impero ottomano

Ristabilitosi, si dirige verso Napoli con 10 galee per congiungersi con la flotta spagnola e combattere i turchi che si stanno predisponendo ad assalire le coste della Calabria e della Sicilia. Si mette a disposizione del viceré di Sicilia Giovanni di Cardona come da disposizioni ducali. Nasce un incidente diplomatico per ragioni procedurali, perché non accetta l’autorità di Giovanni Andrea Doria, nominato luogotenente della flotta dal capitano generale don Giovanni d’Austria. Infatti, quando il Doria gli ordina di ammainare la propria bandiera e di rendere i dovuti onori alla sua, Alfonso d’Appiano si rifiuta, lascia Napoli e si congiunge a Palermo con il Cardona. E’ inviato da costui a Trapani. Mentre aspetta di trasferire a La Goletta alcuni contingenti spagnoli si pone alla caccia dei corsari barbareschi; nei pressi dell’isola di Favignava preda 3 vascelli turchi. Si porta, successivamente, a Messina. Con la scomparsa del pericolo ottomano ritorna a Livorno. Riprende il mare per trasportare in Andalusia, con il commendatore maggiore di Castiglia Berenguer de Requesens, le fanterie spagnole che devono contrastare in tale regione i mori di Granada. Il Requesens, contro il parere dei piloti e dei capitani delle navi, si predispone ad attraversare il golfo del Leone nonostante che sia in corso una terribile burrasca; lo spagnolo, in secondo luogo, rifiuta l’ipotesi di rifugiarsi alle Pomégues, nelle vicinanze di Marsiglia (Marseille), come, al contrario, insiste l’Appiano. La capitana ducale, trascinata dalla tempesta, percorre 50 miglia in meno di quaranta ore e può prendere terra presso Bosa, sulle spiagge occidentali della Sardegna; 2 galee toscane si rompono sulla costa, altre 2 affondano in mare. L’Appiano rientra a Livorno con le 5 galee scampate al naufragio.

1570

Toscana

Corsari barbareschi

Viene inviato da Cosimo dei Medici alla guardia delle coste pontificie infestate dai corsari. In pochi giorni cattura vari legni barbareschi e libera un grande numero di cristiani. Si impadronisce di alcune galeotte, abbandonate dagli avversari quasi di fronte ad Ostia.

1571

 

 

 

Giugno

Chiesa

Impero ottomano

Cosimo dei Medici noleggia la sua flotta di 12 galee allo stato dellaC Chiesa. Alfonso d’Appiano naviga sulla galea padrona come commissario pontificio (nonché come commissario e rappresentante del granduca di Toscana). La sua squadra parte da Livorno, imbarca alcune compagnie di fanti a Corneto (Tarquinia); è passata in rivista a Civitavecchia da Marcantonio Colonna, che alza la bandiera papale sulla sua capitana, mentre Onorato Gaetani, capitano generale della fanteria, si imbarca sulla “Grifona”.

Luglio

 

 

A Messina con la flotta di collegati.

Settembre

 

 

Don Giovanni d’Austria ispeziona l’intera flotta cristiana. Le galee toscane sono inserite parte nella squadra verde del Doria, parte nel centro con l’insegna azzurra e parte nella riserva (è il suo caso) agli ordini del marchese di Santa Cruz.

Ottobre

 

 

Partecipa alla battaglia di Lepanto (Navpaktos); combatte nella squadra di riserva, a bordo della padrona, con il titolo di capitano della squadra e di commissario ducale. Si vanterà di avere ferito nel corso del combattimento il grande ammiraglio turco Ali Pascià con un colpo del suo cannone di corsia. Si batte con valore e con la padrona libera da una pericolosa situazione Ascanio della Cornia, la cui galea è stata circondata da 4 galee nemiche.

1574

 

 

Per conto del granduca Francesco dei Medici riprende le trattative per noleggiare la flotta toscana al re di Spagna Filippo II. La proposta viene rifiutata. Ha solo la concessione di potere unire la squadra toscana con quella spagnola di don Giovanni d’Austria senza usufruire però di alcun stipendio.

1575

 

 

Muore.

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here