Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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BEAULIEU-PERSAC (Philippe Prévost de Beaulieu-Persac) Di Persac nel Poitou. Signore di Brialles.
Signore di Bealieu, Persac e di Briailles nel borbonese. Cognato di Guillaume de Beauregard. Cavaliere di Santo Stefano.
+ 1646 ca.
Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
…………… | Ha rapporti con alcuni corsari di Le Havre. | ||
1608 | |||
Giugno settembre |
Ottiene dal re Enrico IV il comando di una squadra di 4 vascelli per scorrere. Ottenuti 10000 scudi, lascia Dieppe per acquistare in Olanda un vascello. E’ segnalato a Flessingue, a Middelbourg, a Rotterdam, Amsterdam, Hoorn ed Enkhuizen. Ad Amsterdam acquista dall’ammiragliato il vascello “La Lune”, (stazza di 500/600 tonnellate), reduce da un viaggio in India. Il costo di 39000 lire non è comprensivo dell’armamento. Fa subito allargare lo scafo della nave di 28/30 piedi perché trova sproporzionata la sua lunghezza rispetto alla larghezza. Arma il vascello con i cannoni recuperati da una nave danese arenatasi all’imbocco di Texel. L’armamento del vascello consiste in 20 colubrine in grado di lanciare palle di 22 libbre fino a 2000 passi. Completano l’armamento altri 30 pezzi di artiglieria di vario tipo, 200 moschetti , acquistati ad Utrecht, e 40000 libbre di polvere da sparo.
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Ottobre dicembre |
A fine mese il vascello si trova nella rada di Texel. Mentre è fermo in porto, un incendio si propaga dalle cucine verso la santabarbara. L’equipaggio fugge a terra, tanto che il Beaulieu-Persac si trova a bordo con soli 4 soldati. Scende con costoro nelle cucine e riesce a domare l’incendio. Prende il mare diretto a Le Havre. Il vento lo spinge sulle dune della costa inglese. getta le ancore nei pressi di due vascelli inglesi, fermi nella rada, che in precedenza hanno costretto la nave del duca di Sully, che si stava recando da Calais in Inghilterra in qualità di ambasciatore, ad abbassare la propria bandiera. Gli inglesi gli sparano contro 4 colpi di cannone per fargli ammainare il vessillo francese. Beulieu-Persac si rifiuta di obbedire alla loro ingiunzione ed ha inizio un combattimento navale che durerà due giorni. Alfine il capitano del “Vanguard” invia delle scuse al francese e lo invita a pranzo. Beaulieu-Persac non accetta e dopo un giorno può riprendere il mare per Le Havre portando con sé come trofeo l’ancora di uno dei due vascelli che si è ingarbugliata con la sua nel corso dello scontro. Lascia tale località per recarsi dal re Enrico IV e relazionarlo del suo viaggio. Gli è chiesto dal favorito del re, il Varenne (Guillaume Fouquet de la Varenne) , di contrastare i turchi in Levante (alla testa di 2 bertoni e di 2 grandi vascelli) con una lettera di corsa del duca di Savoia. I veneziani, tramite l’ambasciatore Antonio Foscarini, protestano per questa spedizione e ne ottengono inizialmente il rinvio. E’ allora inviato sulla costa portoghese per fronteggiare i corsari ed i pirati inglesi. |
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1609 | |||
Gennaio marzo | In proprio | Pirati inglesi e corsari barbareschi |
Finge di navigare con una nave mercantile fiamminga diretta a Venezia. Si imbatte al largo del Capo di San Vincenzo (Cabo de Sao Vicente) in 2 pirati inglesi che viaggiano con 3 imbarcazioni, delle quali una è stata predata ai francesi della marineria di Le Havre. I pirati si avvicinano per abbordarlo perché in evidenza sono solo 4 cannoni. Trovano viceversa a riceverli molti pezzi di artiglieria e più di 400 armati. Un vascello pirata riesce a darsi alla fuga; il secondo è catturato senza colpo ferire. Sono liberati 50 uomini, tra spagnoli e portoghesi, destinati ad essere venduti come schiavi nei paesi barbareschi. John Verney riesce a sfuggire alla cattura, mentre il Bonel (o Peter Boniton, nipote dell’ambasciatore inglese in Francia), viene catturato e condotto a Marsiglia (Marseille) per essere decapitato all’ingresso del porto; il suo cadavere è squartato. Gli inglesi, fatti prigionieri, sono avviati al remo nelle galee francesi.
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Aprile giugno | In proprio | Corsari barbareschi |
Scorre il Mediterraneo ai danni dei corsari barbareschi. Avvista sulla costa spagnola un convoglio di 4 navi inglesi ed un mercantile fiammingo; è preceduto nell’azione corsara dalla squadra algerina di Simon de Danser, 5 vascelli dalla stazza di 500-600 tonnellate ciascuno, 2 grandi petacchi ed una nave portoghese catturata in precedenza. Al Capo di Santa Maria si mette in ordine di combattimento per affrontare gli avversari; una tempesta impedisce lo scontro. La corrente lo spinge verso lo stretto di Gibilterra. Compaiono all’orizzonte 8 galee spagnole destinate alla guardia del litorale andaluso, di cui 3 comandate dallo spagnolo Luis Carrillo e 5 dal genovese Domenico Centurione. Il comandante della squadra è Juan Maldonado, luogotenente del duca di Ferrandina Pedro de Toledo, generalissimo delle galee di Spagna. Messi a terra i prigionieri inglesi, e gli spagnoli/portoghesi liberati nella precedente azione, il Beaulieu-Persac si incontra con il Maldonado. Si decide di affrontare Simon De Danser, che, lasciato all’imboccatura dello stretto di Gibilterra, si sta apprestando a rientrare ad Algeri. Il piano di battaglia prevede la presenza della sola squadra francese, mentre le galee spagnole si sarebbero poste in imboscata al riparo di uno scoglio. I corsari algerini muovono contro il Beaulieu-Persac; costui fa sparare un colpo di cannone per segnalare agli spagnoli la presenza dei vascelli corsari. Il vento scompagina la formazione alleata; le galee sono costrette a riparare a Gibilterra mentre il corsaro francese con “La Lune” deve prendere il largo. Simon De Danser non insegue gli avversari, ma punta direttamente su Algeri. Il giorno seguente fa rotta con la sua nave ed un petacco verso il Capo Gata nei pressi di Almeria. Si imbatte in 6 vascelli di Tunisi appartenenti al governatore della città Carosseman (con a bordo 2000 uomini) che stanno scorrendo lungo le coste andaluse. Della flottiglia barbaresca fanno parte il rinnegato olandese Soliman Rais, detto Maltese, (31 pezzi), il rinnegato inglese George Rais, il rinnegato Elia il Corso, più altri 3 vascelli, di cui 2 appartenenti al rinnegato genovese Osta Morat. I corsari tunisini tentano di abbordare il vascello del Beaulieu-Persac: non appena si accorgono che tutti i pezzi di artiglieria sono concentrati su un solo fianco, decidono di ritirarsi. Si avvicina alla costa spagnola inseguito da 2 petacchi. Ne abborda uno con “La Lune”, mentre il suo petacco attacca la seconda imbarcazione. Tale imbarcazione viene inseguita dal suo petacco ma per salvarsi va a sbattere contro uno scoglio: i barbareschi muoiono tutti annegati, tranne 6/7 uomini che sono fatti prigionieri; l’altra imbarcazione viene catturata. Sono fatti prigionieri 80 uomini, mentre sono liberati 15/20 cristiani francesi e fiamminghi destinati ad essere venduti come schiavi. Di seguito il Beaulieu-Persac guadagna le coste della Provenza (Provence) e raggiunge Marsiglia con il suo bottino consistente in più di 200 schiavi tra inglesi e mori. Getta l’ancora nei pressi e consegna i prigionieri ad un inviato del re. La sua azione contro i corsari di Tunisi è aspramente avversata dal mercante Antoine Bérengier, fondatore della Compagnie du Corail perché mette in pericolo le relazioni commerciali tra i francesi ed il dey di Tunisi Kara Othman. Il capitano riprende il mare. Spinto dai mercanti Gérenton e Betlandier, ostili al Bérengier, salpa diretto verso Malta con l’obiettivo di vendervi il petacco catturato in precedenza. Un forte maestrale, tuttavia, lo sospinge invece verso la Sardegna. A fine giugno si rifornisce d’acqua e di legna a Capo Pula nel golfo di Cagliari; si ferma con “La Lune” per dodici giorni nel porto di Malfatano nella vana attesa di essere raggiunto dal suo petacco, da una tartana da lui acquistata a Marsiglia, e dalla nave barbaresca venuta in suo possesso. Tutti questi legni, in effetti, si sono dispersi a causa del vento. A Cagliari espone ai suoi ufficiali i suoi progetti. Prende nuovamente il mare per Malta. |
Luglio ottobre | In proprio | Tunisi |
Al largo dell’isola di Favignana si imbatte in un vascello di Tolone (Toulon), diretto da Napoli e Ragusa a Tunisi per riscattare dalla schiavitù alcuni cittadini di tali città. E’ informato che nelle vicinanze sta operando John Ward. Si mette all’inseguimento di quest’ultimo, ma una manovra errata del suo luogotenente, Hautefort, gli fa perdere di vista il corsaro barbaresco. A Malta ritrova nel porto petacco e tartana. Saluta le autorità con una salve di 60 colpi di cannone e 500 colpi di moschetto. Dopo avere ottenuto il permesso di scendere a terra sbarca con 20 gentiluomini e va a trovare il gran maestro dell’ordine gerosolomitano Alof de Wignancourt. Espone il suo progetto di penetrare nel porto di La Goletta; chiede una lettera di corsa all’ordine cavalleresco; questa gli è rifiutata. Invia allora una feluca a Livorno per ripetere analoga richiesta al granduca di Toscana e combattere in tal modo correttamente i corsari barbareschi. Nell’attesa spedisce in Levante il petacco e la tartana per scorrere in quelle acque. Riparte da Malta con 7 velieri; scorta fino all’isola di San Pietro 5 vascelli marsigliesi provenienti da Alessandria (Al Iskandariyah); presso Cagliari effettua gli usuali rifornimenti di acqua, di legna e di altri generi di prima necessità. Punta ora su La Goletta. A La Galite, a 40 chilometri dal Capo Serrat, si incontra con la squadra di Luis Fajardo (12 vascelli). Poiché il corsaro non batte alcuna bandiera, gli spagnoli gli sparano contro alcuni colpi di artiglieria. Una caravella si avvicina al suo vascello per avvistarlo. Il Beaulieu-Persac fa mettere, a sua volta, in mare una scialuppa con il suo luogotenente, il Chanteloube, per sapere chi ha di fronte. Il Fajardo invia allora sul vascello francese il figlio Juan ed il maestro di campo della sua fanteria per conoscere le sue intenzioni. Espone loro il suo progetto; il giorno seguente si reca con il Chanteloube sull’ammiraglia spagnola e vi è ricevuto con tutti gli onori. Viene trovato l’accordo per un’azione congiunta franco-spagnola. Avanza all’avanguardia con “La Lune”, seguito dalle navi spagnole; verifica se a Porto Farina vi siano ancorate le galee di Biserta (Banzart), doppia il capo di Cartagine navigando vicinissimo alla scogliera tanto che i remi toccano le rocce. A fine mese penetra nottetempo nel porto di La Goletta. Si ferma nei pressi della fortezza e delle imbarcazioni avversarie. Nella rada sono ancorate circa 23 navi sotto la protezione di 530 pezzi di artiglieria, collocati sui bastioni e su un cavaliere a difesa del molo. Dalla fortezza gli sparano contro 40/50 colpi il cui tiro si rivela troppo alto. Si ancora e mette in mare, a suo sostegno, una grande barca con il Chanteloube e più di 100 uomini. Nello stesso tempo il Beaulieu-Persac si avventa contro una galea algerina (“La Maddalena”, 350 tonnellate e 24 cannoni), giunta la stessa notte agli ordini di un rinnegato spagnolo. La nave è data alle fiamme ed il vento propaga l’incendio ad altri 4 vascelli. Il Chanteloube, da parte sua, si mette in mezzo alle navi barbaresche e prosegue con la stessa tattica. Interviene nel frattempo anche il Fajardo che, con 5 vascelli, utilizza il passaggio aperto da “La Lune”. Le altre navi spagnole si mettono a sparare contro la fortezza. Nella rada si trovano 6 vascelli del dey Kara Othman, tra cui “La Perle”, catturato in precedenza a Saint-Malo dai corsari barbareschi, 3 vascelli del pascià di Tunisi, comandati dal rinnegato Saphan Rais, 2 del rinnegato francese Mourad Rais, un galeone appartenente al rinnegato inglese John Ward, un vascello del rinnegato greco Mustafa Rais. Sono tutti preda delle fiamme. Anche un convoglio proveniente da Costantinopoli (Istanbul) e diretto ad Algeri subisce la medesima sorte. Rimangono pure coinvolti nell’incendio alcuni mercantili francesi come il “Comte Maurice” ed il “Faucon de Portugal”, di stazza similare a “La Lune”. Si stima che i corsari barbareschi in tale incursione abbaiano perso 16 vascelli e molte galee, per 435 pezzi di artiglieria e merci per un valore di 400000 scudi. Ne sono vittime i corsari John Ward, Francis Verney e Richard Bishop. Delle navi nemiche non restano che le carcasse fumanti; si salva solo “Il Catalano”, sfuggito alle fiamme. Il Beaulieu-Persac cerca di trainare tale imbarcazione ma la deve abbandonare nello stagno. 2 brigantini, infatti, gli si sono mossi contro per impedirne la cattura, per cui il capitano è costretto a dare alle fiamme anche tale vascello. Il giorno seguente gli alleati recuperano ai danni della squadra di Biserta 2 navi di cui si sono impadroniti i barbareschi sulla costa ligure (una carica di spade e di carta; l’altra di frumento). E’ invano contattato dai tunisini che si lamentano della sua impresa attraverso il capitano francese Carroceman. Dopo altri otto giorni prende congedo dal Fajardo e punta su Malta: gli è assegnata dal Fajardo come preda la nave carica di frumento. Giunge in tale isola a mezzanotte, si ferma davanti alla cala di San Paolo e mette in allarme gli abitanti con l’usuale salve di colpi. A Malta sa subito che il suo petacco e la sua tartana hanno compiuto una fortunata spedizione in Levante: i due legni si sono, infatti, scontrati con una galeotta di Santa Maura (Levkas) e, nelle acque di Cerigo (Kithira) si sono impadroniti di una grande nave veneziana, la “Pasqualiga”, con merci a bordo per un valore di 200000 scudi: il bottino dovrebbe essere portato a Tripoli di Siria (Tarabulus) per essere venduto in tale mercato. Il Beaulieu-Persac è accolto dai cavalieri Médail e Miraumont che lo accompagnano dal gran maestro. Non accetta la lettera di corsa offertagli ora dall’ordine gerosolomitano per l’analoga sua richiesta accettata invece dal granduca di Toscana. Chiede ed ottiene, tuttavia, che Alof de Wignancourt faccia da padrino di battesimo al figlio che gli sta per nascere in Francia. A metà ottobre decide di raggiungere sulla costa calabrese, nei pressi di Reggio Calabria, il suo petacco e la sua tartana, fermatisi in tali acque con le loro prede. Apprende, nel contempo, da un vascello fiammingo, che si trova nei pressi una grande germa dell’isola di Lemno (Limnos) diretta a Gerbe (Djerba) con un carico di olio. La nave sfugge alla cattura per cui punta sulle coste siciliane dove si ricongiunge con le altre due sue imbarcazioni. Si congedano dal Beaulieu-Presac il Chanteloube (che rientra a Malta) e l’Hautefort, timoroso per le cattive notizie che provengono da Levante. Da identiche paure sono pure presi 500 uomini dei suoi equipaggi che disertano e fuggono a Messina. Anche il corsaro francese si reca in questa località per recuperare la situazione. Con le blandizie e con le minacce (sono impiccati, tra l’altro, alcuni membri dei suoi equipaggi accusati di diserzione) ritrova il favore dei suoi marinai; a costoro si uniscono anche un centinaio di uomini assoldati sul posto. Prende congedo dal viceré di Sicilia, il marchese di Villena; a Reggio Calabria invia il suo petacco a Livorno di scorta alla “Pasqualiga” che deve essere venduta nel porto toscano. Rientra a Malta: sul vascello sono imbarcati 500 uomini tra marinai e soldati; più di cento si trovano sulla tartana. Chiede al gran maestro il permesso di caricare a bordo del vino acquistato a Siracusa e non permette a nessun membro dei suoi equipaggi di sbarcare a terra. Assolda altri soldati e lascia l’isola. Negli stessi giorni viene informato da un petacco, giunto a Malta, che nelle acque di Pafo (Paphos) sono stati catturati dalla flotta ottomana di Khalil di Cesarea (50 galee), dopo un giorno di duro combattimento, il galeone maltese del Frassinet ( “L’enfer Noir”, forte di 90 cannoni) ed un vascello marsigliese. I turchi hanno avuto ragione del galeone maltese a seguito di un abbordaggio condotto dal rinnegato francese Mourad Rais. Altrove, inoltre, nelle vicinanze di Rodi (Rodhos) il cavaliere di Malta d’Aubusson de la Feuillade ha abbandonato il campo di battaglia con 2 navi di La Rochelle di fronte a 12 galee comandate dal rinnegato greco Mustafa Rais. |
Novembre dicembre | Toscana | Impero ottomano |
A causa delle recenti sconfitte subite dai cavalieri dell’ordine gerosolomitano il gran maestro esorta il Beaulieu-Persac a non scorrere in Levante. Il corsaro francese non se ne dà per inteso e lascia Malta con il favore del vento. Invia in avanscoperta la sua tartana, che libera dalla cattura da parte di una galeotta barbaresca una piccola germa carica di datteri e di uva. Prende a rimorchio l’imbarcazione e la conduce al porto di Sphakia nell’isola di Candia (Kriti). Vende tale carico e lo sostituisce con uno di montoni e pollame. Nel canale di Gozzo (Gaudos) gli abitanti gli riferiscono che nei pressi si è riparata una grande germa, proveniente dall’India e diretta a Tunisi, con a bordo più di 300 turchi. La nave riesce a sfuggirgli nottetempo. Si porta allora sulla costa di Scarpanto (Karpathos), ove è sorpreso da un forte vento di tramontana. La tartana si allontana dal suo vascello per riparare più tardi nel porto di Candia (Iraklion). Dopo alcuni giorni (dicembre) si imbatte in 2 navi che provengono da Alessandria con meta Costantinopoli. Le insegue vanamente fino a Rodi; si porta ai Sette Capi (Jedi Burun) a nord-ovest del golfo di Kalamaki, sulla costa turca. Prosegue fino a Finika (Finike) dove avvista una saica. Spedisce contro tale imbarcazione una scialuppa armata; la piccola nave è abbordata ed è affondata con i turchi dell’equipaggio sotto le mura del castello di Finika. Si sposta nelle acque di Cipro (Kipros), dove scambia una tartana in navigazione con la sua. Accortosi dell’errore, si mette al suo inseguimento. La nave gli sfugge ma a Capo Bianco (Capo Aspro) avvista 6 caramussali turchi. Ne cattura uno dopo averlo colpito con la sua artiglieria. Il caramussali è partito da Alessandria e fa parte di un convoglio, diretto a Cipro, composto da 5 galeoni, di cui due appartenenti al sultano, e da 8 caramussali. Una tempesta ha sorpreso il convoglio rompendone l’ordinamento. Il corsaro si dirige allora sulla costa egiziana; avvista 7 grandi vascelli fiamminghi di scorta ad alcune navi olandesi cariche di mercanzie destinate a Cipro. Punta sull’ammiraglia del convoglio dalla stazza di 500 tonnellate. I vascelli che ha di fronte si schierano a mezzaluna; seguono alcuni colpi di cannoni ed il riconoscimento reciproco. Gli sono presentati i documenti di viaggio ed il convoglio può proseguire nella sua rotta. Il Beaulieu-Persac riprende la strada per l’isola di Candia. La tramontana, viceversa, lo risospinge sulla costa egiziana; muta il vento, si dirige verso Scarpanto e si porta all’isola di Caso (Kasos), posta tra Candia e Rodi. Nelle acque di Rodi si imbatte in 2 grossi vascelli dei cavalieri di Santo Stefano condotti dal cognato Beauregard e da Simon de Saint-Jean. Dopo il riconoscimento reciproco effettuato dal Chanteloube, che accompagna i toscani, decide di entrare a far parte dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano e di seguire il Beauregard nella sua spedizione in Siria: acquista dal collega 500 quintali di biscotto ed altri generi alimentari in cambio delle mercanzie che ha a bordo. Naviga lungo le coste della Caramania; sbarca nel porto dell’antica Alicarnasso. Si dirige, alfine, su Tiro (Sur), dove si deve radunare la flotta del granduca di Toscana: obiettivo è quello di aiutare il sultano Jachia, fuggito da Costantinopoli a seguito della morte del padre Maometto IV e della salita al potere del fratellastro Ahmed. Si separa, successivamente, dal Beauregard per dare la caccia fino all’imboccatura del porto di Tripoli di Siria a 3 vascelli. Il giorno di Natale si incontra con il Beauregard a Capo Canzin (Capo Hinzin). I 2 corsari entrano nel porto di Alessandretta (Scanderun). Sono sbarcati a terra 300 soldati agli ordini del Chanteloube e del sergente maggiore Emilio Landi: lo scalo è deserto e tutte le case sono state date alle fiamme in precedenza. Si decide di intercettare una carovana terrestre proveniente da Aleppo (Halab). Sono catturati solamente 18 cammelli che trasportano anguille salate e riso destinati a Bayas. La povertà del bottino induce a macellare gli animali per utilizzare la loro carne a bordo delle navi. |
1610 | |||
Gennaio febbraio | Toscana | Impero ottomano |
Dopo alcuni giorni è assalita una germa con 80 turchi a bordo, dei quali la metà rimane uccisa in combattimento e l’altra metà è ridotta in schiavitù. Gli schiavi sono divisi tra i 2 corsari. Seguono alcuni incontri con il sultano Jachia ed una scorreria a terra terminata con la fuga dei cavalieri di Santo Stefano di fronte alla cavalleria ottomana. A Porto Bonel vi è un nuovo sbarco (400 soldati del Beauregard con il Landi e 30 moschettieri e 15 picchieri di Beaulieu-Persac). Sono respinti 300 turchi che si rifugiano in un casale. Viene messo a ferro e fuoco un vicino villaggio. Intervengono 800 turchi. Francesi ed italiani sono costretti a ritirarsi fino al punto di imbarco sotto la protezione dell’artiglieria navale. Sono catturati nello scontro 2 turchi che saranno liberati il giorno seguente in cambio di una certa quantità di pollame, burro, formaggio ed alcuni montoni. Il corsaro si lamenta con il Beauregard per essere stato lasciato solo con i suoi uomini di fronte agli avversari nell’ultima azione. Le cattive condizioni del mare impediscono per qualche tempo di abbandonare il golfo di Alessandretta. Da ultimo, a fine febbraio, stanco della forzata inattività, si separa dal Beauregard, si accomiata dal sultano Jachia (dal quale riceve in dono un panno scarlatto a forma di cuore ricamato in oro) e punta su Malta. Il suo vascello “La Lune” è ribattezzato dagli ottomani “Dragone Volante” per il terrore che induce la sua presenza. |
Marzo aprile |
Raggiunge la Sicilia e qui ingiunge al governatore di Siracusa di liberare gli uomini della sua tartana fatti incarcerare da quest’ultimo: in caso contrario minaccia rappresaglie sulle navi cittadine. A Malta; non avendo a disposizione che 300 uomini, propone al gran maestro un’azione comune ai danni di La Goletta: la sua proposta di avere 200 soldati per poterla condurre a termine, viene respinta. Ad aprile decide di ritornare a Marsiglia e scorta in Provenza, a pagamento, 4 navi di tale città. Una dura tempesta sorprende alle bocche di San Bonifacio la flottiglia.
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Maggio |
Giunge a Marsiglia a metà mese proprio nel giorno in cui viene assassinato il re Enrico IV. Rompe la catena posta a difesa del porto perché non accetta di passare il previsto periodo di quarantena per chi proviene dal Levante; fa sparare una salve di 50 colpi di cannone in onore degli abitanti della città. Si reca subito ad Aix-en-Provence per trovare il du Var, primo presidente del parlamento locale: nonostante il suo atto di insubordinazione è rimandato a Marsiglia per organizzare la difesa del porto a seguito delle minacce spagnole sulla città (con raduno di 80 galee a Barcellona). Allo scopo fa sbarcare dal suo vascello 20 colubrine e molti moschetti.
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1612 | |||
…………… | Rientra al castello paterno di Beaulieu nel Poitou. Non prende partito durante le guerre di religione in Francia. | ||
1612 |
Rende omaggio al signore di Lussac Gaspard de Rochechovart, marchese di Montemart e principe di Montmorillon.
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1618 | Succede a Pierre de Nuchère nella carica di governatore di Montmorillon. | ||
1621 | |||
Febbraio marzo | Francia | Corsari barbareschi |
I corsari algerini infestano le coste provenzali. Il duca di Guisa (Charles de Lorraine), governatore della regione, gli dà l’incarico di liberare le acque provenzali dalla loro presenza. Al comando di una galea si porta lungo il litorale di Port-Cros nelle isole Hyères. A metà febbraio salpa da tale porto alla testa di 35 barche e di 2 grossi vascelli spagnoli. Davanti a Saint-Tropez si imbatte in Soliman Rais, un rinnegato francese originario dell’isola di Rè. Si getta alla caccia di tale legno (12 cannoni) e se ne impadronisce (con cattura del capitano barbaresco che viene condotto prigioniero a Marsiglia con 28 mori per essere avviati al remo e la liberazione di 4 cristiani. Il corsaro barbaresco viene invece impiccato davanti al Palazzo di Città. Nell’occasione sono pure fatti prigionieri altri 4 rinnegati francesi, fuggiti in un primo su una barca. Si trasferisce a Tolone per rifornirsi d’acqua; tocca, successivamente, Brigançon e Port-Cros. Continua sempre nella sua azione di pattugliamento perché si è sparsa la notizia che nelle vicinanze si trovi il Sampson. Avvista tale corsaro all’isola di Ribaudes; costui riesce a sfuggirgli con il favore della notte. Sorprende un altro vascello guidato da Soliman Rais, un rinnegato di La Rochelle, (stazza 60 tonnellate, 12 cannoni e 45 uomini di equipaggio), e si mette al suo inseguimento nei pressi dell’isola di Porquerolles. Colpisce con il cannone di corsia la nave corsara e la affonda. Dell’equipaggio si salvano solo 22 uomini, compresi 4 schiavi cristiani; gli altri sono rimasti uccisi nello scontro o sono annegati. Ritorna a Brigançon e si dirige su Marsiglia con la nave conquistata in precedenza. Rifornitosi di polvere da sparo, salpa dopo due giorni e naviga fino a Cap Rond. Ai primi di marzo rientra a Port-Cros e vi si ferma fino a metà mese. Con la galea scopre un vascello diretto all’isola di Porquerolles. Si tratta di un rinnegato di Arles, che di recente impadronito di un vascello genovese diretto a Marsiglia, e che è costretto a riparare nelle isole Hyères a causa del cattivo tempo. Il Beaulieu-Persac insegue la nave fino a Cap-Nègre; la galea corsara riesce a prendere il largo, mentre il vascello si incaglia a terra presso Cavalaire. A fine mese dà la caccia, sempre con la sua galea, nelle acque di Saint-Tropez ad un altro corsaro, Ali Rais, un rinnegato andaluso reduce da un’incursione sulle coste spagnole dove ha fatto fronte a 4 galee iberiche. Uno dei turchi mostra il sedere ai francesi in gesto di sfida. Viene subito ucciso. Beaulieu-Persac punta il cannone di corsia contro gli avversari, abbatte l’albero di maestro. La nave barbaresca (20 cannoni) è affondata all’altezza di Saint-Tropez dopo 77 colpi di cannone: dei 145 membri dell’equipaggio, compresi 6 schiavi cristiani, se ne salvano solo 50, di cui molti sono feriti gravemente. Tutti sono messi subito al remo. Gravi sono pure i danni riportati dalla galea di Beaulieu-Persac (abbattimento dell’albero maestro, delle antenne, del trinchetto ed allo scafo, ripetutamente colpito a poppa e sul fianco sinistro). Nel complesso l’azione di polizia ha comportato ai corsari algerini la perdita di 4 galee, di 530 uomini tra prigionieri, uccisi o annegati e la liberazione di 20 schiavi.
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1622 | Viene rafforzato l’equipaggio del suo vascello. | ||
1625 | Si trasferisce nel Midi ed ha l’incarico di governatore di Orgon, piccolo castello sulla Durance nei pressi di Arles. | ||
1627 | |||
Luglio settembre | Francia | Inghilterra |
Si reca a Parigi dove si incontra con il re Luigi XIII e con il cardinale Richelieu. Ha l’incarico di unirsi con il duca di Angouleme e di liberare Saint-Martin-de-Ré dall’assedio posto dagli inglesi comandati da Georges Villiers, duca di Buckingham, sbarcato in Francia nel tentativo di sostenere la causa degli ugonotti. Raggiunge il porto di Le Plomb e di Queu-de-Vache per studiare un piano atto a superare il blocco inglese. Il tentativo prevede l’utilizzo di 13 barche da pesca, piccoli vascelli di 18-20 tonnellate, sui quali sono trasportati 200 fanti. Alla spedizione sono pure destinati Claude de Rasilly, signore di Launay, uno dei migliori marinai di Francia ed altri giovani capitani come il Cahusac, Claude de Roquemont, il de Brouilly, il de L’Isle-d’Autry che, negli anni seguenti, si faranno onore nella marina regia quali comandanti delle squadre di Bretagna, di Provenza, delle Antille e del Canada. Il Beaulieu-Persac esce da Brouage; il vento costringe la flottiglia a fermarsi nella rada di Saint-Trojan-les-Bains. Scende giocoforza a terra mentre giungono 14 vascelli inglesi che si collocano fra l’isola di Aix e l’isola di Oléron bloccando in tal modo ogni suo movimento. Accerchiato nel porto di Brouage cerca di ripetere l’impresa di La Goletta. I capitani dei 5 brulotti che si trovano in rada si rifiutano di prendere parte all’azione; decide allora di agire in altro modo e di trasferirsi a Les- Sables- d’Olonne dove si sta preparando una seconda spedizione di soccorso. La partenza avviene di notte; tocca Maumusson, nei pressi dell’isola di Oléron, ed entra in mare. I venti sono contrari per cui la navigazione avviene a remi con molte difficoltà. Dopo una notte ed un giorno supera un grande banco di sabbia ed alcuni scogli e giunge nella rada desiderata. Aspetta la marea favorevole per entrare nel porto di Les-Sables-d’Olonne. Si trova ora ad avere a disposizione 35 vele tra barche da pesca e battelli vari. A fine mese 7 barche sono spedite in soccorso dei difensori di Saint-Martin-de-Ré: 4 sono costrette a ripiegare, una quinta è catturata ed una sola, comandata dal Richardière-Maupas, riesce a forzare il blocco ed a sbarcare nei pressi di una ridotta 30 soldati e viveri per due giorni. Al ritorno gli inglesi tentano di occupare la ridotta e di dare alle fiamme tale imbarcazione. |
Ottobre |
I difensori della cittadella, comandati da Jean de Saint-Bonnet de Toiras, sono allo stremo. Si prepara un’ulteriore spedizione. Giunge la notizia che un contingente di rinforzo di 400 soldati, proveniente da Le Plomb e da Queu-de-Vache è stato annientato dagli inglesi. I soldati si ribellano e si rifiutano di combattere. Interviene con energia il Beaulieu-Persac; i disertori sono catturati; saranno condannati a morte per essere giustiziati a Beaulieu. Ai primi del mese, all’alba, con il favore della marea, guida il convoglio di 46 imbarcazioni (barche da pesca, chiatte vandeane ed altri battelli), sulle quali sono imbarcati 760 marinai, destinato a liberare dall’assedio Saint-Martin-de-Ré. All’avanguardia si trovano 14 barche, comandate dal Maupas, che fiancheggiano a destra l’ammiraglia di Beaulieu-Persac; a sinistra trovano posto altri battelli guidati dal Cahusac e dal de Brouilly; seguono altre imbarcazioni con la retroguardia affidata al capitano Perroteau. Si imbarca anch’egli nonostante le sue cattive condizioni di salute e del tempo. Dopo nove ore di navigazione la flottiglia è sotto la cittadella di Ré. Si mette al timone della sua nave, mentre il Launay si colloca a prua. Avvistato dagli inglesi si infila in mezzo agli avversari; anche le altre navi francesi imitano il suo esempio. Il combattimento è violento, ma alla fine 28 imbarcazioni, condotte da Etienne d’Andovins, rompono il blocco e raggiungono con i loro soccorsi la cittadella. Il Beaulieu-Persac è, invece, fatto prigioniero con il Launay; è trasferito con i suoi ufficiali a bordo del vascello del capitano John Green (il “Nonsuch”). E’ trattato onorevolmente. E’ condotto dal duca di Buckingham. |
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Novembre |
I francesi guidati dal maresciallo Henri de Schomberg assediano La Rochelle. Beaulieu-Persac, dopo un nuovo incontro con il duca di Buckingham, è lasciato libero sulla parola e spedito con il capitano Green dallo Schomberg per ottenere la liberazione di lord Montjoy (Montjoy Blount). Si incontra con lo Schomberg; a Nestré si incontra con il Richelieu in attesa di essere presentato al re. A fine mese è inviato dal Richelieu alla difesa dell’isola di Ré. La flotta inglese abbandona le operazioni di assedio.
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1628 | |||
Gennaio febbraio |
Gli inglesi richiedono la sua presenza a Dover. Nel periodo funge da plenipotenziario per le prime trattative di pace tra Francia ed Inghilterra. Agli inizi di febbraio lascia l’Inghilterra. Ogni tentativo di ricomposizione è destinato al fallimento.
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Ottobre novembre |
E’ segnalato nelle acque di La Rochelle. Ha il compito di ricongiungersi con la flotta dell’ammiraglio Achille de Valançais. A tale scopo deve superare il blocco navale predisposto dal Lindsay. A metà novembre La Rochelle capitola e gli inglesi si ritirano definitivamente dalla Francia. Il Beaulieu-Persac rientra nei suoi castelli del Poitou: è ricompensato dal re Luigi XIII con la nomina a cavaliere del suo ordine.
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1635 | |||
Settembre | Francia | Spagna |
Viene richiamato in servizio per fronteggiare gli spagnoli. A metà mese la flotta comandata dal Santa Cruz e dal duca di Ferrandina si impadronisce delle isole di Lérins, di Sainte-Marguerite e di Saint-Honorat. Il re ordina al conte di Harcourt, Enrico di Lorena, di affrontare gli avversari con la flotta di Ponente. Il Beaulieu-Persac ha il comando di un vascello di 300 tonnellate, il “Lion d’Or, inserito nella squadra di Guyenne agli ordini di Théodore de Mantin. Presenti, viceversa, nella squadra di Bretagna si trovano due suoi omonimi, Augustin e David de Beaulieu.
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Dicembre |
I tre Beaulieu ed altri capitani sono fermi nella rada di Théouille. Hanno l’incarico di collegarsi con 36 tartane che, a loro volta, appoggiano 12 galee in un attacco all’isola di Lérins. Predomina la discordia nel campo francese per cui le operazioni tardano ad avere inizio. Solo a metà maggio del 1637 gli spagnoli sono costretti ad abbandonare le isole di Sainte-Marguerite e di Saint-Honorat.
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1638 | |||
Settembre |
Ai primi del mese prende parte alla battaglia di Vado Ligure in un furioso combattimento che vede di fronte 15 galee comandate da François de Vignerot du Pont-Courlay con 15 galee spagnole e siciliane guidate da Rodrigo Gutierrez de Velasco e da Juan de Orellana. Alla fine dello scontro i francesi denunciano la perdita di 3 galee con 2000 uomini; più pesante è il danno registrato dagli avversari che lamentano la scomparsa di 6 galee (compresa la padrona reale di Spagna) e di 4000 uomini. Il Velasco è ucciso in combattimento; l’Orellana è ferito e fatto prigioniero. Con il ritiro degli spagnoli verso Genova, il Beaulieu-Persac si muove con Enrico di Lorena per accettare la resa di una galea. Dopo qualche giorno i genovesi capitolano. E’ questo l’ultimo exploit marino di tale capitano. |
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1646 | Muore a Beaulieu. E’ sepolto nell’altare della chiesa di San Sebastiano a Persac accanto alla tom,ba del padre. Autore di memorie. |
CITAZIONI
-“Valereux capitaine.” Dan
-“Huomo di qualche esperienza”. Foscarini