Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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ALFONSO SOZZIFANTI Di Pistoia. Cavaliere di Santo Stefano.
1585 – 1620 (giugno)
Anno, mese |
Stato, in proprio |
Avversario |
Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1607 |
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Marzo |
Toscana |
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Naviga nella marina da guerra del granduca di Toscana Cosimo III. Nel 1616 ha il comando della galea “San Cosimo” della squadra stefanesca comandata da Iacopo Inghirami. Affianca quest’ultimo in una sua crociera (luglio) lungo le coste tunisine. |
1617 |
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Novembre |
Toscana |
Corsari barbareschi |
E’ incaricato da Iacopo Inghirami di salpare da Livorno con la padrona, la “Santa Maria Maddalena”, la “San Francesco” e la “Santo Stefano” e di rintracciare un caramussali perso in mare dallo stesso Inghirami al momento del rientro dell’ ultima scorreria: un fortunale, infatti, ha rotto il canapo di rimorchio ed ha spinto l’imbarcazione verso la Corsica. I venti contrari trascinano la squadra di Alfonso Sozzifanti al Capo Corso; ripresa la navigazione, tra l’isola di Capraia e l’Elba, si imbatte in un bertone tunisino di 60 cannoni, appartenente a Jussuf Aga, capo dei giannizzeri (125 uomini di equipaggio), ed in un petacchio (o un caramussali) della portata di 800 salme con 6 pezzi di artiglieria di grosso calibro, 4 petrieri ed alcuni falconetti (94/96 sono gli uomini a bordo). Alfonso Sozzifanti investe il vascello con 3 galee e ne va all’ arrembaggio; quando il petacco si avvicina a sua volta ordina alla “Santo Stefano” lasciare l’attacco e di vedersela con il nuovo avversario. Vedendo infine che la lotta tra le due navi è sempre indecisa si muove con la padrona ed aggredisce il petacchio. Solo quando è passato il momento critico ritorna sui suoi passi per assalire nuovamente il bertone. I turchi si asserragliano sotto coperta salvo ad arrendersi dopo breve tempo. Sono uccisi 60 corsari e ridotti in schiavitù altri 161. Tra i toscani vi sono 18 morti e 86 feriti, tra cui un nipote dello stesso Iacopo Inghirami, Tommaso Fedra Inghirami. I cristiani liberati dalle catene sono pochi, quattro o sette: si tratta di maestri d’ascia condotti a forza sul bertone per esercitarvi il loro mestiere di carpentiere. Il bertone ed il petacchio vengono condotti a Livorno; il caramussali perduto da Iacopo Inghirami è lasciato al suo destino dopo avere fatto trasportare sulle galee stefanesche il suo ricco carico. |
1619 |
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………… |
Toscana |
Corsari barbareschi |
Scorre in Levante con Giulio da Montauto; impegna con successo un galeone tunisino presso Capo Spartivento di fronte a Roccella. |
Estate |
Toscana |
Impero ottomano |
Affianca ancora Giulio da Montauto nella guerra di Candia (Kriti). Incrocia presso l’isola di Scouplo ed a Negroponte (Evvoia). |
1620 |
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Aprile giugno |
Toscana |
Corsari barbareschi |
Esce da Livorno con 6 galee agli ordini di Ottavio da Montauto. Il capitano si ammala ed egli, in quanto ufficiale più anziano, assume il comando della squadra. Sono avvistate nei pressi di Lampedusa 4 galee di Biserta (Banzart). Queste si danno alla fuga. Con la padrona, di cui è al comando, riesce ad abbordare la capitana avversaria ed a conquistarla dopo molte ore di sanguinosa lotta. Le altre 3, viceversa, riescono a prendere il largo. Alfonso Sozzifanti rimane ucciso nello scontro con altri 30 uomini tra cavalieri di Santo Stefano e soldati (i feriti sono 60). Viene sepolto a Siracusa nella chiesa di San Francesco. |
CITAZIONI