Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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FRANCESCO DI SAINT-CLEMENT Francese. Cavaliere dell’ordine gerosolomitano.
+ 1570 (agosto)
Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1567 | |||
Settembre dicembre |
Ha l’incarico di grande conservatore dell’ordine gerosolomitano in Catalogna. Deve trasportare a Malta 50000 scudi consegnatigli a Barcellona. Salpano 2 galee da Malta per prelevarlo in tale località. Per un disguido le navi vengono bloccate in Sicilia: Francesco di Saint-Clement raggiunge con altri mezzi la Sicilia ed a fine dicembre giunge a Malta. |
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1569 | |||
Dicembre |
Ha il comando delle galee dell’ordine gerosolomitano nonostante una certa resistenza riscontrata nel capitolo generale a causa della sua inesperienza navale. |
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1570 | |||
Gennaio |
Viene trattenuto in Sicilia dal viceré per indurre i cavalieri di Malta a prestare soccorso a La Goletta assediata dalle galee di Occhiali. |
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Maggio | Malta | Impero ottomano |
In crociera alla volta di Messina. Cattura nei pressi di Pozzallo 3 brigantini turchi. |
Giugno |
Rientra a Malta con 80 uomini ridotti in schiavitù. A fine mese è spedito nuovamente a Messina con le galee dell’ordine per collegarsi con Giovanni Andrea Doria; Pietro Giustinian ha il comando della fanteria. Si approvvigiona a Siracusa. Il viceré di Sicilia lo invia a Trapani per scortare alcuni vascelli carichi di calcina e di altri materiali edilizi necessari per la costruzione di un castello nell’isola di Maretimo. Da Palermo naviga verso Ustica; è poi a Trapani; da questa città traina i vascelli a Maretimo. Rientra a Trapani e da qui decide di ritornare a Malta. A Licata gli è consigliato dal corsaro marsigliese Gamba di Legno di non partire per la presenza in tali acque dei corsari barbareschi di Occhiali, che hanno tentato di catturarlo con il suo brigantino. Francesco di Saint-Clément non se ne dà per inteso e decide di rientrare a Malta, anche per informare della morte per cause naturali del capitano della “Sanr’Anna”. Carica imprudentemente sulla coperta della sua nave salumi, botti di vino, capi di bestiame bovino e di altro tipo, legname alla rinfusa ed altri attrezzi che rendono molto instabile la navigazione della sua galea. Anche il vescovo di Mazara del Vallo gli raccomanda di non salpare perché nelle vicinanze è presente Occhiali con 18/20 galeotte. |
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Luglio |
A metà mese, ignorando ogni avvertimento, prende il largo dal porto di Licata. Alle prime luci dell’alba, a venti miglia dall’isola di Gozo, si imbatte nella squadra di Occhiali che, forte di 19 galeotte, si sta dirigendo verso Levante. Francesco di Saint-Clément cerca subito la fuga verso la costa siciliana. Inizialmente il corsaro algerino, temendo che le 4 galee siano l’avanguardia della flotta di Giovanni Andrea Doria, esita ad agire. Appena comprende che i maltesi sono in fuga e sono soli, si lancia al loro inseguimento. Per molte ore le galee dell’ordine gerosolomitano , aiutate dal vento favorevole, tengono a distanza i corsari; il vento all’improvviso cessa e le più rapide galeotte si avvicinano alle galee di Francesco di Saint-Clément a forza di remi. La squadra maltese si divide in due parti: la patrona “Santa Maria delle Vittorie” e la “Sant’Anna” si dirigono in mare aperto mentre la capitana e la “San Giovanni” si avviano verso la costa siciliana. Occhiali, con 12 galeotte, si mette alla caccia della capitana del Saint-Clément e della galea “San Giovanni”; altre 7 galeotte barbaresche si mettono, invece, all’inseguimento delle altre 2 galee. 2 galeotte faticano a tenere il passo con le altre imbarcazioni barbaresche; la “Santa Maria delle Vittorie” e la “Sant’Anna” tentano di assalire le altre 5 sferrando un ardito contrattacco. Durante le difficili manovre però la “Sant’Anna” rimane immobilizzata con le vele aggrovigliate. Isolata, è presto circondata ed aggredita contemporaneamente da tutti gli inseguitori. La galea è conquistata dalle 5 galeotte corsare dopo quattro ore di combattimento; la “Santa Maria delle Vittorie” riesce, viceversa, a sfuggire allo scontro ed a riparare ad Agrigento. Sulle due galee del Saint-Clément, nel frattempo, i rematori musulmani rallentano il ritmo di voga permettendo il loro raggiungimento da parte di Occhiali. La “San Giovanni” è catturata dopo un feroce combattimento, la capitana riesce a sfuggire alle insidie. Francesco di Saint-Clément, imbarcato su tale galea, viene tallonato da Kara Ogia; fa puntare la prua sul vicino porto di Licata; nel tentativo di sfuggire agli inseguitori la galea si incaglia in una secca sotto la torre di Montechiaro. Gli schiavi musulmani riescono a liberarsi ed aggrediscono i maltesi a colpi di accetta. Kara Ogia si impossessa della galea dopo averla disincagliata; cavalieri e marinai fuggono a terra. Fugge a terra anche il Saint-Clément a bordo di una fregata; abbandona lo stendardo dell’ordine gerosolomitano, non il denaro e le argenterie di sua proprietà. Un commissario di bordo, di nome Michele Calli, con l’aiuto del cavaliere Bongianni Gianfigliazzi riesce in ogni caso a recuperare il vessillo ed a portarlo in salvo. Nel combattimento i maltesi denunciano la morte o la prigionia di 60 cavalieri e la perdita di centinaia di soldati e marinai. Francesco di Saint-Clément si rifugia nella vicina torre; giungono in suo soccorso alcuni cavalli per cui i turchi si allontanano. Pensa al suicidio; in un secondo momento scrive pentito al gran maestro Pietro di Monte e chiede di potersi dedicare ad una vita d’espiazione nel monastero di Montserrat. Viene condannato a morte con il pilota ed un comito: questi ultimi sono incarcerati ed uccisi in prigione a Malta. Egli si nasconde in Sicilia, a Licata; vestito da frate si reca a Roma per lamentarsi della sua sorte con l’ambasciatore spagnolo Giovanni di Zunica. Non ottiene come sperato l’intercessione del papa Pio V. |
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Agosto |
Ritorna a Malta sicuro di avere superato la prova. La popolazione cerca di linciarlo mentre scende dalla feluca che lo ha riportato nell’isola. Viene condotto nelle prigioni del castello di Sant’Angelo. Spogliato dell’abito, è processato da un tribunale secolare. E’ strangolato in carcere; il suo corpo è cacciato dentro un sacco con alcune grosse pietre per essere gettato nottetempo in mare. |
CITAZIONI