Andrea Doria
Andrea Doria

Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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ANDREA DORIA Di Oneglia. Marchese di Ceva, signore di Genova, duca di Melfi, marchese di Tursi. Cugino di Antonio, zio di Cristoforo Pallavicini.

1466 (novembre) – 1560 (novembre)

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1466Nasce ad Oneglia, probabilmente di parto cesareo.

1483

Alla morte della madre lascia Oneglia per recarsi a Genova. Povero, opta per la carriera delle armi.

1484

Chiesa

Probabilmente in questo periodo viene bandito da Genova per avere sposato la causa di Obietto Fieschi ai danni del fratello di quest’ultimo Gian Luigi. Si reca a Roma; milita al servizio del papa Innocenzo VIII agli ordini di Niccolò Doria capitano della guardia pontificia.

1492

Urbino

Alla morte del pontefice passa agli stipendi del duca di Urbino Guidobaldo da Montefeltro.

1494

Napoli

Francia

Combatte per gli aragonesi contro i francesi nel regno di Napoli. Con la sconfitta si offre di seguire in Sicilia il re Alfonso d’Aragona.

1495

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Si reca in Terrasanta; visita Gerusalemme e la Palestina. E’ ordinato cavaliere dell’ordine di San Giovanni.

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Francia

Napoli

Assolda a sue spese 25 balestrieri a cavallo per tre mesi e va alla ricerca di una condotta. Passa al servizio del signore di Senigallia Giovanni della Rovere; combatte a favore dei francesi ai danni degli aragonesi. Si trova con 60 fanti alla difesa di Rocca Guglielma;  compie scorrerie fin sotto Gaeta. Convince i contadini della zona a fare entrare  mogli e figli all’interno della rocca; dispone in tal modo di 400 potenziali ostaggi e di una numerosa truppa ausiliaria (gli stessi contadini). Viene assediato da Consalvo di Cordoba: respinge due assalti che si verificano dopo un furioso bombardamento. Vi è una tregua tra le parti; è invitato ad un colloquio dal Cordoba; ritorna nella rocca e libera senza riscatto, donandogli anzi un mantello scarlatto e facendogli rendere le armi e gli averi, un capitano spagnolo. Consalvo di Cordoba colpito dal gesto cavalleresco restituisce il borgo ed il contado ad Andrea Doria anziché a Giovanni della Rovere.

1497

Fermo

Ascoli Piceno

Combatte a favore dei fermani alla testa di 100 cavalli leggeri. Assedia Monte San Pietrangeli e vi cattura un figlio del signore di Ascoli Piceno.

1498
Respinge gli avversari da Ripatransone e da Castignano. Molti avversari sono uccisi e fatti prigionieri. Intervengono il governatore pontificio della Marca Antonio Flores e l’ambasciatore del re di Napoli per fare concludere una tregua fra i belligeranti. Andrea Doria rientra a Senigallia.

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Francia

E’ inviato in Francia da Giovanni della Rovere allo scopo di reclamare alcuni sussidi promessi al signore di Senigallia dalla corte francese.
1501
Novembre
Alla morte di Giovanni Maria della Rovere viene nominato tutore del figlio Francesco Maria con il cardinale Giuliano della Rovere (il futuro papa Giulio II).

1502

Dicembre

Urbino

Chiesa

Difende Senigallia dagli attacchi portati alla rocca dai pontifici di Oliverotto da Fermo con 1000 fanti e 50 cavalli. Si arrende a discrezione; fa uscire nottetempo dalla città Giovanna da Montefeltro con il figlio, il piccolo Francesco Maria della Rovere; scorta costoro lungo la strada di Firenze travestito da contadino. Rientra, successivamente, a Senigallia e conduce nella camera da letto della Montefeltro un ambasciatore di Cesare Borgia cui fa vedere una figura femminile assopita. L’ambasciatore ritorna assicurato al campo pontificio; la stessa notte Andrea Doria lascia definitivamente la località travestito ancora da contadino.

1503

Gennaio

Raggiunge a Firenze Giovanna di Montefeltro e la fa proseguire per Genova.

1504

Genova

Ribelli corsi

Per conto della Banca di San Giorgio contrasta in Corsica i ribelli corsi guidati da Ranuccio della Rocca. Allorché il capitano generale Niccolò Doria è chiamato a Roma dal papa Giulio II Andrea Doria assume il comando delle truppe con il titolo di luogotenente generale. Al ritorno di Niccolò Doria cede il comando delle operazioni.

1506

Giugno

Genova si ribella a Gian Luigi Fieschi che governa la città appoggiandosi ai francesi. Il Doria fa parte di una di missione diplomatica inviata a Blois presso il re di Francia Luigi XII: obiettivo è quello di chiedere una rappresentanza più equa tra le varie corporazioni nella composizione del consiglio cittadino.

1507

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Genova

Ribelli corsi

Gli è restituito dai genovesi il comando delle truppe in Corsica.

Estate

Sconfigge Ranuccio della Rocca.

Autunno

Incalza ancora Ranuccio della Rocca, lo cattura e lo invia in catene a Genova. Il governatore francese, che controlla lo stato, salva la vita al ribelle.

1508/1509

E’ probabile che nel periodo trascorri molti mesi a bordo delle navi da guerra veneziane.

1510

Settembre

Chiesa

Francia

Si congiunge con Baldassarre di Biassa e con la flotta veneziana di Girolamo Contarini; assale a Portovenere i francesi che sono alla difesa di Genova.

1512

……………………….Genova
Ha il suo primo incarico in mare per conto del governo genovese allorché nel giro di tre mesi appalta 2 galee da impegnarsi alla difesa del capoluogo. Il comune dà in gestione al Doria le due navi, gli assicura una provvigione di 930 lire per galea e gli concede che tutte le prede catturate spettino al comandante ed agli equipaggi. Il Doria, da parte sua, versa per ogni galea una cauzione di 5000 lire da restituirsi al termine del contratto.

Giugno

Chiesa

Francia

Agli stipendi nuovamente del papa Giulio II. Affianca Giano Fregoso al recupero di Genova; l’ingresso nella città dei due capitani è trionfale; Andrea Doria viene nominato prefetto del porto e comandante della flotta.

Luglio
Con 10 galee cerca di impedire a Jacques de Crussol (6 galee) di rifornire di viveri e di munizioni i difensori della fortezza di Capo di Faro (la Lanterna).

Agosto

Assedia Capo di Faro.

Ottobre

Genova

Ottiene dal doge Giano Fregoso l’incarico di sorvegliare e di dirigere i lavori per la costruzione di 2 galee.

1513

Marzo

Genova

Francia

Arma 2 galee; sull’ammiraglia sono imbarcati 222 uomini, sulla seconda unità 203. Ogni nave ha a disposizione 5 falconetti di bronzo. Il corsaro francese Bernardino d’Ornesan con una caracca marsigliese tenta di approvvigionare la fortezza di Capo di Faro,  detta anche la Malvicina di Codefà. Il Doria con la sua galea si getta contro il corsaro francese, sostiene con l’avversario un furioso scontro d’artiglieria; rimane ferito allo sterno da un colpo di archibugio; per un’altra fonte è colpito da una scheggia di legno e cade tramortito al suolo. Il comando della galea è allora preso da Emanuele Cavallo: costui salta sulla nave nemica, taglia le ancore ed il cavo che lega il vascello alla fortezza; ne effettua l’abbordaggio. Il bastimento nemico si insabbia a Sampierdarena ed i francesi a bordo si arrendono. Viene catturato Bernardino d’Ornesan; dei 32 prigionieri, 6 sono impiccati ed i rimanenti sono messi al remo. Il Doria si riprende in breve tempo e con Giovanni di Lerida è inviato dal Fregoso dal cardinale legato, lo svizzero Matteo Scheiner per ragguagliarlo sull’accaduto.

Aprile maggio

Si trova a Finale Ligure allorché compare la flotta francese. Si ritira immediatamente verso Genova. Gli avversari rioccupano la città con Gian Giacomo da Trivulzio. Il Doria, da Chiavari, protegge la ritirata della milizie e porta in salvo il Fregoso nella rada di La Spezia. Resta in agguato nei pressi.

Giugno

Tende un’insidia a Bernardino d’Ornesan. Invia verso Genova 2 brigantini che navigano nel golfo apparentemente isolati. 2 galee si avvicinano loro per prenderli all’abbordaggio; giungono le galee del Doria. I provenzali, per sfuggire alla cattura, sono costretti a muoversi contro vento. Entrambe le galee sono catturate; di queste, una è ridotta talmente in cattive condizioni che alla fine del combattimento dei membri dell’ equipaggio  scampano alla morte solo il capitano e due soldati. A metà mese il Doria, con la sconfitta dei francesi a Novara, rientra a Genova; favorisce l’elezione a doge di Ottaviano Fregoso. Gli vengono confermate le cariche di prefetto del porto e di ammiraglio.

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Genova

Corsari barbareschi

Affronta i corsari barbareschi che infestano il Tirreno nord occidentale danneggiando il commercio genovese. Sorprende 3 fuste al largo dell’isola di Giannutri; dai prigionieri viene a conoscenza che nella zona si aggira la squadra del corsaro Godoli. Ricevuti rinforzi adeguati si mette a caccia dell’avversario. Lo scontro navale avviene presso l’isola di Pianosa. Andrea Doria affronta con le sue galee l’intera formazione avversaria (una galea e 8 fuste); ha inizio il combattimento. Il Doria è ferito ad un braccio ed attende l’arrembaggio. Piombano alle spalle del Godoli le galee del nipote Filippino Doria. I corsari si danno alla fuga ed il Godoli viene catturato.

1514

EstateGenovaFranciaScorre ripetutamente sulle coste della Provenza (Provence).
Agosto
Continua a bloccare la fortezza di Capo di Faro. Sventa un nuovo tentativo di soccorso ai difensori portato da Bernardino d’Ornesan.

Settembre ottobre

Con la resa della fortezza di Capo di Faro gli è conferito il comando di una squadra con la quale ha il compito di recuperare la caracca genovese “Cattanea” catturata nei pressi di Valencia da Prégeant de Bidoux. Giunge all’isola di Pomègues, di fronte a Marsiglia, sbarazzandosi di parecchie imbarcazioni. Si ancora alle isole Hyères e si rifornisce d’acqua ad Huveaune. Andrea Doria intercetta Prégeant de Bidoux al suo rientro a Marsiglia; affronta le 4 galee del corsaro francese perché la caracca è già giunta a rimorchio nel porto. Lo scontro ha luogo tra Aigues-Mortes e la torre di Bouc. Tra le due squadre il bombardamento reciproco dura sei ore. Al tramonto il genovese è obbligato a ritirarsi. Nel rientrare in Liguria perde parte delle sue navi a causa di una tempesta.

1516

Luglio agosto

Genova

Corsari barbareschi

Agli ordini del cardinale di Salerno Federico Fregoso si collega con Paolo Vettori (3 galee e 2 brigantini pontifici), Giovanni ed Antonio di Biassa (4 galee pontificie), alcuni privati genovesi (4 galee) e Prégeant de Bidoux, Bernardino d’Ornesan ed il Servian (6 galee e 3 galeoni francesi) per battere il Tirreno alla ricerca del corsaro barbaresco Curtogoli. Ricerca l’antagonista tra l’isola d’Elba, l’isola di Capraia, la Sardegna e la Corsica: alla fine pontifici-genovesi-francesi assalgono il corsaro nelle sue basi tunisine di Biserta (Banzart). Andrea Doria, nell’occasione, inalbera la bandiera pontificia perché il re di Tunisi è legato da un trattato commerciale con Genova. Si apposta nottetempo dietro l’isoletta della Galitta a poche miglia dalla riva africana; all’alba  entra a tutta forza nell’insenatura che serve da porto a Biserta, scorge alla fonda la flotta nemica. I pochi turchi di guardia alle navi alla vista della flotta pontificia fuggono verso la città per dare l’allarme. I genovesi abbordano i legni corsari e li mettono a sacco; corrono alle prigioni presso il porto e sciolgono dalle catene gli schiavi cristiani. Vengono pure saccheggiati il porto ed i suoi immediati dintorni. E’ perso in tal modo del tempo prezioso. Accorrono i barbareschi ed i genovesi sono costretti a ritirarsi con la perdita di 2 navi che non riescono più ad uscire dalla laguna a causa del vento contrario. Il cardinale Fregoso ordina la ritirata per riprendere a La Goletta la galea genovese catturata da Curtogoli l’anno precedente a Cipro (Kipros). Andrea Doria punta su Tunisi; si ferma presso La Goletta, spinge 3 schifi ad entrare all’interno del porto; nonostante il fuoco scatenato contro di essi da una torre di difesa le imbarcazioni vi penetrano, raggiungono la galea, la prendono a rimorchio e la trascinano via dopo avere uccisi i turchi posti alla sua guardia. Per completare le operazioni Federico Fregoso ed il Doria navigano lungo la costa tunisina fino alle secche di Kerkenna ed all’isola di Djerba (Gerbe), incendiano diverse imbarcazioni nemiche e continuano nel mettere a sacco varie località. Il Doria rientra in Italia con al traino 3 navi corsare.

1517

Aprile

Con le sue 4 galee e 2 di Filippino Doria si avvia alla caccia di  Curtogoli nel Tirreno. Lo avvista a fine mese con 2 galee nelle acque di Pianosa; finge di fuggire e naviga fino al Capo di Sant’Andrea dell’isola d’Elba ove sono appostate le altre 4. Il corsaro barbaresco intravede queste ultime ed ordina ai suoi di voltare le prue. Il Doria lo incalza; lo scontro avviene tra le 6 galee (di cui 4 distanziate) e 9 navi di Curtogoli (una galea, 3 galeotte ed alcune fuste). La galea e le fuste assalgono la capitana del  Doria; le galeotte e le rimanenti fuste, l’altra. Giunge anche Filippino Doria con le navi rimanenti. Di 600 turchi sfuggono alla morte solo 25 uomini; tra i genovesi molti sono i morti ed i feriti; anche il Doria viene ferito ad un braccio da un colpo di archibugio.

1518

Ottobre

Genova

Corsari turchi

Si impadronisce di 2 fuste turche. Nello scontro sono uccisi 90 turchi.

Dicembre

Genova

Corsari

Raggiunge l’isola di Favignana con una nave grossa, una barza ed un galeone alla ricerca del Centurione, di Pietro di Bovadilla e di fra Jannuzzo.

1519

Aprile

Francia

Corsari barbareschi

Capitano del porto di Genova fra il 1517 ed il 1522 scorre il Mediterraneo alla ricerca di corsari per conto della monarchia francese. Si trova nell’alto Tirreno con 6 galee (4 della guardia di Genova e 2, ai cui remi non si trovano forzati, bensì uomini liberi, i cosiddetti buonavoglia) e 2 brigantini. A fine mese al largo di Livorno ha un duro combattimento con  Gaddali che comanda 9 fuste ed una galea; finge inizialmente di fuggire fino a Capo Sant’Andrea, posto all’estremità occidentale dell’isola d’Elba, ripetendo nelle medesime acque la stessa tattica usata con  Curtogoli due anni prima. Con un largo giro mette i corsari sottovento, volta la prua e con questo vantaggio compensa la disparità del numero. Muove così animosamente sopravvento contro gli avversari con 2 sole galee in quanto le altre 4 sono più distanziate. Presso il Capo Sant’ Andrea orza a raso; Gaddali si astiene dal doppiare il capo, rema anzi sottovento. Andrea Doria lo insegue a voga arrancata. Poiché le ultime 2 galee sono in ritardo rispetto alle altre le mette al rimorchio di 2 sue galee sforzate (cioè fornite di un numero di rematori superiore al normale) e dà il comando di tutte e 4 al nipote Filippino Doria. Con la sua capitana e la sua padrona precede invece il resto della squadra. La sua capitana deve difendersi dall’attacco di 5 fuste per un quarto d’ora; altre 3 fuste si gettano, viceversa, contro la sua padrona. Il nipote scioglie i rimorchi ed accorre in breve tempo con le sue 2 galee sforzate; a queste seguono dietro, distanziate, le altre 2 galee i cui rematori sono costituiti dai buonavoglia. Andrea Doria sconfigge il corsaro barbaresco; si impadronisce di una galea, di 3 galeotte e di 2 fuste. Nello scontro muoiono molti genovesi (tra i quali il nipote Lazzarino Doria) e 500 corsari; viene fatto prigioniero anche lo stesso Gaddali catturato nella vecchia capitana dello stato della Chiesa. Il Doria restituisce ai pontifici tale nave conquistata sette mesi prima dallo stesso Gaddali a Paolo Vettori. Al termine della battaglia ripara nel porto di San Fiorenzo (Saint-Florent) in Corsica con al traino una galea e 5 fuste.

Luglio

Si impossessa di 2 fuste barbaresche che stanno danneggiando i litorali laziali.

Agosto

A Palermo con 4 galee di sua proprietà ed altre 2 ai cui remi si trovano i buonavoglia. Scorre da Biserta a Capo Curtaciera; non si imbatte in alcuna fusta corsara. Ha con sé 60 turchi catturati in precedenza: di costoro, ne invia 25 a Tunisi, tra cui anche un nipote di Curtogoli e 3 capitani dello stesso Curtogoli  al fine di incassare il riscatto loro imposto.

Settembre

Rientra a Genova con Bernardino d’Ornesan alla testa di 23 galee e di 2 galeoni.

1520

Novembre

Si impossessa di alcune fuste al Monte Argentario.

1521

Luglio

Francia

Impero

Respinge un attacco portato a Genova dalle navi spagnole. Gli imperiali reimbarcano le loro truppe e si ritirano.

1522

Maggio giugno

Francia

Impero

A Marsiglia (Marseille) con Pietro Navarro allo scopo di approntare navi e truppe per difendere Genova. La presenza di Andrea Doria provoca una retrocessione sostanziale nella scala di comando della flotta di Levante nei confronti del Saint-Blancard e di Bernardino d’Ornesan con inevitabili contrasti e gelosie dei due capitani provenzali nei suoi confronti. Salpa con il Navarro all’avanguardia della flotta di Levante con 8 galee. Il Saint-Blancard naviga più arretrato per difendere con le sue galee i vascelli del convoglio. Andrea Doria entra nella rada di Genova proprio nel momento in cui stanno scendendo dai monti sovrastanti la città le truppe di Ferdinando d’Avalos. Genova viene messa a sacco dagli imperiali; Pietro Navarro,  sbarcato a terra con 800 fanti, è catturato. Il Doria resta inizialmente nel porto nell’attesa del resto della flotta rimasta bloccata a Villafranca (Villefranche) da una violenta tempesta; in un secondo momento, vista perduta ogni possibilità di resistenza, si dà alla fuga. Le sue navi (4 galee) incrociano al largo della costa ligure ed hanno come punto di riferimento la rocca di Monaco sede dei Grimaldi. Da ultimo si reca in Provenza (Provence) al servizio del re Francesco I.

Agosto

Quando la flotta pontificia del papa Adriano VI è ferma a Monaco schiera le sue galee e rende omaggio al pontefice con salve di artiglieria: il fatto suscita forti timori negli imperiali di scorta.

Settembre

Francia

Impero ottomano

Nel golfo di Squillace con 14 galee sottili; lo affianca Bernardino d’Ornesan con 4 galee. I due capitani attendono le imbarcazioni che devono giungere da Napoli per poi soccorrere tutti insieme Rodi (Rodhos) dall’assedio degli ottomani.

1523

……………………….

Prende parte alla congiura che terminerà con l’assassinio del signore di Monaco Luciano Grimaldi favorevole agli imperiali e nemico dei francesi. Attiva l’odio del cugino Bartolomeo Doria nei confronti del Grimaldi, zio e tutore di quest’ultimo, e lo aiuta nella sua impresa criminale. Andrea Doria si porta a Lione (Lyon) per incontrarvi il re Francesco I.

Agosto

Rientrato da Lione a fine mese sale a bordo della sua galea e raggiunge Monaco. Con il suo arrivo Bartolomeo Doria uccide il signore del principato; il congiunto, tuttavia, si dimentica, di fare eseguire i dovuti segnali ad Andrea  fermo nel porto. Il cugino è costretto a fuggire,  si rifugia a La Turbie; anche Andrea  Doria raggiunge tale località. Vi  fa sbarcare alcuni archibugieri che mettono in salvo Bartolomeo Doria nelle terre del duca di Savoia.

Settembre
Alla morte del papa Adriano VI con il Saint-Blancard e Bernardino d’Ornesan conduce a Livorno i cardinali francesi che devono prendere parte a Roma al conclave che si concluderà con la nomina a pontefice di Clemente VII.

1524

AprileFranciaImperoAlla guardia delle coste provenzali.
Giugno
La flotta francese comandata dal La Fayette e quella imperiale (Ugo di Moncada) si trovano faccia a faccia a Villafranca (Villefranche). Andrea Doria ed il Saint-Blancard conquistano congiuntamente all’abbordaggio un brigantino, proveniente da Barcellona, nel quale viaggia il principe d’Orange Philibert de Chalons. I due capitani litigano tra loro ritenendosi entrambi autori della cattura del nobile borgognone. Senza tanti problemi  il Saint-Blancard, coadiuvato da Bernardino d’Ornesan, prende il prigioniero e lo conduce a Marsiglia. Giorni dopo Andrea Doria con il La Fayette si scontra all’altezza di Saint-Laurent-du-Var con Ugo di Moncada nel tentativo di quest’ultimo di superare lo sbarramento francese. 3 galee spagnole sono costrette dalla sua azione ad arenarsi sul litorale. Di seguito l’ammiraglio spagnolo reitera il suo tentativo verso Nizza: il Doria si mette al suo inseguimento. Una galea viene affondata ed un’altra è catturata.

Agosto ottobre

Rifornisce dal mare Marsiglia assediata per terra dal Connestabile di Borbone e da Ferdinando d’Avalos: alla  difesa della città si è portato Renzo di Ceri. Andrea Doria lascia i suoi equipaggi alle isole Pomègues, di fronte al porto, e con la sua nave risale tre volte il corso del Rodano fino ad Arles. Da qui trasporta agli assediati vettovaglie, armi e soldati sotto il fuoco dell’artiglieria nemica; affonda e cattura una mezza dozzina di navi imperiali.  Gli spagnoli si ritirano verso la Liguria lungo la Corniche. Il Doria impiega i suoi uomini come truppe da sbarco e segue, lungo il litorale, i movimenti delle truppe nemiche.

Novembre

Si impadronisce nelle acque sarde di 3 navi spagnole cariche di lana e di zucchero.

Dicembre

Entra in Savona con Renzo di Ceri. La città è sottoposta al saccheggio per tre giorni e sono fatti prigionieri molti abitanti sia della località come del circondario. Fa interrare parzialmente, per la prima volta, il porto; nell’occasione fa sorvegliare da sue truppe il palazzo di Giovanni Battista Richerno nel borgo di San Giovanni in cui hanno trovato rifugio molte donne di quella contrada.

1525

Gennaio

Staziona inizialmente a Savona con parte della flotta. Si dirige di seguito verso Vado Ligure. Avverte il rombo dell’artiglieria della flotta imperiale (18 galee) ferma a Varazze; accorre con il Saint-Blancard e con la sua comparsa sostiene l’azione di Gigante Corso e di Simone Tebaldi che, usciti dalla città, sconfiggono e catturano Ugo di Moncada. Andrea Doria si impossessa di 3 galee, tra cui la capitana nemica, catturata all’abbordaggio con lo stesso Saint-Blancard.

Febbraio

Prosegue la sua navigazione; entra nel porto di Genova e si impadronisce di una caracca e di 4 galee. Comincia a bombardare le fortificazioni portuali: non giungono da terra, come da piani, le truppe del marchese Michelangelo di Saluzzo per cui deve rientrare a Savona. Con la sconfitta e l’imprigionamento del re Francesco I nella battaglia di Pavia resta per qualche mese distante dalle squadre imperiali preferendo muoversi dalle coste della Provenza al golfo di La Spezia.

Marzo
Riconduce dal porto di Santo Stefano a Savona le truppe del duca di Albany, reduci da un’infelice spedizione volta alla conquista del regno di Napoli.

Maggio

Al largo di Savona con con Prégeant de Bidoux.

Giugno

Nelle vicinanze di Genova e di Tolone (Toulon) con 5 navi. Si porta a Camogli: si pone alla caccia del convoglio imperiale che sta conducendo in Spagna il re Francesco I catturato nella battaglia di Pavia. Il sovrano, per mezzo di un portavoce, gli ingiunge di allontanarsi a causa di una tregua in corso tra le parti. Negli stessi giorni il capitano generale della flotta francese Annes de Montmorency gli ordina di consegnare, sempre per la medesima missione, le sue galee agli imperiali. Andrea Doria rifiuta; preferisce noleggiare 8 galee al papa Clemente VII per 35000 ducati l’anno. Da qui nasce l’odio del Montmorency nei suoi confronti.

Luglio

Si apposta presso Tolone per cogliere in imboscata il Connestabile di Borbone ed il marchese di Pescara Alfonso d’Avalos che devono recarsi in Spagna presso l’imperatore Carlo V. Costoro prendono un’altra direzione ed Andrea Doria desiste dai suoi propositi. Viene stipulata una tregua tra i contendenti.

Settembre

In proprio

Impero

Compare di fronte a Villafranca  con 6 galee e 2 barze sempre con l’obiettivo di catturare il Connestabile di Borbone.

Ottobre

In proprio

Corsari barbareschi

Scorre per qualche giorno a Capo Corso e nel canale di Piombino con 5 galee alla ricerca dei corsari barbareschi. Si presenta sotto Genova; dal castello gli sparano contro alcuni colpi di cannone; invia un suo uomo nella città. Costui fa presente che vi è una tregua tra le parti e chiede, pertanto, la cessazione del fuoco. Andrea Doria si rifornisce di vettovaglie e riparte con la sua squadra.

Novembre

Trasporta nelle sue galee le truppe di Cesare Fregoso. Le galee veneziane si impadroniscono a Capo Maleo di un suo galeone che fa la guerra di corsa nell’arcipelago greco.

Dicembre

Cattura 4 fuste ed un galeone ai corsari barbareschi.

1526

Gennaio

Naviga nella Riviera di Levante. Si impossessa di una grossa barca con 44 spagnoli che provengono dall’ Inghilterra: l’imbarcazione trasporta formaggi e pesce salato. Gli spagnoli sono messi al remo delle sue navi.

Marzo

Francia

Genova

Alla guardia del Mar Ligure con 12 galee si impadronisce di 2 navi genovesi cariche di mercanzie, la “Lomellina” ed  un’altra diretta in Spagna. Si colloca ad Antibes per impedire al Connestabile di Borbone di trasferirsi in Italia via mare a bordo di navi che gli sono state noleggiate dai Grimaldi di Monaco. Con Bernardino d’Ornesan ed il Saint-Blancard cattura una nave catalana nelle isole di Hyères. A causa di tale episodio i consoli di Barcellona inviano una lettera di protesta al re di Francia.

Aprile

Chiesa

Impero

A seguito di una nuova tregua tra francesi ed imperiali passa agli stipendi dei pontifici. Stipula un doppio contratto di assento: da una parte prende in gestione 2 galee e 2 brigantini pontifici; dall’altro noleggia le sue 6 galee, di cui due appartenenti al cugino Antonio, dietro un compenso di 27000/35000 ducati secondo le fonti. Ad Andrea Doria è riconosciuta una provvigione annua di 16000 ducati. Arruola 200 archibugieri in Piemonte per la sua squadra.

Maggio

In proprio

Portogallo

Prima di firmare il contratto cattura una nave portoghese; gli spagnoli trovati a bordo sono messi ai remi. Salpa da Monaco e si reca a Roma con 50 gentiluomini per rendere omaggio al papa Clemente VII. Si trova a Civitavecchia al comando di 6 galee e di 2 brigantini. A Livorno, per radunarvi archibugieri e schioppettieri.

Giugno

Chiesa

Corsari barbareschi

Il Connestabile di Borbone sta per partire da Barcellona: Andrea Doria arma la sua squadra a La Spezia e chiede al Saint-Blancard, fermo a Marsiglia, di prepararsi ad appoggiare la sua azione. Compare nelle acque spagnole;  davanti al porto di Barcellona avvista il corsaro barbaresco Sinan che sta bombardando le fortificazioni portuali. Attacca quest’ultimo alle spalle: il combattimento è feroce ed il corsaro turco viene ferito. Andrea Doria rientra nel  Tirreno. Con 8 galee pontificie e 3 fuste contrasta  Barbarossa, comparso nelle acque toscane con la sua flotta. Con le 3 galee dei cavalieri di Malta sorprende l’avversario nel canale di Piombino; quest’ultimo si dà alla fuga con la sua galeotta ed abbandona nelle sue mani 15 legni tra brigantini, fuste e galeotte. Le navi conquistate vengono condotte a Civitavecchia. Centinaia di schiavi cristiani, compresi molti pescatori e contadini toscani catturati in precedenza, sono liberati dalle catene; centinaia di turchi e di barbareschi, a loro volta, finiscono nelle prigioni della darsena di quel porto in attesa di essere impiegati come forzati nelle galee. Andrea Doria fa ritorno a La Spezia; è rimasto ferito nel combattimento; ha perduto nello scontro una galea di sua proprietà (così come l’ordine gerosolomitano); molte navi sono danneggiate. Di seguito si dirige al largo di Genova dove è riuscito a sbarcare il Connestabile di Borbone; minaccia la città e ritorna a Civitavecchia.

Luglio

Chiesa

Siena

Salpa da Civitavecchia con le galee pontificie nelle quali hanno trovato posto 1000 fanti raccogliticci: assale i forti dei senesi sul mare. Occupa Talamone, Orbetello e Porto Ercole. Quest’ultima località gli sarà riconquistata dai senesi nel febbraio del 1530. Naviga verso Marsiglia.

Agosto

Chiesa

Impero

Si congiunge a Terracina con la flotta veneziana del provveditore Alvise d’Armer. A Civitavecchia; da ultimo stringe Genova d’assedio. A fine mese fallisce un suo tentativo ai danni della città portato con Pietro Navarro ed i veneziani.

Settembre

Sequestra 3 navi mercantili genovesi, una carica di masserizie varie e 2 di sale. Escono da Genova 6000 fanti (tra pagati e volontari) che assalgono i 600 fanti sbarcati dalle sue galee agli ordini di Filippino Doria. Andrea Doria si allontana; con il veneziano Alvise d’Armer fa presente a Pietro Navarro, che vorrebbe tentare un’azione diversiva per dare alle fiamme la flotta imperiale bloccata a Cartagena, le difficoltà della navigazione nell’autunno inoltrato. Convocato a Roma dal papa, raggiunge Civitavecchia. Ritorna a Portofino con il Navarro e le sue 6 galee; ottiene la resa della rocca di Portovenere, di La Spezia e di Portofino. Continua nelle operazioni di assedio; in pochi giorni, sempre con il Navarro, si impossessa di 34 imbarcazioni  dirette nella città per trasportarvi frumento: il danno per i cittadini è stimato in 120000 ducati.

Ottobre novembre

Raggiunge l’armata di Pietro Navarro  ormeggiata a Portofino. Colloca in tale località la sua base operativa e vi lascia alla guardia il nipote Filippino Doria con 500 fanti. Con l’arrivo degli avversari nelle acque corse viene raggiunto dal Navarro nel golfo di La Spezia; lo affianca con 6 galee francesi, 5 pontificie, 5 veneziane; intercetta a punta Chiappa, presso Portofino, 24 navi imperiali. Le affronta con il Navarro. L’ammiraglia degli avversari, la “Portunda”, è rasa come un pontone dall’artiglieria del Navarro. Andrea Doria si getta con la sua galea in mezzo a 2 vascelli, demolisce il primo con i falconetti e le bombarde che operano ad alzo zero e cola a picco il secondo (nel quale sono imbarcati 300 uomini) con un colpo di rostro. Nella battaglia muoiono numerosi galeotti e marinai della flotta imperiale, nonché un migliaio di soldati dell’esercito comandato da Carlo di Lannoy, da Ferrante Gonzaga e da Fernando Alarcon. Per alcune fonti lo scontro si verifica, invece, nella baia di San Lorenzo, in Corsica. Al termine del combattimento, durato dalle quattro alle cinque ore, si congiungono alle navi del Doria allo scopo di affiancarlo nelle operazioni anche 2 galee del Saint-Blancard.

1527

……………………….

Assale invano Pozzuoli.

Giugno

A Civitavecchia. Dopo il sacco di Roma rifiuta di consegnare agli alleati, nonostante gli ordini del pontefice, la fortezza di Civitavecchia se prima non gli siano saldati i suoi crediti ascendenti a 14000 ducati.

Luglio
Raggiunge Savona. Lo attendono all’ingresso del porto  i vascelli francesi, comandati da Claude de Morette. Anche il Saint-Blancard è presente alla cerimonia. Negli stessi giorni 6 galee escono da Genova per scortare un convoglio imperiale diretto nella città. Andrea Doria sbarca nei pressi il nipote Filippino Doria; si prepara ad attaccare la città a sua volta: gli vengono contro 6 galee; il mare grosso lo obbliga a ripiegare su Savona. Alla difesa della città si trova Brizio Giustiniani con 2 galee.

Agosto

Francia

Impero

Passa agli stipendi di Francesco I con un contratto di noleggio di 8 galee stipulato sulla base di un compenso di 38000 scudi l’anno. A metà mese assale Portofino con le sue galee, quelle del Saint-Blancard ed i vascelli di Claude de Morette. Le navi genovesi e quelle imperiali si trovano imbottigliate nel porto senza alcuna possibilità di manovra. I galeotti urlano di terrore sotto il fuoco dell’artiglieria e trasmettono il panico agli equipaggi. 32 navi sono distrutte o pervengono nelle mani dei francesi; tra queste si annoverano le galee di Spagna catturate con il loro armamento; sono presi alcuni galeoni carichi di frumento siciliano e la grande caracca dei Giustiniani proveniente dal Levante con un carico di spezie. Di seguito Andrea Doria colpisce 4 galee genovesi nel golfo di San Fiorenzo e le dà alle fiamme. Genova è ormai alle strette. Il Doria ed il Saint-Blancard penetrano in tale porto e bombardano la città alla cui difesa si trova Brizio Giustiniani con 23 galee. Genova è riconquistata grazie all’azione condotta da terra dai veneziani comandati da Cesare Fregoso, e dal mare, dalla sua flotta e dalle navi francesi. Il Doria impedisce al Fregoso di divenire governatore della città per favorire Teodoro da Trivulzio. Si appropria pretestuosamente di 2 galee francesi, quella di Bernardino Favela e quella del Barbecieux.

Ottobre

Si sposa a Genova con Peretta Usodimare, nipote del papa Innocenzo VIII e vedova del marchese di Finale Alfonso del Carretto. Nel corso della cerimonia, celebrata nella chiesa di San Matteo, il rappresentante del re di Francia gli consegna il collare dell’ordine di San Michele e gli conferisce il titolo (nuovo) di ammiraglio dei mari di Levante: ha ai suoi ordini 8 galee e gli è riconosciuta una provvigione di 36000 scudi l’anno. Suo secondo viene nominato Antoine de la Rochefoucault, signore di Barbecieux, del tutto ignaro di cose marine. Uno dei primi atti di Andrea Doria è quello di sollevare dal suo incarico di luogotenente Bernardino d’Ornesan peraltro inattivo da tempo a causa di calcoli renali.

Novembre dicembre
Si trova a Livorno con le sue galee, 14 galee francesi agli ordini del Saint-Blancard e 16 veneziane. Si imbarca nella sua flotta a Monte Argentario Renzo di Ceri: obiettivo è quello di colpire la Sicilia. Una tempesta costringe le navi a rientrare a Livorno. Trascorrono dodici giorni, contrassegnati dalla mancanza di vettovaglie e da tensioni tra i capitani della spedizione. Con il provveditore veneziano Agostino da Mula Andrea Doria fa presente le difficoltà legate al rifornimento di truppe in una terra tanto lontana e, per di più, in una stagione inadatta alla navigazione. Viene mutato disegno ed è scelta la Sardegna come obiettivo. Dopo uno sbarco di truppe nel golfo di Asinara Andrea Doria si dirige verso Castel Genovese che resiste ad ogni assalto. Inizia il bombardamento della località da terra e dal mare finché un fortunale improvviso spinge le sue navi sui litorali dell’Asinara. Seguono una serie di attacchi volti soprattutto alla ricerca di vettovaglie. Bombarda vanamente il porto di Alghero. L’insalubrità del clima, che miete vittime fra i fanti, ed una forte tempesta, che provoca gravi danni a quasi tutte le galee, pongono in breve tempo fine alla spedizione. Da ciò nascono aspri dissidi tra il Doria e Renzo di Ceri, che ora propende per una puntata su Tunisi al fine di approvvigionarsi del necessario e, da qui, indirizzarsi sulla Sicilia. Prevale ancora una volta la tesi minimalista del Doria; il Ceri lo accusa, senza mezzi termini, di avere fatto fallire artatamente ogni progetto offensivo.

1528

Febbraio

Lascia Livorno con le sue galee per essere inviato nelle acque di Napoli ed assalire la Sicilia. Con le sue 8 galee, più altre 8 della flotta francese, si ritira a Genova con la motivazione di fare riposare i suoi uomini. Preme sul re di Francia affinché Savona rimanga soggetta ai francesi.

Marzo
E’ costretto a starsene inattivo a Genova. Spinge ad attaccare gli imperiali in difficoltà; Annes de Montmorency, Grand Maitre de France, non risponde neppure ai suoi messaggi. Reclama perché non ha ottenuto la sua parte nella taglia del principe d’Orange catturato anni prima a Villafranca.

Aprile

Avvia nelle acque di Napoli il nipote Filippino Doria affinché coadiuvi il Lautrec nelle operazioni di assedio della città. Da parte sua si rivolge un’ultima volta a Francesco I. Offre le sue dimissioni e propone che sia il nipote a succedergli nel suo incarico.

Maggio

Si trova sempre a Genova allorché il congiunto sconfigge gli imperiali nella battaglia di Capo d’Orso. I genovesi affondano 2 galee, una fusta, un brigantino ed alcune feluche; si impadroniscono inoltre di 2 galee. Più di 1000 sono i morti tra gli imperiali (un solo colpo del cannone di corsia della galea di Filippino Doria uccide più di 40 spagnoli su quella di Ugo di Moncada); 500 gli uccisi tra i genovesi. Andrea Doria ordina al nipote Filippino Doria di spostarsi con i prigionieri a Pozzuoli.

Giugno

Il re Francesco I concede il comando della sua flotta al secondo di Andrea Doria, il Barbecieux. Viene spedito a dargli la comunicazione Féau d’Ysernay; in cambio gli sono promessi del denaro e la consegna di Savona ai genovesi. L’Ysernay giunge a Genova ai primi di giugno; viene ricevuto da Andrea Doria nel suo palazzo di Fassolo in cui sono presenti alcuni prigionieri della battaglia di Capo d’Orso come il marchese di Vasto Alfonso d’Avalos ed Ascanio Colonna. Andrea Doria si lamenta per la misura presa ai suoi danni; altri suoi motivi di rimostranza riguardano le liti con Renzo di Ceri, con il gran cancelliere François Duprat e con il grande connestabile Annes de Montmorency; è contrariato dalla richiesta fattagli di consegnare i prigionieri catturati dal nipote a Capo d’Orso. Apre le trattative con gli imperiali tramite il marchese di Vasto.  All’arrivo del Barbecieux a Savona con 14 galee lascia Genova con la sua flotta ed i prigionieri e raggiunge Lerici. Il re Francesco I lo fa contattare tramite il conte di Pontremoli Pierfrancesco da Noceto dal Saint-Blancard al fine di ricondurlo al suo soldo: gli viene garantito il soddisfacimento dei suoi desideri per quanto attiene Savona, il saldo delle spettanze scadute per 20000 ducati; il pagamento di altri 20000 ducati per la consegna del principe d’Orange già suo prigioniero; gli vengono pure promesse le taglie dei capitani catturati nella battaglia di Capo d’Orso. Non accetta, restituisce al capitano francese il collare dell’ordine di San Michele e fa abbassare dalle sue navi la bandiera del re di Francia. Invia il nipote Erasmo Doria da Carlo V per confermargli la sua volontà di defezionare a favore della causa imperiale.

Luglio agosto

Impero

Francia Venezia

Le trattative con gli imperiali sono felicemente condotte a termine da Erasmo Doria. Chiede il mantenimento al suo servizio dei prigionieri spagnoli incatenati al remo delle sue galee; in alternativa ottenere in cambio per ogni membro della ciurma rilasciato un forzato a vita o uno schiavo. Gli sono riconosciuti 60000 ducati, pagabili in rate bimestrali, per le 12 galee che mette a disposizione; in pratica Andrea Doria anticipa il denaro necessario che gli verrà accreditato successivamente con interessi del 12-14% in caso di eventuali ritardi. Ottiene pure il comando supremo dell’armata imperiale, una casa ed un approdo per le galee a Napoli, la possibilità di avere esentasse 10000 salme di frumento dalla Puglia o dalla Sicilia, il rifornimento di munizioni per i pezzi d’artiglieria che si trovano a bordo delle sue squadre, l’imbarco del necessario numero di fanti, infine, un beneficio nel regno di Napoli comportante una rendita annua di 3000 scudi. Il contratto ha validità dal mese di luglio nonostante che sia stipulato ad agosto. Nello stesso atto viene compresa una clausola a suo favore che prevede il permesso di esportare dalla Spagna oro ed argento. Gli è assicurata la libertà di Genova seppure sotto la protezione degli imperiali, nonché l’assoggettamento di Savona ai genovesi. Andrea Doria salpa da Lerici e si incontra ad Ischia con il marchese di Vasto; con le sue galee libera Gaeta dall’assedio posto alla località da Giovanni Caracciolo;  mette in fuga la flotta del Barbecieux dopo avere inflitto agli avversari gravi perdite.

Settembre

Si pone alla ricerca di 14 galee francesi: di queste, 8 riparano a Genova e 6 a Savona. Si accosta al porto di Savona. Quelle ferme nelle seconda località, cariche di vettovaglie per i difensori della città, puntano su Genova. Andrea Doria le attacca. Il vento contrario e la sua superiorità numerica fanno sì che il Saint-Blancard sia costretto a ritirarsi. Il Doria insegue le 6 galee: conquista quella di coda, un’altra fa arenare sulla spiaggia. Su altre 2 galee, fra cui “La Magdeline”, gli equipaggi si ammutinano e si arrendono appena si accorgono di essere sotto il fuoco ravvicinato delle sue artiglierie. Della squadra si salvano solamente 2 galee, una comandata dal Saint-Blancard ed una dal fratello di quest’ultimo Magdalon d’Ornesan. Il Doria con 13 galee si presenta nello specchio acqueo di Genova; d’altra parte la città è quasi vuota di difensori a causa anche della peste. La sua flotta con Filippino Doria si colloca a semicerchio tra il molo vecchio e la Lanterna e chiude l’ingresso dello scalo. I francesi di Teodoro da Trivulzio sono nello stesso tempo attaccati a terra da Sinibaldo Fieschi. Le truppe del Doria sbarcano senza problemi per la porta della Gioretta del Molo. Genova lo accoglie; il Doria si incontra con gli abitanti in piazza San Matteo  controllata dai suoi seguaci.

Ottobre

Si presenta davanti a Savona con 30 galee nelle quali sono imbarcati 7000/8000 fanti. Il governatore francese François Soulier du Morette si arrende a patti alla condizione di non ricevere soccorsi entro il termine di sette giorni. Questi non arrivano ed a fine mese la città cede nelle mani di Andrea Doria e di Sinibaldo Fieschi. Il Doria fa distruggere alcuni baluardi che rafforzano le mura e le fortezze a difesa del porto; l’infrastruttura viene nuovamente interrata; sono pure affondate con grosse pietre le navi ivi bloccate : lo scalo viene reso in tal modo inservibile. Più tarsi farà  costruire con i residui materiali, a spese dei maggiorenti della città, un’imponente fortezza sulla rocca di Priamar. A fine mese anche Teodoro da Trivulzio, asserragliatosi nel Castelletto di Genova, firma la resa per la mancanza di vettovaglie e si ritira dalla città. Tale fortezza sarà spianata.

Novembre dicembre

Ai primi del mese salpano nottetempo da Marsiglia il Saint-Blancard con 13 galee e Claude de Morette con alcuni velieri. Gli avversari giungono davanti a Savona; Andrea Doria si oppone loro con 17 galee ed  obbliga gli avversari a ritirarsi. Un esito analogo ha giorni dopo un nuovo tentativo condotto dal Barbecieux: è sufficiente la sua sola presenza nei pressi di Antibes per fare abortire ogni progetto offensivo di parte francese. Naviga sulla costa provenzale con 15 galee e 2 brigantini. 300 uomini sbarcano nei pressi della bastia di Grimaut e mettono a sacco Saint-Tropez. Sono svuotati del loro contenuto i magazzini della località. I prigionieri sono riscattati mediante il pagamento di una taglia di 250 ducati. Minaccia Marsiglia. Nel periodo Andrea  Doria diviene di fatto signore di Genova. E’ proclamato “censore perpetuo”, titolo che gli permetterà di controllare le massime cariche cittadine; Genova ritorna formalmente allo stato repubblicano. Con i congiunti Filippino, Pagano e Tommaso Doria è esentato a vita dal pagamento di ogni imposta o tassa. Gli è regalato un palazzo in piazza San Matteo e, più tardi, verrà collocata nel Palazzo Ducale una sua statua in marmo. Per ritornare alle vicende del mese una sua galea viene affondata dai francesi in uno scontro navale. In contemporanea piombano da Alessandria su Genova 2000 fanti e 500 cavalli francesi che, comandati dal Montejean e dal Valcerca, cercano di catturarlo a Fassolo dove, su una proprietà acquistata di recente, sta costruendo il proprio palazzo. Informato dell’ imboscata da alcune spie, sfugge ad ogni insidia; fa sbarrare le strade di accesso con steccati e rafforza le difese dell’abitazione che si trova vicino alle mura cittadine. I francesi incendiano e saccheggiano il palazzo e rientrano ad Alessandria. Sulla fine dell’anno restituisce Porto Ercole ai senesi.

1529

Febbraio

Contrasta inizialmente la flotta veneziana con 37 galee. A febbraio è segnalato con 15 galee presso l’isola di Pomèrgue nelle vicinanze di Marsiglia.

Giugno agosto

L’imperatore gli chiede di incontrarlo per conoscerlo personalmente. Sceglie 400 nobili di Genova e con 15 galee si reca in Spagna. L’incontro si svolge a Barcellona. Andrea Doria ha il compito di organizzare il viaggio in Italia di Carlo V.  Prende a bordo l’imperatore nella sua ammiraglia e salpa seguito dal resto della flotta (nel complesso 31 galee e 30 navi cariche di 10000 fanti e 1000 cavalli). Sfugge ad un fortunale nel golfo del Leone, viaggia al largo di Marsiglia e di Savona ed a metà mese sbarca a Genova.

Settembre

L’imperatore lascia Genova dopo più di quaranta giorni; dona ad Andrea Doria 25000 scudi e lo insignisce dell’ordine del Toson d’Oro. Filippino Doria lascia la città per raggiungere la Puglia con 26/27 galee (comprese quelle di Napoli e di Sicilia), 3 galeoni e 2 navi.

1530

Primavera

Scorta Clemente VII con le sue navi da Savona a Civitavecchia.

Maggio

In Corsica.

Giugno

Impero

Algeri

Ha il comando di 15 galee, cui si uniscono altre 13 galee francesi, per dare la caccia ai corsari barbareschi. Si dirige verso Cercelli (Cherchell), porto a cinquanta miglia da Algeri, luogo di rifugio e di rifornimento delle galeotte di tali corsari. Sorprende ancorata nel porto la squadra di Ali Caraman, luogotenente del Barbarossa, e lo obbliga ad affondare la maggior parte dei suoi legni perché non cadano in suo potere; si impadronisce di 2 galee, di 3 galeotte e di alcune fuste; altre 8 fuste sono incendiate. Sbarcano a terra 1500 soldati agli ordini di Cristoforo Pallavicini e di Erasmo Doria. Occupa il borgo con un improvviso assalto e libera quasi tutti i prigionieri cristiani (800 spagnoli) rinchiusi in alcune cisterne vuote. Gli avversari si rifugiano con Ali Caraman nella fortezza. Ad un tratto mentre i suoi soldati si sbandano alla ricerca di prede nelle navi arenate a terra è attaccato dallo stesso Caraman; Andrea Doria è pesantemente sconfitto. Lascia sul terreno 314 uomini, tra morti e prigionieri (fra cui Giorgio Pallavicini), nonostante il fuoco di artiglieria della flotta. Secondo fonti francesi Andrea Doria vede avanzare da est la flotta del Barbarossa ed abbandona sul lido i compagni per trarsi in tutta fretta in salvo. Ne approfitta il corsaro barbaresco che, rafforzatosi con 9 fuste unitesi alla sua squadra, naviga verso le isole di Maiorca (Mallorca) e di Minorca (Menorca) e la costa di Malaga.

Luglio

Nel rientrare dalla Spagna  Barbarossa cerca di cogliere di sorpresa Andrea Doria al largo della Provenza; si sposterà a fine mese per rientrare in Barberia con 120 vele e 30000 fanti.

Ottobre

Andrea Doria fa vela verso l’isola di Ibiza. A Malaga fa impiccare 3 uomini che lo hanno offeso in passato quando militava al servizio dei francesi. Si sposta a Barcellona; si trasferisce nei mari di Sardegna con 18 galee. Rientra a Genova a causa della peste apparsa a bordo delle sue navi.

1531

Aprile

Impero

Corsari barbareschi

Ha a sua disposizione 25 galee: nonostante ciò reputa pericoloso affrontare nelle acque corse 37 fuste barbaresche.

Maggio

Ritorna a scorrere lungo le coste africane, sbarca a Cherchell ed assale a Porto Farina 4 galee che da Costantinopoli si stanno recando in Africa. Si impossessa di 2 galee (tra le quali vi è “La Negra”, già appartenente al Saint-Blancard) e di 8 fuste: tutte le navi sono date alle fiamme.

Dicembre

Viene nominato principe di Melfi, feudo già appartenente a Giovanni Caracciolo.

1532

Aprile

Si accorda con la repubblica di Lucca per avere a disposizione un certo numero di galeotti da utilizzare al remo nelle sue galee; fa introdurre di fatto nella prassi processuale lucchese la condanna alla galera. 6 galee delle sue squadre si trovano sulla costa provenzale, all’altezza dell’isola Santa Margherita (Sainte Marguerite),  in attesa che giungano da Barcellona i denari delle paghe arretrate. Andrea Doria salpa da Monaco.

Maggio

Parte per la Spagna con 10 galee: ad Ibiza cattura una fusta. Tocca Maiorca e Barcellona.

Luglio

A metà mese 7 sue galee lasciano Villefranche e si dirigono verso ovest. Andrea Doria si indirizza invece a Napoli con 25 galee.

Agosto settembre

Impero

Impero ottomano

Ha il comando di una imponente flotta di 48 galee, 35 navi grosse, fuste ed altri vascelli per un totale di 100 vele. Per le fonti spagnole le galee sono 44: 17 di Andrea Doria, 13 pontificie, 5 maltesi, 4 di Sicilia, 3 di Napoli, 2 di Monaco; tra le 35 grandi navi sono segnalati 15 galeoni e 2 caracche, una di Malta ed una di Genova, la “Grimalda”. Salpa da Messina, alla sua destra si trova la capitana pontificia ed alla sua sinistra quella dei cavalieri di Malta; risale verso lo Jonio lungo le coste calabresi; da Capo Rizzuto devia per Santa Maria di Leuca e punta sulle coste greche; Antonio Doria è collocato all’avanguardia, egli si pone al centro con 38 galee, Bernardo Salviati rimane alla retroguardia con 4 galee di Malta. Ha di fronte, a sorvegliare le coste greche, Omer Ali con 80 galee. Andrea Doria si avvicina a Zante (Zakinthos); nel canale d’Otranto incrocia una squadra della Serenissima guidata da Vincenzo Capello e da Girolamo da Canal forte di 60 galee. Venezia non è in guerra con l’impero ottomano per cui l’ammiraglio genovese riprende il viaggio da solo. Nel frattempo le navi turche  abbandonano le coste della Morea e sono inseguite dalla flotta imperiale quasi fino ai Dardanelli (Canakkale Bogazi). A settembre Andrea Doria si getta nel canale di Corone (Koroni) e bombarda dal mare tale località che si trova nel golfo di Messene nel Peloponneso meridionale. Un primo castello, a guardia del porto, si arrende dopo che i pezzi della caracca maltese e quelli di una nave genovese ne hanno smantellato le opere difensive; il secondo, chiamato Molineo, resiste. Il conte di Sarno Girolamo Tuttavilla e Girolamo di Mendoza sbarcano con i loro uomini ed assalgono il forte da terra. Gli assalitori si ritirano a causa della resistenza riscontrata; Andrea Doria ordina un ulteriore attacco da terra;  sfruttando al meglio la corrente ed i fondali si accosta su un altro fronte. Spedisce in avanscoperta le 2 navi più grandi e piomba su una squadra musulmana di fianco mentre un suo corpo d’ armati sbarca a terra. Nelle prime ore della notte viene sorpresa una spia, venuta dall’esterno, con un messaggio per gli assediati con il quale costoro sono informati come il mattino seguente sarebbe arrivato un corpo di 700 cavalieri turchi per attaccare alle spalle gli imperiali. Girolamo Tuttavilla fa lavorare gli zappatori per costruire alcune bocche di lupo da coprire successivamente con rami, foglie e terra. I cavalli ottomani vengono attirati su tale terreno, finiscono nelle buche e subiscono forti perdite. 300 giannizzeri rimangono uccisi;  come conclusione i difensori si arrendono con l’onore delle armi. Dei due  grandi cannoni che si trovano nel castello uno è donato dal Doria al Tuttavilla ed uno a Bernardo Salviati; gli altri verranno trasportati come trofei nella chiesa della Madonna fatta erigere dallo stesso Doria a Genova con il bottino dei corsari da lui vinti. Girolamo di Mendoza viene lasciato come governatore della fortezza con un presidio di 1000 uomini.

Ottobre

Assale Navarino (Pilos) nei pressi di Corone. Prosegue nell’azione e può occupare altri centri del Peloponneso. A metà mese assale Patrasso (Patrai): il conte di Sarno sbarca a terra con i suoi fanti e con le artiglierie, fa piazzare i pezzi ed inizia a battere le mura con un tiro serrato. Dopo due giorni i fanti penetrano nella località per alcune brecce e fanno oltre 2000 prigionieri; i difensori della fortezza si arrendono a patti. Andrea Doria impedisce il saccheggio; quando viene a conoscenza che due soldati hanno cercato di strappare dei gioielli ad una donna li condanna entrambi alla forca. Lasciato di presidio a Patrasso Erasmo Doria, Andrea Doria naviga verso Lepanto (Navpaktos); tramite la caracca maltese viene in possesso di uno dei castelli che controllano il suo ingresso. Viene attaccata per terra (Girolamo Tuttavilla) e per mare anche l’altra fortezza: sono respinti i soccorsi. I giannizzeri alla sua difesa, vista perduta ogni speranza, preferiscono morire facendo esplodere la santabarbara piuttosto che cedere. Di seguito devasta la costa di Sicione e quella di Corinto (Korinthos).

Novembre dicembre

Finisce la campagna. A dicembre si ferma a Napoli.

1533

Gennaio

Fa ritorno a Genova ove si incontra con l’imperatore Carlo V.

Marzo aprile

Riceve l’imperatore nel suo palazzo di Fassolo a Genova; lo scorta a Barcellona. Raggiunge   Malaga con la flotta;  si ferma in tale porto per quarantadue giorni per provvedere all’  approvvigionamento della flotta. Da Malaga prosegue per Alicante dove attende il marchese di Santa Cruz.

Maggio

Gli sono consegnati da Carlo V 6000 ducati, a valere su alcune imposte, e 10000 ducati in contanti. Invia a Civitavecchia il nipote Erasmo Doria con 14 galee.

Giugno

Impero

Impero ottomano

Perde giorni preziosi a Napoli per un ammutinamento causato dal ritardo delle paghe del contingente spagnolo che si deve imbarcare; si dirige a Messina per preparare la sua squadra (15 galee); qui trascorrono altri giorni nell’attesa che giungano dalle coste della Barberia 12 galee spagnole comandate dal marchese di Santa Cruz. Si sposta alla difesa di Corone.

Luglio

Invia Cristoforo Pallavicini a Corone con una galea leggera per ragguagliare i difensori sul suo prossimo arrivo. Costui rompe l’accerchiamento nemico ed entra nel porto con la sua nave e 10000 scudi. Ne esce subito dopo e raggiunge Andrea Doria a Messina.

Agosto

Muove da Messina senza più aspettare l’arrivo di Alvaro de Bazan ( il futuro marchese di Santa Cruz). Procede in formazione serrata. Bernardo Salviati è al centro dello schieramento con 16 galee tra pontificie e quelle dei cavalieri di Malta; Antonio Doria è a sinistra con 12 galee di Napoli e della Sicilia; Andrea Doria si colloca al centro con 27 galee; è seguito da altre 30 navi (tra cui 4 caracche e 3 galeoni) che trasportano le salmerie e 3000 fanti per lo più spagnoli. Si incontra a Zante con il provveditore veneziano che gli fornisce informazioni sulle forze degli avversari. Di fronte ha l’ammiraglio ottomano Lufty Bey con 60 galee e 30 legni tra fuste e brigantini. I turchi lo attaccano nei pressi dell’isola della Sapienza (Sapientza) allorché 2 sue navi, restate indietro, sono assalite dagli avversari. Andrea Doria interviene rapidamente con 23 galee; ne segue uno scontro nel quale sono uccisi 500 giannizzeri ed altri 100 sono catturati. Invia nuovamente in avanscoperta Cristoforo Pallavicini;  costui segnala ai difensori la presenza della flotta imperiale; Andrea Doria spedisce pure in avanguardia 2 galeoni (uno suo e l’altro del cavaliere di Malta Guglielmo Bellomo); viene sciolto l’assedio di Corone; i difensori sono riforniti di vettovaglie e di polvere da sparo; Girolamo di Mendoza viene sostituito nel comando da Rodrigo Machicao. Gli ottomani ripiegano su Modone (Methoni).

Settembre

A fine mese rientra a Napoli con Bernardo Salviati; nella città è atteso da Alvaro de Bazan  con le galee spagnole. Con quest’ultimo si incammina alla volta della Liguria. Per strada 3 sue galee, cariche di mercanzie, vengono catturate da Sinan nei pressi di Messina.

…………………………..

Scorta con la sua flotta il papa Clemente VII da Savona a Civitavecchia.

1534

…………………………..

Sventa a Genova una congiura a favore dei francesi. Vengono giustiziati Agostino Granaro, il Corsanico (gettato in mare) e Tommaso Sauli (decapitato). Il cadavere di quest’ultimo verrà esposto al pubblico nel Palazzo del Podestà.

Agosto

A Messina con 13 galee (9 comandate da Erasmo ed Obizzo Doria; 4 da Antonio Doria). Informa l’imperatore di un possibile attacco di Barbarossa all’isola di Maiorca (Mallorca): allorché l’avversario con 70 galee e 12 galeotte sembra puntare su Genova richiama le galee di Napoli e di Sicilia e con 25 galee si incammina, a sua volta, verso tale città.  Barbarossa, viceversa, dopo avere saccheggiato Fondi, devia verso la Sardegna e la Tunisia.

Novembre

Raggiunge a Portovenere con 6 galee Erasmo, Obizzo ed Antonio Doria che comandano altre 13 galee. Si porta a Genova con 25 galee. Raccomanda ancora a Carlo V di dare disposizioni affinché venga rafforzata la flotta imperiale inferiore numericamente a quella ottomana.

1535

Gennaio

Il cavaliere di Malta Pantaleo Niello gli consegna a Genova, a nome del papa Paolo III, una spada ed un cappello dorato. Rafforza le difese della città.

Primavera

Ha un colloquio a Genova con il marchese di Vasto Alfonso d’Avalos.

Maggio

Approda a Barcellona con 22 galee agghindate con festoni e ghirlande in modo tale da sembrare ciascuna un giardino galleggiante. La sua capitana, destinata ad avere a bordo Carlo V, è una grossa galea mossa da quattro rematori per ciascuno dei 26 banchi. 240 sono i membri dell’equipaggio. A fine mese la partenza, dopo una messa solenne celebrata nella chiesa di Santa Maria del Mare durante la quale viene impartita la benedizione ai soldati ed agli stendardi. Sull’albero maestro della capitana sventola un vessillo rosso con l’immagine di Cristo crocifisso inquadrata entro un fregio d’oro, un dono del papa Paolo III ad Andrea Doria insieme con un’armatura benedetta da indossare in battaglia. A Malaga si uniscono alla sua squadra anche le 12 galee di Spagna condotte da Alvaro de Bazan ed un’altra flottiglia guidata dal marchese di Mondéjar. La flotta veleggia verso l’Italia. A Civitavecchia l’imperatore incontra il pontefice, giunto personalmente a celebrare una messa, seguita dalla benedizione alle galee ed ai combattenti. 6 galee pontificie comandate da Virginio Orsini si collegano con la flotta imperiale.

Giugno

Impero

Tunisi

Il convoglio prosegue per Cagliari dove ha luogo un incontro tra l’imperatore ed il capitano generale dell’impresa di Tunisi, Alfonso d’Avalos, e per la Sicilia dove i cavalieri di Malta stazionano in attesa di Andrea Doria con altre 5 galee.

Luglio

Salpa per Tunisi alla testa di una flotta forte di 82 galee e più di 200 vascelli; sotto le bandiere imperiali si raccolgono, inoltre, tra i 25000-26000 soldati delle più svariate provenienze. Tra di essi non meno di 7000 fanti tedeschi, 16000 spagnoli compresi gli italiani del Mezzogiorno; il resto suddiviso tra italiani di altra provenienza regionale, albanesi e greci. 320 sono i personaggi di alto rango tra prelati, ambasciatori, dignitari di corte e gentiluomini imbarcati a bordo, nonché 4000 donne tra prostitute, mogli ed innamorate. Obiettivo è quello di attaccare i domini di Barbarossa. Nella navigazione alla  sinistra di Andrea Doria si trova la capitana dei cavalieri di Malta, alla sua destra quella del papa, dietro questa la capitana di Genova. La galea reale si incaglia in un banco di sabbia a Porto Farina: il Doria invia tutto il personale della nave a prua e questa può liberarsi dalle strette. Colloca la flotta davanti a La Goletta, fortezza che controlla il canale di accesso alla laguna interna sulle cui rive sorge Tunisi: in prima fila le galee, poi le navi, dietro i galeoni, la caracca “Grimaldi” e la caracca maltese di François Touchebeuf. Le galee, comparse in blocco nello specchio d’acqua antistante, a turni alterni di quattro si avvicinano ai bastioni, scaricano i loro cannoni di bordo e tornano indietro per ricaricarli. Sbarcano anche 15000 uomini tra spagnoli, italiani e tedeschi che si fortificano a Capo Cartagine. A metà mese La Goletta è attaccata. Andrea Doria comanda 20 galee; lo segue una seconda squadra di pari entità costituita dalle galee maltesi, da quelle pontificie, dai galeoni portoghesi e da altre navi; don Garcia di Toledo ed Alvaro de Bazan si collocano a Capo Cartagine con altre 24 galee per impedire che gli avversari assalgano alle spalle l’esercito imperiale. Dopo otto ore di bombardamento da terra e dal mare viene aperta una breccia nei bastioni. Il cavaliere gerosolomitano Cossier si introduce nel varco e pianta il vessillo dell’ordine all’interno della cerchia muraria. Il corsaro Sinan guida tre vani contrattacchi; alla fine i mori vengono respinti.  Barbarossa si muove incontro ad Andrea Doria con i suoi uomini. I nemici si sbandano;  Barbarossa ed i due corsari Sinan ed Aydin sono costretti a rifugiarsi a Bona (Annaba) dove hanno concentrato in anticipo parte della loro flotta (14 galee). Sono conquistati a La Goletta nel complesso 340 pezzi di artiglieria, più grandi quantità di polvere da sparo, proiettili, archibugi e frecce; è pure catturata tutta la flotta consistente in 42 galee tra le quali si annoverano la capitana di Barbarossa e l’ex-capitana del Portundo, più 44 imbarcazioni quali galeotte, fuste e brigantini ed  altre 27 imbarcazioni di vario tipo. Giorni dopo ha inizio la marcia contro Tunisi. I soldati sono costretti a spingere a braccia, in mancanza degli animali da traino, 6 grossi cannoni e 6 mezzicannoni. All’avanguardia vi sono 2 battaglioni di 4000 fanti, uno condotto dal marchese di Vasto ed uno dal principe di Salerno Ferrante da San Severino. Sui loro fianchi sono collocati gli archibugieri;  dietro segue la retroguardia. Nel frattempo 7000 schiavi cristiani irrompono dalla cittadella di Tunisi, si uniscono con gli imperiali ed insieme depredano la città e la mettono a ferro e fuoco. Le razzie durano tre giorni finché i soldati e gli ex-schiavi non si rivoltano gli uni contro gli altri per disputarsi il bottino. Le donne, comprese le anziane e le bambine, sono violentate e seviziate; gli uomini sono uccisi o mutilati. Il presidio di La Goletta viene affidato a Bernardino di Mendoza con 1000 fanti. nel frattempo Barbarossa lascia Bona per puntare su Algeri con le  14 galee rimastegli. Andrea Doria compare alle spalle del suo convoglio; pur godendo di condizioni di schiacciante superiorità non osa attaccare gli avversari preferendo mantenersi a distanza di sicurezza. Da questo giorno per tutti i porti del Mediterraneo si sparge la voce di un’intesa sotterranea tra i due uomini di mare.

Agosto

Carlo V lascia Tunisi ed assegna ad Andrea Doria il compito di catturare  Barbarossa vivo o morto. L’ammiraglio genovese invia alla conquista di Bona Adamo Centurione con 14/18 galee: costui ritorna indietro a La Goletta senza avere concluso nulla. Il Doria si incammina allora a sua volta ai danni di tale località. La espugna con il relativo castello insieme con Aurelio Bottigella: Bona è sottoposta al saccheggio. Rientra in Sicilia con 38 galee comprese le 4 maltesi. Si ferma all’isola di Favignana ed a Messina.

Dicembre

A Napoli, per un convegno indetto dall’imperatore a causa della morte del duca di Milano Francesco Sforza.

1536

Batte il mare, scorre in vari luoghi ma non viene mai a contatto con  Barbarossa.

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Impero

Francia

Torna a Genova via mare; varca gli Appennini, si reca ad Alessandria ed a Asti dove con Antonio di Leyva prepara la campagna contro i francesi.

Primavera

Ha il compito di devastare la costa provenzale e di appoggiare dal mare le forze di terra. E’ determinante la sua azione nella conquista di Tolone; schiera la sua squadra di fronte a Marsiglia.

……………………….

Conduce Carlo V dalla Provenza a Genova; lo ospita nel suo palazzo. Lo riconduce in Spagna. A giugno naviga sulle coste provenzali con 55 galee, 4 navi e 2 galeoni. Ha il compito di imbarcare 14000 uomini arruolati nel Var ai confini con il ducato di Savoia.

Luglio

Si avvicina ad Antibes;  2 sue galee sono affondate dai cannoni della locale fortezza. Punta su Genova. Respinge un attacco portato alla città da Guido Rangoni e da Cesare Fregoso. A fine mese cerca di entrare a forza nel porto di Marsiglia di cui conosce i punti deboli per avere difeso la città anni prima. L’ingresso gli è sbarrato da alcuni vascelli fatti affondare nel porto dal Barbecieux e dai cannoni di corsia di molte galee appostate perpendicolarmente al litorale. Perde pure alcune navi appoggio sorprese da una squadra nemica.

Settembre ottobreMette a sacco Sanary sulla costa provenzale.

1537

Gennaio aprile

All’uccisione in Firenze di Alessandro dei Medici da parte di Lorenzino dei Medici spedisce a Livorno una galea per prevenire eventuali disordini nel ducato. Tra marzo ed aprile attacca nuovamente Saint-Tropez.

Luglio

Impero

Impero ottomano

Salpa da Messina con 34 galee appena viene a conoscenza che gli ottomani sono sbarcati in Puglia; si dirige verso Levante: a Capo Bianco, in Albania, avvista 14 schierazzi provenienti da Alessandria (Al Iskanderiyah) e diretti verso la flotta turca, carichi di munizioni, armi, vettovaglie, lino ed altre mercanzie. Cattura le navi, preleva il bottino e fa dare alle fiamme i mercantili; i prigionieri sono messi ai remi. Andrea Doria scorge nel canale di Corfù (Kerkira) 2 galee ed una galeotta armate con arcieri e balestrieri; fa suoi anche tali navigli dopo che i loro equipaggi si sono gettati sulle coste dell’Albania meridionale. Costoro, abbandonati i loro legni, cercano riparo tra i monti di Himara: i montanari di quei posti, appartenenti a popolazioni non soggette all’impero turco, li catturano e li massacrano. E’ salvata la vita ad un ambasciatore del sultano, Ionus Bey, che riconosce al Doria un grosso riscatto. Il genovese gli fa credere che suoi assalitori sono stati i veneziani, con i quali, peraltro, il dragomanno ha litigato poco tempo prima a causa di precedenze nei saluti tra galee dei due stati. Ionus Bey gli presta fede e se ne lamenta con il sultano. Quest’ultimo  non perderà tempo, anche per altri fatti, ad entrare in conflitto con la Serenissima. Andrea Doria si pone all’ancora presso Corfù: si colloca al centro con 14 galee; Leone Strozzi è alla sua destra con 12 galee, Antonio Doria, alla sua sinistra con altre 12. Giunge all’isola di Paxo (Paxoi) dove sono ormeggiate 12 galee turche che, agli ordini di Ali Celebi, sono adibite al trasporto dei giannizzeri e di altre truppe scelte. Andrea Doria le attacca all’alba: poiché le sue galee sono incastrate le une alle altre e non è possibile utilizzare le artiglierie sistemate a prua fa porre sulle fiancate laterali, al di sopra dei rematori, dei pezzi di piccolo calibro tenuti a bordo per fare fuoco in senso laterale. L’ammiraglio, alzate le piattaforme e piazzati i cannoni, fa sparare i suoi pezzi contro le fiancate delle galee ottomane che si trovano a tiro. Ali Celebi chiede la resa senza condizioni dopo un durissimo scontro che dura non più di un’ora e mezzo o tre ore secondo le fonti: 2500 turchi sono uccisi o restano feriti; 300/ 400 sono viceversa i morti tra i cristiani con 600/1200 feriti. Una nave è affondata; 11 galee cadono in potere degli imperiali; sono catturati 800 prigionieri e sono presi 60 cannoni. Il Doria, che riporta una ferita al ginocchio, fa ritorno a Messina carico di bottino; a rimorchio sono trainate le navi turche catturate dai suoi uomini. Viene accolto con onori trionfali e feste solenni tra suoni di campane e sventolii di bandiere.

Agosto

Invia all’ammiraglio veneziano Girolamo Pesaro una lettera con la quale lo invita (a causa dell’ avvenuta alleanza tra veneziani ed imperiali) ad assalire la flotta turca all’ancora a Valona (Vlona). Il messaggio viene intercettato e finisce nelle mani del sultano Solimano: 25000 turchi con 30 pezzi di artiglieria sbarcano a Corfù. I veneziani chiedono di essere soccorsi; Andrea Doria riparte per il Levante con 100 vele. Per strada cattura al capo di Santa Maria di Leuca una nave mercantile turca di ritorno da Djerba. Alla fine, a causa del tempo non favorevole rientra a Messina; anche i turchi si ritirano dall’assedio di Corfù per lo stesso motivo.

Ottobre

Alla notizia che il nuovo ambasciatore francese a Costantinopoli, Antonio de Rincon, è in mare con 10 galee provenzali per raggiungere Costantinopoli cerca di intercettarlo presso Capo Passero. Le tempeste lo inducono a ritornare a Messina; da qui, naviga per Civitavecchia dove è ospitato da Gentile Virginio Orsini. Riprende la navigazione per Genova.

1538

Primavera

Impero

Francia

Carlo V e Francesco I, su pressione del papa Paolo III, si incontrano ad Aigues-Mortes per trattare la pace e verificare la possibilità di un’azione comune contro l’impero ottomano. Andrea Doria prende parte alle trattative. Si stabilisce tra le parti di armare 200 galee. Da un lato l’accordo non è sottoscritto dai francesi; dall’altro gli imperiali sono in ritardo con i preparativi. Andrea Doria rimane inattivo sulle coste provenzali con l’imperatore. Non è trovato l’accordo.

Maggio

Si colloca di fronte a Marsiglia e si impadronisce di 4 galee francesi. Altre 6 si salvano sotto i cannoni della fortezza di Le Ciotat.

Giugno
In collegamento con le galee di Napoli, comandate da don Garcia di Toledo, naviga nelle acque dell’isola di Gorgona alla caccia di fuste barbaresche.

Luglio

Scorta Carlo V ad Aigues-Mortes per un incontro tra l’imperatore ed il sovrano francese. Con la firma di una tregua decennale tra imperiali e francesi stipulata a Nizza (Nice) conduce Carlo V a Genova.

Agosto settembre

Impero

Impero ottomano

Comanda la flotta cristiana diretta anche da Vittore Capello per conto dei veneziani e dal patriarca di Aquileja Marco Grimani per i pontifici. Lascia Messina con il nipote Giannettino suo luogotenente. Incrocia l’Adriatico; ai primi di settembre raggiunge Corfù con 41 galee e 30 navi che trasportano 10000 fanti spagnoli.  E’ segnalato nel porto di Gomenizza con 134 galee e 62 navi: lo deve raggiungere anche  Giron con 9 navi nelle quali sono imbarcati altri 1800/1900 fanti. Propone non di ricercare la battaglia navale bensì di tentare un’operazione diversiva su Patrasso e Lepanto. I collegati si ribellano per cui Andrea Doria è costretto ad accedere ai loro desideri. Offende i veneziani con la sua richiesta di fare imbarcare su ogni galea della Serenissima 25 archibugieri spagnoli, perché, a suo dire, le loro navi non sono provviste a sufficienza di fanteria. Adducendo il pretesto delle bonacce di mezza estate lascia passare le settimane maggiormente favorevoli alle operazioni proprio mentre Barbarossa si avventa sull’isola di Candia. Marco Grimani e Vittore Capello non accettano di rimanere paralizzati dall’inattività di Andrea Doria; a fine mese, cercano di penetrare nel golfo di Arta (Amvrakikos). L’armata cristiana punta alla volta di Prevesa; alla  destra di Andrea Doria vi è la capitana maltese, a sinistra la capitana di Sicilia nella quale è imbarcato il viceré dell’isola Ferrante Gonzaga. L’ammiraglio genovese pone all’avanguardia 4 veloci galee agli ordini del figlio Giovanni Andrea; egli si colloca nel centro dello schieramento; più dietro sono le galee pontificie e quelle veneziane. In posizione ancora più arretrata stanno altre navi agli ordini di Alessandro Bondumier e di Francesco Doria. Dal golfo di Arta escono 6 galee turche dirette a Santa Maura (Levkas); Giovanni Andrea Doria taglia loro la strada e le obbliga a rientrare; ne escono altre 6 e queste vengono affrontate dalle 4 maltesi di Paolo Simeoni. Vi è un nuovo ripiegamento da parte ottomana. Si distaccano ancora 4 galee turche fronteggiate ora da 2 pontificie del cardinale Marco Grimani.  Barbarossa decide di rischiare lo scontro; chiuso in un corridoio disagevole tra la costa e la flotta nemica (80 galee veneziane, 36 pontificie e 30 spagnole, oltre a 50 galeoni, per un complesso di 60000 uomini e 2500 cannoni), cerca di guadagnare il mare aperto con 40 galee, seguite subito dietro da altre 167 navi tra cui 87 galee; sfonda  la linea veneziana, in realtà la sola desiderosa di combattere, giacché gli imperiali, su ordine di Carlo V se ne restano inoperosi in attesa del vento favorevole. Nel breve scontro i veneziani perdono 2 galee, i pontifici una, gli spagnoli 5 vascelli carichi di soldati che sono massacrati o fatti prigionieri. Secondo altre fonti sono catturate 2 galee ai veneziani, è affondata agli imperiali un’ imbarcazione adibita al trasporto di soldati, sono dati alle fiamme 5 navi mercantili, di cui una veneziana ed una di Ragusa (Dubrovnik). Dell’armata ottomana non è catturata o affondata alcuna nave: un certo numero di legni turchi, tuttavia, sono danneggiati ed obbligati a ritirarsi per l’azione del gran “Galeone di Venezia”, la nave ammiraglia della Serenissima comandata da Alessandro Bondumier. Andrea  Doria viene nuovamente accusato di connivenza con  Barbarossa, in quanto entrambi uniti dalla volontà di evitare di combattersi in mare. Il sospetto é accreditato dal fatto che quando l’armata si trova davanti a Prevesa una galeotta corsara –così narra qualcuno – uscita di notte dal golfo di Arta si sia avvicinata di nascosto sottobordo all’ammiraglia di Andrea Doria per consegnare all’ammiraglio genovese un messaggio del capo della flotta turca. L’ipotesi non trova però riscontro nei fatti; sembra più attendibile ascrivere il contegno del Doria a preoccupazioni tattiche (cattiva valutazione della situazione) ed a intrighi politici di parte imperiale volti ad impedire un rafforzamento della Serenissima, piuttosto che ad un deliberato tradimento. Senza contare che molte delle galee spagnole sono in realtà di sua proprietà come di altri assentisti genovesi, per cui Andrea Doria, come è suo costume, preferisce non rischiare allorché non è sicuro di un tornaconto immediato. Si porta a Corfù rinunciando in tal modo ad inseguire la squadra di Barbarossa che veleggia, a sua volta, in direzione di Costantinopoli.

Ottobre

L’incompatibilità tra imperiali e veneziani è nuovamente ribadita a fine mese. Vittore Capello, che comanda la flotta della Serenissima, chiede di attaccare il forte di Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi, Montenegro), situato a sinistra nell’interno delle Bocche di Cattaro (Kotor). Andrea Doria acconsente; dopo il fuoco preparatorio portato da 4 galee veneziane e dalle 4 galee pontificie segue l’assalto alla piazzaforte. Esso si conclude felicemente. Vittore Capello chiede che, come da patti precedenti, Castelnuovo di Cattaro sia restituita ai veneziani. Andrea Doria si oppone; è tra i primi a sbarcare in occasione di un contrattacco ottomano; si impossessa della località a nome dell’imperatore e vi fa entrare 4000 fanti spagnoli agli ordini di Francisco Sarmiento. Lascia il campo e sbarca a Brindisi.

Dicembre

A Messina.

1539

Luglio

Salpa da Messina con 50 galee (di cui 3 appartenenti ai cavalieri di Malta) e giunge ad Otranto; è informato del fatto che  Barbarossa e Dragut hanno congiunto le loro forze. Non si sente in grado di affrontare gli avversari forti di 147 navi tra galee e galeotte e di 3 maone cariche di vettovaglie e di munizioni; si ritira  a Corone. Chiede che da Malta gli sia inviata la caracca dell’ordine gerosolomitano con 1000 soldati e viveri da consegnare al presidio di Castelnuovo di Cattaro; nel contempo opera con piccole azioni di disturbo come quando fa attaccare 7 galeotte turche staccatesi dal resto della flotta: le galee maltesi di Paolo Simeoni danno la caccia a queste e ne catturano 3.

Agosto

Al Capo di Santa Maria di Leuca ed a Otranto con sole 12 galee: le restanti sono state costrette a fermarsi a Taranto per caricarvi del biscotto. Castelnuovo di Cattaro viene riconquistata dagli avversari a seguito di un ultimo assalto: cadono sul campo Francisco Sarmiento e poco meno di 3000 spagnoli. Andrea Doria  resta inattivo preferendo scorrere sulla costa di Valona (Vlona) e muoversi nell’arcipelago alla ricerca di Moro di Alessandria. Raggiunge Corfù;  viene a conoscenza che  Barbarossa si sta muovendo ai danni di Cattaro. Cerca di coinvolgere i veneziani.

Settembre

Avuta risposta negativa dal provveditore veneziano della flotta Andrea Doria si mette in navigazione per la Sicilia. A Messina. Con il viceré di Sicilia Ferrante Gonzaga prende contatto con  Barbarossa per indurlo a mettersi al servizio degli imperiali.

1540

Maggio giugno

Impero

Corsari barbareschi

A metà mese lascia Genova con 8 galee; sosta a Portovenere dove è raggiunto da Giannettino Doria e dal Duarte con 6 galee. Tocca poi Livorno dove lo attendono un galeone e 2 navi inviate da Genova per imbarcare 1500 fanti spagnoli provenienti dall’Ungheria. Riparte per Napoli e giunge a fine mese a Messina. A Messina con 81 galee, di Genova, di Napoli, della Sicilia, della Spagna, di Malta (4) e dello stato della Chiesa (7). Costituisce cinque squadre e si mette alla caccia di Dragut: Erasmo Doria con 10 galee deve incrociare al largo delle isole Baleari; Giannettino Doria e Gentile Virginio Orsini nelle acque della Corsica e della Sardegna con 21; don Federico di Toledo nel golfo di Napoli con 11; Berengario di Requesens con 17 a ponente della Sicilia; Cristoforo Pallavicini e Bernardo Salban con 11 galee tra Trapani e l’isola di Favignana; lo stesso Doria naviga con le restanti 22 sulle coste africane. Il nipote Giannettino intrappola  Dragut nelle acque della Corsica: il corsaro è consegnato ad Andrea Doria a Messina ed è condannato al remo. Sarà   fatto liberare dall’ammiraglio genovese quattro anni dopo a seguito di un accordo con  Barbarossa.

Agosto

Raggiunge Trapani con la flotta imperiale (52 galee e 20 navi) ed il viceré di Sicilia Ferrante Gonzaga: è impegnato in una nuova spedizione in Tunisia per sostenervi la causa di Muley Hassan. Viene conquistata Monastir (Al Munastir): gli imperiali vi irrompono per la porta mescolati agli avversari in fuga. A questo successo ne seguono altri analoghi, riportati a Susa (Susah) ed a Sfax (Safakis). Andrea Doria ritorna a Monastir; nella località è lasciato di presidio Alvaro de Sande con alcuni pezzi di artiglieria e 2500 spagnoli.

Novembre

Rientra a Trapani e da qui fa ritorno a Genova.

1541

Settembre ottobre

Impero

Algeri

Carlo V decide una nuova spedizione ai danni dei barbareschi di Algeri. Andrea Doria esprime parere contrario nell’incontro avvenuto a Genova (estate) con l’imperatore; Carlo V non si lascia distogliere dal suo progetto. Per trasportare le vettovaglie e le munizioni necessarie per la nuova impresa sono requisite tutte le imbarcazioni di grossa stazza reperibili nei porti italiani e spagnoli, comprese quelle destinate alle Americhe. Andrea Doria salpa da La Spezia;  giunge a Bonifacio dove è raggiunto dalle galee e dal galeone maltesi. Secondo il cerimoniale marittimo consolidato la capitana pontificia di Gentile Virginio Orsini si colloca alla destra della galea reale nella quale è imbarcato l’ammiraglio genovese; alla sinistra si colloca quella di Malta e dietro la capitana di Genova. Da Bonifacio Andrea Doria si porta in Sardegna e, successivamente, a Mahon ed all’isola di Maiorca (Mallorca): nell’ampia baia dell’isola si raccolgono 6000 fanti spagnoli, 6000 tedeschi e 5000 italiani senza contare un grande numero di venturieri. Marinai e rematori ammontano ad altre 12000 unità. Gli ufficiali appartengono quasi tutti alla nobiltà spagnola. Come di consueto alcune migliaia di donne (per lo più prostitute, ma anche fidanzate e mogli) sono aggregate al seguito.  Ai primi di ottobre giunge il principe di Salerno Ferrante da San Severino, quindi il viceré di Sicilia Ferrante Gonzaga con 7 galee e 28 navi appoggio. A metà ottobre è la volta della galea imperiale con numerose altre galee e navi: ad essa va incontro il Gonzaga che ha il comando delle fanterie. Nella rada sono ora presenti 4 galee di Malta, 4 di Sicilia (agli ordini di Berenguer de Requesens), 6 di Antonio Doria, 5 di Napoli (agli ordini di don Garcia di Toledo), 2 dei Grimaldi signori di Monaco, 2 di Vincenzo Cicala, 2 del marchese di Terranuova, 4 pontificie ed altre 50 di Genova; 450 sono le navi da carico stracolme di soldati, cavalcature, viveri, pezzi di artiglieria. L’armata incomincia la navigazione a metà mese con il bel tempo. L’imperatore in persona si trova a bordo della nave ammiraglia. Le previsioni pessimistiche di Andrea Doria non tardano ad avere conferma: giunto a fine mese ad Algeri si leva una tempesta che impedisce per tre giorni ogni comunicazione con la costa. L’approdo presso capo Matifou, a cinque/sei miglia da Algeri, si presenta pericoloso e difficile per la maggior parte dei soldati che devono entrare nell’acqua alta fino al collo. Numerose schiere di cavalli beduini molestano lo sbarco con sortite ravvicinate durante le quali danno addosso ai fanti imperiali con tiri d’archibugio, frecce e lance acuminate. Le truppe di terra imperiali riescono, nonostante tutto, a circondare in breve tempo la città perché Hassan Agà, che è alla difesa di Algeri, dispone di poche milizie valide (6000 uomini). Inizia un violento bombardamento alle mura. Si scatena una nuova tempesta la quale sorprende gli attaccanti che per la fretta non hanno atteso lo scarico di tende  ed approvvigionamenti. Piove ed il campo diviene una palude di fango. Tutta la notte i soldati imperiali restano all’addiaccio, sferzati dalla pioggia e gelati dal vento; sono affamati, stremati e demoralizzati. Non possono, inoltre, utilizzare gli archibugi perché la polvere da sparo si è bagnata durante lo sbarco. I mori compiono una sortita; la situazione viene salvata dai cavalieri di Malta e dalla retroguardia comandata da Camillo Colonna che coprono la ritirata delle milizie attaccanti. Nelle stesse ore aumenta di forza la tempesta e 150 navi, rotti gli ormeggi, vanno perdute frantumandosi sugli scogli o arenandosi capovolte sulla spiaggia e sui bassi fondali. Gli avversari stanno in agguato sul lido per catturare, uccidere e spogliare chi riesce a raggiungere la riva e per predare tutto ciò che è possibile sulle navi arenate (una dozzina). I prigionieri sono ridotti in schiavitù, gli ufficiali sono decapitati. Andrea Doria ed il suo secondo Adamo Centurione tengono malamente il mare; quando il fortunale diminuisce i due capitani conducono le loro navi nella baia di Capo Matifou dove tra gravi difficoltà reimbarcano le truppe esauste. L’evacuazione è impedita dall’impeto del vento. Cannoni e salmerie, dopo essersi resi inservibili, sono abbandonati sul posto; i cavalli da tiro sono macellati e la carne viene distribuita alle truppe. I feriti ed i malati sono collocati in testa alla colonna; all’avanguardia vengono posti gli spagnoli, gli italiani ed i tedeschi ed i soldati di Malta; alla  retroguardia è sistemata la cavalleria. Si svolgono dappertutto scontri furiosi. I feriti che cadono e che non possono essere soccorsi sono raggiunti ed uccisi dai beduini; la retroguardia è impegnata in continui scontri all’arma bianca. I cavalieri dell’ordine gerosolomitano pagano uno scotto durissimo;  una frazione localizzata presso il ponte di Fursi, a causa delle loro perdite, verrà chiamata “Tomba dei Cavalieri”. La sera i resti dell’esercito hanno la possibilità di reimbarcarsi. Le navi scampate alla tempesta sono così affollate che si gettano in mare le cavalcature per fare posto agli uomini; 1400 schiavi turchi, che sono ai remi, riescono a liberarsi.

Novembre

La flotta imperiale salpa ai primi del mese proprio nel momento in cui  si scatena una nuova tempesta che disperde il naviglio. Molti vascelli naufragano sulla costa algerina (tra cui 11 galee sulle 20 che Andrea Doria ha a disposizione) ed i loro equipaggi sono fatti prigionieri. Il resto dell’armata lotta contro le onde, ripara a Bougie (Bejaia) dove deve sostare per tre settimane. Solo più tardi le navi superstiti troveranno rifugio nei porti spagnoli: 300 capitani e 8000 soldati sono i soldati periti nell’avventura algerina per le ferite riportate o per annegamento. I prigionieri sono così tanti che nei bagni di Algeri il prezzo di uno schiavo cristiano diviene pari a quello di una cipolla. Per risarcire Andrea  Doria dei danni, più tardi, l’imperatore gli farà dono di 13 galee all’ancora a Barcellona e gli concederà una provvigione annua di 3000 ducati da prelevarsi sulle imposte del regno di Napoli; sarà pure nominato protonotario del regno. A fine mese  Doria lascia Maiorca per rientrare a Genova.

1543

…………………………..

Imbarca su una sua galea Giovanni Pietro Cicogna latore di messaggi del marchese di Vasto Alfonso d’Avalos per l’imperatore; ordina pure al nipote Giannettino Doria di trasportare 6 nuovi scafi dai cantieri di Barcellona a Genova.

Marzo

In Catalogna con la flotta. Carlo V s’imbarca a Barcellona;  Andrea Doria giunge a Genova dove s’incontra con Alfonso d’Avalos, Ferrante Gonzaga, Pier Luigi Farnese e Cosimo dei Medici.

Maggio giugno

Impero

Impero ottomano Francia

All’avvicinarsi della flotta di Barbarossa Andrea Doria fa sbarcare Carlo V a Savona. Si muove su Nizza assalita da ottomani e francesi; si imbatte in alcune galee francesi impegnate in tale assedio.  L’ammiraglio genovese fa passare le prime 6 galee dell’avanguardia della flotta di Francesco di Borbone, l’Enghien, e coglie in imboscata dietro Cap Saint-Hospice altre 4 galee comandate dal fratello del Saint-Blancard Magdalon d’Ornesan. Quest’ultimo viene fatto prigioniero dopo che la sua nave è stata colpita dal  tiro dell’ artiglieria. Andrea Doria ospita l’avversario nel suo palazzo di Genova; si ritrae indi sulle coste spagnole con il pretesto di sorvegliare le Baleari. Nizza è occupata e messa a sacco dagli avversari.

Agosto

In tre giorni naviga dalla Spagna a Genova. Spedisce le galee ad Albenga per trasportare le truppe di terra a Villefranche.  Barbarossa ripiega su Tolone.

1544

Primavera

La flotta musulmana naviga nei pressi di Genova. Andrea Doria tiene le proprie galee alla fonda a Genova ed a La Spezia. Non si fa scrupolo di usare a Barbarossa alcuni gesti cortesi; gli invia dei messaggi in alto mare e gli permette di rifornirsi di vettovaglie e di acqua. I due ammiragli si incontrano a terra nel palazzo di Fassolo. Andrea Doria consegna a Barbarossa il corsaro Dragut, catturato in precedenza, dietro il pagamento di un riscatto di 3500 ducati.

Agosto

Ha in eredità da un congiunto nel regno di Napoli alcune proprietà: per il loro possesso entra in contrasto con i Farnese che gli propongono di tenerne la metà a titolo di loro dono. Rifiuta la transazione proposta e, per rivalsa, incita il nipote Giannettino Doria a raggiungere Civitavecchia e di prelevarvi 4 galee noleggiate dai Farnese stessi per conto dei pontifici. Tali navi verranno condotte a Genova per essere poco dopo restituite ai legittimi proprietari.

1547

Gennaio

Genova

Fieschi

Genova si ribella ad opera di Gianluigi Fieschi. Andrea Doria si trova indisposto nel suo palazzo di Fassolo posto all’esterno della cinta muraria. Il nipote Giannettino Doria cade ucciso; egli decide di mettersi in salvo con i suoi averi. Fugge a cavallo a Sestri Ponente; si imbarca su una fregata, messagli a disposizione dalla famiglia Costi, e ripara a Voltri. Si fortifica a Masone dove viene trasportato in lettiga a causa della podagra. I rivoltosi sono sconfitti in meno di quarantotto ore, per cui presto il Doria può fare ritorno a Genova. Un pescatore riporta a galla il cadavere di Gianluigi Fieschi morto annegato; ordina che il corpo sia appeso ad una forca ed è lasciato marcire per due mesi, sotto stretta sorveglianza, all’ estremità del molo dove è stato ripescato. Scatta la repressione nei confronti dei Fieschi; fa abbattere al suolo il loro palazzo di Via Lata e confisca i loro beni. Trattiene per sé Torriglia, Carrega, Garbagna, Grondona, Santo Stefano d’Aveto, Croce, Val di Trebbia; altri possedimenti saranno dati a Pier Luigi Farnese. I cospiratori verranno tutti uccisi nei mesi seguenti.

Settembre

D’accordo con Ferrante Gonzaga favorisce una congiura ai danni di Pier Luigi Farnese che, a sua volta, aveva coadiuvato Gian Luigi Fieschi nelle  trame ai suoi danni. Sempre nel periodo la Spagna cerca di togliergli la signoria di Genova e fa pressioni sulla cittadinanza affinché sia ricostruito il Castelletto. Andrea Doria coinvolge l’ambasciatore spagnolo Figueroa e Ferrante Gonzaga in una serie di progetti istituzionali della repubblica e finisce per evitare la riedificazione della fortezza.

Novembre
Sbarca a Savona l’infante Filippo che ha condotto in Liguria con una flotta di 58 galee e di 22 navi. La flotta si ferma nel porto di Vado Ligure.

1548

Gennaio

Ottobono e Cornelio Fieschi tentano una nuova insurrezione con Paolo Spinola e Nicola Doria. Il tentativo è sventato.

Estate

Impero

Algeri

Occupa Susa, Sfax e Monastir, che gli saranno tolte l’anno successivo da Dragut.

Novembre

Conduce con la sua flotta da Rosas a Genova l’erede al trono di Spagna Filippo (il futuro Filippo II). Al momento della partenza fa sventolare su tutte le navi bandiere e stendardi di vario colore con gli stemmi dell’imperatore e quelli del figlio, lavorati in oro ed in argento; fa, nel contempo, scaricare a salve in segno di saluto molti pezzi di artiglieria. Andrea Doria, per tale viaggio teme un’imboscata da parte di Leone Strozzi ; con la scusa di onorare maggiormente la presenza dell’ infante si fa raggiungere da tutte le galee di Napoli, da quelle di Sicilia, di Genova e di Spagna e le arma con 8000 fanti. Nell’attraversare il golfo del Leone dispone le sue navi in ordine di battaglia: in testa naviga don Garcia di Toledo con le galee di Napoli; al centro, che è suddiviso in tre gruppi, stanno le galee di Sicilia con Berengario di Requesens, le galee di Spagna e quelle di Genova; in coda vi è la squadra spagnola di Giovanni di Mendoza. A tale vista Leone Strozzi si affretta ad inviare un suo luogotenente a bordo della capitana del Doria per rendere omaggio all’Infante di Spagna; in un secondo momento allorché il maltempo costringerà l’armata spagnola a stare all’ancora presso la Camargue, sarà lo stesso Strozzi a recarsi con tutto il suo stato maggiore a rendere i dovuti onori al futuro Filippo II. Andrea Doria riceve a Fassolo il suo ospite.

1549

………………….

Trasporta con 40 galee il re di Boemia Massimiliano d’Austria ed il cardinale Cristoforo Madruzzi da Genova a Barcellona; sempre nel periodo riconduce l’infante Filippo dalla Spagna a Genova.

Maggio ottobre
ImperoCorsari barbareschi
Lascia Genova con 22 galee (di cui 2 appartenenti a Vincenzo Cicala) per porsi alla caccia di Dragut. La sua squadra è refforzata a Napoli dalle galee inviategli dal viceré di Napoli ” di don Garcia di Toledo e da 2 di Antonio Doria). A Palermo si congiungono a lui anche le galee di Sicilia comandate da Berenguer de Requesens. Tocca Trapani, l’isola di Favignana, La Goletta, Porto Farina (Ghar El Mehl): gli è riferito che l’avversario è stato avvistato nelle acque corse. A giugno è a Calvi, si avvicina a Capo Corso: nel frattempo Dragut è ritornato in Barberia. A giugno, vista l’inutilità della sua ricerca, divide la sua flotta in due squadre, di cui una destinata a sorvegliare le coste siciliane e l’altra, ai suoi ordini, di navigare lungo i litorali del Maghreb e della Spagna. A luglio riesce a trasportare dalla Sicilia a Tunisi l’ex-re Muley Hassan, rifugiatosi nell’isola dopo essere stato spodestato dal trono dal figlio Hamùda. Incrocia sempre tra le coste siciliane e Pantelleria mentre Dragut, elusa la sua sorveglianza, si è spostato indisturbato una volta di più nel Tirreno. Ad agosto, informato dei danni causati dal rivale nella Riviera Ligure ed alle Baleari, si mette in rotta per l’isola di San Pietro in Sardegna; punta verso la Corsica e giunge alle bocche di San Bonifacio. Fa scalo a Bastia per approvvigionarsi di cibo fresco. Messo al corrente della razzia di Dragut a Monticello risale la costa verso Capo Corso, si ferma a Canari senza riuscire a mettersi in contatto con gli avversari. A fine mese è segnalato con 40 galee fermo in alto mare, a causa della bonaccia, nei pressi dell’isola di Capraia; fa, indi, rotta per la costa ligure, sosta nei pressi di Noli per riorganizzare la sua flotta; si dirige, da ultimo, verso le isole Hyères, in Provenza. Con l’avvicinarsi della cattiva stagione (settembre/ottobre) deve sospendere la sua infruttuosa caccia a Dragut; fa tappa a Napoli e rientra a Genova.

1550

Aprile

Impero

Algeri

Ha ancora l’incarico da Carlo V di riportare l’ordine nelle acque tunisine e di combattere  Dragut. Salpa da La Spezia con 20 galee; a Livorno si collega con 3 galee del duca di Firenze Cosimo dei Medici con a bordo Giordano Orsini e Chiappino Vitelli. A Civitavecchia si congiunge con la squadra pontificia di Carlo Sforza (3 galee).

Maggio

Si reca a Napoli e ne riparte con 13 galee della squadra di Napoli con a bordo 2000 fanti da don Garcia di Toledo, cognato di Cosimo dei Medici e figlio del viceré Pietro.  A metà mese è a Palermo dove si unisce alla sua flotta anche la squadra delle galee di Sicilia (10 galee, comandate da Berenguer de Requesens) e quella dei cavalieri di Malta (4 galee agli ordini del cavaliere de la Sangle). Naviga alla volta di Trapani con 53 navi;  si ferma a Porto Farina e, a fine mese, si colloca di fronte a Monastir.

Giugno

Ritorna a Trapani per prelevarvi il viceré di Sicilia don Giovanni di Vega che rafforza la flotta imperiale con altre 2 galee ed alcuni schierazzi carichi di munizioni e di rifornimenti con a bordo altri 1000 fanti. Alla partenza alla sua destra si colloca la capitana del papa, alla sua sinistra quella di Malta; dietro questa si trovano le capitane di Toscana e di Genova. Don Garcia di Toledo non vuole sottostare agli ordini del viceré di Sicilia e minaccia di allontanarsi con le galee di Napoli per ricercare Dragut da solo. Per rabbonirlo Andrea Doria lo coinvolge nel comando. Ottiene la resa di Susa e dà la fonda a La Goletta. E’ attaccata Mehedia, (Al Mahdiyah) mentre Dragut è impegnato in una spedizione estiva nel golfo di Genova. Nella piazzaforte assedia Hisar Rais, nipote dello stesso Dragut, la cui guarnigione è rafforzata negli stessi giorni da 400 turchi provenienti da Alessandria (Al Iskandariyah). Hisar Rais dispone nel complesso di 1700 uomini, di 600 cavalli leggeri agli ordini del capitano arabo Maner, di un buon numero di artiglieri e di 100 balestrieri inviatigli dalla Tunisia dal re Hamùda. A fine giugno avviene lo sbarco dei fanti di don Garcia di Toledo che subito assediano una collina vicina in cui si sono fortificati la cavalleria e 300 archibugieri con alcuni piccoli cannoni. Hisar Rais ordina la ritirata; questa si svolge in maniera disordinata e termina con l’uccisione di molti difensori.

Luglio

Gli imperiali costruiscono un accampamento fortificato con trincee; sono disposte batterie di artiglieria sui due lati del promontorio attorno a Mehedia e sulla collina. Sono pure piazzati 13 grossi cannoni mentre squadre di archibugieri sono disposte contro le difese della città. Inizia il bombardamento. Durante le operazioni Andrea Doria è accusato di non interessarsi della campagna in atto e di giocare sempre a carte: in realtà se ne sta in disparte volutamente per l’arroganza di don Garcia di Toledo. Solo a metà mese invia a Napoli Filippino Doria con 4 galee per imbarcarvi 500 fanti spagnoli richiesti da don Garcia di Toledo e per ottenere altre munizioni ed altri approvvigionamenti.

Settembre

Bombarda Mehedia dal mare; contemporaneamente le forze di terra si appostano nei luoghi più favorevoli alle operazioni di assedio. Dragut ricompare alle spalle degli assedianti; si lancia loro addosso; è respinto con perdite elevatissime. A metà mese vi è l’attacco generale, seguito dall’irruzione nel centro abitato e dal combattimento casa per casa. I difensori si arrendono con l’uccisione della maggior parte dei turchi del presidio. Tutti coloro che osano resistere sono ammazzati. Il comandante delle fanterie spagnole Giovanni de Vega ordina di dare alle fiamme la città. Tra i difensori sono segnalati 800 morti e 7000 prigionieri: solo una sessantina sono gli schiavi cristiani liberati dalla schiavitù. Andrea Doria entra in Mehedia e Dragut ripara a Gerbe (Djerba).

Ottobre

Dragut fa mettere a secco sulle rive del lago interno di Gerbe le sue galee. Andrea Doria si colloca di fronte allo stretto passaggio che sfocia nel lago ed imbottiglia i corsari algerini nel canale della Cantera, un sottile braccio di mare che si stende tra la costa e l’isola.  Il canale è praticabile da una sola estremità perché dall’altro lato una serie di scogli e di bassifondi forma una specie di istmo a fior d’acqua. L’ammiraglio genovese invia messaggeri per annunciare la sua vittoria:  si arrischia anche ad entrare nello stretto salvo a  scoprire che  Dragut è scomparso attraverso un canale artificiale scavato nottetempo ed in tutta fretta sull’altro lato dell’isola. Deluso, Andrea Doria lascia le acque di Gerbe e naviga verso la Sicilia, Napoli e Genova.

1551

Maggio

A Barcellona, per imbarcarvi il re di Boemia Massimiliano d’Austria, figlio del re Ferdinando. Sinan Pascià e Dragut approfittano del suo impegno per attaccare Malta.

Luglio

Conduce da Barcellona a Genova Filippo II.

Agosto

Naviga verso ponente con 27 galee. Esce da Marsiglia Leone Strozzi con 23 galee e lo sfida a battaglia. Andrea Doria preferisce entrare nel porto di Villefranche fino all’allontanamento del suo avversario.

1552

…………………………..

Scorta con la sua flotta l’infante Filippo e Massimiliano d’Austria da Genova a Barcellona. Il viaggio di andata e ritorno dura diciannove giorni. Sulle galee è imbarcata l’argenteria della corte imperiale, valutata un milione di scudi. Ad aprile anticipa l’inizio della prossima campagna contro gli ottomani dirigendosi a Trapani con 17 galee. Da qui riparte verso le coste della Barberia per trasportare rifornimenti al presidio di Mehedia.

Luglio

Impero

Impero ottomano

Lascia Genova;  è diretto a Napoli con 40 galee (le sue 17, 11 della squadra di Spagna agli ordini di Giovanni di Mendoza,  6 galee  comandate da Antonio Doria, 5 della squadra di Napoli e la galea capitana di Monaco). A La Spezia imbarca 3000 lanzichenecchi destinati alla difesa del napoletano perché i fautori filofrancesi del principe di Salerno, Ferrante da San Severino (quest’ultimo per ragioni personali è passato a militare per i francesi), stanno minacciando il capoluogo.

Agosto

Ai primi del mese transita nei pressi di Ostia. Sulla sua ammiraglia naviga il figlio Giovanni Andrea. Informato che la flotta turca è divisa tra Monte Circeo e l’isola di Ponza pensa di navigare a metà strada. Avvistato dagli avversari (17 galee) è subito assalito in più punti da Dragut. Spaventato, abbandona l’avanguardia di 7 galee; tutte sono catturate dagli avversari (fra queste si annoverano  una di sua proprietà,  una appartenente ad Antonio Doria ed una nella quale sono imbarcati molti soldati tedeschi. Ritorna indietro e si pone in salvo con il resto della flotta. La colpa verrà addossata al suo luogotenente che, discostandosi dalla rotta tracciata, ha fatto sì che l’armata imperiale sia venuta a trovarsi in mezzo alle vele nemiche comandate da Sinan Pascià e da Dragut. Napoli non riceve al momento soccorsi; Andrea Doria rientra a Genova; tocca le acque sarde. E’ ora in grado di muoversi verso la città campana recando con sè  a bordo le truppe imbarcate alla partenza. Per strada ha modo di liberare Orbetello dall’assedio posto alla località dai senesi.

1553

…………………………..

Impero

Francia Impero ottomano

Combatte in Corsica i francesi del Termes. Rafforza le difese di Calvi e di Bonifacio.

Settembre novembre

Lascia Napoli per rientrare a Genova. A fine settembre ha l’incarico di riconquistare la Corsica. Salpa da Genova; riconquista Bastia ed a metà novembre è segnalato all’assedio di San Fiorenzo.

1554

Gennaio

Conduce il viceré di Napoli (ed i suoi famigliari) a Livorno; prosegue per Genova.

Febbraio

Cade in suo potere San Fiorenzo e fa man bassa dei beni dei vinti.

Maggio

Espugna Corte, sempre in Corsica.

Agosto

Invia rinforzi al duca di Firenze Cosimo dei Medici, sempre impegnato a combattere i francesi nella guerra di Siena. Paulin de la Garde con 23 galee francesi ed alcune galeotte dei corsari di Algeri salpa da Marsiglia per portare rinforzi alla guarnigione di Siena. Viene dato l’ordine ad Antonio Doria di impedire ad ogni costo l’arrivo di tali truppe; Andrea Doria invia in avanscoperta il figlio Giovanni Andrea Doria con 15 galee; con quest’ultimo si congiungono anche 4 navi medicee comandate da Jacopo d’Appiano. L’ammiraglio genovese lascia  la Corsica e naviga nel Tirreno. Non osa, tuttavia, affrontare gli avversari preferendo   ritirarsi senza combattere a Civitavecchia. I francesi sbarcano le loro fanterie senza problemi a Porto Ercole.

1555

Giugno

Su disposizione dell’imperatore partecipa agli attacchi contro Porto Ercole alla testa di 38 galee. Con la conquista della località fa trucidare Ottobono Fieschi, fratello di Gianluigi. Nella guerra di Siena si rivela spesso  molto lento nelle sue azioni; per questo motivo viene sospettato di avere agito sostanzialmente ai danni del duca di Firenze.

…………………………..

Presta soccorso a Calvi in Corsica.

Novembre

Lascia la Corsica.

1556

Primavera

Naufragano in Corsica 4 sue galee: Andrea Doria ottiene dalla repubblica di Genova 4 galee in sostituzione di quelle perdute; altre 2 verranno consegnate al congiunto Antonio Doria.

…………………………..

Lo sostituisce nel comando della flotta imperiale il figlio Giovanni Andrea Doria.

1557

Impero

Chiesa

Salpa da Gaeta e da La Spezia per minacciare il porto di Civitavecchia. Si porta nello Jonio. Carica di frumento 12 navi e fa ritorno a Genova afflitta  da una gravissima carestia.

1558

Estate

Piali Pascià gli scrive una lettera e gli offre, a sua scelta, la pace o la guerra: la pace, se acconsente a pagare una grossa taglia ed a rifornire di viveri l’armata ottomana, la guerra in caso di suo rifiuto. Non ha la forza di opporsi e compra la pace.

1560

Novembre

Raccomanda al duca di Firenze di appoggiare presso il papa ed il segretario di stato, il cardinale Carlo Borromeo, la nomina a cardinale del congiunto Giovanni Battista Doria; lascia il ducato di Melfi al figlio Giovanni Andrea Doria. Muore a Genova a fine mese. E’ sepolto nella chiesa di San Matteo. Suo ritratto da parte del Tiziano e del Bronzino (nelle vesti del dio del mare Nettuno, da parte di quest’ultimo). Un ultimo ritratto è quello eseguito su tavola da Sebastiano del Piombo per ordine del papa Clemente VII nel 1526. Medaglia di Leone Leoni. Fa costruire la  cosiddetta Villa del Principe a Fassolo, sul golfo di Genova.

CITAZIONI

-“Il più grande fra tutti gli ammiragli spagnoli.” Gosse

-“Fu un uomo freddo, crudele, ambizioso… Come comandante ebbe sempre l’accortezza di non esporre al macello i suoi uomini, così come cercò di evitare la distruzione di navi, macchine da guerra e artiglierie. Per primo valutò l’importanza della macchina bellica intesa come “deterrente”, non necessariamente impiegata a tutti i costi. Come condottiero, anche in tarda età, fu fisicamente coraggioso; più volte venne ferito sul ponte di comando delle sue galee…Non bello, troppo dinoccolato, tirato in volto, le guance quasi scavate, bruno di pelle, un po’ segaligno. Spirava autorità e autorevolezza per comportamento, per il modo di esprimersi, semplice ed essenziale, scarno e penetrante.. Tutta la vita di Andrea fu un esercizio continuo dell’autocontrollo. Egli ebbe sempre, prima che sugli uomini e sugli eventi, il dominio sulla propria mente e sul proprio corpo. Fu certamente un valoroso, prima di diventare un accorto e astuto stratega. Sino a che l’età e il grado lo portarono a combattere materialmente in prima linea, sia per terra, sia per mare, dimostrò forza e temerarietà, soprattutto per ottenere dai suoi uomini la massima e cieca obbedienza e dagli avversari il massimo rispetto.” Lingua

-“Questo è quel Doria che fa dei pirati/ sicuro il vostro mar da tutti i lati!” Ariosto (Orlando Furioso)

-“Grand’uomo del tempo “ Zorzi

-“In fama di grande ammiraglio…nelle costruzioni navali fu esperto quanto nessuno al tempo suo. A lui si deve l’invenzione delle batterie galleggianti, fatta nell’assedio di Djerba, con assicurare bene insieme due galee e costruirvi sopra un assito e un terrapieno, dietro al quale collocò i grossi cannoni d’assedio. A lui l’uso di navi corazzate, di cui un primo esempio fu la caracca nominata “Sant’Anna”, tutta rivestita di lastroni di piombo inflitti con perni di bronzo, e felicemente adoperata nell’assalto di Tunisi…A lui l’aggiunta di un sesto e settimo rematore per banco nelle galee: a lui, in generale, la riforma di tutta l’armatura delle navi.” Scarsella

-“André Doria a su former des projets et a su les éxecuter avec une originalité d’audace et d’adresse vraiment surprenante. Il s’est montré marin éminent. Il a compris le premier, au seizième siècle, ce qui pouvaient faire une flotte savamment dirigée, des équipages habilement entrainés au combat. Il a déployé, au service d’un Roi, d’un Pape et d’un Empereur, une prévoyance, une pénetration d’esprit, une ténacité de caractère que lui ont permis d’obtenir une part d’autorité prépondérante au dedans et au dehors, et de la conserver jusqu’à sa mort…Le caractère d’André Doria ne fut à la hateur ni de sa bravoire, ni de son talent. Il fut guidé par la seule ambition, jamais, sauf à des rares instants où il recula comme effrayié de son œuvre, par son amour pour la patrie tant italienne que génoise.. Sa vie, tant privée que publique, n’est qu’une série de convoites et d’intrigues pour les assouvir : afin de réussir, il ne recula meme pas, on le sait, devant le crime.“ Petit

-“Complesso ed alto della persona, un grande ovato di volto, fibroso il collo, ampia la fronte, corta la capigliatura, lunga e distesa la barba, strette e sottili le labbra, l’occhio intento e alquanto fiero, e il muscolo delle ciglie infino al mezzo abitualmente corrugato. Fermo nei propositi, sobrio nei piaceri, parco nelle spese, magnifico nelle utili circostanze.” Guglielmotti

-“Prudente ed assennato capitano…Padrone di navi ben fornite e dalle quali ritraeva grossi guadagni, non voleva esporle al rischio di una battaglia, dove correva pericolo di perdere il capitale senza avere la probabilità di lauti compensi” Manfroni

-“Omnibus maritimis dignitatibus et praefecturis perfunctus, vir nobilitate, opibus, auctoritate, gloria bellicae laudis clarus… Gloriosus, et propter prudentiam atque integritatem numquam satis laudatus.” Conti

– “Prode capitano.” De Hammer

– “Haveva il prencipe aspetto heroico, gravità virile, e gesto humano, possedeva molte doti della natura degne d’un chiaro capitano. Era esperto nell’armi, intendeva e trattava la guerra, et havea l’arte del guerreggiare al pari d’ogni altro famoso…Fu forte ne i pericoli, pronto nel provedere, industrioso nel fare, prontissimo in metter ad essecutione le imprese, ingegnoso e temperato, giusto e fedele, facile et humano con ciascuno. Haveva la copia del dire, rara dottrina delle cose antiche, et profonda memoria di quelle de’ suoi tempi, era mirabil nel discorrere, pieno di sustanza, e privo di affettatione, talché con diletto e meraviglia rapiva gli animi di chi l’ascoltava. Era cosa meravigliosa di vedere in lui la temperanza, et da considerare, come s’accordassero la volontà et parsimonia, ch’erano in lui con la grande magnificenza.” Capelloni

-“Fu egli di sangue molto nobile, di aspetto regio, nato alla gloria, et ad ogni altra cosa; si voltò però più alla laude della militia maritima.” Bonfadio

-“Non v’hebbe a tempi suoi, nome di alcun capitano più chiaro del suo, né più conosciuto, et formidabile a nationi straniere et lontanissime.” Foglietta

-“Spiegava maraviglioso ingegno di guerra e singolare ardimento.” Canale

-“Héros de cent batailles navales.” Prescott

-“ Gli si deve dare il primo luogo fra capitani del suo secolo.“ Casoni

-“Fu senza contrasto il primo ammiraglio del suo secolo.” Frignani

-Per il fatto di Prevesa “Molti storici lo giudicarono aspramente. Qualcuno tentò di giustificarlo asserendo che quel giorno, venuto a mancare il vento propizio nel momento in cui si doveva andare all’attacco delle navi di Barbarossa, fu più che opportuna la sua decisione di non esporre l’armata a uno scontro il cui esito non poteva essere dato come assolutamente favorevole ai collegati. Furono gli altri a non comprendere la sua manovra, come pure erano stolte invenzioni le sue segrete intese con il Barbarossa.” Panetta

-“Non era inclinato agl’azzardi, né a’ combattimenti decisivi; ma solo a quelli, che temporeggiando, manteneano in riputazione l’arme…Egli, che si nutriva della guerra, non la voleva terminata per non perdere l’alimento. “ Sagredo

-“Fuit enim Andreas vir ut in omni fortuna singularis, ac bello, paceque princeps.. Cum non ex modico statu solum, mediocri fortuna, se ad magnas dignitates, atque opes extulerit, sed gloriam etiam sibi aeternam atque opes extulerit, sed gloriam etiam sibi aeternam in rebus bellicis, et praesertim maritimis compararit. Nam et sexies diversis principibus summis, navalium expeditionum, atque interdum terrestrium simul imperator extitit; et multas res ad nautici, maritimique officii rationem pertinens invenit: nec maximas etiam de hostibus eorum, quibus militavit victoria reportavit.” Sigonio

-“Un capo di guerra abbastanza determinato, abbastanza audace e anche fortunato nelle proprie imprese.” Heers

-“Personaggio per molte qualità veramente illustre, e particolarmente per la sua unica scienza, e gran valore delle cose maritime, però da gentilhuomo privato pervenne a stati e principati, ma soura il tutto chiarissimo e glorioso, per haver tratta la sua patria dalla servitù di francesi..e rimessala con singolar virtù in libertà.” Summonte

-“Non è uomo di nazione alcuna che sia a cui l’imperatore (Carlo V) abbia più rispetto e più osservanza che a lui.” (Da una relazione di Bernardo Navagero al senato veneziano, riportata dall’Alberi)

-“Fu alto, complesso e forte di membra, di carne piuttosto scarsa, e nello andare degli anni più segaligno che mai: faccia ebbe pensosa e mesta, e forse anco un po’ sinistra: aggrondate le sopracciglia, la bocca stretta, i labbri sottili: favellava rado; le più volte breve… Prodezza ebbe molta, ma più che prodezza callidità..si mostrò sempre nello eseguire prontissimo e audacissimo.” Guerrazzi

-“Persona così famosa, di cui basta dir’ il nome, che li fatti di tanto huomo son manifesti a tutti.” Roseo

– “Rotto più volte Barbarossa e vinto/ Né fu Pompeo di maggior grazia cinto,/ Di più gran fama, e di più chiaro honore;/ Se ben spinse e domò l’alto furore/ De’ corsari, e fe il mar di sangue tinto.” Dolce

-“La fortune l’avoit fait naitre dans un état distingué, ses vertus civiles et militaires l’élèverent au comble des hommes et de la gloire. Il commanda les armées navales de plusieurs princes ; fit une multitude d’exploits sur mer, et quelques-uns sur terre. Ce n’étoit point par la flatterie, par les baissesses qu’il cherchoit à établir son crédit auprès des princes qu’il servoit : il faisoit parler ses actions.”  Richer

-“Le plus grand homme de mer du temps, de son épée fera pencher la balance des armes, suivant qu’elle se portera au secours de la France, du pape ou de l’Empire. Et que l’on comprend qu’un pareil homme de guerre ait tenté le pinceau de Titien !” De la Roncière

-“Uno degli ammiragli più apprezzati del tempo e tra i pochi in grado di reggere il confronto col geniale Barbarossa.” Romeo

-“La sagace scelta di Andrea Doria (il cambio di campo dalla Francia all’impero) indirettamente coinvolge Genova e le permette di riscattarsi dall’asservimento a potenze straniere, per recitare ancora un ruolo non secondario nelle vicende continentali. Ciò vale all’ammiraglio il titolo di “Padre della Patria” e un’enfatica riverenza nei suoi confronti che induce gli storici, soprattutto quelli del suo tempo, a magnificarne le imprese e a esaltarlo spesso oltre i meriti effettivi.” Fedozzi

-“Ci limitiamo solo a far osservare che il periodo di tempo più luttuoso per le continue incursioni piratiche (sulle coste liguri) cominciò proprio al tempo di Andrea Doria, continuò al tempo del pronipote Gian Andrea, lodato e incensato suo successore, e durò in modo tale fino al momento della loro scomparsa.” Calvini-Sarchi

-“ Who was the foremost naval leader of his time..One of the last grant condottieri, Doria had many of the faults of his profession: he was greedy, conceited, vindictive, unscrupulous, cruel, and authoritarian. Yet he was also a fearless and nutiring military commander who was endowed with outstanding tactical and strategic talents. He was germinely devoted to his native city of Genoa, whose liberty he secured from foreign powers and whose government he reorganised into an effective and stable oligarchy.” The New Encyclopedia Britannica

-“Famosissimo condottiero e soldato di ventura.” Bradford

-“Soon to be known as the gratest Christian admiral of his time.” Lane-Poole

-“Bravo y experto marino.” Salva

” Le plus grand capitaine chrétien de son temps.” Coulet du Gard

-“Doria, encore que de noble souche, est né pauvre. Il a offert d’abord son bras et il a servi à cheval, comme mercenaire. Puis le hasard fit de lui un patron de galères. Avec son matériel flottant, il se loua et réussit. Il se loua et travailla aussi pour son compte, sans qu’on put distinguer s’il était alors pirate ou corsaire, s’il usurpait un pavillon souverain ou bien s’il l’arborait dument.” Hubac

-“Maritime condottiere…For Genoa, Spain provided military security and a profitable market, while Doria in his position as galley entrepreneur and commander of the fleet gained access to a large patronage system and a flow of money.” Glete

-“Fu il Doria di statura alta e forte assai: di volto bianco: d’occhi azzurri: barba e capelli rossi.” Totti

“Tal fama d’invitto ammiraglio acquistossi, che per le sue virtù militari gli perdonarono i posteri i difetti dell’uomo politico…Fu grande e gagliardissimo della persona, eroico del viso come dello animo; nelle imprese considerato ed ardito, cauto e veloce ad un tempo..Inchinevole all’ira, e nella giusta tenace, non inghiottì soprusi da chicchessia.” Grillo

-“Tal e tanto huomo ne’l trattare le cose marinaresche, che non ha superiore ne’l mare ne forse eguale.” Alberti

-” La grandezza di questo nome si accresce ancora da ciò che egli solo senza aiuto nemmeno del padre seppe innalzarsi a tanta celebrità, e spargere nella nobile sua famiglia che prima di lui viveva alquanto ristretta, tanti onori e tante ricchezze. Era egli di bella statura, robusto di fibre, e capace a soffrire qualunque disagio; gli traspariva dal volto la gravità, la penetrazione degli occhi. Avido di gloria, forte nelle avversità, fermo nei pericoli, tranquillo in ogni incontro, nel mentre che possedeva tutte le doti di un principe guerriero, univa, ciò che difficilmente succede negli uomini in dignità costituiti, alle virtù militari e magnanime, tutte le virtù domestiche e private. Affabile con tutti, manieroso senza affettazione, sensibile alle altrui disgrazie, caritatevole verso gl’indigenti.” Colombo

-“Doria expulse les Français de Genes et s’assure que sa République conserve son indépendance, tout en y instaurant un mécanisme constitutionnel qui a pour but de dissoudre les luttes factieuses et de stabiliser la vie politique. Jusqu’à sa mort, il reste le bras armé des Castillans en Méditerranée, s’opposant à leurs ennemis sur mer. Il défend également les intérets des Génois, surtout ceux de sa faction, devant l’Empereur et se présente comme le porte-parole des necessités génoises à la cour castillane…Andrea Doria innova également en faisant construire le palais de Fassolo, un palais-forteresse, placé si près de la mer que de navires pouvaient y accoster.. A travers ce palais Doria offrait un modèle nouveau au groupe dirigeant génois: l’image d’un palais “royal”..D’ailleurs les Doria ne furent pas seuls dans ce cas: plus de 170 “palazzi di villa” -résidences d’été situées en dehors de la cité – furent construits entre 1530 et 1630.” B. Carpentier – J.P. Priotti

 -“Politico scaltro e spregiudicato, corsaro, padrone indiscusso di Genova: Andrea Doria è stato probabilmente l’uomo di Stato italiano più importante dei decenni centrali del Cinquecento.” Beonio Brocchieri

-“Era il più reputato capitano di mare che si annoverasse non solo a Genova, ma in tutt’Italia. Vantando anche una discreta competenza nel comando di truppe di terra, egli teneva unite in sé le competenze di ammiraglio e di uomo d’armi, due mansioni che normalmente restavano separate nel tirocinio dei militari di professione…Tra secondo e terzo decennio del Cinquecento consolidò la reputazione di miglior capitano-armatore che l’Europa annoverasse sul mare. Le dodici galee grandi che componevano la sua squadra rappresentarono la punta di eccellenza della tecnologia navale nella sponda cristiana del Mediterraneo per equipaggiamento e per armamenti.” Pellegrini 

-“Il “padre” di tutti gli asentisti fu Andrea Doria, il quale semplicemente trasferì in mare – come scrisse Vito Vitale – il sistema dei “condottieri” già da molti decenni in voga negli eserciti di terra.” Lo Basso

 “Fu resistente come la chiglia di una galea, stagionata e indurita dagli elementi, quasi indistruttibile, sebbene avesse fatto, paradossalmente, il suo ingresso in marineria piuttosto avanti nella vita; prima dei quarant’anni la sua carriera fu essenzialmente di terraferma, poi le circostanze delle Guerre d’Italia e la sua personale abilità trasformarono uno squattrinato soldato di ventura in uno dei maggiori imprenditori e statisti italiani del secolo XVI.” N. Capponi

“The great Genoese admiral, following the instincts of a Condottiere, abandoned the cause of the French.” Browning

“Al marchesato di Ceva appartiene pur anche il celeberrimo Andrea Doria primo capitano del suo secolo le di cui gloriose gesta sono note a tutto il mondo. Questo celebre ammiraglio aveva ereditato dal padre il tutolo di marchese di Ceva. Sui confini del territorio di questa città e nella contrada campestre delle Molelle si fece costruire un piccolo, ma forte castello là dove il Recurezzo s’unisce al torrente Cevetta. Di questo castello non rimangono più che alcune rovine. In prova che Andrea Doria si gloriava d’appartenere a Ceva citeremo l’iscrizione che si legge attorno al suo magnifico palazzo di Genova. “Divino Munere/ Andreas Doria Cevae/ F. S. R. Ecclesie/ Carolo Imperatoris Catholici maximi/ et invictissimo/ Francisci I. Francorum Regis/ et Patriae classis/ Trirerum IIII. Praefectus/ ut maximo labore/ jam fesso corpore/ Honesto otis quiescerit aedes/ siti et successoribus instauravit.”” Olivero

“Nel perseguitare i suoi nemici e nel vendicare la morte di suo nipote (Giannettino), si abbandonò ad eccessi di crudeltà indegni di un grande uomo. Fece cucire in un sacco e gettare in mare Ottobuono Fieschi fratello del suo nemico.” Argegni 

-“Per più della metà del secolo XVI la storia di Genova è occupata dalla figura di..(questo ammiraglio condottiero.. che lasciò larga orma di sé nelle vicende politico-militari del suo tempo.. che i contemporanei chiamarono padre della patria.” Donaver

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