Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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GREGORIO CARAFA Di Napoli o calabrese. Cavaliere di Malta. Priore di Roccella e gran maestro dell’ordine gerosolomitano. Fratello di Francesco.
1615 (marzo) – 1690 (luglio)
Anno, mese |
Stato, in proprio |
Avversario |
Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1615 |
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Giugno |
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A tre mesi dalla nascita viene inscritto dai suoi familiari nell’ordine gerosolomitano. Nella medesima occasione gli è pure concessa la croce dell’ordine. |
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Studia a Napoli. |
1635 |
Spagna |
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Segue nella campagna di Catalogna, in qualità di capitano di cavalleria, lo zio Francesco, primo priore di Roccella e generale delle galee dell’ordine di Malta. Dà diverse prove di coraggio e di prontezza tanto che ottiene la promozione a cavaliere di gran croce dell’ordine. |
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Alla morte dello zio ottiene il priorato di Roccella. |
1645 |
Spagna |
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Lascia il regno di Napoli con 400 fanti arruolati dal viceré. Ha il titolo di maestro di campo. |
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Malta |
Impero ottomano |
Torna in Italia, accorre con truppe condotte a sue spese alla difesa di Malta allorché l’isola subisce minacce dai turchi. |
1647 |
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Luglio |
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A Napoli. Ha una parte rilevante durante la rivolta del Masaniello. Affianca il viceré, il duca d’Arcos allorché quest’ultimo cerca vanamente di affrontare il popolo in tumulto. Interviene e lo salva da una difficile situazione facendolo riparare nel convento di San Luigi. Tenta anch’egli, in un secondo momento, di riportare la calma nella città: riesce a stento a salvarsi, con un sotterfugio, prima nella chiesa di San Lorenzo, poi in Castelnuovo. Fugge da tale castello con Giovanni Battista Caracciolo, cavaliere di Malta, e Girolamo Lopes, duca di San Pietro. Riconosciuti dai ribelli, i tre nobili sono arrestati; vengono condotti di fronte a Francesco Toraldo, principe di Massa. La popolazione pretende la loro morte; il Toraldo salva loro la vita in cambio di un’ ingente somma erogata a favore dei capitani del popolo. |
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Con la sconfitta dei ribelli viene inviato in Calabria per sedare gli strascichi della rivolta. |
1655 |
Malta |
Impero ottomano |
Ha il comando delle galee dell’ordine gerosolomitano. |
1656 |
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Maggio |
Malta |
Impero ottomano |
Salpa con 7 galee per congiungersi con i veneziani; si approvvigiona a Siracusa, Augusta e Messina. |
Giugno |
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Combatte nei Dardanelli (Canakkale Bogazi) all’avanguardia, preceduto da 7 vascelli veneziani guidati da Lorenzo Marcello. L’armata alleata consta di 31 galee, 7 galeazze e 25 vascelli; ha di fronte la flotta turca comandata da Sinan Pascià, forte di 60 galee, 8 maone e 28 vascelli. Gregorio Carafa insegue con la capitana le navi in fuga sotto il castello della riva asiatica. Si incaglia su un banco di sabbia vicino ad un vascello turco: spedisce, subito, il suo luogotenente Gattola con la feluca per chiedere aiuto alle altre sue 6 galee. La battaglia, alfine, risulta a favore della Serenissima. Fra i turchi sono catturati 5000 uomini; vengono liberati dalle catene 7000 cristiani, dei quali 2551 sono imbarcati sulle navi dell’ordine gerosolomitano. I morti sono 1000 per gli avversari e di 300 con altrettanti feriti per i soli veneziani, che pure lamentano la perdita del loro capitano generale. 40 sono, viceversa, gli uccisi fra i maltesi e 100 i loro feriti. Sinan Pascià si mette in salvo con 14 galee; vengono conquistate dai veneziani e dai loro alleati 13 galee, 6 navi grosse e 5 maone (di queste, 8 galee, 2 maone ed una galea bastarda sono catturate dai soli maltesi). I veneziani perdono il vascello “San Marco” che danno alle fiamme, quando si rendono conto che è inutile rimorchiarlo fuori dalla secca in cui è andato ad arenarsi, ed altre 2 navi a vela, che sono state incendiate dai nemici in un loro tentativo di abbordaggio. A fine mese Gregorio Carafa, grazie al suo importante contributo dato nella battaglia, rientra a Malta con una parte rilevante delle prede (8 galee, 3 navi grosse, 76 cannoni e 24 petrieri, 1200 schiavi). |
Luglio |
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Viene accolto trionfalmente a Malta. Naviga sulle coste dell’isola perché sono state avvistate 3 galeotte barbaresche. |
1657 |
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Aprile Maggio |
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Salpa a fine mese per la nuova campagna in Levante. Si ferma al solito per rifornirsi a Siracusa, Augusta e Messina. Si congiunge con Giovanni Bichi, che è alla testa di 5 galee pontificie. |
Giugno |
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Affianca con 7 galee alle isole Spalmadori il nuovo capitano generale veneziano Lazzaro Mocenigo. Si rifornisce solo parzialmente d’acqua dolce a Napoli di Romania (Navplion) in quanto le truppe sbarcano sì a terra ma, presto, sono respinte dagli avversari. A Giovanni Bichi è dato il comando della flotta ausiliaria. |
Luglio |
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Entra nei Dardanelli; si trova ad Imbro per rifornire d’acqua la sua squadra e rientra nel canale. Topal Pascià si muove loro contro con 30 galee, 10 galeazze e 18 navi a vela; più grande ancora è il numero di saiche e di barconi che trasportano 50000 uomini per le operazioni di terra. I nemici si ritirano a Capo Crisa dopo uno scontro. Gregorio Carafa procede nei Dardanelli con 5 galee, 6 ne ha Lazzaro Mocenigo e 3 Giovanni Bichi. Le navi hanno la corrente sfavorevole. A metà mese con gli altri due capitani respinge 33 galee turche che precedono 153 bastimenti carichi di truppe. Il convoglio è atteso fuori dello stretto, al riparo della costa, per attaccarlo poi sottovento. Il Mocenigo anticipa i tempi prima che tutti i nemici siano usciti dal canale. Il Bichi ed il Carafa lo seguono. Le galee alleate si trovano sotto il tiro delle batterie terrestri ottomane piazzate sulle colline. E’ tagliata la ritirata a 5 galee nemiche che tentano di salvarsi sotto il tiro di protezione delle fortezze amiche. 4 navi si gettano sulla costa e la quinta è abbordata dal Mocenigo dopo quattro ore di sanguinosa lotta. 70 sono i prigionieri. Giorni dopo l’ammiraglio veneziano si mette alla testa di 12 galee che assumono la formazione in linea di fila: 2 navi, colpite dal fuoco dell’artiglieria delle fortezze poste sulle rive del Bosforo, sono costrette a ripiegare; è centrata anche la capitana, salta la sua santabarbara ed il Mocenigo cade ucciso sulla poppa della sua galea, percosso alla testa dall’antenna dell’albero. Le 9 galee rimaste ritornano all’ancoraggio seguite dal resto della flotta che, in breve, desiste dalla continuazione dell’azione programmata. A fine mese con la perdita di Tenedo (Imroz), il Carafa ed il Bichi salpano per rientrare a Messina. |
Agosto |
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Da Messina, sempre con Giovanni Bichi, accompagna a Malta Martin de Radin, già viceré di Sicilia, che è stato appena nominato gran maestro dell’ordine gerosolomitano. |
Settembre |
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A Capo Spartivento la squadra maltese e quella pontificia si separano. Gregorio Carafa si reca a Messina con Giovanni Bichi. |
1658 |
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Agosto |
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Ritorna a combattere nella guerra di Candia. Si collega con Giovanni Bichi. Su invito del governatore veneziano di Zante (Zakinthos) assale la fortezza di Santa Maura (Levkas) in mano ai turchi. Fatto saltare con mine il ponte che unisce la città alla costa, i fanti veneziani, pontifici e maltesi occupano il borgo mentre le galee bombardano il forte. Questo non può essere espugnato a causa dell’esiguità del contingente. Gravi sono le perdite fra i nemici. Fra gli alleati sono uccisi o feriti 40 uomini. |
1674 |
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Agosto |
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A Milazzo con il fratello Francesco ed il Galdiano, in occasione della rivolta di Messina ai danni degli spagnoli. Si oppone al comandante della squadra delle galee di Malta, Paolo Raffaello Spinola, che vorrebbe unire le navi dell’ordine con quelle genovesi avversari, a loro volta, degli iberici. |
1680 |
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Viene eletto gran maestro dell’ordine gerosolomitano. Rimane per quindici anni a Malta; cerca di potenziare al massimo le forze della marina e le difese dell’isola; progetta, inoltre, la bonifica dei terreni paludosi della Bormola. |
1685 |
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Settembre |
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Accoglie con tutti gli onori a Malta Giovanni Battista Brancaccio, reduce dalla sua spedizione in Levante contro i turchi. |
1687 |
Riceve a Malta il giovane ammiraglio inglese Henry, duca di Grafton, figlio illegittimo del re Carlo II e suo cugino, anch’egli illegittimo, figlio di James Fitzroy e futuro duca di Berwick. Entrambi sono di ritorno da Tripoli dove hanno riscattato molti prigionieri, fra i quali numerosi sono i maltesi.
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1690 |
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Luglio |
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Muore a Malta. E’ sepolto nella cappella della Lingua d’Italia in un sarcofago da lui stesso fatto costruire. |
CITAZIONI
-“Tra tutti i suoi fratelli, riuscì frà Gregorio di gran sapere e valore.” Aldimari