Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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SIMONE VIGNOSO Di Genova.
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Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1345 | Genova | Monaco |
Contrasta i fuoriusciti Grimaldi che da Monaco e da Roccabruna (Rochebrune) infestano le Riviere di Levante e di Ponente minacciando Genova con una flotta di 30 galee ed un contingente di 10000 fanti.
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1346 | |||
Gennaio |
Il doge Giovanni de Murta promuove l’armamento di 29 galee (3 appartenenti ai nobili e 26 a membri del partito popolare) per combattere gli avversari. A fine mese gli viene consegnato a Genova dal doge Giovanni de Murta lo stendardo di San Giorgio nella piazza di San Lorenzo dove sorge la cattedrale cittadina; con la scorta di moltissimi cittadini si dirige verso la chiesa di San Matteo e da qui alla sua galea. |
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Febbraio/aprile | Francia | Inghilterra |
Viene allestita la flotta; su ogni nave sono imbarcati 200 fanti di cui 25 o 50 uomini sono armati di balestra. I Grimaldi si rifugiano nel porto di Marsiglia (Marseille) con 34 galee; di seguito, costoro si mettono in navigazione verso l’Inghilterra per combattere a favore dei francesi contro gli inglesi. Nessuna di queste galee farà ritorno nelle acque liguri. |
Maggio | Genova | Gaetani |
Il Vignoso salpa da Genova con 32 galee e giunge al largo di Terracina, città che, al momento, viene assediata da un nemico dei genovesi, il conte di Fondi Nicola Gaetani. Gli abitanti innalzano il vessillo della repubblica di San Giorgio cui chiedono soccorso. Il Vignoso è lieto di intervenire perché il Gaetani da tempo (tramite il corsaro genovese Percivalle) continua a depredare le navi della repubblica che navigano lungo le coste del medio Tirreno. Fa sbarcare le sue truppe con scale e macchine da guerra; libera subito Terracina dall’assedio. Recupera in un solo giorno i castelli di Torre delle Mole e di Pisco Montano, nonché il monastero posto sul monte di Sant’Angelo che sovrasta la città. Tratta con gli abitanti di Terracina per sé e per l’associazione di armatori costituitasi in società commerciale privata, che agisce per delega del comune di Genova (la futura Maona di Chio). Al capitano ed agli armatori sono assicurati gli introiti dai 3600 fiorini stabiliti quale compenso per l’aiuto fornito, mentre al comune di Genova spetta l’esercizio del potere civile e penale. Naviga verso Gaeta, altra località più volte in conflitto con lo stesso Gaetani. Ottiene un compenso anticipato di altri 3000 fiorini. Penetra nella foce del Garigliano; fa abbattere molte torri che si trovano sulle sue rive; prende a forza il castello di Traietto (Minturno) ed altre fortezze in possesso sempre dell’avversario. Allontana i nemici anche da Sessa Aurunca e si impadronisce di 2 galee nascoste tra le anse del fiume. Da ultimo, punta su Napoli con i prigionieri. Nel porto, davanti al palazzo reale, è impiccato all’albero maestro di una nave il Percivalle, davanti agli occhi dei suoi impotenti protettori, lo stesso Gaetani ed il duca Carlo di Durazzo. |
Giugno luglio | Genova | Costantinopoli |
La regina Giovanna d’Angiò, ostile anch’essa al comune ligure perché nei territori controllati dagli angioini si trova anche Ventimiglia ( contesa al regno di Napoli dai genovesi) impedisce lo sbarco nella città alle truppe di Simone Vignoso. Dopo quaranta giorni costui giorni lascia Napoli; si dirige in Levante alla ricerca di quelle terre che devono risarcirlo per recuperare le spese per l’allestimento della flotta da lui comandata. Giunge all’isola di Negroponte (Evvoia): vi avvista 26 galee, in parte veneziane ed in parte dei cavalieri di Rodi (Rodhos): queste ultime sono capitanate dal delfino Umberto di Vienne. Veneziani ed ospedalieri di San Giovanni vogliono togliere Chio (Khios) e le due Focee, nei pressi di Smirne (Izmir), all’imperatore bizantino. Simone Vignoso si oppone a questo progetto e rifiuta ogni offerta di denaro fatta dal delfino di Vienne a lui ed agli altri comandanti genovesi (10000 fiorini l’anno e 30000 subito). Prosegue la navigazione verso Chio; a metà mese informa l’imperatrice reggente di Costantinopoli, Anna di Savoia vedova di Andronico Paleologo, delle mire del delfino di Vienne e della Serenissima sull’isola. Offre la protezione di Genova: questa viene rifiutata. Simone Vignoso entra nel porto di Chio, sbarca le proprie truppe il giorno seguente; combatte le mura della città facendo ricorso alle macchine ossidionali ed al’utilizzo dii alcune mine. Nell’assalto vengono feriti 500 genovesi. Cadono in potere del Vignoso sei villaggi; assedia il capoluogo facendovi costruire tutto attorno, in terraferma, un muro e, in mare, una catena di legno lunga 1500 cubiti che va dalla chiesa di Sant’Isidoro fino all’imboccatura del porto. Nessuno può entrare o uscire dalla città. Negli stessi giorni dà prova del suo forte senso di giustizia: emana, infatti, l’ordine che proibisce a chiunque di danneggiare giardini e vigneti dei cittadini, pena la frusta per i disobbedienti. Il figlio Francesco è scoperto in flagrante; Simone Vignoso lo fa frustare (con grappoli di uva ancora pendenti al collo) come avrebbe fatto con chiunque altro. |
Settembre ottobre |
Salpa da Chio e si dirige con 14 galee su Foglie Vecchie cittadina posta sulla costa dell’Asia Minore di fronte all’isola di Chio. I greci rifiutano le sue condizioni; dà battaglia alla località; il centro cede con il relativo castello. Si sposta a Foglie Nuove i cui abitanti si arrendono e si danno in signoria ai genovesi. Vorrebbe dare seguito all’azione per potere impadronirsi anche delle isole di Mitilene (Mitilini) e di Tenedo (Imroz): gli equipaggi della flotta si ammutinano ed entra il disordine fra le truppe. |
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Novembre |
Si rappacifica con i marinai e fa ritorno a Genova acclamato dalla folla. A ciascuna galea vengono riconosciuti 7000 lire genovine da pagarsi nello spazio di venti anni. |
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1350 | |||
Settembre novembre | Genova | Venezia |
Ritorna a Chio ove ricopre l’incarico di podestà. 35 galee veneziane, agli ordini di Marco Ruzzini e di Marco Morosini, sconfiggono all’isola di Negroponte (Evvoia) 14 imbarcazioni comandate da Niccolò Magnerri: dopo un duro combattimento solo 4 galee genovesi riescono a mettersi in salvo a Chio. Simone Vignoso affida queste navi a Filippo Doria (che dispone di altre 5 galee) per respingere le minacce della Serenissima da Pera. Il Doria attacca Negroponte, conquista la località e conduce a Chio gran parte delle prede recuperate nonché numerosi prigionieri. |
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In punto di morte, stimando di avere commesso qualche eccesso di troppo ai danni degli abitanti di Chio, lascia 500 ducati per la dote di povere giovani dell’isola. |
CITAZIONI
-“ D’egregia virtù.” A. Giustiniani