Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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KARA OGIA/KARAGIA ALI/CARACOSSA/CARACOGIA (Alì Fartax, Kara Hodja Bey, Kara Codja, Caracoggia, Caracossa, Caragiali, Candelissa) Nativo di Chioggia, di Fano o calabrese secondo le varie fonti. Rinnegato. Detto Karagoz, vale a dire occhio nero. Corsaro di Algeri. Sangiacco di Valona (Vlona).
+ 1571 (ottobre)
Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
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Ex frate domenicano. Rinnega la fede ed esercita la guerra di corsa con base Algeri. |
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……………. | Entra al sevizio del sultano Solimano. | ||
1538 | Impero ottomano | Impero Venezia Chiesa |
Prende parte alla battaglia di Prevesa (Préveza); subito dopo partecipa ad un’azione contro l’isola di Cipro (Kypros). |
1562 | In proprio | Compie alcune scorrerie nell’ Adriatico. | |
………….. | In proprio | Chiesa |
Con il Recamato è responsabile della cattura di centinaia di persone a Primaro, lungo le coste romagnole, a Pesaro, a Fano, a Senigallia ed ancora lungo le rive del Piceno.
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1565 | Impero ottomano | Malta | Prende parte all’assedio di Malta. |
1566 | |||
Giugno | Impero ottomano | Chiesa |
Scorre nell’ Adriatico. A fine mese si avvicina a Pesaro con una galea ed una fusta. Approfitta della buona fede della popolazione locale, ormai abituata a mercanteggiare con i corsari e richiamata sulle rive del mare per i tradizionali bagni propiziatori della notte di San Giovanni: il suo piano è quello di attirare a bordo della sua galea e della sua fusta quante più persone possibile e, poi, prendere il largo con gli uomini così catturati. Molti salgono a bordo delle sue navi che sono sul punto di salpare. Compare una galea veneziana; Kara Ogia si dà alla fuga senza danneggiare nessuno. La città, in ringraziamento del santo protettore, San Terenzio, commissionerà al pittore Giovanni Antonio Pandolfi un dipinto ancora visibile nella cattedrale. |
1568 | |||
Agosto | Impero ottomano | Venezia |
Entra nelle acque di Dulcigno (Ulcinj); in uno sbarco a terra vi rapisce 50/60 persone. |
1570 | |||
Luglio | Impero ottomano | Malta |
Naviga verso Levante con la flotta di Occhiali. Nei pressi di Gozo si imbatte in 4 galee maltesi guidate da Francesco di Saint-Clément. Si mette alla caccia della “Sant’Anna”; dopo quattro ore di battaglia cruenta, con l’aiuto di altri 4 galeotte barbaresche, ne va all’abbordaggio. Al termine del combattimento, in potere di Occhiali pervengono 3 galee su 4 della squadra delle galee dell’ordine gerosolomitano. |
1571 | |||
Primavera | Impero ottomano | Spagna Venezia Chiesa |
Esce dalla sua base di Valona (Vlona). Assale Epidauro; viene respinto dai difensori della località che colpiscono le sue galee con otto macchine ossidionali. Intercetta nel golfo di Cattaro (Kotor) la galea del sopracomito veneziano Santo Tron, diretta a Dulcigno (Ulcinj) per informare gli abitanti del prossimo arrivo del corsaro barbaresco. Kara Ogia insegue il veneziano sino a Ragusa (Dubrovnik). Santo Tron, vedendosi, in pericolo entra a forza nel porto rompendone la catena posta alla sua protezione. Ne segue un incidente diplomatico perché il corsaro reclama la galea come sua legittima preda. Sono fatte pressioni sul governo di Ragusa dal sangiacco limitrofo alla repubblica. Giunge, nel frattempo, a Ragusa da Costantinopoli l’ambasciatore veneziano Jacopo Ragazzoni: quest’ultimo negozia con Kara Ogia e la vicenda si risolve con un passaggio di denaro. Il corsaro continua nelle sue scorrerie nell’Adriatico. Continua ad incrociare nelle acque di Cattaro seminando il panico in Dalmazia; risale segretamente con 7 fuste verso nord spingendosi sino a Chioggia. In due occasioni sono catturati dai corsari numerosi prigionieri; è pure presa al traino qualche imbarcazione. |
Luglio agosto |
A luglio naviga con 10 galee nelle acque dello Ionio per devastare Itaca (Ithaki). Si imbatte nelle 2 galee veneziane “Trona” e “Chersana” inviate da Sebastiano Venier a spiare i movimenti della flotta ottomana. I due sopracomiti si dividono e cercano di guadagnare la fuga ciascuno per conto proprio. La “Chersana” si salva a remi nel canale di Corfù (Kerkira); la galea di Francesco Tron, a causa della stanchezza della ciurma addetta al remo, è costretta a ricorrere alla vela e si dirige verso il mare aperto. E’ inseguita e catturata. Kara Ogia rimorchia la preda: gli ottomani decidono di attaccare Corfù. Di seguito, ad agosto, si colloca con Occhiali davanti a Castelnuovo (Herceg Novi, Montenegro); insieme a quest’ultimo penetra in profondità nell’Adriatico per intralciare le linee di comunicazione veneziane. Infesta l’isola di Curzola (Korcula); si impadronisce dell’isola di Lesina (Hvar): le perdite ottomane ammontano a 300 uomini. A metà mese, sempre con Occhiali, si porta a Valona (Vlona) carico del bottino di cui si è impadronito a Lesina: nella chiesa della Madonna di tale cittadina i due corsari rubano il fanale del provveditore da Canal. Kara Ogia, da ultimo, compie un’incursione nel golfo di Venezia. Per le sue imprese ottiene l’incarico di bey di Valona ed ha il comando della locale guarnigione dei giannizzeri. Negli stessi giorni è inviato dal capitano generale della flotta ottomana Alì Pascià verso Messina per spiare i movimenti della flotta cristiana. Cattura una fregata. Torna con la conferma che l’armata avversaria si sta radunando nel porto siciliano.
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Settembre |
Si trova a Lepanto (Navpaktos) con il capitano generale Muesinsade Alì Pascià. Si avvicina al porto di Igumenitza; tinge di nero 22 galeotte, si avvicina alla flotta cristiana. Travestito da pescatore, nel cuore della notte, sale in una fregata e, a metà mese, si insinua tra le galee cristiane alla fonda per contare le navi avversarie. Per la fretta fa male i conti e sbaglia nel calcolare la portata ed il numero dei cannoni di prua dell’ armata nemica. Al suo computo, infatti, sfuggono 50 galee, vale a dire l’intera squadra di Agostino Barbarigo, celata dietro ad uno scoglio. Scende a terra e cattura quattro soldati che si sono separati dal resto delle truppe e che stanno vagabondando sulla spiaggia; si impadronisce pure di 2 fregate calabresi. La notizia della sua impresa si sparge in un battibaleno nella flotta di don Giovanni d’Austria: si racconta che il corsaro sia entrato in Messina con una galeotta tutta dipinta di nero per mimetizzarsi nella notte. Kara Ogia ritorna a Patrasso (Patrai) con i prigionieri e fa rapporto ad Ali Pascià; in particolare riferisce al capitano generale dell’armata ottomana il risultato della sua ispezione, comprendente un numero di navi nemiche (con relativo armamento) sensibilmente inferiore rispetto alla realtà. L’informazione spinge i turchi ad essere più sicuri nelle proprie forze ed a cercare la battaglia navale con gli avversari. |
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Ottobre |
Inserito nell’ala sinistra con Occhiali prende parte alla battaglia di Lepanto (Navpaktos) dove ha il comando di qualche decina di navi fra galee e fuste. Durante il combattimento con Deli Rais sconfigge nella mischia la galea del capitano Benedetti di Corfù, respinge l’assalto della “Buzzaccarina” di Padova e la galea del genovese Alessandro Negroni; colpisce con lo sperone la pontificia “Grifona” di Onorato Gaetani che lo ha assalito con la capitana dei cavalieri dell’ordine di Santo Stefano. Kara Ogia guida i suoi uomini della prima linea finché non viene ucciso, come il corsaro Ali Rais, da un colpo di archibugio sparatogli dal genovese Giambattista Contusio (o di altri, secondo le varie fonti). Il sopraggiungere di una galea veneziana della riserva, comandata da Giovanni Loredan, permette la cattura della nave sua e di quella di Deli Rais. A bordo di queste non restano che sei uomini vivi. I vincitori si impossessano di 40000 ducati frutto delle sue prede nell’estate precedente. |
CITAZIONI
-“Intrepido corsaro.” Beeching
-“Corsale animoso e di nome non oscuro…Vecchio e per lungo uso nocchiero” Foglietta
-“Allis, un è chiamato
e l’altro Caracosa rinegato
che vano innanzi a Plutone
a render conto de ogni loro athione.” (Da un canto sulla battaglia di Lepanto riportato dal Quarti)
-“Massime havendo visto quel corsaro
più d’ogni altro crudel
de Caracossa – a farghe rossa
l’acqua pi volte – de molte e molte
zente robae – e amazae
da chi fe indegno d’esser christian.” (Da un canto sulla battaglia di Lepanto riportato dal Quarti)
-“ Cantiam tutti allegramente!
Cantiam putti, pur ognora
Che ‘l ladron de Caracosa
Fatt’ha l’acqua salsa rossa
Del suo sangue di serpente.” (Da un canto sulla battaglia di Lepanto riportato dal Quarti)
-“Qui per summum nefas eis rata Christi religione, ad turcicam impietatem defecerat, et in maritimas christianorum fecerat: nullum usquam locum, nullum tempus securum esse passus fuerat.” G.A. Guarneri
-“Molto versato nelle cose marittime et famoso corsaro.” Pantera
-“Era stato il più spietato corsaro dell’Egeo.” Bradford
–Con il Caragiali ed Hasan Agà “Giovani corsari divenuti leggendari.” Fedozzi
-“ Famoso capitano turco.” Ciano
– Con Occhiali ” Both men of great account and name among the Turks.” Knolles
-“Uno dei più vecchi e spericolati rais algerini.” Barbero