corsaro occhiali

Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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OCCHIALI/UCCIALI/KILIC ALI PASCIA ( Euldj Alì, EuldJ’ Alì el Fartsa,  Ouloudj Alì, Uluch Alì, El Louck Alì, Ulug Al Pascià, Uluge Alì, Uludo Alì, Uchali, Ulug Alì, Vluzzali, Uichiali, Lucchiali, Locchiali, Luccali, Lucciali, Luca o Giovanni Dionigi Galeni) Di le Castella o di Cutro, calabrese. Rinnegato. Detto Ulug’Alì el Fertas, vale a dire Ali apostata e tignoso. Figlio di un pescatore. Genero di Chiafer Rais. Signore di Algeri e di Tripoli.

1519 – 1587 (luglio)

Anno, meseStato, in proprioAvversarioAzioni intraprese ed altri fatti salienti
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Nasce con il nome di Luca (o Giovanni) Galeni,  si guadagna la vita come pescatore. La sua intenzione è quella di divenire prete; i suoi studi vengono interrotti nell’aprile 1536 allorché alcuni corsari, comandati da Ali Ahmed Rais, conducono un’incursione nel golfo di Squillace. Viene rapito in campagna mentre è intento a raccogliere dell’erba o a pascolare pecore e maiali; secondo altre fonti diviene novizio dell’ ordine dei domenicani ed è catturato in mare dai corsari di Alì Ahmed Rais mentre è diretto a Napoli. Ridotto in schiavitù è comprato dal corsaro Chiafer Rais anch’egli di origine calabrese; quest’ ultimo, che è proprietario di 3 galeotte, lo destina al remo di una sua imbarcazione. Con il tempo Luca Galeni è assegnato al remo di tribordo a prua, il posto dove si trova incatenato il migliore vogatore, quello che dà il ritmo. Già da galeotto è soprannominato il rognoso o il tignoso.  La svolta della sua vita deriva da un episodio casuale: un giorno viene insultato a morte da un marinaio napoletano; l’Occhiali reagisce e lo uccide con un pugno. Per salvarsi dalla condanna alla pena capitale si converte all’Islam. Per altri ancora (la versione è la più maligna) l’abiura avviene per potere indossare il turbante (cosa non permessa agli infedeli) e nascondere in tal modo con il copricapo la tigna che lo rode fin dalla fanciullezza. Pur continuando a reggere il remo come prima si trasforma in bonavoglia  godendo di una relativa libertà.  Di seguito sposa la figlia di Chiafer Rais (Bracadura) ed ottiene il grado di nostromo in una nave corsara. Vengono i primi guadagni con i quali può acquistare una partecipazione in una galeotta; con una rapida carriera ottiene infine la patente di comandante corsaro. Si è ora di fronte ad Alì Arraez o Aluch Alì, il futuro Occhiali.

1538Impero ottomanoImpero Venezia ChiesaPrende parte alla battaglia di Prevesa (Préveza).
1541-1547In proprio

Raggiunge Dragut all’isola di Djerba (Gerbe), si mette al suo servizio e prende parte alle spedizioni lungo le  coste spagnole ed italiane.

1550In proprioMaltaCattura in uno scontro 3 galee dei cavalieri di Malta.
1551Impero ottomanoImpero

Scorre il Mediterraneo ai danni degli imperiali. Accompagna Dragut nel suo viaggio a Costantinopoli (Istanbul) dopo la conquista di Tripoli. Il sultano Solimano assegna ai due corsari un salario di 80 akça (moneta d’argento ottomana) e li autorizza a viaggiare sulle loro navi con il fanale, segno della presenza a bordo di un ammiraglio.

1554Impero Malta

Sulla fine dell’anno investe di notte con 2 fuste nelle acque sarde una galea maltese comandata dal catalano Jaume Losada. Si impossessa della nave;  chiede un forte riscatto per il nobile fatto prigioniero.

1555
Agosto

Naviga sotto vento all’isola di Favignana con 5 galeotte. Avvista la galea maltese “San Michele Arcangelo” di Pietro di Mendoza. Insegue la nave;  riesce ad impadronirsi solamente della fregata che viaggia di conserva con la galea. Il capitano di quest’ultima per ottenere la libertà gli riconosce un riscatto.

1556
Primavera/luglio

Nella primavera è inviato da Dragut presso lo sceicco Solimano che controlla Djerba,  sospettato di trattative con gli imperiali. Convince quest’ultimo a recarsi a Tripoli. E’ nominato castellano di Djerba. A luglio si muove con una galea, catturata ad alcuni mercanti catalani, e con una galeotta di 21 banchi. A fine mese escono da Malta per dargli la caccia con 13 galee Giovanni Andrea Doria ed il capitano delle galee dell’ordine gerosolomitano, il priore di Francia Francesco di Lorena. Intercettato nelle vicinanze di Djerba, per non cadere prigioniero Occhiali, fa incagliare le 2 navi sotto la torre di Malguarniera, le abbandona e si salva con tutto l’equipaggio fuggendo a terra.

1557
LuglioIn proprioGenova

Compare nelle acque della Liguria al comando di una piccola squadra composta da una galea da 23 banchi, una di 22, una di 20 ed una galeotta; si presenta di fronte ad Oneglia feudo dei Doria. Le guardie di Porto Maurizio sparano alcuni colpi di cannone e lo costringono ad allontanarsi. Occhiali si preoccuperà più tardi di fare sapere, tramite uno schiavo di Diano Marina  riscattato su una nave nei giorni seguenti, di essere sbarcato nei pressi della località per errore: quasi a volersi scusare con Andrea Doria per l’affronto procuratogli. Approda a San Lorenzo; vi rimedia un magro bottino perché il centro è in stato di abbandono.

1558
MaggioIn proprioCorsari

4 galee della sua squadra, con la galea bastarda di Dragut, assalgono nell’arcipelago greco il galeone di Vincenzo Cicala. Il genovese riesce a fuggire dopo un lungo cannoneggiamento trovando rifugio a Cagliari.

Giugno agostoImpero ottomanoSpagna Genova
Ha il comando dell’avanguardia della flotta turca comandata da Piali Pascià. Si porta al largo di Varazze e con la sua sola presenza mette in fuga le galee spagnole di Juan de Mendoza e quelle di Giovanni Andrea Doria. A luglio i mori e gli arabi delle montagne attorno a Tripoli si ribellano al dominio di Dragut per il peso degli eccessivi tributi. Occhiali Prende il mare con quest’ultimo per puntare su Misurata con 3 galee, 3 galeotte di 19, 21 e 23 banchi e 2 fuste di 26 e 20 banchi; le galee dell’ordine di Malta sono segnalate sulla costa libica. Decide di puntare su Malta dove giunge a fine agosto. Un suo tentativo di sbarco a Marsa Scirocco non ha successo; fatti salire a bordo delle sue navi i corsari scesi a terra, si volge su La Valletta. Naviga davanti al forte di Sant’Elmo  oggetto di numerosi tiri di cannone. Si allontana per puntare su Gozo. Durante il tragitto si impadronisce di una piccola nave carica di carni (6 uomini di equipaggio), di un grippo che trasporta frumento e di una saettia con vino di Trapani. Le ultime 2 imbarcazioni sono abbandonate dai marinai prima del suo arrivo. Nei giorni successivi cattura un altro vascello carico di frumento e fa razzia di bestiame nell’isola di Gozo.  Scorre indi sulle coste calabresi e nel reggino assale Gallico. A Tripoli.
1560
FebbraioImpero ottomanoSpagna Genova

Coadiuva  Dragut attaccato in Djerba dal duca di Medinaceli don Juan de la Cerda. Al comando di 2 galeotte viene bloccato nel canale di Cantera dalle galee spagnole di Giovanni Andrea Doria. Gli avversari  non portano a termine l’iniziativa preferendo in un primo momento a dare la caccia a 2 navi mercantili. Occhiali sfugge alla cattura usando lo stesso stratagemma adottato anni prima da Dragut nei confronti di Andrea Doria. Può così lasciare Djerba con le 2 galeotte e raggiungere Costantinopoli (Istanbul): consegna al gran visir l’appello lanciato da Dragut volto alla richiesta di urgenti soccorsi.

Aprile

Si rifà vivo nell’alto Tirreno. Effettua più sbarchi nelle coste sarde: i suoi uomini scendono nel lido di Corra, si dirigono su Narbolia e ne catturano quasi tutti gli abitanti dopo avere bloccato le uscite della località. Alcuni, tuttavia, riescono a sfuggire alla sorveglianza ed a avvertire i presidi dei centri vicini. I corsari sono così colti alla sprovvista mentre sono intenti al saccheggio. A fine mese Occhiali naviga lungo le acque corse alla testa di 10 navi. Cattura la galea genovese “Lomellina”; punta verso il litorale coste ligure.

Maggio

Rientra sulle coste africane e si collega con la flotta di Piali Pascià. Con Kara Mustafa e Kara Borno sale su un caicco per ispezionare la flotta nemica ferma nel porto di Djerba; i tre corsari vedono come la confusione imperi nelle file nemiche e consigliano l’ammiraglio al combattimento. Occhiali prende parte alla battaglia; all’avanguardia della flotta attacca le squadre spagnole. Si scontra con il cavaliere di Malta Gil d’Andrade; sono conquistate 4 galee ai genovesi di Giovanni Andrea Doria, 2 ai pontifici, 5 ai napoletani, 2 ai siciliani, una ai Grimaldi di Monaco, una al marchese di Terranuova, 2 ai fiorentini, una ad Antonio Doria, una a Stefano di Mare. Un’altra, pure di proprietà del marchese di Terranuova, viene data alle fiamme dallo stesso signore dopo che si è incagliata. Gli ottomani si impossessano, parimenti, di 14 vascelli. 1000 sono gli annegati tra gli alleati; 5000 prigionieri sono ridotti in schiavitù. Gli uomini di Occhiali sulla spiaggia si mettono alla caccia dei fuggiaschi. Per quattro anni sarà osservabile sul lido un cumulo di ossa, la cosiddetta Torre dei Crani, eretta a ricordo della vittoria musulmana su imperiali e genovesi. Occhiali ritorna nelle acque liguri: sbarca a Piano della Foce con 800 giannizzeri;  s’inoltra all’interno, desola Lingueglietta, Civezza e Cipressa con un’azione prolungata che gli procura un ricco bottino e molti schiavi.

GiugnoIn proprioDuca Savoia Genova Toscana

Si attarda per depredare anche Santo Stefano e Riva distruggendo le barche scese a tale scalo per caricarvi del vino. Alla testa di 9 fuste tocca Taggia e Roccabruna (Rochebrune); in uno sbarco a Saint-Hospice, nei pressi di Villafranca (Villefranche) gli viene contro Guido Piovene con 300 fanti e 25 archibugieri a cavallo. Gli avversari vengono messi in fuga con facilità; il corsaro attacca, infine, Villefranche dove si è rifugiato il duca di Savoia Emanuele Filiberto sbarcato da una galea con Andrea Provana alla vista delle sue fuste. Circa 40 archibugieri e vari gentiluomini sabaudi rimangono uccisi; alcune decine sono catturati e condotti sul lido per essere imbarcati nelle galee. Occhiali fa sapere al duca di Savoia che se vuole riscattare i prigionieri gli deve riconoscere una taglia di 12000 scudi (300 scudi per ogni ufficiale e 100 per ogni soldato). Quest’ultimo accetta; prima di restituire le prede Occhiali esige che sia soddisfatta un’altra sua pretesa, quella di avere un incontro privato con la moglie del duca, Margherita, figlia del re di Francia Francesco I. Emanuele Filiberto non è nella condizione di opporsi; al momento del convegno la duchessa fa apparire con le sue vesti la propria dama d’onore, la fiorentina Maria de Gondi vedova di un francese. Gli storici sabaudi tratteranno la vicenda evidenziando l’aspetto della beffa anziché quello umiliante della resa. Occhiali, di seguito, attacca e depreda Voltri, Cogoleto ed altre località della Riviera di Ponente; in quella di Levante compie un’incursione a Bonassola nel corso della quale sono fatte prigioniere 40 persone, tra le quali alcuni abitanti di Levanto accorsi in aiuto della località. Nel viaggio di ritorno ad Algeri si imbatte tra le isole dell’arcipelago toscano in 3 galee del granduca di Toscana. Queste cercano scampo fuggendo verso la Corsica: una riesce a disimpegnarsi; le altre 2 si fracassano sugli scogli del litorale di quell’isola e gli equipaggi sono fatti prigionieri.

1561
Gennaio
A Costantinopoli. Si incontra con il sultano Solimano.
MarzoIn proprioSpagna
Al comando di 3 galeotte (una di 22 banchi e due di 18) cattura presso l’isola di Marettimo Vincenzo Cicala e Luigi Osorio,  condotti a Tripoli.
MaggioIn proprioSpagna Genova

Salpa da Algeri alla testa di 22 galee; punta alle Baleari e da qui si dirige su Soller posta al centro di una valle circondata da monti. Segue lo sbarco nella spiaggia di Las Puntas: viene dato l’allarme all’interno della cittadina da uno schiavo. Mentre una parte dei corsari tiene impegnati i difensori sulla costa, altri proseguono lungo un torrente per cogliere gli avversari alle spalle in punti meno protetti. La  difesa riscontrata è tale da convincere i corsari a ritirarsi abbandonando nella spiaggia il bottino ed i prigionieri. A fine mese Occhiali è segnalato incrociare lungo le coste liguri con 10 galee all’altezza di Capo del Monte.

Giugno

E’ avvistato con 40 navi al largo di Noli. 17 suoi legni assalgono 2 navi da carico genovesi nelle acque antistanti San Remo. Scende a terra nelle vicinanze di Riva; una parte dei suoi uomini procede in direzione di Taggia, i rimanenti corsari puntano, invece, verso l’interno. Il primo gruppo, constatata la volontà di resistenza degli abitanti, si ricongiunge con i compagni in marcia ai danni dei paesi finitimi. Guidati da 3 rinnegati del posto, i corsari depredano prima Castellano, feudo di Iacopo Mario Spinola, vi catturano una ventina di persone e ne uccidono altri 3; muovono poi contro Pompeiana, Pietrabruna, Boscomare, Riva e Santo Stefano lasciate deserte dagli abitanti. Occhiali riprende il mare e si sposta verso ponente. Allontanato da San Remo dai colpi di cannone della fortezza approda nei pressi della città. Assale la Colla i cui residenti si salvano asserragliandosi nella torre del paese. In mare va a vuoto un tentativo di abbordaggio di una barca i cui marinai fanno in tempo a rifugiarsi sulla spiaggia di San Remo. A fine mese si accosta al lido di Bordighera.

1562

Agosto ottobre

Il sultano lo nomina capo della guardia di Alessandria (Al Iskandariyah) e comandante della nave ammiraglia. Ad agosto esce da Costantinopoli con 5 galee per scortare ad Algeri il figlio del Barbarossa Hassan Agà. Durante la crociera nelle acque della Calabria getta l’ancora di fronte al villaggio che gli ha dato i natali; promette salva la vita a quei pescatori che gli permettano di riabbracciare la madre. Secondo la leggenda l’anziana donna rinuncia ai suoi doni e rifiuta di considerarlo come figlio a causa della sua abiura. Ad ottobre fa ritorno a Costantinopoli.

1563
………………………….In proprioGenovaSalpa da Algeri con 16 navi; assale una località della Corsica e vi fa prigionieri una ventina di persone.
Aprile giugnoIn proprioSpagnaPrende parte alla testa di 30 imbarcazioni tra galee e galeotte alla spedizione contro Orano e Mazalquivir. L’intervento di Giovanni Andrea Doria convince i turchi a ritirarsi.
Agosto

Si getta ancora una volta con 9 navi sulle coste della Liguria: lo accompagnano nell’iniziativa lo Scirocco, Morat Rais, Corso Caurali, Arnaut Memi, il Carabiuc, lo Zazari, il Caragiali e Balla Rais. Guidato da due rinnegati di Porto Maurizio e di Alassio attacca con 9 navi Celle Ligure: da esse scendono a terra 500/600 uomini che saccheggiano il paese, fanno otto prigionieri ed uccidono altre 4/5 persone. I corsari penetrano nelle campagne vicine, devastano le case ed i vigneti; respingono una cinquantina di abitanti di Varazze accorsi a contrastarli (4 prigionieri). Ributtata, inoltre, anche una colonna di 300 soldati provenienti da Savona (7 uccisi e 38 catturati) i corsari approdano ad Albisola. Non trovandovi nessuno mettono a ferro e fuoco la località. Occhiali riprende il mare e prosegue fino alla rada di Vado Ligure; ottiene 3000 scudi per il rilascio e lo scambio dei prigionieri. Il giorno successivo la squadra corsara è segnalata davanti a Capo Mele; continua la navigazione verso levante; volta la prua ancora verso ponente ed a fine mese, di sorpresa, ritorna con 9 navi di fronte a Porto Maurizio. Scende a terra nelle vicinanze della torre di Prazola sprovvista di artiglierie. Conduce i suoi uomini verso l’interno, devasta Torrazza e Civezza, sorprende gli abitanti di Cipressa, Terzorio e Pompeiana rimasti nelle loro case. Cattura così, senza difficoltà, 80 persone a Pompeiana, 90 a Terzorio ed un numero imprecisato a Cipressa. 300/400 persone sono radunate sulla spiaggia degli Aregari in attesa del loro riscatto. Occhiali non si ferma; sbarca a Bordighera con 700 uomini e sono incendiate le imbarcazioni trovate sull’arenile. Respinto dai difensori con tre morti e parecchi feriti, non si allontana dalla zona; depreda una fregata di Laigueglia, proveniente dalla Sardegna, ed un brigantino sabaudo di Villafranca. Si muove ancora verso ponente. Scende a terra alla Mortola e raggiunge Bevera: vengono catturate dieci/dodici persone, mentre altre cinque/sei restano uccise. Tornato in mare fa sua una nave di passaggio nelle vicinanze.

1564
Aprile maggioIn proprioGenova

Torna a colpire con 7 navi la Riviera di Levante. Mette a sacco Moneglia; a maggio si abbatte su Lavagna (100 prigionieri; sono uccisi 4 uomini e 6 donne; alcune perdite tra i corsari). Assale Deiva Marina i cui abitanti fanno in tempo a rifugiarsi in una vicina torre. Sempre in tale mese punta nuovamente su Lavagna con 24 vele e ne assedia il forte. Il centro è messo a ferro e fuoco: molti prigionieri ed alcuni morti sono il corollario dell’azione (in totale, vengono coinvolte 55 persone).

Giugno

Tenta inutilmente di impadronirsi di Taggia. Tutto ha inizio con uno sbarco notturno di molti corsari nella spiaggia degli Aregari. La popolazione si salva rinchiudendosi nella chiesa. Ore dopo, 17 navi (di cui, una o 2 fuste, il resto galee) approdano nelle vicinanze della grotta dell’Arma e ne sbarcano un migliaio di corsari. Gli abitanti di Taggia resistono con valore. Dopo sei/sette ore Occhiali deve rinunciare all’impresa; razzia le campagne circostanti ed il vicino convento dei domenicani scagliandosi contro ogni cosa sacra: sono trasportate ad Algeri le canne dell’organo della chiesa, i libri e gli arredi di valore.

……………………….Impero ottomanoRibelli albanesiCon 30 e più galee della guardia dell’Arcipelago si porta in Morea per unirsi con le forze di terra turche al fine di combattere gli albanesi di Maina ribellatisi agli ottomani. Poco dopo, nell’autunno, corre il pericolo di perdere la vittima in un ammutinamento dei rematori a bordo della sua ammiraglia. Seppur ferito da una coltellata, è in grado di lanciarsi in mare e di raggiungere a nuoto la salvezza.
1565
MaggioImpero ottomanoMalta Genova

Prende parte all’assedio di Malta. Proviene con 6 galee della guardia di Alessandria sulle quali sono imbarcati 900 uomini. Alla morte di Dragut è nominato governatore (beilerbey) di Tripoli. Entra in tale città benevolmente accolto dalla popolazione. Ritorna all’assedio di Malta con 5 galee cariche di biscotto.

Giugno

Si abbatte una volta di più sulla Riviera di Ponente. Guida 7 vascelli su Bordighera. Un gruppo di corsari scende a terra in località Zonchea; altri sbarcano nella zona di Vernone. 400 soldati muovono all’assalto di Borghetto e di Vallebona: i paesi sono trovati quasi deserti. E’ escluso un attacco a Caporosso perché il centro è troppo munito di difese. L’incursione si frantuma nelle campagne e frutta la cattura di diciannove persone, due uomini, il resto donne e bambini. Occhiali trattiene la sua squadra nelle acque di Ventimiglia per qualche giorno al fine di ottenere un riscatto per i prigionieri; approfitta della sosta per depredare una cinquantina di barche cariche di frumento. Rientra all’assedio di Malta.

Luglio
A Malta. A metà mese prende parte all’attacco generale volto alla conquista del bastione di San Michele. Cerca di rompere con le sue navi la catena che difende l’ingresso nel porto; sbarca i suoi uomini che si gettano contro i difensori. In una prima scarica di colpi di archibugio cadono subito uccisi 50 turchi. Sono approntate le scale per potere salire su uno sperone dove si trovano gli avversari. Ne segue un duro scontro in cui cade ucciso Francisco Zangonera che ha il comando della guarnigione. Lo stesso Occhiali rimane ferito in combattimento.
Agosto

Si ammutinano le truppe di Tripoli per cui deve rientrare in Africa. Domata la sedizione, ritorna sotto Malta con 5 galee per rifornire l’esercito ottomano che sta continuando nelle operazioni di assedio.

Settembre

Ai primi del mese prende parte all’ attacco generale predisposto da Mustafa Pascià. Gli è dato l’ordine di allontanarsi dalla posizione di guardia nella baia di San Paolo per dare vigore all’ennesimo tentativo ottomano. Non vi sono navi ottomane alla difesa della costa. Due ore più tardi il corsaro è  costretto ad osservare da vicino la flotta alleata di don Garcia di Toledo entrata nell’adiacente baia di Melliehe per prestare soccorso ai difensori di Malta. Ne informa Piali Pascià. In un’ora e mezza sbarcano sulla spiaggia sabbiosa 10000 uomini senza trovare alcun contrasto. La flotta spagnola si allontana; riprendono i combattimenti.  Occhiali è nuovamente coinvolto nell’ attacco contro il contingente sbarcato appena sceso a terra; è presente alla conquista della torre di Falca cui tendono anche le truppe di Chiappino Vitelli. I turchi sono avvistati; Occhiali corre il rischio di essere catturato e viene salvato dall’intervento di un altro rinnegato. Si reimbarca alla cala di San Paolo, lascia la flotta e rientra a Tripoli.

1566
Settembre

Muore  e gli succede nel sultanato Selim. Occhiali non perde il favore acquisito a corte.

OttobreIn proprioToscana

Imperversa nel Tirreno con 5 galee tra la Corsica e la Sardegna;  minaccia il traffico che ha come base Livorno. Informato della sua presenza esce da tale porto Jacopo d’Appiano con 4 galee: lo scontro avviene alle Bocche di Bonifacio. Dopo sette ore di dura lotta Occhiali deve prendere il largo con 3 galee; le altre 2 rimangono in potere dei cavalieri di Santo Stefano che fanno 310 prigionieri e liberano dal remo 220 cristiani.

1567
GennaioViene riconfermato come governatore di Tripoli. Nello stesso tempo Hassan Pascià è sostituito in quello di Algeri da Mehmet Pascià, figlio di Salech Rais.
1568
Marzo

Il sultano per la sua attività, lo nomina begleberg o beilerbey di Algeri (vale a dire governatore); succede in tal modo al figlio di Salech Rais. Sarà l’ultimo ottomano ad usufruire di tale titolo. In tale centro sviluppa l’attività corsara, rafforza gli equipaggi della flotta dotandoli di un più efficace armamento, consolida la pace tra la città ed i capi arabi delle regioni vicine. Al governo di Tripoli gli succederà due anni dopo il suocero Chiafer Rais.

AprileAlgeriOrano Spagna

Raduna 14000 turchi tutti dotati di archibugio e 60000 mori;  fa condurre 400 cammelli carichi di polvere da sparo e di archibugi a Mazagan, vicino Mostaganem, nel golfo di Arzew per preparare un attacco contro Orano (Oran) ed uno sbarco sulle coste dell’Andalusia a spese degli imperiali. Spedisce 40 galeotte e le fa incrociare davanti Almeria: il complotto organizzato dai moriscos è scoperto e viene sequestrato un importante deposito d’armi. Fallisce la rivolta che avrebbe dovuto scoppiare durante la Settimana Santa.

OttobreAlgeriTunisi

Marcia con i suoi giannizzeri contro Tunisi il cui sovrano Mulay Hamùda si rifugia nel porto spagnolo di La Goletta.

DicembreE’ avvicinato da emissari del re di Spagna Filippo II: in cambio della consegna di Algeri gli sono promessi un titolo nobiliare (conte o marchese a sua scelta) e terre nel regno di Napoli comportanti una rendita annua di 12000 ducati.
1569
GennaioAlgeriSpagna6 navi algerine sbarcano cannoni e munizioni nei pressi di Almeria.
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Una flotta di più di 30 galee e di vascelli carichi di truppe è decimata da una tempesta.

OttobreAlgeriTunisi Spagna

Esce con i suoi corsari ed i giannizzeri (5000 uomini) da Algeri con 10 pezzi di artiglieria, guida l’esercito via terra, tocca Bona (Annaba) e Costantina (Constantine) ed assale Tunisi controllata dagli spagnoli e dal re Muley Hamida. Mentre sta marciando verso tale città lungo la costa nordafricana oltre 1000 irregolari berberi scendono dalla Cabilia per unirsi con le sue truppe. Assale Bejar e si scontra con gli avversari forti di 30000 uomini tra cavalli e fanti. Numerose sono le defezioni nel campo avversario; Muley Hamida è così costretto ad abbandonare Tunisi ed a  riparare a la Goletta con i suoi tesori ed i suoi seguaci.

DicembreAttacca Tunisi al comando di 6000 fanti tra giannizzeri e mori.
1570
Gennaio

Conquista Tunisi dopo una breve campagna. Irrompe nella città per una condotta sotterranea; assedia La Goletta per terra e dalla laguna. Trasforma Tunisi in una base corsara al comando di un sardo rinnegato, Cayto Ramadan. Con la conquista di tale territorio infligge un colpo mortale all’influenza spagnola in Nord Africa.

Primavera

Appoggia blandamente la rivolta dei moriscos che si sono rifugiati nelle montagne di Granada; invia in loro soccorso 8 galee e 400 archibugieri (in realtà criminali rilasciati dalla prigione dietro la promessa di combattere nelle Alpujarras). Viene contattato da un compaesano per conto del re di Spagna Filippo II affinché non presti più soccorso ai ribelli: Occhiali accetta il denaro che gli viene offerto. In cambio della sua diserzione dall’impero ottomano gli è proposto un marchesato in Calabria: rifiuta. Sembra più probabile che a distoglierlo dall’impresa sia stata, soprattutto, la contemporanea notizia che don Giovanni d’Austria si stesse preparando a portare la guerra in Levante.

Giugno

Si trova a Djerba ed a Tripoli con 7 galee e 12 galeotte da 22 e 23 banchi ciascuna.

Luglio

In navigazione nei pressi della costa siciliana con 19 galeotte si imbatte in 4 grandi galee dei cavalieri dell’ordine gerosolomitano. In un primo momento teme qualche imboscata in quanto pensa che tali galee non siano altro che l’avanguardia della flotta cristiana di Giovanni Andrea Doria. Cattura una fregata e si convince come non vi sia alcun pericolo del genere. Dà l’ordine di attacco; insegue la capitana nella quale è trova imbarcato Francesco di Saint-Clément e la galea “San Giovanni” con 12 navi mentre le altre 7 stanno alle costole di 2 galee maltesi, la patrona “Santa Maria delle Vittorie” e la “Sant’Anna”. Tali imbarcazioni  al comparire della flottiglia musulmana si danno immediatamente date alla fuga. I rematori musulmani delle galee gerosolomitane, di fronte alla prospettiva di essere liberati, smettono di remare ed i loro posti al banco sono presi dai soldati a bordo che, peraltro, si rivelano inadeguati al compito. La “Sant’Anna” è abbordata dopo quattro ore di scontro da Kara Peri, da Kara Ogia e da Deli Memi coadiuvati da altri 2 vascelli; Occhiali si impadronisce dopo un aspro combattimento della “San Giovanni”; la capitana, tallonata da Kara Ogia, va ad incagliarsi vicino alla torre di Montechiaro: abbandonata da Francesco di Saint-Clément viene conquistata da Kara Ogia per divenire, di seguito, l’ammiraglia dello stesso Occhiali; solo la galea patrona riesce a salvarsi con la fuga. 80 cavalieri di Malta sono uccisi o fatti schiavi; è catturato nell’occasione sulla “Sant’Anna” anche Diego Brocchiero di Anaya. Con la vittoria Occhiali spedisce una galeotta a Costantinopoli per informare il gran visir della vittoria; invia, inoltre, la “Sant’Anna” con due cavalieri fatti prigionieri nell’occasione in dono al sultano Selim. Fa curare i cavalieri ed i soldati feriti della “Sant’Anna” e li lascia liberi dopo avere donato a ciascuno molti aspri; se la prende invece con la statua di San Giovanni Battista. La recupera sulla poppa della nave  conquistata e la fa sospendere con i piedi in alto ad una porta d’Algeri. Tratta da codardi i membri dell’equipaggio della “San Giovanni”; due giovani cavalieri francesi rinnegheranno la loro fede per divenire musulmani. Con la vittoria molti scudi e rotelle appartenenti ai cavalieri gerosolomitani, con la loro croce bianca, saranno posti a titolo di trofeo sulla Porta della Marna con il gonfalone della galea capitana rappresentante San Giovanni Battista.

 AgostoLe sue galeotte saccheggiano i lidi laziali scorrendo fino a Nettuno ed a Polidoro.
1571
Gennaio marzo

A gennaio comincia ad allestire le sue imbarcazioni per il prossimo confronto con il mondo cristiano: non permette ad alcun rais della sua squadra di uscire per proprio conto. Ad un certo momento i giannizzeri si ribellano alla sua autorità. Fa armare in segreto quante più navi possibile (dopo avervi fatto trasportare i suoi beni) e si prepara a salpare da Algeri a loro insaputa.

Aprile maggioImpero ottomanoSpagna Venezia Chiesa Malta

Lascia Algeri alla testa di una squadra di galee corsare leggere e manovrabili, appoggiate da piccole galeotte in grado di operare sotto costa. Si porta a Capo Matifou; i giannizzeri inviano in tale località 20 loro capitani per farlo ritornare ad Algeri o, in caso di suo rifiuto, di fare ammutinare gli equipaggi ai suoi ordini. Costoro arrivano troppo tardi sicché Occhiali può proseguire nelle sue incursioni. Con  Kara Ogia viene respinto da Epidauro. A maggio (alla testa di 7 galee e di una dozzina di galeotte) si imbatte al largo di Modone (Methoni) della squadra di Antonio da Canal (15 galee). Il veneziano preferisce evitare il combattimento. A Modone Occhiali si rifornisce di vettovaglie e di uomini.

Giugno
Si congiunge a Caristo con il comandante generale della flotta ottomana Muesinsade Ali Pascià e con un gruppo di corsari anatolici. La flotta è composta di 250 navi a remo di vario tipo; altre 20 restano a coprire le operazioni di assedio a Cipro (Kipros). Occhiali segue Ali Pascià contro l’isola di Candia (Creta). Ne devasta le coste. Dopo una fruttuosa incursione su Suda (Soudas), alla ricerca di informazioni sull’entità della flotta avversaria, gli ottomani si dividono. Ali Pascià punta su la Cania (Khania) e sulla capitale Canea (Iraklion). Pietro Avogadro, alla testa di 2000 fanti corsi, e Francesco Giustiniani escono dalla città sorprendendo le bande dei razziatori scesi a terra e le decimano con il fuoco dei loro archibugi. Occhiali (metà mese) riceve l’ordine di abbandonare la baia di Suda e di sbarcare le sue truppe più a oriente. Si accinge ad espugnare la fortezza di Retimo (Rethymno). Un centinaio di fanti cerca inutilmente di resistere; Occhiali si impadronisce della località che viene messa a sacco; la città è data alle fiamme; si impossessa di 22 imbarcazioni ferme nel porto. I corsari sciamano nelle campagne vicine e trovano una inaspettata resistenza in gruppi di soldati isolati e negli abitanti del circondario. Sono ovunque respinti, per cui Occhiali preferisce abbandonare le operazioni.
Luglio agosto

Mette a sacco Cerigo (Kithira), Zante (Zakinthos), Cefalonia (Kefallinia); si dirige su Corfù (Kerkira). Presso tale isola si imbatte nelle galee di Michele Barbarigo e, successivamente nelle navi “Lezza”, “Costantina” e “Moceniga” (fine luglio), quest’ultima comandata da Giovanni Antonio Costanzo. Cattura  tale vascello che sta trasportando a Corfù 800 soldati: se ne impossessa dopo un combattimento di undici ore in cui muore oltre la metà degli uomini che sono a bordo di tale nave. Dopo questo successo Occhiali fa vela su Ragusa (Dubrovnik) all’inseguimento di un’isolata galea veneziana, che riesce a  rifugiarsi entro il porto. I ragusei, appellandosi alla loro neutralità, si rifiutano di consegnare l’imbarcazione; in compenso lo informano sui movimenti della flotta della lega. Assale con 17 galee la squadra maltese di Pietro Giustinian (4 galee) e si impadronisce di altre 2. Con le sue 80 navi risale la costa dalmata ed attacca l’isola di Melena. Si collega con Ali Ahmed Pascià, che ha assalito senza esito alcune roccaforti della Serenissima sulla costa adriatica. Una sua squadra assedia Cattaro (Kotor), un’altra Dulcigno (Ulcinj); la località subisce saccheggi, distruzioni ed incendi. I pochi superstiti fuggono in preda al terrore. La città deserta viene presto ripopolata da un centinaio di famiglie islamiche e da numerosi corsari barbareschi che hanno preso parte alle operazioni. Ottiene Antivari (Bur) per la viltà di Alessandro Donato e Budua (Budva) per quella del podestà Agostino Pasqualigo. Di seguito le galee ottomane costeggiano la sponda orientale dell’Adriatico per proseguire verso nord. Si colloca con  Kara Ogia davanti a Castelnuovo (Herceg Novi, Montenegro). Si divide nuovamente dal capitano generale e, sempre con  Kara Ogia, penetra in profondità nell’Adriatico per intralciare le linee di comunicazione veneziane. Assale Curzola (Korcula), da cui si ritira perché il capitano della città gli fa credere di avere a disposizione una guarnigione più numerosa di quella reale. Quest’ultimo, infatti, usa lo stratagemma di vestire le donne con abiti militari e le fa sfilare sulle mura. Constatata l’impossibilità di conquistare la fortezza locale, i turchi danno fuoco ai borghi cittadini, sterminano la popolazione e traggono in schiavitù i superstiti. A metà mese Occhiali e  Kara Ogia assalgono e conquistano l’isola di Lesina (Hvar). Sono incendiati nell’occasione il palazzo del rettore, i magazzini, l’arsenale. Le perdite degli ottomani ammontano a 300 uomini. Nel contempo alcune sue galee raggiungono anche le località di Cittavecchia e Verbosca, soggette sempre alla medesima sorte. I due corsari si raccolgono quindi presso l’isola di Saseno e muovono verso Corfù. La flotta veneziana di Sebastiano Venier, inferiore di numero rispetto agli avversari, si allontana da tali acque con la perdita di 2 galee,  per puntare su Messina e qui congiungersi con l’armata spagnola di don Giovanni d’Austria. Occhiali  raggiunge Valona (Vlona) con a bordo 1600 schiavi ed  un ricco bottino prelevato a Lesina: nella chiesa della Madonna di tale cittadina viene in suo potere anche il fanale del provveditore Antonio da Canal, ivi depositato. Si propone di ritornare in Africa per trascorrervi l’inverno. Alla testa di 25 galee incrocia le coste italiane e sbarca a Santa Maria nei pressi del villaggio ove è nato e cresciuto. Prende terra;  i calabresi lo ingannano facendogli credere che gli equipaggi della flotta di don Giovanni d’Austria sono ancora fermi a Messina quando invece stanno navigando di fronte a Lepanto (Navpaktos). L’errore è presto scoperto e la sua reputazione ne soffre. Il sultano Selim gli proibisce di svernare in Nord Africa pena la morte.

Settembre

Tocca Prevesa e Lepanto, dove si sposta la flotta di Ali Pascià che ha ricevuto informazioni da Kara Ogia sull’entità delle forze avversarie. Gli ottomani si riforniscono in tale base di uomini e vettovaglie. In un consiglio di guerra Occhiali consiglia il capitano generale di non abbandonare il sicuro ancoraggio di Lepanto.

Ottobre

Con il figlio del Barbarossa Hassan Agà, il capitano generale Muezzinzade Ali Pascià ed il sangiacco di Smirne (Izmir) Kaya Beg si rivela propenso allo scontro con gli avversari, anche se non approva il fatto che gli ottomani attacchino per primi. La  flotta ottomana esce dalla baia di Lepanto con galee, galeotte ed altre imbarcazioni più piccole per un totale di 300 navi. Occhiali prende parte alla battaglia al comando dell’ala sinistra forte di 67 galee e di 27 galeotte, i cui equipaggi sono composti quasi  esclusivamente da corsari: si muove per primo per mettersi di fronte alle navi di Giovanni Andrea Doria. Quando vede lo schieramento avversario prospetta al comandante supremo, l’agà dei giannizzeri Ali Pascià, l’ipotesi di una falsa ritirata per attirare la flotta nemica dove il golfo si restringe in modo da sconvolgerne lo schieramento di battaglia. Finge di volere aggirare le navi del Doria; l’ ammiraglio genovese, che si vede inferiore numericamente, si sposta incautamente verso la costa aprendo in tal modo un varco tra le sue linee ed il centro. Occhiali si avvia con la massima velocità consentita dai rematori verso l’apertura larga un miglio, subito seguito da una formazione di galee corsare. Prima che le navi della lega possano chiudere il varco Occhiali riesce ad attraversarlo con altre 12 navi per assalire le galee ritardatarie. E’ in grado in tal modo sorprendere alle spalle la flotta di don Giovanni d’Austria con il vento in poppa. La “Piemontesa” (del duca di Savoia) è investita da 3 galee, una a prua e 2 di lato. Anche 2 galee del granduca di Toscana sono coinvolte nella rovina. Sulla “San Giovanni” (comandata da Alfonso d’Appiano) cadono tutti i soldati ed i forzati; il suo capitano sopravvive benché ferito gravemente da due colpi di archibugio. Sulla “Fiorenza” (Tommaso dei Medici), attaccata da una galea e da 6 galeotte, muoiono tutti tranne 16 uomini feriti troppo gravemente per potere manovrare la nave. La galea, trascinata alla deriva, supera una burrasca notturna per essere avvistata il mattino seguente da una fregata cristiana che la conduce fino al porto Petalà. Si constata che il recupero della “Fiorenza” è impossibile e la galea viene incendiata. Altra galea distrutta è quella del sopracomito Benedetto Soranzo che, rimasto unico superstite a bordo, preferisce dar fuoco alla santabarbara perendo nell’esplosione con tutti i turchi saliti nella nave per conquistarla. Una seconda versione attribuisce questa azione al commissario di bordo che ha preso il comando a seguito della decapitazione del Soranzo.  Con 4 galee Occhiali si getta sulla capitana dei cavalieri di Malta, l’ultima galea a destra dello squadrone centrale,  comandata da Pietro Giustinian. Lo scontro è accanito. Occhiali salta a bordo e cattura il Giustinian,  ferito da 7 frecce turche: salva a quest’ultimo la vita perché in passato è stato suo schiavo a Malta. Si impadronisce del vessillo dei cavalieri: sono sgozzati sul ponte 36 cavalieri e tutti gli ufficiali. Accorre in soccorso della capitana maltese Giovanni di Cardona con la galea degli Imperiale. Lo spagnolo costringe Occhiali a fermarsi a combattere. I corsari abbordano la nave del Cardona raggiungendo l’albero maestro; la galea degli Imperiale subisce pesanti perdite. Con 8 navi conquistate e prese a rimorchio la divisione di Occhiali vira alle spalle del centro alleato riducendo a mal partito alcune galee veneziane colte sparpagliate e male equipaggiate. Nel complesso mette fuori combattimento 12 galee con l’uccisione di più di 1000 uomini. L’esito della battaglia, tuttavia, è già deciso a sfavore della flotta ottomana. Appena tenta di disimpegnarsi gli piomba addosso il marchese di Santa Cruz con la retroguardia. Gli avversari lo circondano e spingono molte delle sue navi contro le spiagge delle Curzolari. Occhiali capisce che tutto è perduto. Fa tagliare le cime del traino della capitana maltese e si dà alla fuga con il gonfalone della nave avversaria. A bordo di essa si troveranno solo 3 superstiti, 2 cavalieri privi di sensi a causa delle ferite e lo stesso Pietro Giustinian: intorno ad essi giacciono i corpi di altri cavalieri, soldati e marinai e quelli di 300 turchi uccisi nel loro tentativo di impossessarsi della capitana maltese. Anche 10 galee conquistate sono abbandonate tranne la veneziana “Aquila Nera e d’Oro”, già guidata da Pietro Bua. Attraversa il canale tra Koutsilaris ed Oxia ed aiutato dal vento di sud-est che si leva in quei momenti si mette in salvo con 25 galee e 20 galeotte che hanno subito tutte forti danni nello scontro navale. Occhiali riesce a raggiungere Modone (Methoni) e da qui Costantinopoli. Ad accoglierlo nel porto della capitale trova una folla festante ed il sultano Selim riconoscente per avere salvato parte della flotta.

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Con la sconfitta la sua squadra navale rimane l’unica forza navale turca  ancora in grado di battere il mare. Sta nascosto tra un’isola e l’altra finché gli riesce di assalire una galea veneziana, la “Bua”, più lenta delle altre. A dicembre punta su Costantinopoli con l’armata rimastagli; raccoglie 87 navi in vari porti dell’ arcipelago. E’ accolto ad Istanbul dal sultano come un eroe. Viene nominato ammiraglio della flotta turca (kapudan pascià); gli è ordinato di abbandonare il soprannome di Uluge (rinnegato) per quello di Kiliç Ali, Ali la Spada, perché come una spada è stato capace di rompere l’accerchiamento della flotta avversaria.

1572
Maggio

In cinque mesi i turchi costruiscono 150 galee; per equipaggiare i suoi armati Occhiali fa acquistare 20000 archibugi; sono, inoltre, rimpiazzati i rematori persi nella battaglia di Lepanto. Ha ai suoi ordini 222 galee.

GiugnoLascia Istanbul con 230 galee. Assale le coste della Morea. La sua è una strategia difensiva che si prefigge sostanzialmente due obiettivi: quello di impedire l’assalto ed il saccheggio delle isole dell’arcipelago e di non cercare, nel contempo, lo scontro frontale  con gli avversari.
LuglioSalpa da La Goletta ed avanza minaccioso verso le coste siciliane.
Agosto

Si ferma di fronte a Capo Maleo, tra l’isola di Cerigo e quella dei Cervi. Devasta Cerigo ed inizia a danneggiare le coste di Candia; con l’arrivo della flotta di Marcantonio Colonna si ritira a Malvasia (Monemvasia); non cerca il confronto con gli avversari. Giunge la notte, fa sparare dalle sue navi tutti i pezzi di artiglieria che ha a disposizione a salve. Essi generano una cortina fumogena; fa fermare alcune sue fregate con le luci accese per attirare gli avversari mentre egli con il resto della flotta cambia direzione e si disimpegna. Si avvia verso Capo Matapan (Akra Tainaron): una nave veneziana si dirige sulla flotta turca scambiandola per quella della lega. Occhiali le invia contro 12 galee; Marcantonio Colonna spedisce in soccorso del legno veneziano 4 galee. Avviene lo scontro navale: Occhiali ripiega con 5 galee turche affondate e con altre 7 messe fuori combattimento. Don Giovanni d’Austria organizza una specie di sceneggiata per la quale vorrebbe fare credere che le sue navi sono pronte in qualsiasi momento a lanciarsi sulle tracce dell’ammiraglio ottomano mentre, nella realtà, queste si muovono con una lentezza tale che è loro impossibile raggiungere gli ottomani.

Settembre

Occhiali staziona a Modone dove riconoscendosi inferiore di forze, per non essere attaccato fa piantare molti pezzi di artiglieria sopra un piccolo scoglio e ne colloca molti altri sopra una collina che domina il porto. Può in tal modo continuare nella sua politica temporeggiatrice, mentre Marcantonio Colonna si impegna in vani tentativi su Corone (Koroni) e Navarino (Pilos). Occhiali presta soccorso a quest’ultima località, la vettovaglia e la rifornisce di soldati; ne trasferisce via vecchi, donne e bambini.

Ottobre

Una sua squadra insegue una galea veneziana che, carica di vettovaglie, naviga isolata da Zante verso il golfo di Navarino. Intervengono alcuni legni della flotta cristiana ed i turchi rientrano nel medesimo porto. Con il ritiro degli avversari da Navarino Occhiali rientra a Modone.

1573
Giugno

E’ nuovamente contattato dagli spagnoli per una sua eventuale diserzione: Occhiali chiede più di quanto offertogli, in particolare il principato di Salerno. Le trattative falliscono. A Costantinopoli Piali Pascià ed il visir Mehemet Pascià si lamentano con il sultano per essere stati abbandonati dalla flotta di Occhiali nei pressi di Corfù nel corso delle loro operazioni. Il sultano, che lo stima, difende il suo operato.

Agosto

Si trova nel porto di Navarino. Utilizza le ciurme delle galee per costruire sull’imboccatura dello scalo un forte castello a sua difesa. L’armata spagnola di don Giovanni d’Austria, rimane ferma a Messina, non si muove per impedire l’effettuazione di tali lavori.

Ottobre novembreAlgeriSpagnaAttaccato da don Giovanni d’Austria si ritira senza combattere da Tunisi.
1574
GiugnoImpero ottomanoSpagna

Esce dai Dardanelli (Canakkale Bogazi) con la flotta forte di 230 galee;  intensifica la propria azione ai danni delle coste italiane. Sbarca in Calabria a Capo Stilo per rivedere il suo paese natale; scende ancora a terra presso Augusta onde rifornirsi di vettovaglie e d’acqua ed a Licata. Le sue puntate offensive sono scoraggiate da forti contingenti di archibugieri a cavallo che difendono la costa. Ritorna a Capo Passero, dà la fonda a Cala della Torre; si impadronisce del forte e fa impiccare gli uomini della guarnigione. All’avvicinarsi della cavalleria imperiale si ritira e rientra in Barberia.

Luglio agosto

Si presenta al largo di Tunisi con Sinan Pascià (il rinnegato Scipione Cicala) alla testa di molte galee, 30 galeotte e 40 vascelli, in totale circa 5000 marinai e 40000/60000 soldati tra mori, giannizzeri, arabi e beduini. A fine agosto cede la fortezza di La Goletta dopo cinque settimane di assedio: vengono massacrati quasi tutti i difensori; sono lasciati vivi soltanto il comandante, Pietro Portocarrero, gli ufficiali e coloro che possono procurare un buon riscatto. Cadono nelle sue mani 300 pezzi di artiglieria.

Settembre

A metà mese cade anche il forte di Tunisi con la cattura di Gabrio Serbelloni e dei principali capitani;  Occhiali può così rientrare nella città. Tra gli ottomani si contano dai 25000 ai 33000 morti tra turchi e mori. Don Giovanni d’Austria non interviene con la sua flotta dalla Sicilia in soccorso dei difensori di Tunisi.

Novembre

A metà mese rientra a Costantinopoli. Viene ricevuto al sultano Selim: gli è donato un mantello ingioiellato del valore di 2000 sultanini.

1575
Maggio luglio

Accoglie a Costantinopoli, inviato dal viceré di Sicilia, Jaime de Losada, che in precedenza è stato suo schiavo ricoprendo incarichi di fiducia. Lo scopo di tale plenipotenziario è quello di trattare con il suo ex-padrone il riscatto dei prigionieri catturati a La Goletta ed a Tunisi. Nello stesso periodo il viceré di Sicilia dà il suo appoggio ad un agente volontario, che si è offerto di dare alle fiamme l’arsenale di Costantinopoli e di assassinare l’Occhiali mediante l’uso di conserve e frutta avvelenate.

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Invia nello Ionio una galea per spiare i movimenti della flotta cristiana lungo le coste siciliane. Un suo schiavo napoletano, vedendo che a bordo di essa vi sono più schiavi che soldati, ne organizza la rivolta. Nell’ammutinamento sono uccisi il rais e tutti gli uomini dell’equipaggio.

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Rafforza la flotta ottomana. Una sua squadra si scontra nel Tirreno con 4 galee dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano comandate da Bernardino Ridolfi.

1576
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Naviga nell’ Egeo ed attorno alle isole Cicladi per timore di possibili incursioni di navi spagnole, che stanno incrociando nelle acque siciliane e maltesi. Una sua galea, inviata in esplorazione, è catturata nel litorale  siciliano.

LuglioImpero ottomanoSpagna

Nelle acque di Chio. Si congiunge a Negroponte con Hassan Veneziano. 40 galee, 2 galeotte e 2 fregate si porta davanti a Trebisacce, sullo Jonio, con l’intento di cingerla d’assedio. 2000 corsari sbarcano a Morano; non hanno il tempo di portare a termine l’azione perché vengono affrontati con decisione dal principe di Bisignano Niccolò bernardino da San Severino che li costringe a ritirarsi in tutta fretta. Sul terreno rimangono 200 uomini tra morti e feriti. Lascia le coste calabresi per rientrare in Levante.

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Nell’arsenale di Costantinopoli vi sono custodite 180 galee. La flotta ottomana, tuttavia, ha bisogno di essere rinnovata sia perché molte imbarcazioni sono vecchie, sia perché esse, nei mesi invernali, di regola non sono sottoposte ad una normale manutenzione: da qui ne viene che il deterioramento di una galea turca è, in genere, di molto superiore rispetto a quello rilevato per una galea cristiana. Allo scopo di ovviare a tale situazione Occhiali fa costruire nel Mar Nero e nel golfo di Nicomedia, territori circondati da boschi, 100 nuovi scafi di galea. Tutti questi materiali, forniti di alberi, antenne, remi e sartie sono trasportati a Costantinopoli per esservi ulteriormente armati con artiglierie, munizioni ed equipaggi. Nell’arsenale della capitale si provvede, nel contempo, a costruire altre 25 imbarcazioni ed a rimettere in ordine, scegliendo dal materiale esistente, altre 75 galee. Infine Occhiali effettua un’importante riforma nella flotta ottomana facendola equipaggiare all’occidentale, aumentando a bordo il numero dei pezzi di artiglieria e dotando gli equipaggi con archibugi al posto dell’i arco.

NovembreRientra a Costantinopoli con numerose navi cariche di frumento. E’ riconfermato nella sua carica dal nuovo sultano Murad III subentrato a Selim.
1577
Giugno
Lascia Costantinopoli per sorvegliare l’Egeo con una flotta di 32 galee. Ha l’ordine di non navigare oltre Navarino. Con 20 galee, le altre rimangono alla guardia dell’arcipelago, si indirizza nell’Adriatico. Si impadronisce di una nave ragusea, diretta a Napoli dalla Puglia con un carico di frumento.
Agosto novembre
Cattura un’altra imbarcazione, con a bordo sempre frumento, in navigazione per l’isola di Candia. Si aggrava, nel frattempo, la sua inimicizia con l’agà dei giannizzeri Sinan Pascià. A metà novembre rientra a Costantinopoli. Fa riprendere i lavori nell’arsenale. Riprendono le trattative con gli spagnoli, che si concludono ai primi di febbraio dell’anno seguente con la stipula di una tregua.
1578
E’ inviato a Cipro con 50 galee per punire i locali giannizzeri che hanno ucciso il governatore dell’isola Arab Ahmed.
1579
Aprile
Rimane a Costantinopoli alla morte del gran visir Achmet Pascià, sostituito in tale ufficio da Mustafa Pascià.
MaggioImpero ottomanoPersia
Naviga nel Mar Nero con 40 galee per contrastare i persiani mossisi in soccorso dei tartari. Sbarca a Trebisonda (Trabzon) e combatte i georgiani alleati dei persiani; assale un castello. E’ costretto a ritirarsi per la resistenza incontrata.
1581

Maggio luglio

Salpa con 45 galee, sosta a Navarino e giunge ad Algeri a metà luglio. Obiettivo è quello di colpire il re di Fez.(Fès) che si è alleato con gli spagnoli. Il nuovo gran visir Sinan Pascià lo sollecita a non recare danni agli interessi di spagnoli e veneziani.

1582

Agosto

Una squadra di 10 galee parte per il Mar Nero ai suoi ordini per trasportare da Trebisonda a Caffa truppe in appoggio di Osman Pascià, governatore del Daghestan.

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Riprende il mare per Algeri: è questa l’ultima sua comparsa nel Mediterraneo. Nella città pone la sua residenza sul colle Top-Hana, dove fa costruire una grandiosa moschea ed un villaggio chiamato Calabria Nuova. Con gli schiavi cristiani si dimostra magnanimo e tollerante. Consente ad essi di mantenere i propri costumi, la lingua e di svolgere le funzioni religiose in latino. Prima di morire disporrà che essi possano continuare ad abitare gratuitamente nelle loro case e che tale privilegio sia tramandato da padre in figlio.

1583

Giugno

Scorta ad Alessandria Ibrahim Pascià.

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7 brigantini di corsari di Trapani scorrono lungo le coste africane ed attaccano una galea che fa parte della sua flottiglia: intervengono le altre navi della sua squadra che  si impossessano di 3 brigantini siciliani. Tra ottobre e novembre è segnalata la sua presenza nell’arcipelago suscitando con ciò forti timori sia a Candia che in Dalmazia.

1585
Entra in urto con il suo antico schiavo Hassan Veneziano (Venedikl), divenuto beylerbey di Tripoli. Quest’ultimo, infatti, non gli ha inviato il dono abituale riservato al kapudan pascià, il comandante della flotta. Occhiali cerca allora di allontanarlo con l’armata del Mar Persico fino alle Indie spedendolo a combattere i portoghesi. Le sue trame sono vanificate dal rivale, che trova aiuto in Gazzufer, il capo degli eunuchi bianchi del Serraglio imperiale, suo compatriota, nonché   potente protettore. Negli ultimi anni della sua vita Occhiali concentra la sua attenzione nella costruzione di moschee, in particolare di una sulle sponde del Bosforo costruita dal più famoso architetto dell’impero ottomano, Mimar Sinan; fa pure fronte alle spese necessarie per le riparazioni al cantiere navale di Sarayburnu vicino al palazzo del sultano di Topkapi.
1587
Luglio

Muore in condizioni che nessun cronachista, all’epoca, si azzarda a riportare: poeti e storici successivamente hanno avanzato varie ipotesi che vanno dall’avvelenamento da parte di uno schiavo cristiano, alla sua uccisione, mediante taglio della gola da parte del suo barbiere, alla morte tra le braccia di una schiava greca, all’ictus. Secondo recenti fonti ottomane Occhiali si reca alla moschea, dice la sua preghiera, distribuisce le usuali elemosine e ritorna al suo palazzo. Sono venti giorni che non sta bene. Il suo dottore lo ammonisce a non avere rapporti carnali. Non se ne dà per inteso e muore tra le braccia di una giovane donna. Il decesso avviene nel suo palazzo, un complesso ancora oggi visibile, dove si trova la sua tomba, una moschea, una scuola coranica ed un “hamman”. In esso sono trovate 50000 monete d’oro; anche la vendita delle sue proprietà frutta altre 500000 monete che sono tutte trasferite al tesoro dello stato come i 1300 schiavi. Per finire alcuni autori descrivono la sua morte come un assassinio a bordo di una nave per avere dato della prostituta alla figlia del sultano, moglie del gran visir. La sua storia è raccontata da Miguel de Cervantes che la ha appresa  durante la sua prigionia ad Algeri.

CITAZIONI

“Aveva un’orrenda cicatrice all’avambraccio – se l’era guadagnato a Chio reprimendo da solo un ammutinamento di schiavi -, la testa deturpata, era famoso per il suo odio contro i cristiani e famigerato per le crudeltà. ..Astuto, crudele e con la testa tignosa.. Il migliore combattente di mare del sultano. Il suo comportamento abituale sembrava dettato da animosità contro il paese e la fede della sua adolescenza.” Beeching

-“Sappiamo che aveva la voce roca, tanto da non poter essere compreso sopra i cento metri”. Guglielmotti

-“Valentissimo marinaio,..prode ed esperto.” Granzotto

-“Ejus maris, et omnium litorum peritissimus…Vir acri ingenio.” Conti

-“Gran corsaro, e notabile capitano dell’età nostra…avanzando di militare scienza, e disciplina; di prudenza, e d’astutia nel condurre, e commandar armate; e di fortuna nell’espugnar fortezze, e nel guadagnare i regni, l’uno e l’altro Barbarossa forse, e Draguto ancora.” Bosio

-“Prattico del mare.” Sagredo

-“La sua fama di inafferabile predatore si spargeva fra le genti del Mediterraneo.” Monterisi

-“Non solo era fedelissimo al sultano ma era un capo sotto tutti gli aspetti: scaltro, deciso, carico di energia e di iniziative. Il suo cervello..sprigionava scintille d’immaginazione. In più egli s’era formato alla scuola di Dragut.” Panetta

-Da una canzone francese ai tempi della battaglia di Lepanto:“ Va au bapteme tout de suite, pur ton bien/ et rend Alger à bannière d’Espagne…/ Ne tarde plus, va vite/ A Rome, à genoux aux pieds du Saint Père. ” De Haedo

-“ Di nazione calabrese, schiavo e tenuto al remo qualche anno, che poi, rinegado è asceso a tanta stima di savia e di ardita persona, che non ha alcuno il Gran-Signore cui più creda in questa materia (la marina) che a lui…E’ di natura superbo, ma però molto” facile a conceder ogni gratia. E’ ricchissimo di danari, di gioie, di schiavi et de tutte le commodità, ..non tiene conto né di danari, né delli suoi anni, et perciò spende volentieri et vive allegramente.” (Da una relazione di Giacomo Soranzo al senato veneziano, riportata dall’Alberi)

-“E’ questo capitano del mare d’età di più di 70 anni, di natura fortissima e robusta, disordinatissimo e specialmente nelle cose veneree, e per questa causa, d’amico e figliolo che tenesse Assan bassà (pascià di Algeri), per occasione di un giovane, gli è diventato inimico, ed è stato quello che gli ha procurato la rovina sua. Ma per la sua professione è da sua maestà molto amato, parendole non aver nel suo impero persona che sia nelle cose da mare più intelligente di lui.” (Da una relazione di Paolo Contarini al senato veneziano, riportata dall’Alberi)

-“Non sa né leggere né scrivere..E’ uomo di natura crudelissimo ed inumano, specialmente quando entra in collera, che allora ha più sembianza di mostro che di creatura umana, perché si lascia trasportare a stravagantissime iniquità, né v’è alcuno, per grande che sia, che ardisca di parlar seco in quel procinto..Per essere nelle fatiche indefesso, e per essere liberalissimo, viene assai stimato nella sua professione.” (Dalla relazione di Gianfrancesco Morosini al senato veneziano, riportata dall’Alberi)

-“Di statura mediocre, ed assai proporzionata e disposta, di pelo negro, con la barba assai folta, non molto lunga e alquanto canuta, di carnagione bruna e di faccia veramente virile. Ha una ferita sopra una mano, datagli una volta a Scio (Chio) dai propri schiavi, che gli menarono via la sua galera. E’ di complessione collerica e melanconica; molto intendente delle cose marittime…L’Ucchiali è fatto ricchissimo per il governo avuto in Algeri, ma assai più ricco alla sua armata, dove ha comodo di rubare a’ nemici ed alli suoi propri. Ha costui maggior numero di schiavi cristiani di tutti li pascià, e del Gran-Signore medesimo, e si dicono ascendere a mille ottocento.” (Dalla relazione di Costantino Garzoni al senato veneziano, riportata dall’Alberi).”

-“Il più esperto dei comandanti nemici.” Quarti

-“Quando Occhialì, che stava in far primiera (che stava per vincere)/ se viste a presentar flusso de spae (vide presentare le spade lampeggianti)/ volta i calcagni, e sbitta (scappa) a bona ciera (senza indugio).” (Da un canto sulla battaglia di Lepanto riportato dal Quarti)

-“ Era un italiano proveniente dalla Calabria, uno dei numerosi rinnegati che contribuirono al successo in mare dei musulmani durante quel periodo della storia…Uno dei migliori comandanti di mare.” Bradford

-“Dal busto, che la gente delle Castella ha voluto dedicare al suo illustro concittadino la cui realizzazione si deve allo scultore Giuseppe Rito, emerge la personalità di un uomo abituato al comando e alla fatica. Lo sguardo è penetrante, il volto scavato, l’atteggiamento fiero. Dalle imprese che ha compiuto si capisce, che era essenzialmente un uomo d’azione, ma nelle decisioni vi entravano, in larga misura, prudenza, intuizione e astuzia, tutte qualità indispensabili ad un buon comandante.” Romeo

-“Occhiali è un individuo valoroso e intelligente…” Fedozzi

-“La vicenda di Ulug’ Ali, pascià di Algeri ed ammiraglio della flotta ottomana, costituisce la più straordinaria ed affascinante avventura umana cui abbia dato vita la storia della guerra corsara nel Mediterraneo.” Bono

-“Je croy qu’il prit le turban pour cacher sa tigne, qu’on dit l’avoir gardée toute sa vie. Sans s’en défaire, que pour autre chose. » Brantome

-“ Pantero Pantera, capitano delle galee pontificie e autore di un classico trattato d’arte navale, cita più volte Luccialì come un modello d’ammiraglio e gli dedica pagine d’encomio là dove impartisce le norme per istruire i renmatori alla voga.” Bravetta

-“L’histoire remarque qu’avec toutes ses malices ne fut pas moins vaillant qu’ingenieux et rusé, comme il le fit bien paraitre en diverses entreprises, qui luy ruissirent heuresement.” Dan

– Con Kara Ogia” Both men of great account and name among the Turks.” Knolles

– “Ulj Ali se distingua comme administrateur, comme diplomatique mais surtout comme marin.” Coulet du Gard

-“Fue éste un renegado cristiano procedente de Calabria, donde fue hecho prisonero en un asalto pirata. Este contratiempo tronco su vida de campesino con veleidades monasticas por la del galeote al remo de la esquadra musulmana. Diversas causas, entre las que descatan su pericia en las faenas marinaras, sa personalidad y su pronta islamizacion, le elevaron pronto desde la infima condicion de galeote a puestos de importancia y responsabilidad. Tal fue su pericia que pronto le fue confiada la direccion de varias expediciones, dirigidas contra diversos parajes del Mediterraneo occidental.” Masia de Ros

-“He was exceptional in that he was a genuine renegade, who is said to have changed his religion merely to gratify a grudge, continued to visit his relatives in Calabria, and, in spite of his naval exploits, apparently never enjoyed the confidence of the Algerine Turks.” Fisher

-“Les annés 1560 correspondent aussi à une intense activité corsaire, où il écume les mers du Ponant et effectue des razzias le long des littoraux savoyards, italiens et espagnoles…L’apparition des “polices des mers” – courses de surveillance maritime en Méditerranée centrale – conduites par les chevaliers de Malta à partir des annés 1550, puis leur multiplication dans les annés 1560-70, témoignent également de ce dynamisme de la course barbaresque, ainsi que du role joué par Euldj Ali, mentionné régulierement par les archives maltaises.” Brogini

-“Was the last of the grat Corsairs…Died..with the reputation of the most powerful admiral that had ever held sway in the Golden Horn.” Lane-Poole

-“Altro terrore de’ nostri mari, e durissimo flagello a’ cristiani.” Angius

-“Il capitano del mare questa mattina all’alba con improvviso accidente perse la favella et subito passò a miglior vita con dispiacere grandissimo non solo di questo Signor ma di tutta la città, perché veramente turchi hanno perso un buonissimo huomo non solo nella professione del mare, ma anco prattico et intelligente nelle cose del mondo. Era di natione calavrese, di vile condicione et fatto schiavo ha vogato molto tempo al remo con la catena, ma era di tanto spirito et valor che era uscito a tanta grandezza con il suo ingegno (e) con universal stupore. Homo crudelissimo et talmente colerico che non se le poteva parlar, ma perché era indefesso et liberal é stato sempre stimato nella sua professione…Lui procurava sempre che il Gran Signor mandasse fuori armata et per propria utilità che cavava dalli suoi schiavi in questa occasione et per natural sua inclinatione che haveva sempre di star in moto, et la sua vita era il travagliar”. Da una relazione scritta alla sua morte dal bailo veneziano di Costantinopoli Lorenzo Bernardo, riportata dal Fabris.

-“Vivio Ochiali en mucha reputacion entre los turcos. Y absolutamente goberno todas las cosas tocantes a la mar y a los lugares maritimos del Estado del Turco, con mas poder qui quantos Bajas de la Mar tuvieron antes que el…No tenia hijo ni hija. Pero tenia mas de quinientos renegados de su casa, a (los) que sustentaba y llaniaba hijos…Una biografia singular la del calabrés, turco de profesion, que de pobre esclavo- el calabrés  tinoso, Dionisio Galea de le Castella- ascende a las mas altas cotas de poder en Estambul y en el Mediterraneo todo, como hombre mimado por la Fortuna. En el momento de su maxima influencia y poder en los asuntos del mar, se consideraba a si mismo como un hombre de armas y un hombre libre-franco, liberto- y como tal senor de su lealtad y destino; lealtad y destino que termino ligando, de manera consciente y con conviccion, a los sultanes otomanos..En los ultimos anos de vida en Estambul se mostro como un ecuanime y contemporizador hombre de estado y parecio resignado a no moverse de la Puerta, dejando los gobiernos berberiscos a sus hombres de confianza, con frequencia también corsarios muladies como él inicio de sus carreras publicas.” Sola Castano

“Uchali es uno de los protagonistas responsables de que la Sublime Puerta se converta en una de las grandes potencias de la Europa Moderna, la gran enemiga maritima de la cristianidad a la que se teme todas las primaveras cuando se pronostica la “bajada del turco” a las costas de Italia y Espana.” Angel De Bunes Ibarra nel presentare un volume di Emilio Sola Castano

-“Turkish sources which are not reluctant to mention the origin of muhtedi’s (il passaggio da una religione all’altra) does not mention Uliddj Ali’s. Even Kamus-ul Alam, the first modern Turkish encyclopaedia published in 1890’s present him as a Turk from Anatolia. His Italian origin is no longer questioned. It is accepted that he was captured by Ali Ahmed Reis who gave him his name when embraced Islam. On the other hand we have information from his contemporary sources, concerning his activities as a Turkish corsair and admiral.” Kologlu

“Colpito dalla tigna, indossava sempre un turbante e era chiamato “il tignoso” o “il calvo”…L’immagine di Ulug’ Alì colpiva tanto l’immaginazione dei contemporanei, in Africa, in Turchia, o presso i Cristiani, che molti autori, perfino storici, gli attribuirono, senza minimamente preoccuparsi della verosomiglianza, e senza alcun discernimento, un gran numero di imprese, spesso azioni sconcertanti, davvero curiose e stravaganti, o del tutto immaginarie, o ancora ispirate alla vita di altri rais.” Heers

-“Con lui ha termine la razza dei grandi pirati.” Gosse

-“Cervantes, che fu schiavo ad Algeri, ne parla con ammirazione e assicura che “trattava con grande umanità i suoi schiavi”. Gli inviati veneziani che lo conobbero in vecchiaia, quando viveva nel lusso a Costantinopoli, non nascondono il livore di fronte a questo meridionale ” nato vilissimamente” che ha fatto una tale carriera, e insinuano che “non sa né leggere né scrivere”, ma non nascondono neppure l’invidia per un vecchio gagliardo e straricco, che non si nega  nessuno di “quegli piacer che sogliono haver li giovani.” Barbero

-“Nello scenario mediterraneo la sua scomparsa suggellava  la fine di un’epoca a dir poco gloriosa: era, infatti, l’erede di Barbarossa e di Dragut e nessuno,  come  sottolinea Braudel, “incomincerà una carriera analoga alla sua”, nessuno avrebbe potuto, o meglio, sarebbe stato in grado di rivivere una così straordinaria avventura, quella di un “uomo di frontiera” di umili origini, conteso da due mondi (nonché due “culture”) diametralmente opposti e inscidibilmente connessi. Asceso per il suo indubbio merito alle più alte cariche dello Stato, era vissuto in grande sintonia con tre Sultani che ne avevano apprezzato le doti non comuni in un particolare momento storico antecedente e successivo alla battaglia di Lepanto. Incursioni e schiavitù, rinnegamenti e traffici commerciali, come pure conflitti e paci, accordi diplomatici e reti spionistiche, avevano caratterizzato la vita di Uccialì, un calabrese “di successo” nella Costantinopoli del Cinquecento, un grande ammiraglio ottomano la cui “fortuna” e generosità erano divenute “leggenda” per tanti meridionali del suo e del nostro tempo.” Mafrici

 

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