Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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DALI MAMI (Dalahimat) Corsaro barbaresco

DALI MAMI (Dalahimat, Alì Hamet)  Corsaro barbaresco. Greco. Ammiraglio di Algeri.

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Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

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Ha l’incarico di ammiraglio di Algeri e di governatore dell’isola di Gerbe (Djerba).

1540

 

 

 

 

 

 

Agosto

In proprio

Impero

Prepara una flottiglia di 16 navi (7 galee, 2 brigantini e 7 fuste) per scorrere lungo le coste spagnole. Mami Dali si imbarca sulla galea capitana; su un’altra, tolta in precedenza ai cristiani, naviga il rinnegato Caraman Alì che ha il comando delle truppe da sbarco; la “Paloma” è comandata da Alì Caur, un ex-schiavo fuggito da un mercante Gibilterra dove, peraltro, si era convertito ricevendo il battesimo con il nome di Martin Juan. Altro fuggitivo da Gibilterra è Daide Arrais che ha il comando di una fusta. Nella flottiglia sono imbarcati 3000 combattenti; altri 3000 cristiani sono legati ai remi. La formazione salpa da Algeri a fine mese.

Settembre

 

 

 

 

Dopo due scali a Sarfel ed a Ténès per imbarcarvi altre milizie Mami Dali distacca un brigantino verso il Pennone di Velez de la Gomera per avere informazioni sulle navi presenti nello stretto di Gibilterra. Le notizie sono rassicuranti: le galee spagnole si trovano, infatti, nelle acque siciliane ed a Gibilterra non si ha alcun sospetto per il prossimo assalto. Inoltre gli abitanti sono occupati fuori città per i lavori della vendemmia. La flottiglia punta su Melilla; avvistata, sono messe all’erta per la sua presenza le autorità di Malaga; queste ultime avvertono quelle di Gibilterra; pure Cadice (Cadiz) e Tarifa sono poste in allarme. I responsabili della difesa del promontorio si limitano a rafforzare i presidi dei due forti sul mare, la Calata del Laudero ed Alamadravilla. I barbareschi sbarcano di notte nel litorale di Alamadravilla; negli stessi paraggi incrocia un brigantino condotto da alcuni rinnegati e da ex-schiavi che conoscono il terreno e che sono alla ricerca di informazioni. Costoro comunicano  che è possibile uno sbarco di sorpresa davanti alla porta cittadina. Per maggiore sicurezza la squadra corsara si dirige alla Calata del Laudero e si presenta, sempre nottetempo, come avanguardia dell’armata di Bernardino de Mendoza giunta nel porto per le operazioni di carenaggio. I corsari si mettono alla fonda tranquillamente nonostante che non siano stati sparati i rituali colpi a salve in onore della città e dell’eremo della Vergine d’Europa. Il mattino seguente avviene lo sbarco di 700/900 corsari divisi in tre squadre. Gli abitanti del borgo più vicino, quello di Arrabal, scambiano i primi colpi di arma da fuoco per spari di ubriachi. I corsari giungono al monastero di San Francesco e lo trovano abbandonato: ogni casa di Arrabal viene derubata. L’alcalde di Gibilterra, il marchese di Santa Cruz, è al momento assente dalla città a causa dei suoi incarichi: in ogni caso ha posto alla sua difesa il luogotenente Este. Quest’ultimo ritiene  la posizione inespugnabile e non ha provveduto a rendere adeguate le sue difese nell’ipotesi di un attacco improvviso dal mare. I corsari assalgono la fortezza di Barcina dove si sono rifugiati donne e bambini. La morte di due capitani, che hanno condotto le operazioni contro le mura, demoralizza gli attaccanti che si ritirano verso le loro navi indisturbati conducendo con sé 69 schiavi. Sempre nello stesso arco temporale (quattro ore) i corsari hanno il tempo per appropriarsi di tutte le navi ancorate nel porto con l’eccezione di una galea bastarda del marchese di Santa Cruz e di 2 legni appartenenti ad alcuni mercanti bretoni che hanno in precedenza scaricato le loro mercanzie (i danni subiti sono valutati in 3000 ducati). Nel frattempo dal forte della Carrahola si continua a sparare contro le navi corsare e da Jerez sta per intervenire un contingente di cavalleria. Per tali motivi Dali Mami giudica opportuno uscire dal porto. Si pone a Mayorgas: nel successivo sbarco sono sfondate numerose botti di vino destinate alle Fiandre ed è distrutto un allevamento di maiali. Inizia con Caraman Alì le trattative per il riscatto dei prigionieri: per la liberazione di una sola persona sono richiesti 1000 ducati; per i rimanenti la somma pretesa ascende a 6000 ducati. A metà mese giungono dal Levante a Gibilterra 2 navi cariche di panni e di sparto. Sono catturate da una galeotta; nell’azione, tuttavia, viene ucciso dalle sentinelle appostate sul lido il capitano. Tale perdita provoca Caraman Alì che, per poco, non fa saltare ogni trattativa per il rilascio dei prigionieri. Nell’attesa del pagamento effettivo del riscatto sono saccheggiate altre 2 navi ed i loro equipaggi sono fatti prigionieri: un’imbarcazione sta trasportando un carico di frumento; la seconda, guidata da alcuni biscaglini cerca la fuga ed è catturata dopo essersi arenata in alcuni bassifondi. Trascorrono altri due giorni e Dali Mami stabilisce di abbandonare la costa spagnola per puntare sui litorali africani al Cantile de Pescadores. Da qui ritorna verso Velez de la Gomera: lo insegue una fregata con a bordo il denaro necessario per il riscatto dei prigionieri. Fatta sosta a Velez de la Gomera pensa di ripetere la medesima scorreria ai danni di un’altra località costiera spagnola. Prima vuole conoscere dove si trova la flotta imperiale di Bernardino de Mendoza: invia in avanscoperta, a tale fine, una galeotta agli ordini di Alì Caur e di Mehemet Rais. Costoro prendono terra lungo la costa di Granada presso Almunecar;  vengono informati dai moriscos che la flotta si trova al momento nelle acque italiane ed è pronta per il rientro in Spagna. A fine mese prosegue per Algeri timoroso del possibile arrivo degli avversari. Litiga con Caraman Alì sulla strategia da seguire; Dali Mami, contrario ad ogni scontro, si dirige su Algeri con la sua galea bastarda. Caraman Alì si mette al suo inseguimento e minaccia di considerarlo come nemico nel caso in cui egli continui nei suoi propositi. Dali Mami cede e si collega nuovamente con l’altro corsaro: entrambi prendono la decisione di raggiungere l’isola di Alboran e da qui depredare le coste di Malaga, Motril ed Adra; di navigare poi al largo di Almeria e di rientrare a fine campagna ad Algeri.  

Ottobre

 

 

 

 

Incrocia nei pressi dell’isola di Alboran. Si imbatte nella flotta di Bernardino di Mendoza che, per nascondere la sua forza, dispone le sue navi su più linee. I corsari scambiano le navi imperiali per un convoglio mercantile. Quando si avvede del proprio errore Caraman Alì fa scaricare tutti i suoi pezzi di artiglieria sui legni nemici. Gli avversari, a loro volta, riescono a colpire con i loro cannoni una galea ed a abbordare una galeotta. Il combattimento si fa sempre più feroce e termina con l’abbordaggio generalizzato delle navi corsare da parte degli spagnoli. Caraman Alì cade ucciso; Dali Mami è fatto prigioniero dopo essere stato ferito gravemente da un colpo di archibugio. I galeotti cristiani si ammutinano ed i barbareschi cercano scampo gettandosi in mare. Sono catturati 500 corsari; 700 sono i turchi ed i mori uccisi; tra gli spagnoli si contano 200 morti. 750 cristiani vengono liberati dal remo. Della flottiglia di Algeri si salvano 4 navi con la fuga. 15 unità, viceversa, restano nelle mani degli imperiali, 10 galee, compresa la bastarda di Dali Mami, 4 galeotte da 20 banchi su 18 e la galea capitana di Caraman Alì. L’armata vittoriosa giunge a Malaga ed i prigionieri sono qui scaricati. Dali Mami è condotto a Malaga.

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Viene liberato mediante il pagamento di 5000 ducati e l’affrancamento di un considerevole numero di schiavi cristiani.

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