Abraham Duquesne

Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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ABRAHAM DUQUESNE  Di Dieppe. Calvinista. Barone d’Indre, marchese d’Estampes e di Quesne.

1608 – 1688 (febbraio)

Nell’immagine: Ritratto di Abraham Duquesne, olio su tela di Antoine Graincourt, Versailles

Anno, meseStato, in proprioAvversarioAzioni intraprese ed altri fatti salienti
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Eredita una flotta di mercantili e di navi ben armate, prede catturate nel corso degli anni da suo padre Abraham cui il cardinale Richelieu ha concesso una patente di corsaro. Si rivela fin da giovane molto abile negli scontri navali. Viene protetto del cardinale de Sourdis, arcivescovo di Bordeaux;  comincia a salire i primi gradini nella flotta reale.

1619In proprioPaesi BassiNaviga con Augustin Beaulieu, socio del padre. Ha il comando di un petacchio con il quale cattura un bastimento olandese.
1628FranciaInghilterraGli è affidato un vascello all’assedio di La Rochelle.
1635 

 

 

 

 

 

MaggioFranciaSpagna

Al servizio del re di Francia con il fratello Jacob. Gli spagnoli del re Filippo IV attaccano le isole di Sainte-Marguerite e di Saint-Honorat. Il conte di Harcourt ed il de Sourdis comandano la flotta francese. Abraham Du Quesne, che naviga a bordo del “Neptune”, prende parte ad uno scontro in cui gli avversari sono sconfitti: attacca il vascello ammiraglio di Rodrigo de Velasco che rimane ucciso nel corso del combattimento. Gli spagnoli sono messi in fuga con la perdita di 5 galee e di un numero considerevole di uomini. I francesi lamentano, viceversa, la perdita di 3 galee.

1638 

 

 

 

 

 

Agosto 

 

 

 

Agli ordini del de Sourdis prende parte alla battaglia navale di Guétaria.
1639 

 

 

 

 

 

AgostoFranciaSpagna

Affianca ancora il de Sourdis contro gli spagnoli in un’azione a La Coruna dove si trova  la flotta spagnola, in partenza per i Paesi Bassi per trasportarvi truppe e denaro. Il Du Quesne è coinvolto nell’azione volta ad isolare il porto;  viene ferito da un colpo di moschetto al mento in un’operazione a San Antonio nei pressi di Santander.

1641 

 

 

 

 

 

Luglio 

 

 

 

Viene impiegato nel blocco del porto di Tarragona.
Settembre 

 

 

 

A fine mese con 5 brulotti prende parte alla battaglia di Tarragona in cui i francesi combattono contro la flotta di Melchiorre Borgia, forte di 29 galee e di 40 brigantini. Nello scontro il Du Quesne ha modo di danneggiare con il suo vascello numerose navi nemiche.

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Allorché il Forbin cade in disgrazia con un caposquadra ed altri undici capitani, fra i quali vi è il Paul, indirizza una protesta a suo favore. Non esita pure a sfidare l’inimicizia del cardinale Richelieu andando a trovare il viceammiraglio nel suo confino di Carpentras.
1642 

 

 

 

E’ ancora ferito davanti a Barcellona.
1643 

 

 

 

 

 

Settembre 

 

 

 

Viene di nuovo ferito nella battaglia che si svolge al Capo Gata dove il Maillé- Brézé sconfigge  gli spagnoli. Il Du Quesne ha sempre il comando di un vascello.

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Cade in disgrazia il cardinale de Sourdis; muore anche il cardinale Richelieu. Con la loro scomparsa i rapporti del Du Quesne con le alte gerarchie della marina soono destinate a peggiorare. Abbandona la Francia.

1644SveziaDanimarca

Passa al servizio del re Gustavo Adolfo di Svezia. E’ nominato viceammiraglio della flotta svedese. Contrasta i danesi che assediano Gotemborg. Disperde gli avversari che sono costretti a lasciare le operazioni di assedio; desola le coste danesi dell’Holstein. Ha un nuovo scontro con la flotta danese a Femmeren; abborda con 2 navi il vascello ammiraglio “Patience” e se ne impossessa dopo un furioso scontro in cui cade ucciso il capitano nemico Pors Mund. Il re di Danimarca si è trovato a bordo di tale nave fino al giorno precedente questo combattimento in quanto ha dovuto lasciarla a causa di una ferita ad un occhio riportata in una precedente battaglia navale.

1646 

 

 

 

 

 

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Durante i festeggiamenti del matrimonio del fratello Jacob con la figlia del calvinista Jean Guitton il Du Quesne inizia la sua riconciliazione con le autorità della marina francese. Fa da mediatore nell’acquisto di 4 vascelli svedesi da parte del re di Francia Luigi XIV e riceve il cardinale Mazarino a bordo della sua nave “Jupiter”.

1647FranciaSpagna

E’ richiamato in Francia; ha il comando di un vascello all’assedio di Piombino.

Giu.A metà mese rimane ferito nello scontro navale che si svolge nelle acque dell’isola del Giglio, al largo del Monte Argentario, in cui rimane ucciso il Maillé-Brezé.
1649 

 

 

 

Segue il duca di Richelieu nel regno di Napoli ,dove il capoluogo si è ribellato agli spagnoli. Si impadronisce delle navi olandesi guidate da Corneille Jansen e Clas Cat.

1650 

 

 

 

 

 

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                                    Arma a sue spese alcuni vascelli (il cui comando è affidato ai fratelli minori) per bloccare l’attacco spagnolo nella Garonne. Si imbatte in una squadra inglese. Gli si ordina di abbassare la sua bandiera in segno di resa. Accetta lo scontro;  le navi nemiche si ritirano disalberate o crivellate di colpi. Si ferma a Brest; fa riparare i suoi legni e riprende la propria strada.

Ottobre 

 

 

 

Alla testa di 63 vascelli, brulotti e galeotte, partecipa all’attacco di Bordeaux. La città capitola ai primi di ottobre. Nell’anno il sovrano lo nomina  barone d’Indre, una piccola isola nei pressi di Nantes, in cui sorgono importanti cantieri navali fatti sviluppare dal Mazarino.       .

1651/1653 

 

 

 

Nel 1651 cattura la nave olandese “Sainte-Marie de Harbourg”, di proprietà di Henri Broucqueman. Sorge una disputa giudiziaria alla fine della quale è costretto ad abbandonare la nave con il relativo carico (lana, indaco ed altre merci destinate a Le Havre) in cambio della somma di 54000 lire tornesi. Nel 1653 altre 4 navigli olandesi subiranno la medesima sorte.

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I suoi rapporti con la corte si raffreddano nuovamente. Si sposa con una cattolica di Rouen ed avrà quattro figli.

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Arma alcune navi che gli riportano prede importanti: diviene ancora più ricco. I fratelli incominciano a spostare il baricentro degli affari da Dieppe a Nantes.

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Vorrebbe rientrare nella marina svedese; la sua candidatura non viene accettata perché malvisto dall’ammiraglio di Svezia.

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In Francia i suoi affari vanno di bene in meglio: arma navi, fa il banchiere, presta denaro anche ad usura. I suoi fratelli Jacob ed Etienne muoiono in mare l’uno dopo l’altro. Nel 1659 si prepara a vendicarsi degli spagnoli con l’invio di 5 vascelli nell’America del Sud per colpire le loro installazioni commerciali. Il progetto sfuma a seguito della firma della pace dei Pirenei stipulata nello stesso anno.

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Ai vertici della marina il Du Quesne ha sempre tenuto dei rapporti privilegiati con Nicolas Fouquet: allorché quest’ultimo cade in disgrazia chiede la protezione del Seignelay (figlio del Colbert) e ritorna al servizio della flotta reale.

1665FranciaCorsari barbareschi

Opera con il Paul, senza grandi risultati, al largo delle coste maghrebine.

1666 

 

 

 

 

 

Giugno luglioFranciaInghilterra

Costeggia il litorale portoghese. Scorta una principessa francese destinata a sposarsi con il re del Portogallo.

Agosto 

 

 

 

Si collega a La Rochelle con il Beaufort. Giunge a Dieppe e qui è informato che gli alleati olandesi si sono ritirati all’isola di Texel.

1669Francia 

 

Diviene luogotenente generale. Gioca un ruolo importante nella riorganizzazione della marina francese.

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Opera alle isole Canarie, a Cadice (Cadiz) ed in Guinea.
1672 

 

 

 

 

 

GiugnoFranciaPaesi Bassi

Milita agli ordini del d’Estrées con il titolo di luogotenente generale. Naviga a bordo del vascello “Terrible” dotato di 70 cannoni. I francesi sono posti all’avanguardia. In testa è il Du Quesne. La formazione scelta è quella in linea. Ai primi del mese, spinto da un vento d’est-nord est, l’ammiraglio avversario de Ruyter si presenta all’improvviso ad Hollesley Bay dove si trova la flotta anglo-francese. Gli inglesi del duca di York si spingono a nord, il d’Estrées, forse non comprendendo il piano dell’ammiraglio inglese, prende la direzione verso sud al fine di avere più ampio spazio di manovra. La flotta francese in tal modo si trova separata dal resto delle navi alleate. Il giorno seguente della battaglia di Solebay gli olandesi si trovano sotto vento e la formazione del Du Quesne supera la retroguardia nemica che sta battendo in ritirata. E’ richiesto il suo intervento dal duca di York. Se ne resta inesplicabilmente inattivo nonostante le pressanti richieste espresse  con gli opportuni segnali. Come motivo allega la mancanza di una formalità, a suo dire necessaria per aprire il fuoco: l’appoggio con due colpi di cannone alla comparsa della bandiera rossa, il segnale di combattimento; accusa pure il d’Estrées che, in effetti, non ha alcuna esperienza di mare, di essere un incapace. Come risultato viene sostituito nel comando dal marchese di Martel.

1673 

 

 

 

 

 

Giugno 

 

 

 

Sempre agli ordini del d’Estrées partecipa alla battaglia di Schooneveldt nella quale si scontra con la squadra olandese di Cornelis Tromp.

1675 

 

 

 

 

 

Gennaio febbraioFranciaSpagna Paesi Bassi

Il comando delle galee è dato a Louis-Victor Montemart de Rochechavart, duca di Vivonne, fratello di Madame Montespan amante del re Luigi XIV. Costui giunge in Sicilia con il titolo di viceré; il Du Quesne ha sempre l’incarico di luogotenente generale. A  gennaio si trova davanti a Messina. Si prepara a soccorrere i difensori della città; si colloca all’avanguardia del convoglio a bordo del “Saint-Esprit”, 70 cannoni. A metà febbraio il Vivonne è nei pressi di Stromboli con 9 vascelli, 3 brulotti ed alcune navi da carico. Gli sono addosso 20 vascelli e 16 galee spagnoli. L’ammiraglio francese divide la sua flotta in tre squadre: il Du Quesne viene collocato all’ avanguardia, il capitano generale si pone al centro, mentre il marchese di Preuilly si piazza in coda. Il vento è favorevole ai francesi. La flotta spagnola, guidata dal comandante della flotta oceanica Melchior de la Cueva, avanza; in prima fila vi è la galea ammiraglia del marchese del Viso Enrique de Bazan. Il marchese del Viso tenta, invano, di speronare il vascello del Du Quesne; il Vivonne si muove in soccorso della propria avanguardia con lo “Sceptre” ed altri 2 vascelli. I francesi, inferiori di numero si trovano in difficoltà allorché sulla linea dell’orizzonte appare il Valbelle accorso da Messina con 4 vascelli. Quest’ultimo prende alle spalle le galee del marchese del Viso. Si scompagina anche la linea dei vascelli nemici e gli spagnoli si danno alla fuga, chi verso Milazzo, chi (come Melchior de la Cueva) verso Napoli abbandonando alla sua sorte il vascello “Nuestra Senora del Pueblo” (44 cannoni e 200 uomini di equipaggio)  conquistato dal Du Quesne. La vittoria costa ai francesi 200 uomini tra morti e feriti. Il Vivonne viene nominato maresciallo di Francia.

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Il Vivonne lo invia a corte alla ricerca di rinforzi per la flotta nel Mediterraneo.

1676 

 

 

 

 

 

GennaioFranciaSpagna Paesi Bassi

Il Du Quesne ha il comando della squadra di Tolone (Toulon). Alla testa di 30 vele (tra cui vi sono 20 vascelli e 4 brulotti) va incontro agli olandesi del de Ruyter che si sono appostati alle isole Lipari. Si colloca, secondo l’uso, al centro dello schieramento; in testa vi è Preuilly ed in coda il Gabaret. Si scontra con gli avversari al largo di Stromboli. Le due flotte seguono inizialmente una rotta parallela verso sud allorché il Du Quesne fa cambiare direzione alla sua formazione e si getta obliquamente contro gli avversari. Utilizzando tale tattica gli attaccanti si espongono al fuoco delle batterie olandesi cui possono rispondere solo in modo parziale. Il Preuilly aggredisce con forza l’ala comandata dal Verschoor, affonda il vascello “Essen” ed uccide l’ ammiraglio nemico che gli si contrappone. Quando de Ruyter, a sua volta, pressa da vicino il “Pompeux” del Valbelle, il  Du Quesne interviene con il “Saint-Esprit” e  lancia contro la nave ammiraglia dell’ avversario un brulotto dietro l’altro per incendiarla; da ultimo, spinge il Tourville con 4 vascelli contro la retroguardia del Den Haen nel vano tentativo di accerchiare quest’ultima. Dopo sei ore di lotta Du Quesne vede venire in suo soccorso da Messina la squadra del d’Alméras (10 vascelli) mentre de Ruyter è raggiunto dalla flotta spagnola. L’ ammiraglio francese non vuole rischiare un’altra battaglia navale  preferendo guidare il suo convoglio in un periplo della Sicilia per non avere contatti con gli avversari.

Aprile 

 

 

 

Esce da Messina con 30 vascelli, 3 fregate e 7 brulotti. L’avanguardia è agli ordini del marchese di Alméras, la retroguardia del marchese di Gabaret. Gli olandesi e gli spagnoli, comandati dal de Ruyter, dispongono di 27 vascelli, 6 fregate leggere, 4 brulotti e 9 galee. La battaglia si svolge di pomeriggio, di fronte all’Etna. Il corpo spagnolo comandato da Francisco Pereira Freire de la Cerda si allontana sottovento spinto da una brezza leggera proveniente da sud: ciò provoca un certo ritardo nell’intervento della retroguardia olandese. De Ruyter si lancia con veemenza sulla squadra dell’Alméras; è ferito il capitano della “Fidèle”, ucciso quello del “Vermandois”; è pure ammazzato Guillaume d’Alméras, il cui secondo, a bordo del “Lys”, non informa dell’accaduto il Valbelle, cui spetterebbe per regolamento il comando della squadra per la parte restante delle operazioni. Il Du Quesne si attiva; viene contenuto dal de la Cerda allorché, al crepuscolo, il capitano spagnolo riesce a prendere contatto con i francesi; il Gabaret circonda 7 vascelli della retroguardia. Una pallottola colpisce  de Ruyter sopra la caviglia del piede sinistro e gli sfracella la gamba; l’ammiraglio olandese, inoltre, cade e si ferisce alla testa. La vittoria arride in tal modo ai francesi; 5 vascelli dei Paesi Bassi devono essere rimorchiati a Siracusa dalle galee spagnole tanto sono ridotti in cattive condizioni. La flotta francese ritorna vittoriosa a Messina: in conseguenza delle sue scelte sul campo, il Du Quesne d’ora in avanti dovrà sopportare la gelosia del Valbelle che si è sentito defraudato dalla sua decisione di non informarlo dell’accaduto.

Maggio 

 

 

 

Concede un salvacondotto al vascello che riporta nei Paesi Bassi il corpo di Adrianszoon Michiel de Ruyter, deceduto nella battaglia di Augusta.

Giugno
Agli ordini del Vivonne prende parte all’attacco della flotta olandese ancorata nel porto di Palermo: nell’occasione sono affondati o dati alle fiamme 10 vascelli avversari. Rientra in Francia per condurre in Sicilia nuovi rinforzi. Al suo ritorno nell’isola trova che il Callemburgh, che ha preso il comando dell’armata olandese, si è ritirato verso Napoli.
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Si reca a corte. Acquista Bouchet, presso Estampes, e ne sarà nominato marchese due anni dopo.

1680 

 

 

 

 

 

AgostoFranciaCorsari barbareschiInsegue Mustafa Chiquetto e si colloca davanti a Tripoli.
1681 

 

 

 

 

 

Maggio luglio 

 

 

 

Prende il mare da Tolone con 7 vascelli. Suo secondo è il Tourville. Dà la caccia ai corsari tripolini; li insegue e li assedia nel porto di Chio (Khios), nell’arcipelago controllato dai turchi: quando il governatore dell’isola si rifiuta di espellere i corsari il Du Quesne bombarda la località e blocca il porto. Distrugge 8 galee nemiche, costringe i corsari a venire a patti ed a restituire le prede. Di seguito con i suoi vascelli tiene a bada 33 galee turche giunte appositamente da Costantinopoli (Istanbul). 80000 corone, pagate da alcuni mercanti francesi alla Porta, metteranno fine a qualsiasi velleità ottomana di guerra.

1682 

 

 

 

 

 

Luglio agostoFranciaAlgeri

A metà luglio salpa nuovamente da Tolone con 9 vascelli di linea; sono con lui collegate 5 galee del luogotenente generale de Noailles; 5 galeotte lanciabombe, piccole chiatte inventate e comandate da Renau d’Eliçagaray che, oltre ad alcuni cannoni, montano 2 mortai, collocati su supporti mobili,  capaci di gettare bombe ad una distanza di circa un chilometro e mezzo; 3 brulotti; alcuni vascelli a flauto e diverse tartane completano la formazione. Il Du Quesne naviga nel vascello “Le Vigilant”. Solo a fine mese è davanti ad Algeri a causa del cattivo tempo; la flotta si dispiega ad arco davanti al porto per colpire con i suoi pezzi i 160 grossi cannoni dei forti Bab-el-Ouad, Bab-Azzoum e quelli della  torre del Fanale posti a difesa del porto. Le galeotte tirano con i mortai direttamente sulla città.

Settembre 

 

 

 

Una galea, 3 brigantini ed alcune barche lunghe, lanciate di notte dal dey Baba Hassan per affondare le galeotte, cadono sotto il fuoco dei vascelli “Gruelle”, “Bombarde” e “Vaillant” e vengono respinti. Il suo luogotenente, il Tourville, propone di forzare l’ingresso del porto con alcune scialuppe precedute da 2 galeotte lanciabombe ed appoggiate dalle galee. Il Du Quesne non crede alle novità; rimprovera il Tourville e preferisce chiudere l’imboccatura del porto con navi cariche di pietre. A metà mese abbandona la rada di Algeri a causa di una burrasca che lo costringe a prendere d’urgenza la rotta per Tolone: con il recente bombardamento nella città è stata distrutta la moschea principale; un centinaio di case hanno subito la medesima sorte; 700 sono le vittime nelle strade. Nel periodo è nominato marchese di Quisne.

1683 

 

 

 

 

 

Maggio 

 

 

 

Salpa da Tolone con 6 vascelli da guerra; dà appuntamento a galee, galeotte lanciabombe (7) ed agli altri bastimenti della sua flotta all’isola Formentera. Transita al largo di Barcellona ed è informato delle scorrerie dei corsari algerini. Distacca il Tourville ed il Lhéry che catturano un vascello di 14 cannoni e 150 uomini di equipaggio: sono liberati 30 schiavi.

Giugno 

 

 

 

Ritorna a navigare davanti ad Algeri. Le galeotte, protette dai vascelli e da una schiera di canotti, incominciano a tirare con estrema precisione sul molo, sulla torre del Fanale e sulle navi bloccate nel porto. E’ colpito pure il palazzo del dey. Il Du Quesne esige il pagamento di un riscatto da parte del dey, la consegna dell’ammiraglio Hassan Mezzomorto in ostaggio e per tutti gli schiavi francesi la libertà immediata; ne sono rilasciati in un primo momento 546. Sono accolte le sue richieste per potere continuare nelle trattative. A questo punto Hassan Mezzomorto chiede di potere lasciare la sua posizione di ostaggio per potere seguire, a suo dire meglio, la vicenda del riscatto e dell’affrancamento degli altri schiavi. Hassan Mezzomorto rientra in  Algeri, uccide il dey, si proclama re al suo posto e dà il segnale per aprire il fuoco sulle galeotte francesi. Lo stesso Du Quesne corre il rischio di essere ucciso: riesce a salvarsi solo per l’intervento di un rais algerino da lui fatto liberare in precedenza.

Luglio 

 

 

 

Riprende il bombardamento di Algeri: esso continuerà ininterrotto per due mesi e non cesserà neppure di notte. Gli algerini per rappresaglia uccideranno 22 francesi residenti nella città. In particolare Hassan Mezzomorto fa legare il padre Jean Lavacher ed il console di Francia ad Algeri alla bocca di un cannone e ne ordina l’esecuzione.

Agosto 

 

 

 

A metà mese è respinta una sortita di 3 vascelli barbareschi. Il marchese de la Bretesche, che si trova a bordo della galeotta “Fulminante”, li ferma e dà tempo a Tourville ed agli altri capitani della squadra di intervenire. Il Du Quesne riceve forti pressioni affinché affretti la fine del conflitto: vengono, tra l’altro, preparati a Tolone 2 grossi mortai lanciabombe (uno dei quali può lanciare un proiettile di 84 quintali di polvere da sparo) da essere utilizzati contro Algeri. Il Du Quesne si rifiuta di usare tali mezzi ed abbandona il suo incarico nelle mani del Tourville. Salpa da Algeri ed ha con sé più di 600 schiavi.

Ottobre 

 

 

 

Giunge a Parigi;  viene presentato al re Luigi XIV.
1684 

 

 

 

 

 

Aprile 

 

 

 

Lascia Tolone con 15 vascelli, 20 galee, 10 galeotte lanciabombe, 2 brulotti, 8 vascelli a flauto, 27 tartane ed altri 70 bastimenti a remi.

MaggioFranciaGenova

Passa all’assedio di Genova con il Vivonne ed il Tourville. I francesi prendono come pretesto per il conflitto quello di sostenere le rivendicazioni dei Fieschi i cui beni sono stati confiscati dai Doria cinquant’anni prima. Il Du Quesne naviga a bordo del’”Ardent”, 74 cannoni ed il Tourville sul “Ferme”, 64 cannoni; si prepara a bombardare la città dal mare con 12 altri vascelli e 10 galeotte lanciabombe. Queste ultime, agli ordini del cavaliere di Malta des Gouttes, si collocano davanti alla torre della Lanterna ed ai borghi nei pressi del Bisagno. In dodici giorni vengono lanciati contro Genova 13300 proiettili. Il Du Quesne protesta contro gli ordini del ministro Seignelay; si ritira nella sua cabina e vi resta per tutta la durata della spedizione. E’ così il Tourville ad essere lasciato al blocco della città con 5 vascelli e 4 galee; il Du Quesne ed il Vivonne, viceversa, vengono  spediti dal ministro della marina sulle coste catalane.

1685 

 

 

 

Alla revoca dell’editto di Nantes (che consentiva ai protestanti il libero esercizio della loro religione e la facoltà di accedere alle cariche dello stato), due figli del Du Quesne emigrano all’estero e gli altri due abiurano la fede calvinista; ne seguono l’esempio anche i suoi nipoti, figli dei fratelli. Alcuni di costoro saranno comandanti delle squadre navali del re. Il Du Quesne è autorizzato dal sovrano a vivere in Francia senza mancare al suo credo.

1688 

 

 

 

 

 

Febbraio 

 

 

 

Muore ai primi di febbraio, a Parigi per un colpo apoplettico. Rimane sempre fedele alla fede di suo padre: non ha mai voluto rinnegarla nonostante che per oltre vent’anni gli sia stata offerta la carica di viceammiraglio. Per tale motivo non gli viene reso alcun onore funebre. E’ sepolto nel suo castello di Bouchet. E’ anche proprietario del castello del Moros a Concarneau. Una settimana dopo la sua morte il re ordina il sequestro di tutti i suoi beni. Alla vedova è lasciata la scelta tra l’emigrazione e l’abiura alla sua fede. La donna preferisce rinnegare la fede e conservare, in tal modo,  i suoi beni. Dei quattro figli della coppia, due si convertono al cattolicesimo, mentre gli altri due preferiscono trasferirsi in Svizzera.

CITAZIONI

-“L’homme du royaume qui entend le mieux la navigation…Il se montra l’égal du grand Ruyter…Le mérit principal de notre fameux amiral..Du Quesne, c’est d’avoir..observé les memes principes tactiques de Ruyter.” De la Roncière

-«  Abraham du Quesne ne doit son illustration qu’à lui-meme : ses exploits guerriers font seuls ses titres…C’est lui oter la gloire d’avoir procuré à sa famille l’éclat dont elle joint, d’avoir augmenté le nombre de ceux qui prouvent que le sang roturier produit des héros…Du Quesne fut guidé dans sa jeunesse par un père qui sut connaître et développer ses talens..En temps de paix du Quesne parvouroit les ports de France ; examinoit avec un œil attentif ce qu’on y faisoit ; interrogeoit, avec soin, ceux qui étoient occupés à la marine. Si-tot que la guerre étoit allumée, il alloit sur les vaisssaux du roi ; mettoit en pratique les instructions qu’il avoit prises, et on le trouvoit toujours plus hable qu’auparavant. » Richer

-« Est né et resté plébéien…Duquesne eut un avancement lent et incomplet, ne fut jamais nommé vice-amiral, car il avait contre lui deux choses : sa religion et son caractère. Protestant convaincu, allié aux Guitons de La Rochelle, il résista à toutes les tentations et à toutes les arguments, meme à ceux de Bossuet. Autoritaire, dédaigneux, il était d’un caractère exécrable ; tout était pour lui sujet à critiques,à querelles et ses plaintes continuelles importunaient Colbert et le roi ; cette « humeur incommode » cachait mal d’ailleurs la noblesse se son cœur et la droiture de sa conscience. » Nicolas

-“ Il avait fait la guerre de course dès sa jeunesse. Mais il fallait, pour etre anobli dans la marine, etre un personnage plus qu’exceptionnel, et cette tendence à confier le commandement à la haute noblesse allait etre, pendant de nombreuses années, l’une des pires tares de la marine française…Duquesne était non seulement le plus expérimenté de tous les officiers français mais un combattant et un tacticien capable de saisir tous les avantages de sa situation. Et il avait également une très forte personnalité…Peut-etre ne figure-t-il parmi les grands amiraux. Il fit parfois des erreurs de jugement – poursuite qui suivit la bataille de Solebay…Au lieu d’assister ses officiers dépourvus d’éxpérience, il les couvrait de reproches ; il se plaignait constamment de leur incapacité comme du mauvais matériel qu’il recevait, à tel point que Colbert dut lui signifier que ses récriminations perpétuelles genaient plus le service qu’elles ne l’aidaient et qu’elles irritaient le roi. Mais, corsaire à Dieppe dans sa jeunesse, il était excellent marin et tacticien de tout premier ordre, comme il l’a montré en Méditerranée. Strict en matière de discipline, il pouvait se montrer dictatorial, parfois trop hativement comme à Chio. A part la brève période où il prit du service dans la marine suédoise et les quelques années où il resta à terre à cause de la querelle qui suivit la bataille de Solebay, il combattit et manoeuvra de façon remarquable dans presque toutes les opérations menées par les Français, depuis Guetaria jusq’’aux bombardements d’Alger, et il ne craignait jamais d’affirmer son indépendance et de défier ses supérieurs, comme Segnelay dans l’affaire de Genes, la dernière mission à laquelle il partecipa…Après avoir débuté comme capitaine d’un petit navire dans la marine de Richelieu, il avait vu cette marine s’enliser dans les sables mouvants de la Fronde avant d’aider Colbert à la ressusciter. Bien qu’il n’eut jamais obtenu le baton de maréchal de France du fait qu’il était protestant, il termina ses jours comme le premier officier de marine de son époque, à l’exception de son dernier second Tourville, qui devait lui succéder et le dépasser.” Jenkins

-“C’est celui de nos hommes de mer qui jouit de la plus haute réputation…Il appartient à cette équipe de “mariniers vaillants et rudes”, chère à Richelieu…C’est à Duquesne qu’est du l’essai d’une Académie flottante. Mais il ne se décidera jamais à rédiger le reglèment de manoeuvre qui Colbert sollicite de son expérience. C’est un homme d’épée et non de plume. Il a du caractère, mais un caractère détestable: rien d’un courtisan, un esprit critique jusq’au l’aigreur, une intransigeance irascible que rientre plie et qui le fait dénigrer et honnir par ceux qu’il rabroue. Excellent marin et conscient de sa valeur, il pense crever de douleur quand on le met sous les ordres d’un général de l’armée de terre.” Joubert

-“Duquesne’s Mediterranean triumphs marked the coming of age of the French navy and the culmination of a concerted policy to make France a major maritime power.” Palmer

-“Abraham II fait une longue carrière dans la marine royale française jusqu’ à devenir lieutenant-général des armées navales, le 12 novenbre 1669. Ses deux frères Jacob et Etienne servent  aussi le Roi et accèdent au grade de capitaine de vaisseau. Cette carrière ne tient pas compte du service de ces trois Duquesne dans la marine suédoise, notamment entre 1644 et 1646, ni de leur participation à la course.” R. Barazzutti

-“Est l’un des grandes officiers de la marine de guerre française du XVIIe siècle…Son fils Henri Duquesne..transporte le coeur de son père au temple d’Aubonne, dans la canton de Vaud. (Il) lui compose l’épitaphe suivant en latin dont voici la traduction: Du Quesne fils à son père/ Ce tombeau attend les restes de Duquesne./ Son nom est connu sur totes les mers./ Passant, si tu demandes pourquoi les Hollandais/ Ont élevé un monument superbe à Ruyter vaincu/ Et pouquoi les Français/ Ont refusé une sépulture au vainqueur de Ruyter/ Ce qui est du de respect et de crainte à un monarque./ Dont s’étend au loin la puissance,/ Minterdit toute réponse.” Fr. wikipedia.org”wiki”Abraham-Duquesne

 

Fonte immagine: wikipedia

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