Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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BAGNO Luogo nel quale vengono rinchiusi gli schiavi. Esistono sia negli stati musulmani che in quelli cristiani.

BANCO Ciascuna di quelle tavole sopra le quali siedono insieme tre o più rematori delle navi a remi. Ad ogni banco corrisponde un remo; ad ogni remo tre, cinque o sei uomini; ad ogni galea 24 o 30 banchi per lato; ad ogni galeotta 16 o 20; ad ogni brigantino 12 o 14; ad ogni fregata 8 o 10.

BARBARESCHI Gente della Barberia, del Maghreb.

BARBOTTA Bastimento simile a botti coperte di ferro, in modo da non essere offeso dai proiettili e dal fuoco nemico.

BARCA Naviglio non molto grande, a due vele. Usato in particolare in Italia. Tra gli antichi sta per piccolo palischermo.

BARRA Sbarra orizzontale fissata alla testa del timone per manovrarlo.

BARZA E’ così chiamato un bastimento di 300 e più tonnellate, con tre alberi a vela latina, o tre alberi a pioppo: quello tutto di un solo fusto, che porta tre e più ordini di verghe e di vele; usato nei bastimento da traffico di media grandezza. La barza è utilizzata in guerra.

BASTARDA La galea alta, tonda, larga di poppa: più nave che galea tradizionale. Le galee capitane sono per lo più di questa forma.

BASTIMENTO Nome generico di ogni naviglio. Si possono distinguere:

a) bastimenti italiani esistenti nel Medio Evo: galea, bertone, usciere, nave, cocca, caracca, caravella, barca, galeotta, galeazza, galeone, brigantino, fregata, fusta, saettia, germa, feluca, grippo, palandaria, marano, petacchio;

b) bastimenti italiani successivi al Medio Evo: vascello, fregata, brigantino, goletta;

c) bastimenti da remo: palischermo, lancia, battello, caicco, saettia, schifo, fusta;

d) bastimenti di nome straniero: caramussali, germa, saica, garbo, schierazzo, maona, marcigliana, urca, scialuppa.

BATTELLO Piccolo naviglio, che sta legato ad una nave più grande per le necessità che possono sempre sorgere. Viene dal battere continuo dei remi nell’acqua.

BATTAGLIOLA Ringhiera, formata da aste verticali metalliche fisse o smontabili e da aste orizzontali disposte all’orlo dei ponti scoperti delle navi.

BEILIERA Nome patronimico per significare una galea armata a spese di un bey. A ciascuno di tali funzionari turchi, in particolare a quelli che governano le isole dell’arcipelago greco, era imposto dalla Porta di averne a disposizione un certo numero. Tali navi facevano parte dell’armata del sultano e combattevano agli ordini di un capitano generale.

BERTONE Il nome deriva dalla storpiatura del termine bretone. Specie di bastimento tondo, molto alto, non molto lungo, di gran corpo, specie verso il fondo. A sette vele quadre; naviga con due coperte; da 500 a 1000 tonnellate; viene usato dagli inglesi, dai fiamminghi e dai bretoni. Bastimento di media stazza, con tre alberi di vela quadra, ha forme larghe ed arrotondate. Lo distingue dalla galea la particolare solidità dello scafo e la profondità della carena che gli consentono di tenere bene il mare. I bertoni maggiori non superano le 800 botti; la loro portata abituale è di circa 500 botti (tra le 140 e le 200 tonnellate), non di rado anche meno. L’equipaggio si aggira sui 60 uomini; la nave è dotata normalmente di 20-30 cannoni.

BEYLERBEY E’ parola turca, composta da beg o bey e beyler che n’è il plurale. E’ il titolo che assumono i governatori dei regni e delle province dell’impero ottomano.

BISCOTTO Pane cotto due volte per conservarlo a lungo. Alimento dei marinai nei lunghi viaggi.

BONACCIA Lo stato del mare in calma e tranquillità.

BUONAVOGLIA Uomini coperti di debiti che, per sfuggire alle terribili punizioni allora inflitte ai debitori, preferiscono servire al remo. Il bonavoglia non è mai un forzato. La paga consiste in 2 scudi il mese di soldo e in 2 di razioni alimentari: i guadagni vengono versati direttamente ai creditori fino all’estinzione della somma dovuta. I bonavoglia vestono come gli altri membri della ciurma, salvo i baffi: stanno sugli stessi banchi con i forzati e gli schiavi, ne svelano gli ammutinamenti ed impediscono eventuali rivolte. In caso di combattimento, lasciano il remo e pigliano le armi. Le leggi, per sicurezza della nave, almeno per un certo periodo, imponevano un certo numero di bonavoglia per ogni nave. 

BORDEGGIARE Navigare contro vento, cambiando spesso di bordo.

BORDO Parte della nave che dai fianchi sta fuori dell’acqua.

BOTTE L’unità di misura per calcolare la stazza dei bastimenti. Si valutava in 3000 libbre, come la moderna tonnellata. Allorché l’espansione della viticoltura candiotta e della Morea fornisce al mercato prodotti di qualità come il vino Malvasia, la marina veneziana adotta una nuova modalità di calcolo della stazza sostituendo l’antica portata calcolata in libbre con il numero di botti trasportate.

BRIGANTINO Bastimento di origine ponentina, di forma simile alla galea; dal 1100 al 1500 è sottile, da remo e da conserva. Porta 12 o 14 banchi con un solo rematore per banco; una coperta; vela triangolare al centro. Adatto alla guerra di corsa. Dal 1600 il brigantino diviene una specie di bastimento quadro, con un solo ponte e due alberi; molto basso sull’acqua. La prua è a violino e la poppa a specchio. Capacità: 200/300 tonnellate; armamento: da 10 a 20 cannoni.

BRULOTTO Si tratta per lo più di un natante carico di materiali infiammabili, equipaggiata da pochi e coraggiosi marinai, che, a remi o a vela , viene condotto in azioni di sorpresa contro le navi per incendiarle. Il suo compito è quello di investire le navi nemiche e di attaccarsi ad esse con i grappini: dato fuoco al brulotto, gli occupanti fuggono su un battello portato a poppa. Nel 1600 i brulotti sono presenti nelle formazioni di tutte le squadre navali. Si tratta di navi di circa 100 tonnellate, di costruzione particolare, sempre piene di materie incendiarie, comandate da uno speciale capitano e montate da una dozzina di marinai, ai quali si dava paga doppia a titolo di compenso per i maggiori pericoli che correvano. Per difendersi dai brulotti si coprivano le opere morte del vascello di cuoio verde, mentre i ponti venivano coperti di teli inzuppati d’acqua sui quali veniva sparso il sale. In più si mettevano attraverso la nave grosse aste d’abete o tangoni sporgenti dai portelli e dai boccaporti che, per mezzo di carrucole legate ai pennoni, si alzavano o si abbassavano secondo le evenienze. Il modo migliore di difendersi, tuttavia, era rappresentato dalla spedizione, contro i brulotti che avanzavano, di alcune lance bene armate, aventi l’obiettivo di affondare le scialuppe di salvataggio, che seguivano le imbarcazioni incendiarie, al fine di togliere agli equipaggi ogni speranza di salvezza.

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