Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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LAMBA DORIA Di Genova. Nipote di Corrado Doria. Ghibellino
1250 ca. – 1323 (ottobre).
Anno, mese |
Stato, in proprio |
Avversario |
Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
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Negli anni giovanili esercita la mercatura. |
1270 |
Ricopre l’incarico di gonfaloniere ad Asti. Alla testa di milizie di tale città coadiuva i Doria e gli Spinola a scacciare da Genova il capitano del popolo Luchetto Grimaldi.
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1271/1281 |
Sono eletti capitani del popolo a Genova il fratello Oberto ed Oberto Spinola. Lamba Doria, in quanto rappresentante di numerosi mercanti, viene incaricato di recarsi con Enrico Squarciafico all’isola di Gerbe (Djerba) per trattare con il signore di Tlemcen l’acquisto di 800 mine di frumento da trasportare a Genova, dove domina la carestia a causa del blocco navale imposto alla città dalla flotta del re di Napoli Carlo d’Angiò. Di seguito continua nella sua attività mercantile seguendo le rotte che portano alle colonie genovesi del Mediterraneo orientale e del Mar Nero. Nel marzo 1280 è segnalato a Tabriz, in Persia, dove ha una vertenza di carattere economico con un altro mercante genovese Luchetto da Rocca). Rientra a Genova nel 1281.
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1282 |
A seguito di alcune contese territoriali con i conti di Provenza consegna a Carlo d’Angiò il contestato possesso di Roccabruna (Rochebrune).
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1283 | Arma una flotta per affrontare pisani e veneziani. | ||
1284 |
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Aprile |
Genova |
Pisa |
Contribuisce con una nave al convoglio di 5 galee adibite al trasporto di argento e di altre mercanzie per Costantinopoli. Al fine di difendere il convoglio viene allestita una flotta di 11 galee e di 2 galeoni affidata ad Enrico dei Mari; a queste si aggiungono nel viaggio altre 4 navi armate dal comune per la guerra di corsa. Il convoglio si dirige verso Piombino. Dopo aver catturato delle imbarcazioni pisane viene informato che in Porto Pisano è presente una flotta di 34 galee, che deve scortare in Sardegna un contingente di cavalleria guidato dal cosignore di Cagliari, il conte di Donoratico Fazio della Gherardesca. Decide di dare la caccia all’armata nemica. |
Maggio |
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Al largo dell’isola di Tavolara cattura una nave veneziana sulla quale è imbarcato il conte. Appare la flotta pisana. Lo scontro termina con la cattura di (8/13 galee pisane e l’affondamento di una. Con la sua galea Lamba Doria insegue e raggiunge un bastimento in fuga. La flotta genovese prosegue per Bonifacio e fa ritorno a Genova con il bottino. Le galee dei mercanti, compresa la sua, si dirigono di seguito ad Agrigento e fanno proprie altre 2 navi pisane, il cui equipaggio viene venduto come schiavo a Siracusa in cambio di un carico di cipolle. |
Agosto | Prende parte (forse) alla battaglia della Meloria. | ||
1286 |
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Comanda un altro convoglio formato da 5 galee mercantili diretto sempre a Costantinopoli. Giunto nei pressi dell’isola di Eubea o Negroponte (Evvoia), si impossessa di una saettia corsara pisana che viene data alle fiamme. |
1287 |
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Abbandona i traffici commerciali per dedicarsi alla vita politica di Genova. |
1288/1289 |
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Esercita la podesteria a Ventimiglia. Ottiene dal castellano di Roccabruna la consegna del castello. Nel luglio seguente viene risarcito per le spese sopportate per la sua attività nella Riviera di Ponente. |
1291 |
Il figlio Tedisio finanzia la spedizione dei fratelli Vivaldi, riguardante la circumnavigazione del continente africano ed in tal modo raggiungere le Indie. | ||
1290 |
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Podestà di Albenga. Ha l’incarico di trattare un accordo con il marchese di Glavesana riguardante la distruzione di fortezze presenti in alcune parti del territorio. |
1296 |
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Podestà di Asti. Convince il marchese del Monferrato ad inviare a Genova un corpo di cavalleria per impedire un colpo di stato da parte dei fuoriusciti guelfi. |
1297 |
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Ottobre |
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Lo zio Corrado Doria si dimette dalla carica di capitano di Genova per accettare l’offerta di divenire ammiraglio del regno di Sicilia. Al suo posto è scelto il nipote Lamba affiancato da Corrado Spinola. |
1298 |
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Ha il comando di una flotta per appoggiare Giacomo d’Aragona contro il fratello Federico re di Trinacria (Sicilia). |
Giugno settembre |
Genova |
Venezia |
Venezia arma 95 galee per minacciare Genova; la repubblica ne allestisce 66/76. Lamba Doria salpa da Portovenere, fa scalo a Messina ed a Ancona per gli opportuni rifornimenti d’acqua e di vettovaglie. Nell’attraversare il mare verso le coste dalmate è colto da una tempesta che disperde la sua flotta. Solo 20 galee seguono il Doria che si rifugia nel porto di Antivari (Bar). Raggiunto dalle altre navi decide di mettere a sacco del coste del Montenegro e della Croazia. Gli viene incontro la flotta nemica comandata da Andrea Dandolo. Lamba Doria entra con le sue navi tra la penisola di Sabbioneta, l’isola di Curzola (Kurcola) e quelle di Lagosta e di Mileda. Lo scontro con gli avversari avviene ai primi di settembre. Dispone le sue imbarcazioni in linea di fronte con le poppe verso il litorale per approfittare del vento che spira da terra; invia, inoltre, in alto mare 15 galee per puntare all’isola di Lagosta e, successivamente, colpire alle spalle i veneziani una volta che sia già ingaggiata la battaglia. Andrea Dandolo colloca in semicerchio la sua flotta e dà il segnale dell’attacco. Il combattimento inizia con il lancio di frecce e di sassi da lontano; si prosegue da vicino con il getto di calce e di sabbia. Agli inizi gli avversari sono in vantaggio e gli sono sfondate 10 galee; a molte navi genovesi vengono rotti i remi e gli alberi. Rimane ucciso anche un figlio di Lamba Doria il cui cadavere è fatto gettare in mare dal padre. Sopraggiungono però alle spalle dei veneziani, come previsto dai piani, le 15 galee e queste si infilano nelle due ali nemiche ponendole in forti difficoltà. Sono date alle fiamme 65 navi della Serenissima, altre 12 si salvano e 18 vengono conquistate. 7000 sono i prigionieri, tra i quali si trovano Andrea Dandolo e Marco Polo. L’ammiraglio veneziano per la vergogna della sconfitta si uccide gettandosi con la testa contro le sponde di una galea. |
Ottobre |
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Lamba Doria rientra in breve tempo a Genova anche per il timore di possibili colpi di mano dei guelfi sulla città. La vittoria sarà onorata ogni anno con la consegna di un palio di broccato d’oro all’altare della Madonna nella chiesa di San Matteo a Genova. Al Doria viene donato un palazzo posto nella stessa piazza di San Matteo. |
1299 |
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Maggio ottobre |
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E’ eletto capitano della città al posto di Corrado Doria. Auspice il signore di Milano Matteo Visconti intavola trattative di pace con i veneziani con i quali giunge ad un accordo a fine maggio. A luglio è stipulata una tregua venticinquennale anche con Pisa, estesa in breve anche al giudice di Arborea, Giovanni visconte di Serra Bas. Abbandona tale incarico a seguito dell’azione politica del papa Bonifacio VIII che crea dissensi sempre più profondi tra le famiglie Doria e Spinola al potere. A fine ottobre acquista alcuni beni che l’ordine gerosolomitano possiede a Cervo in Liguria. |
1306 |
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Gennaio marzo |
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Con l’arrivo al potere in Genova di Opizzino Spinola e di Bernabò Doria è costretto ad abbandonare la città. Vi rientra a marzo per partecipare alle sedute dei consigli della repubblica. |
Settembre |
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E’ costretto ancora ad allontanarsi da Genova; trova rifugio a San Remo. |
1307 |
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Fuoriusciti |
Genova |
Combatte nella Riviera di Ponente. Doria e Grimaldi occupano Taggia ed Oneglia alla testa di molti cavalli e fanti. Vanno loro contro Bernabò Doria e Rinaldo Spinola con un forte esercito. I fuoriusciti scendono a patti. A fine dicembre, questi ultimi, con Lamba Doria in testa, prestano il giuramento di fedeltà al nuovo governo. |
1308 |
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Novembre |
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Sorge un forte contrasto tra i due capitani del popolo Opizzino Spinola e Bernabò Doria, che termina con deposizione del secondo. Lamba Doria non è toccato da questo ribaltamento. |
1311 |
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Ottobre |
Impero |
Guelfi |
Ha il compito di allestire la flotta dall’imperatore Enrico di Lussemburgo. Non viene, tuttavia, effettuata alcuna campagna navale contro gli angioini di Napoli. |
1312 |
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Agosto |
Impero |
Napoli |
Lascia Genova per unirsi a Pisa con gli imperiali. A fine mese alla morte dell’’imperatore a Buonconvento nel senese, viene nuovamente rieletto capitano di Genova. |
1315 |
Ghibellini |
Guelfi |
Si congiunge con i Grimaldi per combattere gli Spinola rappresentanti del partito avverso; è conquistata Busalla. I mercenari tedeschi al suo servizio si ammutinano perché non riescono a farsi saldare il loro credito di 17000 fiorini; costoro ammazzano un migliaio di persone ed assediano Lamba Doria nei castelli di Gavi e di Voltaggio. E’ catturato con Manfredino del Carretto e due figli; viene rimesso in libertà, dopo diciotto giorni di carcere, con il del Carretto a seguito del pagamento di una taglia di 10000 fiorini.. |
1317 |
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Deve abbandonare ancora una volta Genova allorché la città cade nuovamente sotto il controllo dei guelfi. |
1319 |
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Luglio agosto |
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Arma 28 galee nel porto di Savona; ai primi di agosto si avvicina a Genova con la flotta dei ghibellini: alza il vessillo di San Giorgio. Assedia la città dal mare. Sono catturati ai guelfi 3 galee. Gli avversari, inoltre, sono costretti ad abbandonare il monastero di San benigno e la torre di Capo di Faro. |
1323 |
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Ottobre |
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Muore a metà mese a Savona. Secondo i suoi desideri il corpo è collocato in un sarcofago posto sulla facciata esterna della chiesa di San Matteo. |
CITAZIONI
-“Aliqui existimant, huius naumachiae felicem successum non tam ad militum robur et fortitudinem (licet strenuissime pugnarint) quam ad singularem ligustici ducis industriam, exactissimamque rei navalis peritiam.” Bizari
-“Strenuus ductor.” Stella
-“ Si rileva come egli si dimostrasse abile marinaio e condottiero, adottando lo stratagemma della riserva, sfruttando le condizioni locali nel migliore dei modi, anche se le sue perdite furono tutt’altro che trascurabili.” Ciano
-“Secondo una tradizione leggendaria, nello scontro (di Curzola) avrebbe perso la vita anche un figlio del Doria, che egli avrebbe ordinato di gettare in mare per non intralciare le operazioni navali. L’episodio (ignorato dalla cronachistica genovese contemporanea agli avvenimenti) fu probabilmente creato (o accolto) dal Petrarca che, per consolare un amico della perdita del figlio accenna a vari episodi di stoicismo paterno, tra cui quello del Doria; fu poi il Federici, nel secolo XVII, a riprendere la notizia, accettata come vera ed entrata a far parte della leggenda.” Nuti
-“Giovane sagace ed ardimentoso.” Donaver