Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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BEKIR PASCIA’ Corsaro algerino.
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1652
Anno, mese |
Stato, in proprio |
Avversario |
Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
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Figlio di un rinnegato greco ammiraglio del sultano di Costantinopoli (Istanbul), a vent’anni si trova a Tunisi. Vi acquista un grande potere; per un testimone del tempo, anzi, ne diviene re o bey. Si rende inviso alla popolazione e dopo un anno ne è scacciato. |
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In proprio |
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Non potendo ritornare a Costantinopoli si porta con 2 galee ad Algeri e si dà con vigore all’esercizio dell’attività corsara. Nel viaggio verso Algeri, poiché gli schiavi cristiani non remano con il dovuto impegno, ne fa ridurre in fin di vita una cinquantina i cui cadaveri sono gettati in mare. |
1652 |
In proprio |
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Una violenta tempesta fa naufragare a Capo Negro, fra Tabarca (Tabarqah) ed il Bastion de France, le sue 2 navi. Dei 400 uomini imbarcati se ne salvano, nuotando sino a riva, soltanto una decina. Anch’egli cerca di raggiungere a nuoto la spiaggia; mentre sta per riuscirvi una grossa trave con una chiavarda di ferro infissa nel legno, appartenente ad una delle galee naufragate, lo colpisce con forza alla testa e lo uccide. |
CITAZIONI
–“Sembra che..egli abbia ideato un metodo di raffinata crudeltà da applicarsi ai rematori che non dimostravano di impegnarsi con tutte le proprie forze: poneva loro delle frecce sotto la gola collegate con alcune corde poste intorno al corpo di ciascuno, e collegate agli altri uomini della ciurma; i poveretti dovevano seguire, con ogni sforzo, i movimenti degli altri se non volevano restare strangolati dalle frecce e dalle corde. Bekìr non conosceva la pietà e il perdono: se qualcuno dei suoi schiavi tentava la fuga ma era riacciuffato, ordinava di farlo morire a colpi di bastone o, dopo avergli fatto tagliare il naso e le orecchie, ne faceva coprire di miele le ferite, comandando poi che l’infelice, solidamente legato, fosse esposto al tormento del sole cocente e dei fastidiosi insetti. Astuto e simulatore, perfido e avido di piaceri, Bekìr pascià era rotto ad ogni vizio.” Bono