Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:
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MARCO QUERINI
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Anno, mese | Stato, in proprio | Avversario | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1570 | |||
Gennaio/ aprile | Venezia | Impero ottomano | Ha l’incarico di capitano del Golfo per cui ha il comando della squadra che incrocia nell’Adriatico. E’ inviato a Candia (Kriti) per sorvegliare l’allestimento delle galee dell’isola. Salpa da Lesina (Hvar) con 2 galee. Ai primi di aprile giunge a Candia: le sue navi sono trovate in buono stato per quanto attiene gli scafi. |
Maggio/ giugno |
Riceve l’ordine di collegarsi a Corfù con la flotta del capitano generale Girolamo Zane. Ha il comando di 22 galee. Bloccato dai venti contrari il ricongiungimento avviene solo a fine giugno. Durante la navigazione, arrivato all’altezza del Braccio di Maina, getta l’ancora in una cala nascosta; durante la notte fa sbarcare numerosi archibugieri che occupano una collina sovrastante il locale forte. All’alba le galee escono allo scoperto ed aprono il fuoco con i loro pezzi di artiglieria mentre gli archibugieri tengono sotto tiro i difensori sugli spalti. La guarnigione (100 uomini) si arrende dopo una breve resistenza; i superstiti sono avviati al remo; più di venti cannoni sono imbarcati nelle galee. I soldati veneziani si danno ad un saccheggio disordinato tanto che alcuni entrano con le micce accese nella polveriera del forte. Ne segue un’esplosione che uccide 70 uomini e ne ferisce gravemente un altro centinaio. Marco Querini si dirige a Corfù. |
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Luglio/ settembre | A luglio è segnalato a Zante (Zakinthos). Nel frattempo Mustafa Pascià sbarca le sue truppe a Cipro (Kipros) mentre la flotta della Serenissima di Girolamo Zane non può intervenire a favore dei difensori di Famagosta (Ammokhostos) a causa della peste che ha decimato ciurme ed equipaggi. Ad agosto Marco Querini ha l’incarico di raccogliere a forza nell’Arcipelago il maggior numero possibile di rematori per la flotta. Approda nell’isola di Andro (Andros), controllata dai turchi ma abitata da greci cristiani; fa sbarcare le truppe a sua disposizione; queste commettono ogni atrocità possibile catturando uomini, violentando donne e mettendo a sacco case e chiese. Ritorna a Candia con 300 schiavi ebrei e cristiani da destinare al remo. La sua azione viene aspramente ripresa a Venezia. E’ successivamente inviato in ricognizione verso Rodi (Rodhos). A fine mese Girolamo Zane lo invia in avanscoperta per verificare l’arrivo delle flotte pontificia e spagnola agli ordini di Marcantonio Colonna e di Giovanni Andrea Doria. Il congiungimento delle tre flotte alleate avviene a Suda (Souda) nell’isola di Candia. A settembre il Querini naviga verso Cipro al fine di ottenere informazioni di prima mano sulla situazione. Cattura una barca carica di argenteria e di altre mercanzie in viaggio da Cipro a Costantinopoli. Rientra a Canea (Iraklion) e si collega anch’egli a Suda con la flotta cristiana. |
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Autunno |
A Canea per difendere Candia con la sua squadra di 21 galee. |
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1571 | |||
Gennaio/ febbraio | Giunge a Venezia agli ordini di Niccolò Donà la galea “Donata”, partita a novembre da Famagosta. I difensori della città chiedono soccorsi. Il Querini scopre che gli ottomani hanno ritirato la loro flotta dalle coste cipriote in previsione delle tempeste invernali e che resta alla guardia dell’isola solo una piccola parte a sostegno dell’esercito che sta assediando Famagosta. A metà gennaio, in coincidenza con l’inizio del ramadan, 4 velieri salpano da Candia con la scorta di 13 galee condotte dal Querini. Il veneziano spedisce in avanscoperta le navi da trasporto per fungere da esca alle navi di Piali Pascia. 7 galee turche lasciano il porto di Famagosta controllato dagli ottomani per intercettarle. Gli avversari si accorgono in tempo della trappola e riparano sotto le mura di un forte costruito appositamente per le operazioni di assedio della città. Mustafa Pascia fa affluire nella spiaggia un grande numero di archibugieri ed alcuni cannoni. Il Querini bombarda le galee turche e nel corso della giornata ne affonda 3. Nottetempo le navi da trasporto sbarcano vettovaglie, munizioni, 1319 soldati, 6252 ducati destinati agli stipendi della guarnigione, 46 pezzi di artiglieria, tra cui 6 cannoni, 4 colubrine, 1400 barili di polvere da sparo, nonché 800 botti di vino di cui i difensori sono assolutamente carenti. Il giorno seguente Marco Il Querini avvista una maona diretta al campo ottomano; conquista tale nave nella quale sono rinvenuti 70000 sultanini d’oro destinati alle paghe dell’esercito. 300 giannizzeri sono uccisi. Torna poi verso la spiaggia; si mette alla caccia delle 4 galee superstiti. Queste hanno avuto il tempo di dileguarsi dopo avere rimosso le artiglierie ed incendiato i relitti delle 3 galee semiaffondate in precedenza. Il veneziano rimane padrone delle acque di Cipro; incrocia per tre settimane al largo di Famagosta; si impadronisce anche di diversi legni, tra cui un’imbarcazione francese affittata dai turchi e carica di munizioni, vettovaglie e volontari. Con i cannoni delle sue galee demolisce alcuni forti eretti dagli avversari per bombardare le difese di Famagosta e proteggere l’attracco delle galee ottomane. A fine febbraio lascia Cipro; consegna a Marcantonio Bragadin alcuni pellegrini, catturati in mare al loro ritorno dalla Mecca, da utilizzare come ostaggi; raggiunge Candia conducendo con sé tre/quattro capitani italiani della guarnigione che hanno deciso di prendere congedo dalla Serenissima. |
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Marzo/ aprile | Lascia Candia con 8 galee per affiancare il nuovo capitano generale della flotta veneziana Sebastiano Venier. Naviga tra Zante e Cefalonia (Kefallinia); si impossessa di una fusta di 14 banchi comandata da Veli Rais. A Corfù. |
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Luglio | Alla guardia di Candia. Esce in mare alla ricerca di informazioni; rientra nell’isola e riceve l’ordine di raggiungere a Messina Sebastiano Venier. Lascia Candia con il provveditore Antonio da Canal alla testa di 60 galee. I difensori di Famagosta sono così lasciati alla mercé dei turchi. |
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Settembre/ ottobre |
Si collega a Messina con la flotta cristiana. Ad ottobre prende parte alla battaglia di Lepanto (Navpaktos) inserito nell’ala destra della squadra veneziana. Naviga a bordo della capitana. Nel corso del combattimento, ad un certo punto, tutte le galee superstiti dell’ala destra turca sono respinte sulla costa. Una galea, al comando di Antonio Bragadin, fratello di Marcantonio ucciso a Cipro, bombarda gli avversari sospingendoli su alcune secche nei pressi del porto; le navi comandate da Marco Querini piegano anch’esse verso la medesima direzione conducendo le imbarcazioni ottomane in uno specchio d’acqua sempre più ristretto. E’ fatta strage dei turchi a bordo delle navi; quelli che riescono a raggiungere la spiaggia sono massacrati dagli abitanti greci. Il Querini si impadronisce di 2 galee, così come riesce a Gabriele da Canal ed a Niccolò Lippomano. Sulle galee catturate sono liberati uomini e donne ridotti in schiavitù a seguito di una razzia a Dulcigno (Ulcinj) ed a Antivari (Bar). |
CITAZIONI
“Già noto per l’energia con cui combatteva i pirati nell’Adriatico e che si sarebbe rivelato durante tutta la guerra (di Cipro) uno dei più intraprendenti e spietati comandanti veneziani…Infaticabile.” Barbero