Pagano-Doria

Indice Anagrafico dei corsari operanti nel Mediterraneo:

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PAGANO DORIA (Paganino Doria) Di Genova.

1290 ca. – 1358 ca.

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

……………

Il padre Gregorio fa parte del ramo dei Doria usciti sconfitti nelle lotte intestine che travagliano la famiglia agli inizi del secolo.

1314

Settembre

Noleggia la sua galea al procuratore dell’arcivescovo di Palermo, Francesco d’Antiochia, al fine di trasportare il prelato con il suo seguito da Tarquinia nella città siciliana.
1332

Agosto

Procuratore di Tommaso Doria, è presente alla vendita di un terreno posto nel territorio di Savona.

1350

Lo scontro tra Genova e Venezia assume contorni sempre più bellicosi per il controllo del Mar Nero. A fine anno i genovesi decidono di rompere ogni indugio affidando a Pagano Doria il comando delle operazioni. Il doge Giovanni di Valente impone alla cittadinanza un prestito forzoso di 300000 lire genovine garantito con la creazione della “Compera magna Venetorum”.

1351

Luglio

Milano

Re d’Aragona Venezia Costantinopoli

A metà mese salpa da Genova con 64 galee, di cui 3 di Savona. Tenta di intercettare gli aragonesi tra Gaeta e Messina. Compie di seguito una rapida scorreria nell’Adriatico. Si spinge sino a Valona prima di fare ritorno a Pera, nel frattempo posta sotto assedio da truppe bizantine a terra e dal mare  da Niccolò Pisani con 22 galee. Unico successo della spedizione genovese, a questo punto, è solo la cattura di una nave veneziana all’altezza di Corfù. Alla notizia del suo arrivo l’ammiraglio della Serenissima ripiega su Negroponte.

Agosto  settembre

Pagano Doria si addentra nell’Egeo. Indisturbato, sottomette diverse località. Si scontra nei pressi di Macronisto con 14 galee veneziane comandate da Niccolò Pisani. La flotta nemica è in navigazione dall’isola di Negroponte (Evvoia) verso Modone (Methoni). Il Pisani riesce ad entrare nel porto di Negroponte: qui affonda alcune imbarcazioni affinché non cadano in mani avversarie e si prepara ad esservi assediato dal Doria. A metà settembre i genovesi sono costretti a rinunciare alle operazioni; si ritirano a Chio (Khios) dove sono completati gli equipaggi risultati, peraltro, decimati  dalle ultime vicende.

Ottobre novembre

Giunge notizia dell’arrivo delle flotte veneziane e aragonesi agli ordini, rispettivamente, di Pancrazio Giustinian e di Ponzio di Santa Pace (Ponç de Santa Pau). Pagano Doria lascia Chio per dirigersi inizialmente verso Salonicco (Thessaloniki); fa poi vela verso l’isola di Tenedo

Dicembre

Attraversa lo stretto dei Dardanelli (Canakkale Bogazi), si impadronisce di Eraclea  (messa a sacco), naviga davanti a Costantinopoli e raggiunge Pera nel Mar Nero. Si consolidano, nel frattempo, i rapporti con gli Osmanli, nemici dell’imperatore di Bisanzio Giovanni Cantacuzeno. Quest’ultimo, in attesa dell’arrivo degli alleati, riprende ad assediare Pera. I genovesi, invece, alle prese con la scarsità di vettovaglie, possono caricare farina in Turchi; altre derrate giungono dalla loro base di Caffa. Viene saccheggiata Sozipoli.

1352

Feb. ago.

La flotta veneto-aragonese attraversa lo stretto dei Dardanelli e la Propontide. Pagano Doria prende l’iniziativa; dispone di 64 galee mentre gli avversari hanno a loro disposizione 75 navi (37 di Venezia, 30 catalane ed 8 bizantine) Le correnti spingono il Doria sulle coste dell’ Asia Minore; le due flotte si fronteggiano al largo dell’isola dei Principi.  Anziché sostenere l’impatto delle galee nemiche, l’ammiraglio genovese apre all’improvviso il suo schieramento. Nel varco prodottosi in tal modo le navi avversarie, spinte dal vento, sono incapaci di rallentare la loro corsa. Veneziani ed aragonesi sono così costretti a tornare indietro con il mare in burrasca. La successiva battaglia navale si svolge in uno spazio ristretto, in modo caotico, con navi che si dividono in gruppi, che si assalgono con violenti duelli isolati. Lo scontro dura dalle prime ore della sera all’alba del giorno seguente. Sugli scogli sono spinte alcune galee genovesi, che vengono assalite dai catalani; la stessa capitana del Doria deve combattere contro 3 galee della Serenissima. L’ammiraglio genovese riesce a superare il momento di crisi con l’aiuto della tempesta, riconquista il vantaggio della corrente e riprende il combattimento. 6 navi greche si ritirano dal campo per riparare a Costantinopoli. Quasi tutte le galee sono disalberate, 13 genovesi si incagliano nelle secche, 6 sono trascinate dalla corrente verso il Mar Nero, altre sono abbandonate dagli equipaggi. I genovesi perdono 23 galee, i veneziani 14, i catalani 10, i greci 2. Muoiono 4000 uomini tra veneziani e catalani; tra i genovesi 700. E’ gravemente ferito Ponzio di Santa Pace, che morirà il mese seguente a Costantinopoli; viene pure ucciso Bernardo de Ripoll. La nave di quest’ultimo è affondata; tra i veneziani sono uccisi Pancrazio  Giustinian, Tommaso Gradenigo, Stefano Contarini, Giovanni Steno e Benedetto Bembo. Veneziani ed aragonesi si rifugiano nel porto di Trapezunte (Trebisonda), i genovesi in quello di Pera. Per il Villani spetta ai genovesi la vittoria nella battaglia del Bosforo; per le fonti greche e quelle catalane, al contrario, è Pagano Doria ad essere sconfitto. L’ammiraglio genovese si riprende presto e dopo non molto tempo assedia  Costantinopoli inducendo alla pace Giovanni Cantacuzeno. L’imperatore bizantino è costretto a riconoscere ai genovesi il possesso di Pera; si impegna, inoltre, a non accogliere nei suoi porti navi veneziane e catalane ed a navigare nel Mar Nero solo con il permesso dei genovesi. Ai primi di giugno Pagano Doria salpa da Costantinopoli per fare rotta verso Chio. Riparte, infine, per Genova che raggiunge a metà agosto. Non viene festeggiato perché la spedizione è considerata dai suoi concittadini un mezzo insuccesso.

1354

Giu. lug.

Scorre i litorali della Liguria e della Catalogna con 36 galee, di cui 10 agli ordini di Visconte Grimaldi. Si dirige verso le Baleari, giungendo a fine mese al largo di Barcellona. L’improvviso arrivo dei genovesi costringe le autorità cittadine a dare alle fiamme una cocca ancorata nel porto. Pagano Doria prosegue allora verso Alghero, controllata dagli aragonesi. A metà luglio si presenta al largo della città. Bernardo Cabrera, che nelle stesse acque l’anno precedente ha sconfitto una flotta genovese, si prepara ad attaccare gli avversari confidando nella sua superiorità numerica.  Pagano Doria non accetta il combattimento; riesce a disimpegnarsi con varie manovre scompaginando lo schieramento catalano. Lascia le coste sarde con l’obiettivo di minacciare il litorale tra Narbona, Perpignano e Marsiglia.  Mentre Nicolò Pisani rimane nelle acque sarde alla sua ricerca, decide di scorrere in Adriatico fidando nell’appoggio del re Ludovico d’Ungheria nemico della Serenissima. Saccheggia le coste istriane e preda alcune navi mercantili. Dà alle fiamme Parenzo (Porec): nell’occasione si appropria dei corpi dei Santi Martino ed Eleuterio, le cui spoglie saranno più tardi deposte a Genova nella chiesa di San Matteo. Sempre in tali acque si impadronisce di un carico il cui bottino è valutato in 800000 ducati. Niccolò Pisani, nel frattempo, abbandona le acque della Sardegna per rientrare a sua volta nell’Adriatico;  getta l’ancora nel porto dell’ isola di Sapienza (Sapientza) con l’obiettivo di disarmare alcune navi. Il Doria si trasferisce allora nell’arcipelago per navigare successivamente verso Genova. E’ informato da una sua vedetta, inviata in avanscoperta, che i veneziani sono sempre fermi all’isola di Sapienza, dove il Pisani ha fatto legare insieme con catene i suoi legni (20 galee e 6 cocche) per bloccare l’entrata del porto. In fondo ad esso si trova Niccolò Morosini con 15 galee ed altre 20 imbarcazioni minori.

Novembre

Pagano Doria entra nel porto dell’isola di Sapienza e coglie Niccolò Pisani impreparato al combattimento. Il nipote Giovanni Doria riesce a penetrare coraggiosamente in uno stretto tratto di mare tra la costa e l’ultima nave veneziana; lo segue il figlio di Pagano con altre 11 galee. Pagano Doria, nel medesimo tempo, attacca al centro gli avversari; Giovanni Doria giunge in fondo al porto dove si trovano le navi disarmate in precedenza dal Morosini. Le dà alle fiamme. Avuta facilmente ragione sui nemici, Giovanni Doria attacca alle spalle lo schieramento veneziano, mentre lo zio Pagano  continua nella sua azione al centro. Le navi della Serenissima, immobilizzate dalle catene che impediscono ogni loro movimento, vengono prese in mezzo dalle due formazioni genovesi. 4000 sono i morti veneziani nella battaglia,  5870 i prigionieri, tra cui anche Niccolò Pisani che viene condotto a Genova. 30 galee della Serenissima sono catturate, altre 5 sono date alle fiamme. Solo una è in grado di prendere il largo in direzione  delle acque della Morea; anche questa sarà catturata più tardi da Visconte Grimaldi. Pagano Doria riunisce la sua flotta ora forte di 50 galee; ne lascia 15 ad incrociare in Levante, 5 alla guardia di Chio (Khios) e con le rimanenti 35 conduce a Genova le prede senza più insistere nella sua azione. In segno di gratitudine la repubblica gli assegna una somma corrispondente al valore del palazzo in cui risiede in vico San Matteo. E’ deciso, inoltre, a ricordo della vittoria di consegnare ad ogni dicembre  un palio d’oro alla chiesa di San Matteo.

1357

E’ fatto incarcerare dal doge Simone Boccanegra con il quale è entrato in conflitto. Di seguito viene inviato in esilio.

1358

Muore. E’ sepolto nella chiesa di San Domenico a Genova a spese della comunità.

CITAZIONI

-“Capitano di moltissima fama e di stupenda avvedutezza nelle cose marinaresche.” Varese

-“Verum enim vero fortuna ipsa omnia mutabili pede varians, et semper viris bonis iniqua, ac in primis quidem illustrium virorum meritis ac virtutibus aemula et infesta, Auriae tantam a grata patria gloriae felicitatem collatum invidit. Quandoquidem haud diu tantis honoris frui potuit, eum ipse cum incredibili omnium dolore fato sublatus, mirum sui desiderium toti suae patriae ac memori posteritati reliquerit.” Bizari

-“Capitaneus preclare probitatis.” Stella

-“ Questo è quel Pagano grandissimo sprezzator delle ricchezze, in tanto che non lasciò denaro per la sepoltura del corpo suo.” A. Giustiniani

-“Huomo ne i fatti d’arme celeberrimo.” Foresti

-“Si distinse pel disprezzo delle ricchezze, e per non aver trasferito a guadagno ciò che la patria gli avea permesso a decoro.” Grillo

-“Et perché per la grandezza dell’animo suo (havendo tutto l’animo alla vera gloria rivolto) non lasciò tanto, che si potesse secondo i meriti suoi il corpo suo seppellire: fu dal Publico a quello con la Pompa, che se gli convenia dato nel Tempio da San Domenico Marmorea sepoltura.” Interiano

-“Il padre fu tra i primi membri della famiglia a preferire all’attività commerciale la guerra di corsa, costruendosi una flotta personale e cercando di fare fortuna nel Mediterraneo. Egli si distinse sia nella lotta contro Pisa sia nella caccia alle navi catalane… Il Doria lasciò nella memoria storica genovese l’immagine di grande ammiraglio e di cittadino dedito all’amor di patria; egli non avrebbe accumulato neppure la somma necessaria per la sepoltura, che avvenne con funerali a spese pubbliche; la sua tomba fu collocata nella chiesa cittadina di S. Domenico (oggi distrutta).” Nuti

Fonte immagine: wikimedia

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